Interviste

Intervista tripla ai finalisti del Premio Urania Short 2022

ottobre 5th, 2022

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Anche quest’anno abbiamo chiesto ai tre vincitori del Premio Urania Short 2022 di sfidarsi in un’“intervista tripla” (anzi, quadrupla!) per contendersi il vostro voto.

Gli intervistati hanno a disposizione solo tre parole, tre frasi e 333 caratteri per convincervi… oltre ovviamente ai loro racconti!

Per votare, basta recarsi in edicola e procurarsi una copia cartacea del n. 1707 di Urania, “Spine” di Franci Conforti, che contiene la scheda per votare il vincitore assoluto del Premio Urania Short 2022!

Pronti…

Partenza…

… e che vinca il migliore!

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In ricordo di James Gunn

dicembre 24th, 2020

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James Gunn (1923–2020)

James Gunn (1923–2020)

 

Ci ha lasciati ieri, 23 dicembre 2020, lo scrittore di fantascienza statunitense James Gunn, più volte protagonista sulla nostra collana, come nel recente e quasi profetico Urania 1683 “Oltre l’Ignoto”. Aveva 97 anni.

Il pensiero va ai familiari e agli appassionati, che restano orfani di questo grande autore. Ci consola sapere che ad aprile dell’anno prossimo arriverà finalmente in Italia il secondo volume della trilogia Transcendental, “Transgalactic”.

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In ricordo di Vittorio Catani

novembre 24th, 2020

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Vittorio Catani

Vittorio Catani

Ci ha lasciati ieri, 23 novembre 2020, l’amato scrittore di fantascienza Vittorio Catani (Lecce, 17 luglio 1940 – Bari, 23 novembre 2020).

Nato a Lecce nel 1940 e vissuto a Bari, è stato una vera e propria colonna della fantascienza italiana, vincitore di numerosi premi, tra cui il primo Premio Urania e diciassette Premi Italia per la fantascienza.

Prolifico autore di racconti, raccolti nel 2007 nel volume “L’essenza del futuro”, dei suoi romanzi ricordiamo: “Il Quinto principio” (Supplemento n. 39 a Urania n. 1533), e “Gli universi di Moras”, quello che gli valse il Premio Urania nell’ormai lontano 1990.

 

Il ricordo di Franco Forte

 

«Vittorio Catani è stato una colonna della science fiction italiana, sia come autore sia come curatore di antologie, ma anche come fan appassionato, che ho avuto modo di conoscere fin da quando, poco più che maggiorenne, frequentavo le Italcon in giro per l’Italia, insieme ad altre centinaia di “fuori di testa che passavano il tempo a trastullarsi con le idiozie della fantascienza”, come qualcuno ci accusava in quegli anni.
Vittorio è stato per me un collega, un amico, un punto di riferimento, grazie alle cose bellissime che ha scritto. Ma c’è soprattutto un particolare che ricordo con forza, e che è stato un vero e proprio punto di svolta per la mia carriera di autore. Devo infatti a Vittorio Catani (e in parte anche a un altro grande della sf come Lino Aldani) se all’improvviso sono riuscito a fare lo scarto che mi ha portato dalla scrittura raffazzonata e dilettantesca che si alimentava di passione ed entusiasmo e poco più, a quella professionale e ponderata che mi ha consentito di arrivare ai massimi livelli dell’editoria.
Il tutto è cominciato quando Vittorio mi rifiutò un racconto per una antologia che stava preparando. Proprio così: il suo rifiuto, anzi, la motivazione del suo rifiuto, mi ha cambiato e mi ha fatto capire molte cose, spalancandomi gli occhi su un errore che commettevo nella mia scrittura, e che non mi consentiva di aprirmi a nuovi orizzonti, per migliorare e rendere i miei scritti più attrattivi per il lettore.
Non starò qui a spiegare di che cosa si trattava, perché dovrei farvi leggere la prima versione di quel racconto, quella rifiutata da Vittorio, e poi la successiva, riscritta dopo la sua motivazione, che mi ha letteralmente folgorato sulla via per Damasco. Dirò solo che si riferiva a quella che è la tecnica più complessa della scrittura (e di cui gli scrittori esordienti sono generalmente all’oscuro), ovvero la gestione del Punto di Vista.
Il rifiuto di Vittorio servì a scaldarmi l’anima: prima con il classico e tronfio atteggiamento dello scrittore esordiente che non accetta i rifiuti e, soprattutto, non vuole sentirsi dire che non sa scrivere come immagina; e poi con l’improvvisa consapevolezza che aveva ragione, eccome, e che da quel momento la mia scrittura poteva evolvere come non avevo mai creduto fosse possibile.
E infatti da quel giorno, da quando ho preso consapevolezza di quanto le bastonate sul coppino di Vittorio fossero corrette, per me le cose sono cambiate, e una dopo l’altra sono arrivate le vere soddisfazioni per chi ambisce a pubblicare a certi livelli.

Lasciatemi dunque ricordare Vittorio Catani non solo come un amico e un compagno d’avventura nel folle mondo della fantascienza, ma anche come uno dei maestri che mi hanno saputo indirizzare sulla strada giusta da percorrere per soddisfare i lettori come da sempre sognavo di fare.

Un retaggio che adesso io cerco di trasmettere agli altri, quando posso, senza mai dimenticare chi è stato il primo ad avermi aperto gli occhi. Ancora grazie, Vittorio…»  

 

Il ricordo di Enzo Verrengia

«Chissà se ora che si è spento nel corpo Vittorio Catani, in un altro stato dell’essere, visiterà Gli universi di Moras, le infinite realtà parallele da lui ipotizzate nel romanzo così intitolato con cui vinse il Premio Urania nel 1989 e l’anno successivo fu il primo italiano a venire pubblicato sulla storica rivista della Mondadori.

Sta di fatto che lui non si fermò mai a scenari riduttivi, inutilmente cervellotici e molto arzigogolati a vuoto di troppa fantascienza italiana del passato. Fin dagli inizi precocissimi, Catani evocò ed esplorò l’inconoscibile. Gli si addicevano fondali stellari o mutamenti epocali degli di Asimov, Clarke, Heinlein e i grandi maestri. Anche quando in una miniatura indimenticabile come “Replay di un amore”, narrava di un’anima trasferita nel computer per consentire a un sentimento di proseguire sotto forma di bit, Catani affrontava il tema con un rigore epistemologico lontanissimo dagli sperimentalismi fini a se stessi e l’azzeramento del linguaggio in gerghi generazionali. Tanto che il suo ultimo romanzo importante, “Il Quinto Principio”, è una summa del suo pensiero avvenirista, profondamente radicato nella speculazione scientifica, che delinea la presenza di una forza termodinamica occulta destinata alla distruzione delle basi stesse del reale.

“Catani è tra i pochi autori che io conosca capace di portare fino alle estreme conseguenze le proprie idee. Come si dice, lo scrittore pugliese è tra i pochi che non hanno mai paura di avere coraggio.” Un riconoscimento etico risolto in straordinario paradosso. Lo scriveva Ugo Malaguti, altro nume tutelare della fantascienza italofona, nell’introduzione a “L’essenza del futuro”, la monumentale antologia dedicata anni fa a Vittorio Catani nella quale interveniva anche un altro padre fondatore della fantascienza italiana, Lino Aldani: “L’aspetto che più colpisce della narrativa di Catani è la costante ricerca di un punto armonico di fusione tra il pessimismo delle sue configurazioni del futuro e la sua commovente speranza, esilissima, sicut parva lucernula, eppure imperitura, in qualcosa che tuttavia può intervenire a modificare tanta paventata negatività.”

A sua volta, lui dichiarò in un’intervista: “In Italia la fantascienza era ferma a modelli ottocenteschi (Verne anzitutto), facilmente slittava verso il fantastico o il soprannaturale. Negli anni ’50 apparvero i vari Asimov, Williamson o Van Vogt, e sembrò che sorgessero dal nulla. Mancava da noi la tradizione americana della narrativa popolare”.

Sì, perché l’intento della migliore fantascienza resta sempre quello di allargare gli orizzonti del pensiero nel più vasto pubblico di lettori possibile. Senza per questo assecondare le cosiddette “tendenze”.

Dietro tutto questo si profilava la figura concreta di Vittorio Catani. Nato a Lecce ma da sempre radicato a Bari, una capitale del meridione differente dalle altre. Avvantaggiata dal trovarsi sulle rotte verso e dal Levante, felice commistione di terziario, commercio e sviluppo. Non a caso, nei suoi dintorni sorge Tecnopolis, la città dell’informatica. Dal suo ufficio di direttore di banca in Viale Unità d’Italia, Catani conciliava l’impegno professionale con la vocazione creativa. Per il suo appartamento nel quartiere di Poggiofranco transitò, fra gli altri, John Brunner. Era l’epoca del fandom. Catani fondò proprio a Bari la rivista amatoriale THX1138, che pubblicò autori poi affermatisi.

E c’erano le convention, dove era possibile fare incontri mirabolanti, come quello che lo scomparso raccontava essere avvenuto una volta a Rimini con Robert Silverberg, che cercava disperatamente un bagno. Senza dimenticare una performance a Montepulciano nel 1986, allorché alla premiazione di un concorso per racconti fantastici, Alberto Moravia redarguì Luce D’Eramo per avere affrontato con il romanzo “Partiranno” un argomento fantascientifico: alieni sulla Terra. Catani guidò la pattuglia indignata che abbandonò la sala.

Una ricaduta importante della vittoria al Premio Urania fu la sua lunga collaborazione al quotidiano La Gazzetta del Mezzogiorno, per il quale, oltre ad articoli di futurologia, curò una rubrica di costume, “Accadde… domani”, in cui si sbizzarriva a sviluppare le derive più originali della scienza, della società e del comportamento collettivo.

Sorprendeva che tanta energia intellettuale albergasse nella sua figura di gentiluomo, esile, contenuto e sobrio, che purtroppo da qualche anno era in dissolvenza terminale.»

 

Il nostro saluto e la nostra solidarietà vanno alla sua famiglia e a tutti gli affezionati di Urania.

Buon viaggio verso il prossimo, misterioso, universo parallelo.

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Intervista tripla ai finalisti del Premio Urania Short 2020

novembre 5th, 2020

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Come negli anni passati, abbiamo chiesto ai tre finalisti del Premio Urania Short 2020 di mettersi in gioco in un’“intervista tripla” per sfidarsi a distanza e convincervi a votare il loro racconto.

Gli intervistati avevano solo tre parole, tre frasi e 333 caratteri per rispondere alle tre brevi domande dell’intervista.

Per votare, andate in edicola e procuratevi il n. 1684 di Urania, “Il pugno dell’uomo”, di Davide Del Popolo Riolo, in cui troverete la scheda per votare e determinare il vincitore o la vincitrice del Premio Urania Short 2020! (la scheda è disponibile solo nella versione cartacea, non nell’ebook, per cui… affrettatevi!)

E… che vinca il migliore!

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In ricordo di Gianni Montanari

ottobre 20th, 2020

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Giani Montanari

Gianni Montanari (Piacenza, 23 marzo 1949 – Piacenza, 20 ottobre 2020), curatore di Urania dal 1985 al 1990.

Dopo l’addio a Giuseppe Lippi due anni fa, parte ora per l’ultimo viaggio anche un altro storico curatore della nostra collana, Gianni Montanari, che ci lascia all’età di 71 anni.

Lo scrittore e traduttore piacentino è stato curatore di Urania dal 1985 al 1990, dopo aver ricevuto il testimone dal duo Fruttero & Lucentini.

Durante i cinque anni trascorsi sul ponte di comando della nostra astronave, ne ha attuato una profonda riorganizzazione, portando in edicola autori insoliti per il pubblico del tempo, come Serge Brussolo, Octavia E. Butler, William Gibson e Lucius Shepard, facendo affacciare coraggiosamente Urania nell’universo della fantascienza contemporanea.

Lo elogiava così in un vecchio articolo Giuseppe Lippi, suo successore:

[…] Montanari non esiterà a proporre opere eccentriche o dell’orrore, dal memorabile Scacco al tempo di Fritz Leiber (The Sinful Ones, 1953, nel n. 1015: un capolavoro della science fantasy) allo zombie-novel Occhi verdi di Lucius Shepard, uno degli autori importanti degli anni Ottanta (Green Eyes, 1984; n. 1025); dai cupi romanzi francesi di Serge Brussolo all’ultima produzione di Clifford Simak, in cui si respirava un’aria di sortilegio.”

È stato sotto la sua curatela che ha visto la luce il Premio Urania, un concorso di fantascienza la cui importanza, nel tempo, non ha fatto che crescere, fino ad affermarsi come il più importante nel panorama italiano.

Il nostro saluto va alla sua famiglia e a tutti i lettori che come noi lo ricordano con affetto e ammirazione.

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Intervista tripla ai finalisti del Premio Urania Short 2019

novembre 20th, 2019

Come l’anno scorso, abbiamo chiesto ai tre finalisti del Premio Urania Short 2019 di mettersi in gioco in un’“intervista tripla” per sfidarsi a distanza e convincervi a votare il loro racconto.

Gli intervistati avevano solo tre parole, tre frasi e 333 caratteri per rispondere alle tre brevi domande dell’intervista.

Per votare, andate in edicola e procuratevi il n. 1672 di Urania, “Le ombre di Morjegrad”, di Francesca Cavallero, in cui troverete la scheda per votare e determinare il vincitore o la vincitrice del Premio Urania Short 2019! (la scheda è disponibile solo nella versione cartacea, non nell’ebook, per cui… affrettatevi!)

E… che vinca il migliore!

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Nnedi Okorafor e la trilogia di Binti

agosto 5th, 2019

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Oscar Vault

a cura di Beppe Roncari

Nnedi Okorafor e la trilogia di Binti

 

Nnedi Okorafor, "Binti - The Complete Trilogy"

Nnedi Okorafor, “Binti – The Complete Trilogy”

“Cosa succederebbe se una ragazza africana proveniente da una famiglia tradizionale dell’Africa del futuro venisse accettata nell’università più prestigiosa della galassia, su un pianeta lontano, e decidesse di andarci?”

Introduce così il suo Ted Talk del 2017 Nnedi Okorafor, autrice della trilogia di “Binti” che Mondadori Oscar Fantastica pubblicherà a novembre in edizione integrale, con l’aggiunta di un altro scritto dell’autrice inedito in Italia.

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“Strani Mondi”, la fantascienza italiana torna in orbita (e in edicola) – di Dario Tonani

aprile 19th, 2019

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AA.VV., "Strani Mondi", Urania Millemondi, luglio 2019.

AA.VV., “Strani Mondi”, Urania Millemondi, luglio 2019

“Strani Mondi”, la fantascienza italiana torna in orbita (e in edicola)

 

Fantascienza italiana? A volte ritorna. Anche in edicola, dove per decenni – almeno in casa Urania – è stata off-limits, bandita da quello storico “A Lucca mai” che ne decretò quasi la morte in culla. Ma i tempi cambiano, curatori ed editor pure, e di nuovi scrittori il genere ne sforna a getto continuo, con ritmi impressionanti. Anche nel Bel Paese.

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Vincitore assoluto del Premio Urania Short 2018

gennaio 22nd, 2019

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PREMIO URANIA SHORT 2018

IL VINCITORE ASSOLUTO

 

Si è conclusa l’edizione 2018 del Premio Urania Short, che ha visto la pubblicazione sul fascicolo di novembre di Urania dei racconti che si erano classificati finalisti, ovvero:

 

I polmoni del nuovo mondo di Massimiliano Giri

Quid est veritas? di M. Caterina Mortillaro

Questioni d’onore di Valentino Poppi

 

La redazione di Urania ha chiesto ai lettori di stabilire il vincitore assoluto, tramite una scheda voto inserita nel fascicolo, e la valutazione si è conclusa il 15 gennaio, termine ultimo per l’invio delle schede.

 

Sono giunte in redazione 103 schede valide, che hanno stabilito, come vincitore assoluto dell’edizione 2018 del Premio Urania Short, il racconto:

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Urania Collezione 192: Matthew Phipps Shiel, La nube purpurea

dicembre 20th, 2018

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M. P. Shiel, "La nube purpurea"

M. P. Shiel, “La nube purpurea”, Urania Collezione n. 192,
gennaio 2019


A gennaio 2019 esce in Urania Collezione n. 192 la nuova traduzione di un grande classico della fantascienza, “La Nube Purpurea” di Matthew Phipps Shiel. Abbiamo incontrato Davide De Boni, che ha curato questa versione del testo.

 

Ciao Davide, innanzitutto una domanda introduttiva: perché tradurre di nuovo “La nube purpurea”? E come ti sei confrontato con la precedente traduzione di J. Rodolfo Wilcock?
Ciao, Redazione. L’esigenza di proporre una nuova traduzione è nata dal fatto che la versione di Wilcock risale al 1967, e da allora non ha subito alcun aggiornamento: di qui la necessità di “svecchiarla” per renderla più compatibile con i lettori d’oggi. Oltretutto, trattandosi di una traduzione d’autore, Wilcock si era concesso alcune libertà stilistiche, che in parte si discostavano dal testo originale di Shiel. Con questa nuova traduzione, perciò, ho cercato di riavvicinarmi allo stile originario del romanzo, recuperandone la suggestività e le atmosfere più autentiche. Chi ha letto la traduzione precedente scoprirà per la prima volta anche alcuni brani che erano stati omessi nelle edizioni passate.

Il romanzo di Matthew Phipps Shiel risale all’inizio del secolo scorso (1901). Ha ancora qualcosa da dire al pubblico del XXI secolo?
Assolutamente sì: a dispetto della veneranda età, questo romanzo è straordinariamente attuale, sia per i temi che per le modalità con cui li affronta. Shiel ci accompagna in un viaggio nei meandri dell’animo umano, esplorando il peso della solitudine, i mali di una società votata al consumo e all’indifferenza, l’incapacità dell’uomo di imparare dai propri errori, ma anche la bellezza e l’ingenuità che si celano in ciascuno di noi, l’ambizione che nonostante tutto ci guida, e il destino comune che lega ogni individuo in questo mondo e livella qualsiasi disuguaglianza. In questo senso, cento e passa anni sulle spalle non impediscono a La nube purpurea di avere ancora molto da insegnarci.

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