La Matrice ha dieci anni

marzo 31st, 2009

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In occasione dell’anniversario dell’uscita nelle sale di Matrix, pubblichiamo un intervento di Dario Tonani.

Tu pensi che siamo nel 1999. Saremo almeno nel 2199. Non posso dirti con esattezza l’anno perché sinceramente non lo so neanch’io. E qualunque mia spiegazione non ti basterebbe. Vieni con me. Guarda tu stesso. Sei sulla mia nave, la Nabucodonosor. E’ un hovercraft. Sei in plancia, adesso. E’ il nostro cuore operativo dal quale lanciamo il segnale d’ingresso pirata in Matrix”. Sono le parole di Morpheus a uno straniato Neo, il momento della rivelazione nel film destinato a cambiare per sempre i canoni della fantascienza cinematografica: Matrix. L’anno, come spiega l’anfitrione Morpheus, è il 1999, esattamente una decade fa. Il luogo: una città qualunque del nostro presente, ricostruita – per questioni di budget – all’altro capo del mondo, a Sidney, in Australia.

Ed ecco la prima di una serie spropositata di “anomalie”, di specchi contrapposti che fanno di Matrix il primo vero prodotto da sala per il nuovo millennio e il più “poliedrico e filosofico” tra i film di fantascienza dai tempi di 2001 Odissea nello SpazioBlade Runner: l’azione è qui oggi, ma a generarla è la terra bruciata di un domani lontanissimo. Presente e futuro s’intrecciano, a fare da tramite una linea telefonica: da una parte la finzione, il sogno, il mondo posticcio generato dalle macchine, dall’altra la cruda realtà di un domani che – manipolo di “resistenti” a parte – non ha più nulla di umano.

Per passare da un piano all’altro non c’è che un modo: aprire gli occhi. “Wake up, Neo” compare sul computer del protagonista in una delle scene iniziali. Un invito che i due registi, Andy e Larry Wachowski, sembrano voler fare proprio rigirandolo, in modo assai meno garbato, agli spettatori in sala: “Wake up, guys”. Come dire: nulla di quanto vedrete con Matrix è stato pensato/realizzato/mostrato prima. Vero solo in parte, diremo noi (penso per esempio al film di animazione Ghost in the Shell di Mamoru Oshii, del 1995), ma indubbiamente un proposito sostenuto da argomentazioni più che valide sia sul piano visuale, sia su quello strettamente realizzativo.

Il film è un orgia di effetti speciali, azione pura, pittoriche coreografie e dialoghi pseudoesistenziali. Mette insieme e frulla abilmente kung-fu movies, fumetti, videogames, videoclip e cyberpunk, il tutto abbondantemente condito di citazioni consce (le più evidenti, Alice nel paese delle meraviglie, lo gnosticismo, il buddismo, le storie di Philip K. Dick, i fumetti di Grant Morrison) e probabilmente inconsce, espressione di quel debito di riconoscenza che i fratelli Wachowski affermano di avere nei confronti dei manga e dei grandi maestri del cinema d’animazione giapponese (tanto da voler incontrare questi ultimi nel corso della tappa a Tokyo del tour di presentazione del secondo film, Matrix Reloaded).

Un conto, però, è riconoscersi nel taglio narrativo di manga e anime, tutt’altro è voler riportare quello stesso modo di raccontare sul piano della realtà, con attori in carne e ossa. Chiamati a fare cose praticamente impossibili, con la naturalezza di chi deve dare l’illusione allo spettatore in sala di compierle quasi tutti i giorni. E a poco serve il fatto che la storyboard venga disegnata (e mostrata sul set prima di girare ogni scena) proprio secondo gli stilemi del fumetto giapponese o riprendendo certi “quadri” in stile Frank Miller. L’idea dei Wachowski, del resto, è proprio quella di prendere un cartone animato e consegnarlo al mondo delle tre dimensioni. Senza sconti. Una straordinaria sfida immaginifica ancor prima che tecnica…

Sul set, tra cavi e pallottole

Che sul set di Matrix qualcosa di effettivamente mai visto stia prendendo forma lo si capisce da numerosi indizi: la troupe si allontana da Hollywood, preferendo per questioni di costi delocalizzare la produzione a Sidney, ciò nonostante si premura di reclutare il meglio del meglio delle singole professionalità in tema di effetti speciali, computer grafica, fotografia, scenografia, sonoro. Sul set si utilizzano tecniche di ripresa di assoluta avanguardia e, non contenti, se ne sperimenta di nuove: su tutte il cosiddetto bullet time, al quale si devono gli straordinari ralenti a 360 gradi delle scene di combattimento, che obbliga gli attori a recitare appesi a cavi, circondati da qualcosa come 120 fotocamere e due macchine da presa. Dal lontano oriente scende, poi, in forze una squadra di istruttori di kung fu, alla guida di Woo Ping Yuen (regista e coreografo del primo successo di Jackie Chan, Drunken Master, maestro della cosiddetta Drunken Boxing), che ha il compito di trasformare in quattro mesi attori completamente a digiuno di arti marziali in “combattenti” credibili quanto meno davanti alla macchina da presa…

Alla Warner Bros sembra che abbiano un’idea ancora approssimativa di quello che stanno combinando sul set i due ragazzi terribili di Chicago, che al loro attivo come registi hanno solo un film – Bound, Torbido inganno, del 1996 – tanto che la luce verde alla pellicola viene data solo in fase di pre-produzione. Il cast, per il quale si fanno via via i nomi anche di Johnny Depp, Brad Pitt, Will Smith e Val Kilmer per la parte di Neo, è un amalgama perfetto: gli attori si sentono già da subito parte di un progetto senza eguali e sviluppano tra loro e la troupe un cameratismo paragonabile solo a quello nato sul set della trilogia de “Il signore degli anelli”. Si assoggettano volentieri a sfiancanti sedute di allenamento per familiarizzare con le tecniche di fighting e coi cavi che li sosterranno durante le evoluzioni più acrobatiche. Questa, quanto meno, è la parte che amano ricordare “a cose fatte”, forti dei numeri che danno ragione alla loro scelta di sudare su un tatami per parecchie ore al giorno: “Matrix” infatti, uscito nelle sale statunitensi il 31 marzo 1999  e in Italia il 7 maggio, incassa al botteghino la bellezza di 456,3 milioni di dollari (43 in più del primo Batman e, sempre per restare in tema di fantascienza, quasi 100 in più di Minority report del binomio stellare Dick/Spielberg) e si colloca al 74 posto nella classifica degli incassi di tutti i tempi, una piazza davanti a Il gladiatore, dieci davanti a L’ultimo samurai e addirittura 176 davanti a The Truman Show, altra pellicola cult sul rapporto finzione/realtà.

Nel 2000 arrivano anche quattro Oscar, seppur minori (“miglior montaggio”, “migliori effetti speciali”, “miglior montaggio sonoro” e “miglior sonoro”) e tre MTV Awards (“miglior film”, “miglior performance maschile” a Keanu Reeves, “miglior combattimento” per il duello tra Keanu Reeves e Laurence Fishburne). Matrix diventa un mito, i suoi protagonisti osannati come artefici di un nuovo modo di produrre/girare/interpretare un film. Le citazioni e le parodie più o meno serie non si contano: un centinaio, tra lungometraggi e spot pubblicitari, ma probabilmente molti sfuggono alla conta. Tra le più ricordate, quelle de La tigre e il dragone (Ang Lee, 2000) e di Shrek (Andrew Adamson e Vicky Jenson, 2001). In soli tre anni, fino al 2002, si è calcolato che la famosa sequenza del bullet time sia stata riproposta in una ventina di film diversi.

Manca qualcosa?

Contrapposizioni forti, dicevamo. Matrix vive e si alimenta di opposti: bene/male, amore/odio, realtà/sogno, umanità/macchine, spiritualità/scienza, Neo/agente Smith, Oracolo/Architetto, pillola rossa/pillola blu… Ma è anche un esempio per certi versi unico di interdisciplinarietà, di incontro e fusione di strumenti espressivi. Al primo film si aggiungono quattro anni dopo, nel 2003, altri due capitoli: Matrix Reloaded (735,6 milioni di dollari d’incasso, 29° nella classifica di tutti i tempi) e, a soli sei mesi di distanza, Matrix Revolutions (appena, si fa per dire, 424 milioni, 91° posto), di fatto la seconda metà del precedente.

Sempre nel 2003 arriva Animatrix, una raccolta di nove cortometraggi a cavallo tra cinema d’animazione, computer grafica e anime giapponesi, realizzati da quei maestri dell’animazione del Sol Levante che tanta parte ebbero nell’immaginario dei fratelli Wachowski. Animatrix costituisce una sorta di prequel e getta le basi per la realizzazione di una serie di videogames per diverse piattaforme ludiche, come Enter the Matrix, The Matrix, Path of Neo e Matrix Online, al cui interno sono presenti spezzoni della trilogia cinematografica, con tanto di scene inedite.

Film, cartone animato, videogame. Un’articolazione in sette titoli, quasi 8 ore di visione, senza contare i contenuti speciali dei DVD e la “longevità” dei videogiochi. Manca qualcosa? Appare fin troppo chiaro che il tavolo si regge su tre sole gambe. Sorge spontanea la domanda: “E il libro?”. Risposta: “Non c’è nessun libro!”. Che un film nasca da un soggetto originale anziché da un volume non è affatto raro, anzi. L’ultima “anomalia” di “Matrix” sta semmai nel fatto che nel corso degli anni nessuno si sia cimentato con una novelization ufficiale della trilogia. Insomma, un “dopo”, da rileggersi sulla pagina…

L’ipotesi ampiamente condivisa è che Matrix sia nato sotto mille forme, eccetto che come storia da raccontare per iscritto: film, fumetto, cartone animato, videogioco, videoclip. E, a dispetto di certi suoi dialoghi filosofeggianti e pseudoesistenziali un po’ ambiziosi, fonda il suo perché soprattutto sulle immagini. Pur con le sue pause e qualche lungaggine, è fruizione immediata, creatura da vedere, tutt’al più da ascoltare o con cui giocare. Ma non da leggere. Insomma, quando si è visto di tutto e di più, suona assai difficile aspettarsi ancora qualcosa da una descrizione per sua natura sequenziale, parola per parola. Come scrittore mi duole ammetterlo, ma dopo l’orgia visiva, il tartagliare di una pagina scritta sarebbe ben poca cosa. Sarebbe come tenere gli occhi chiusi. E questo con Matrix equivarrebbe a perdersi praticamente tutto.

Wake up, Neo”.

Buon compleanno, Matrix!

[Dario Tonani]

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Franco Brambilla: le Forme del Dopodomani

gennaio 21st, 2009

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L’opera di Franco Brambilla che possiamo apprezzare di mese in mese sulle copertine di “Urania” e “Urania Collezione” sarà oggetto di una mostra dedicata alle visioni ora angoscianti, ora surreali, ora paradossali, dell’artista milanese, nello spazio ChiamaMilano del capoluogo lombardo in Largo Corsia dei Servi, 11 (non lontano dalla fermata San Babila della Linea 1 della Metropolitana). L’evento si terrà domani giovedì 22 gennaio a partire dalle ore 18.30 e, per gli interessati che non potranno essere sul posto per apprezzare le composizioni del nostro copertinista, potrà essere seguito anche in streaming, cliccando su: http://www.ustream.tv/channel/associazione-illustratori. L’ingresso allo spazio ChiamaMilano è gratuito.

Ricordiamo che il sito ufficiale di Brambilla è http://francobrambilla.com/.

Qui l’annuncio di Silvio Sosio su Fantascienza.com.

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Arthur C. Clarke

dicembre 18th, 2008

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Un profilo del maestro dell’hard sci-fi tracciato da Giuseppe Lippi.

Arthur Charles Clarke è nato a Minehead, una piccola città del Somerset (nell’Inghilterra sudoccidentale) il 16 dicembre 1917. La scienza e le sue applicazioni lo avevano sempre affascinato: suo padre, contadino, l’aveva mandato alla vicina scuola elementare di Taunton e Arthur si era appassionato all’enigma dei dinosauri ma anche al misterioso alfabeto Morse. Difficile immaginare che da quelle semplici premesse sarebbe nata la brillante carriera scientifico-letteraria del futuro autore di 2001 Odissea nello spazio.

Del resto, nell’Inghilterra degli anni Cinquanta Arthur già parlava di astronavi e satelliti geostazionari per telecomunicazioni: vale a dire oggetti che, messi in orbita come il primo Sputnik, ruotassero in sincrono con il pianeta e potessero diffondere in un emisfero le trasmissioni ricevute dall’emisfero opposto, superando l’ostacolo della curvatura terrestre. Né si trattava di semplici fantasie: il progetto del satellite geostazionario è oggi ufficialmente attribuito a Clarke, che ne ha parlato nei suoi libri di divulgazione e ha sostenuto la fattibilità del volo spaziale fin da opere come The Exploration of Space (1951) e Il volto del futuro (1955, il cui titolo originale suona appunto “The Challenge of the Spaceship”: la sfida dell’astronave). In una recente intervista Clarke ha dichiarato di aver saputo dalla segretaria di Wernher von Braun, Carol Rosin, che il grande scienziato tedesco si basò proprio su The Exploration of Space per convincere il presidente Kennedy della fattibilità del viaggio sulla luna. Leggi tutto »

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Mariangela Cerrino

ottobre 3rd, 2008

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Esordisce sulle pagine di “Urania” la celebre autrice della saga degli etruschi e di Lisidandra.

Mariangela Cerrino è nata a Torino, dove inizia giovanissima lo studio della storia presso il Centro Studi Americani. Come autrice esordisce a diciassette anni, pubblicando il primo romanzo presso Sonzogno. Per la celebre casa milanese scriverà, con lo pseudonimo di May I. Cherry, una lunga serie di romanzi western o comunque ambientati durante l’epopea USA.

Si avvicina alla fantascienza e fantasy all’inizio degli anni Ottanta. Il suo primo lavoro in questo campo, un racconto dal titolo “Passaggio ad Eridani”, è subito acquistato dalla RAI per la trasmissione Alba del domani. Cerrino vince il Premio Italia 1983 con “Il segreto di Mavi-Su”, tradotto in seguito in diversi paesi dell’Est europeo, e pubblica alcuni romanzi sulla rivista “Pulp” di Torino. Collabora con racconti ad “Omni”, a “Futura”, al “Millemondi” mondadoriano, all’Enciclopedia della SF Fanucci e a “Solaris”, oltre che con alcuni quotidiani e settimanali.

Nel 1989 pubblica il suo romanzo di fantascienza più importante, L’ultima terra oscura (Nord), che si aggiudica il Premio Italia dell’anno. Contemporaneamente si dedica alle Storie dell’epoca Mu, una raccolta di lunghi racconti concatenati ambientati in un lontanissimo passato della Terra. Le storie, in parte pubblicate su riviste specializzate, sono raccolte organicamente nel presente volume. In precedenza erano uscite, con il titolo Gli eredi della luce, presso l’editrice Nord (2001).

Nel 1990 Cerrino torna ad occuparsi di ricerca storica, unendola alla sempre esistente passione per l’archeologia: nasce così la Trilogia degli Etruschi per Longanesi: I cieli dimenticati (1992), La via degli dei (1993), La porta sulla notte (1995). Il primo e il terzo volume si aggiudicano nuovamente il Premio Italia. L’intero ciclo, raccolto in un unico volume di circa mille pagine, è stato pubblicato in Germania da Kruger-Fischer, ottenendo un notevole successo di vendita: nel 2005 è stata raggiunta la quarta edizione.

Nel 1998 la trilogia è proposta in una nuova versione, più semplice e rivolta ad un pubblico “meno preparato”, nel ciclo “Rasna”, la saga del popolo etrusco (TEA).  Questa versione è stata  proposta in Spagna da Emece nel 2001.

Nel febbraio 1999 vede la luce, sempre per la Longanesi,  il ciclo dell’anno Mille, composto di quattro romanzi ambientati in Italia e in Europa allo scoccare del secondo millennio. Sono libri a sfondo storico in cui si amalgamano vari generi: avventura, intrigo e una vena di fantastico.  I titoli sono Il segno del drago (1999) e Il segreto dell’alchimista (2000), entrambi pubblicati in Germania da Blanvalet Verlag come Das Drachenmal e Die Kunst des Alchimisten. Presto seguiranno i due volumi conclusivi, Il custode dell’arcobaleno e Il calice spezzato.

E’ del giugno 2008 la trilogia Lisidranda (L’albero della mondo, Le terre dell’anima, La coppa della vita), pubblicato da Armenia in un unico volume di circa ottocento pagine.

(a cura di G.L.)

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Kim Newman, il funambolo della SF inglese

settembre 4th, 2008

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Morso dal bacillus vampyricus in tenera età, il brillante autore di Genevieve la dama immortale si trasferisce, per una volta, in Italia. Ce lo introduce Giuseppe Lippi.

Nel 1959, una canzone di Bruno Martino legata alla colonna sonora del film di Steno Tempi duri per i vampiri (con Renato Rascel e Christopher Lee) cattura l’immaginazione della gente, assetata di morsi di celluloide ed evasioni fantastiche. Si diffonde persino sulle spiagge, dove la canticchiano un po’ tutti: maggiorate, bagnini, bambini. Il ritornello fa così: “Dracula, Dracula, Dra… vampiro dal nero mantello… perché non ti succhi un bel pollo… e lasci le donne campàr!” Quello stesso anno ― vedi caso ― nasce a Londra Kim Newman, che fin dalla culla ne rimane indelebilmente impressionato. Kim vuole essere morso a tutti i costi da Rascel, e a questo scopo diventa un esperto di cinema fantastico, scrive in proprio una trilogia di romanzi su Dracula, poi la trilogia continua e approda a questo Dracula cha cha cha del 2000, un finissimo romanzo fantadark. La tentazione di pubblicarlo su “Urania” si è fatta irresistibile, ma come intitolarlo? Fosse per noi avremmo optato subito per il titolo originale, ma c’era qualche perplessità. E se i lettori l’avessero trovato troppo ridanciano, troppo musicale, troppo tongue-in-cheek? Così, pensa oggi e ripensa domani, il tempo passava… Poiché, però, non poteva passare indefinitamente (anche le ucronie hanno le loro scadenze, soprattutto scadenze contrattuali), finalmente ci siamo decisi a offrirvelo nella versione che qui potete ammirare. Dracula cha cha cha, appunto (a rischio di far sussultare qualche lettore anti-rasceliano, ammesso che ne esistano). Tra gli altri titoli pensati, abbiamo l’onore di citarvi: Una minaccia per l’Italia , Operazione terrore, Vampyr blues e Stirpe di tenebra. Nessuno ci pareva lontanamente in sintonia con il sublime solfeggio dell’originale. Meglio così.

Come definire questo libro immortale? (Tutti i racconti che parlano di quella specie protetta, i vampiri, sono a rischio di non-morte.) Possiamo garantirvi che fantascienza sociale non è, cyberpunk neppure, steampunk… bleah! Niente, ai romanzi di Kim le etichette facili non si applicano. E’ piuttosto un sanguinoso arazzo su un periodo insospettabile dell’italica civiltà, un’èra che precede la strategia della tensione, i delitti politici, le bombe e il terrorismo, eppure… Fa già presagire, come in un frullar d’ali, i morti che verranno cha cha cha. Una ballata su Cinecittà, via Veneto, l’Alitalia non ancora morta vivente, le dive, i film di vampiri e un corso di storia alternativa che non avremmo immaginato. Se non fosse per Kim…

Non a caso Newman le diabolique, uno dei più sensibili autori della “new new wave” britannica, ha scritto il primo libro insieme a Neil Gaiman: Ghastly Beyond Belief (1985), un manuale della fantascienza delirante. Sono seguiti vari libri di cinema, numerosi racconti e, a partire dal 1989, i celebri romanzi. In alcuni di essi ha dato Vittoria regina in sposa a Dracula, riscrivendo la storia d’Inghilterra; in altri ha fatto scontrare il conte transilvano con il Barone Rosso: tutto in famiglia, insomma. In Italia sono stati tradotti Anno Dracula (1992), Il barone sanguinario (1995), Drachenfels (2001), Genevieve la dama immortale (1989, una storia non meno vampirica delle altre).

Kim Newman, che è collaboratore della rivista di cinema “Sight & Sound”, è un amico del festival triestino del film di fantascienza, Science plus Fiction, cui partecipa ogni anno. E’ uno degli autori che in modo più originale stiano rimappando le visioni della sf inglese.

In conclusione, ci sia consentito dedicare questa traduzione del suo opus a una delle vere artiste che diffusero il cha cha cha in Italia: Abbe Lane, stupenda moglie del grande Xavier Cougat. Ahi, Kim, essere morsi da lei… 

G.L.

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Millemondi 94: Nancy Kress, “Trilogia dei mendicanti”

novembre 24th, 2022

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Nancy Kress , “Trilogia dei mendicanti”, Millemondi n. 94,  dicembre 2022

Nancy Kress, “Trilogia dei mendicanti”, Urania Millemondi n. 94, dicembre 2022

Nancy Kress, “Trilogia dei mendicanti”, Urania Millemondi n. 94, dicembre 2022

 

Quanti risultati potremmo ottenere nella nostra vita se non avessimo bisogno di dormire?

In fondo, dal punto di vista produttivo e della realizzazione personale, le ore di sonno sono tempo perso. O almeno, così la pensa il magnate Roger Camden, che insieme alla moglie Elizabeth si rivolge a un innovativo programma di modifica genetica per ottenere una figlia perfetta e… priva di quella fastidiosa limitazione che è il sonno.

Nasce così Leisha, essere umano Insonne, ventesimo esemplare di una nuova stirpe di Homo Sapiens che semplicemente non ha bisogno di dormire. Anche volendo, non ne sarebbe in grado.

Rispetto ai Dormienti, gli Insonni hanno decisamente una marcia in più: sono brillanti, gioiosi, hanno personalità calme e orientate alla realtà, e sono di gran lunga più intelligenti e in salute.

Presto, gli umani modificati iniziano a raggiungere obiettivi ragguardevoli in svariati campi, dimostrandosi così i campioni della filosofia yagaista, un corrente di pensiero che crede fermamente in una società basata su contratti di mutua utilità tra le persone, e che la dignità umana abbia origine da quello che si è in grado di realizzare con i propri sforzi.

Già, ma che fine fanno persone come i mendicanti in un simile scenario? Che cosa deve un privilegiato genetico nei confronti di qualcuno che non ha nulla da dare in cambio? E quali conseguenze avrà la presenza di persone prive della capacità di dormire e sognare nel futuro dell’umanità?

Lo scopriremo in questo Millemondi, che ci accompagna nell’ultimo mese di festeggiamenti per i 70 anni di vita di Urania, interamente dedicato all’amatissima Trilogia dei mendicanti di Nancy Kress.

Allacciatevi le cinture e preparatevi a viaggiare nella Terra del futuro con tre incredibili storie, tutte in un unico volume e in versione integrale“Mendicanti di Spagna”, nella versione lunga derivata dal romanzo breve che ha fatto incetta di premi, tra Hugo, Nebula, Locus e molti altri, e i due seguiti, che esplorano in modo brillante gli eventi successivi al primo romanzo: “Mendicanti e superuomini” e “La rivincita dei mendicanti”.

 

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Urania giugno 2021

giugno 14th, 2021

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A giugno, le uscite di Urania sono pronte a portarvi in orbita!

E se durante il primo allunaggio qualcosa fosse andato storto? Per Urania Collezione, preparatevi a un viaggio mozzafiato verso il nostro satellite con “Luna chiama Terra” di Charles Eric Maine; in Urania arriva il romanzo conclusivo della Tomorrow’s Kin Trilogy di Nancy Kress“Un domani per la Terra”, un’avventura emozionante tra spore aliene, anomalie temporali e scontri indimenticabili; infine, per Urania Jumbo, esce “Ancillary Mercy” di Ann Leckie, terzo e ultimo volume della trilogia pluripremiata dalla critica dell’Imperial Radch.

E voi, su quale razzo salirete?

Ann Leckie, “Ancillary - Mercy”, Urania Jumbo n, 20, giugno 2021

Ann Leckie, “Ancillary – Mercy”, Urania Jumbo n, 20, giugno 2021

Charles Eric Maine, “Luna chiama Terra” Urania Collezione n. 221, giugno 2021

Charles Eric Maine, “Luna chiama Terra” Urania Collezione n. 221, giugno 2021

Nancy Kress, “Un domani per la Terra”, Urania n. 1691, giugno 2021

Nancy Kress, “Un domani per la Terra”, Urania n. 1691, giugno 2021

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Tutti i mondi di Urania nel 2021

dicembre 11th, 2020

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Serge Brussolo, Anatomik,  Urania n. 1686, gennaio 2021

Serge Brussolo, Anatomik, Urania n. 1686, gennaio 2021

Cari lettori, buon Urania a tutti!

Il 2020 è stato (anche se ancora non è terminato concedeteci il verbo al passato) parecchio difficile per l’editoria, nonostante il mondo delle edicole abbia beneficiato della possibilità di continuare a offrire i propri prodotti al pubblico anche nei terribili momenti di lockdown. Ma certo la crisi economica scatenata dalla pandemia non ha fatto bene alle tasche degli italiani, e questo ha avuto delle conseguenze anche su Urania e su tutte le collane collaterali che trattano di fantascienza, argomento diventato quanto mai attuale, visto che siamo stati tutti sbalzati in uno scenario da science fiction catastrofica e distopica.

Per il 2021 la speranza è che si torni a un minimo di normalità, e allora ecco qualche anticipazione su ciò che Urania e sorelle proporranno ai lettori il prossimo anno, nei limiti di ciò che possiamo dare per assodato grazie a contratti sottoscritti con agenti e autori.

Urania

Partiamo con la collana madre, che a gennaio proporrà “Anatomik”, il nuovo ed esuberante romanzo di Serge Brussolo, un autore che in tanti ci chiedevano a gran voce e che siamo riusciti a riportare in collana con uno dei suoi romanzi più sorprendenti.

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Urania aprile 2023

aprile 15th, 2023

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Ad aprile è tempo di viaggiare… nel futuro!

Per Urania Jumbo, “La costa delle palme” di Kim Stanley Robinson ci scaglia nel mezzo di uno scontro esplosivo in una irriconoscibile California del futuro, trasformata in un enorme conglomerato urbano.

Cyborg immortali giocano con la storia dell’umanità, per Urania, in “Il figlio della Compagnia del Tempo” di Kage Baker.

E per Urania Collezione, in “L’ultima marea” di Charles Eric Maine, il misterioso deflusso delle acque della Terra rischia di compromettere per sempre il domani dell’umanità.

E voi, verso quali orizzonti lontani sfreccerete? 

 

Kim Stanley Robinson, “La costa delle palme”, Urania Jumbo n. 42, aprile 2023

Kim Stanley Robinson, “La costa delle palme”, Urania Jumbo n. 42, aprile 2023

Kage Baker, “Il figlio della compagnia del tempo”, Urania n. 1713, aprile 2023

Kage Baker, “Il figlio della compagnia del tempo”, Urania n. 1713, aprile 2023

Charles Eric Maine, “L’ultima marea”, Urania Collezione n. 243, aprile 2023

Charles Eric Maine, “L’ultima marea”, Urania Collezione n. 243, aprile 2023

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Urania febbraio 2023

febbraio 16th, 2023

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A febbraio, il futuro è dietro l’angolo!

Per Urania Jumbo, “L’Undicesimo Portale” di Nancy Kress ci porta tra città-stato sull’orlo della guerra e portali spazio-temporali.

Con “Ritorno a Orbitsville” di Bob Shaw, su Urania Collezione, viaggiamo tra la vecchia Terra desolata e la nuova casa dell’umanità, un gigantesco mondo artificiale ancora avvolto nel mistero.

Infine, per Urania, “I Cronoliti” di Robert Charles Wilson portano a nuovo livello il concetto di spoiler, con giganteschi monoliti che raccontano il futuro…

E voi, da quale meraviglia del domani vi farete ammaliare?

 

Nancy Kress, “L'Undicesimo Portale”, Urania Jumbo 40, febbraio 2023

Nancy Kress, “L’Undicesimo Portale”, Urania Jumbo 40, febbraio 2023

Bob Shaw, “Ritorno A Orbitsville”, Urania Collezione 241, febbraio 2023

Bob Shaw, “Ritorno A Orbitsville”, Urania Collezione 241, febbraio 2023

Robert Charles Wilson, “I Cronoliti”, Urania 1711, febbraio 2023

Robert Charles Wilson, “I Cronoliti”, Urania 1711, febbraio 2023

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