Nnedi Okorafor e la trilogia di Binti

agosto 5th, 2019 by Redazione

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a cura di Beppe Roncari

Nnedi Okorafor e la trilogia di Binti

 

Nnedi Okorafor, "Binti - The Complete Trilogy"

Nnedi Okorafor, “Binti – The Complete Trilogy”

“Cosa succederebbe se una ragazza africana proveniente da una famiglia tradizionale dell’Africa del futuro venisse accettata nell’università più prestigiosa della galassia, su un pianeta lontano, e decidesse di andarci?”

Introduce così il suo Ted Talk del 2017 Nnedi Okorafor, autrice della trilogia di “Binti” che Mondadori Oscar Fantastica pubblicherà a novembre in edizione integrale, con l’aggiunta di un altro scritto dell’autrice inedito in Italia.

All’epoca, Nnedi Okorafor ancora non sapeva che l’anno seguente “Binti”, primo libro della trilogia, sarebbe esploso portando a casa in un sol colpo i Premi Hugo e Nebula, ma aveva già suscitato un vivo interesse anche al di fuori dell’ambito letterario, come accaduto per Nora K. Jemisin con la trilogia della “Terra Spezzata”.

Tutti segnali di una nuova epoca d’oro per queste autrici, uscite dal ghetto della “narrativa afroamericana” per diventare a tutti gli effetti grandi nomi del mainstream.

Sul fronte della cultura pop di questo periodo, a gennaio 2018 è uscito anche il film Marvel Black Panther, una pellicola con incassi da record. Non sorprende quindi che nello stesso periodo la Marvel abbia commissionato a Nnedi una saga a fumetti dedicata a Pantera Nera, Long Live the King, e le abbia affidato una serie dedicata a Shuri, la sorella di re T’Challa. Oltre alla trilogia di Binti, Nnedi Okorafor è famosa per molte altre opere, come Who Fears Death, opzionata per una serie televisiva dalla HBO con produttore esecutivo George R. R. Martin.

Ma chi è Nnedi Okorafor?

Ce lo spiega lei stessa in un tweet del 2014: “Il mio nome completo è Nnedimma. Significa ‘la madre è buona’ in Igbo. ‘Nnedi’ significa ‘la madre è’. Le madri sono celebrate ogni volta che qualcuno mi chiama per nome.” Non sarà quindi un caso che la protagonista della sua trilogia fantascientifica si chiami “Binti”, che in Swaili significa “figlia a lungo attesa”. Né è un caso che, quando la prende il blocco dello scrittore, Nnedi ricorra a sua figlia Anya per ritrovare l’ispirazione. Tutti elementi che ci fanno capire che la famiglia e le origini sono elementi fondamentali nella sua vita come nella sua opera.

Nnedimma Nkemdili Okorafor è nata nel 1974 a Cincinnati, Ohio, da immigrati nigeriani. Fin da piccola ha avuto una grande passione per gli insetti, una predisposizione naturale per la matematica e le scienze e il sogno di diventare entomologa. Eccelleva anche negli sport, tanto da diventare campionessa di tennis a livello nazionale. Purtroppo, la sua carriera sportiva è stata stroncata dalla scoliosi, aggravata al punto da costringerla a una complicata operazione ortopedica che a diciannove anni le ha procurato una paralisi dalla vita in giù. Questa tragedia è stata una dura battuta d’arresto, ma ha segnato anche il suo avvicinamento alla scrittura creativa, che è andato di pari passo alla sua lotta per recuperare la mobilità degli arti inferiori, coronata dal successo.

Negli anni ’90 e 2000 ha compiuto diversi viaggi nel paese di origine dei suoi genitori, la Nigeria. Durante queste visite, Nnedi si è stupita nel constatare il perfetto connubio fra le credenze tradizionali e l’uso disinvolto degli smartphone, chiedendosi perché non esistessero storie sull’uso della tecnologia in Africa. Allora ha deciso che sarebbe stata lei stessa a scriverle.

Sebbene ambientata in un futuro remoto, la trilogia di Binti è figlia di questa decisione. Le vicende della protagonista ricalcano molto da vicino l’esperienza degli studenti africani che si trasferiscono, se non letteralmente su un altro pianeta, in un altro mondo sociale e culturale, andando a studiare nelle università occidentali.

Il desiderio di mantenersi ancorati alla cultura di origine si scontra con la fascinazione della società tecnologica, portando gli immigrati a scelte di rottura con l’una o con l’altra, oppure a intraprendere complicati processi di integrazione dei due mondi, come succede a Binti.

Una prospettiva nuova a volte viene data da altri outsider provenienti da una cultura terza. Nella saga di Binti, questo ruolo viene svolto dalla razza aliena delle Meduse, che attaccano la sua astronave durante il viaggio verso l’università intergalattica.

Non vi svelo altro e vi lascio parafrasando le parole di Binti: il viaggio più importante nell’esplorazione dell’universo non è fuori di noi, ma dentro di noi.

Posted in Fantascienza, Oscar Vault, Profili

12 Responses

  1. paolo f

    Wow ! Non vedo l’ora di leggerlo.

  2. Jimi Paradise

    Lo aspetto con ansia! Come mai nn avete messo la copertina italiana? Io l’ho già vista… 😛

  3. Redazione

    Sulla copertina volevamo lasciare un po di suspense…

  4. TralfaRalfa

    Di questa autrice ho letto ‘Laguna’ veramente molto mediocre. Purtroppo il premio Hugo,che non è mai stato garanzia di qualità, orormai è scaduto a garanzia di mediocrità. E leggendo le anticipazioni non mi sembra che questa trilogia faccia eccezione

  5. Riccardo

    Lo aspetto da tempo. Bella idea!

  6. Gianfranco "Lucky" Lucchi

    Vedo annunciate parecchie uscite di opere di Asimov in Oscar Fantastica; per caso è anche previsto il completamento del ciclo delle Fondazioni, di cui è finora uscito solo il secondo Volume?
    Grazie

  7. stefano

    vedo che avete una grande predilezione per la fs femminile di color, a me e credo molti altri piacerebbe leggere invece qualcosa di Banks o Reynolds o Hamilton

  8. ophiucus75

    Attenzione @stefano, ventilare che non si è fan entusiasti della sf femminile e diversamente bianca è assai rischioso oggidì…

  9. Quiller

    Secondo me impostare i commenti sulla contrapposizione autore/autrice, bianco/non bianco non aiuta nè ad avere discussioni interessanti nè libri migliori da leggere.

  10. Jimi Paradise

    MI ASSOCIO @STEFANO !!!

  11. Quiller

    Io comunque lessi in inglese la novella iniziale di Binti. E’ ben scritto ma, come giustamente dice l’articolo, è un po’ troppo insistita la volontà di fungere da ispirazione per chi, da membro di una minoranza, viene trattato da outsider. Questa intenzione programmatica sovrasta un po’ tutto e rende improbabile il passaggio da paria a eroe. In questo senso, paradossalmente, Binti si inserisce nel filone della fantascienza classica figlia dei “pulp”: alla protagonista riescono le cose più inverosimili, proprio come agli eroi pieni di risorse della Golden Age. Cambiano solo etnia e genere!

  12. Michela

    Io lo sto leggendo, una versione pdf ARC gentilmente offerta da Mondadori. Non mi dispiace, è scritto e tradotto bene, ma manca qualcosa…mi manca forse l’azione. Presto per dirlo, forse, ma temo che la lacuna non verrà colmata. Ho idea che la battaglia sia soltanto quella dentro di lei. Tanto di cappello, comunque, all’immaginazione dell’autrice!

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