Premi e concorsi

Vincitore assoluto del Premio Urania Short 2018

gennaio 22nd, 2019

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PREMIO URANIA SHORT 2018

IL VINCITORE ASSOLUTO

 

Si è conclusa l’edizione 2018 del Premio Urania Short, che ha visto la pubblicazione sul fascicolo di novembre di Urania dei racconti che si erano classificati finalisti, ovvero:

 

I polmoni del nuovo mondo di Massimiliano Giri

Quid est veritas? di M. Caterina Mortillaro

Questioni d’onore di Valentino Poppi

 

La redazione di Urania ha chiesto ai lettori di stabilire il vincitore assoluto, tramite una scheda voto inserita nel fascicolo, e la valutazione si è conclusa il 15 gennaio, termine ultimo per l’invio delle schede.

 

Sono giunte in redazione 103 schede valide, che hanno stabilito, come vincitore assoluto dell’edizione 2018 del Premio Urania Short, il racconto:

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Urania Collezione 192: Matthew Phipps Shiel, La nube purpurea

dicembre 20th, 2018

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M. P. Shiel, "La nube purpurea"

M. P. Shiel, “La nube purpurea”, Urania Collezione n. 192,
gennaio 2019


A gennaio 2019 esce in Urania Collezione n. 192 la nuova traduzione di un grande classico della fantascienza, “La Nube Purpurea” di Matthew Phipps Shiel. Abbiamo incontrato Davide De Boni, che ha curato questa versione del testo.

 

Ciao Davide, innanzitutto una domanda introduttiva: perché tradurre di nuovo “La nube purpurea”? E come ti sei confrontato con la precedente traduzione di J. Rodolfo Wilcock?
Ciao, Redazione. L’esigenza di proporre una nuova traduzione è nata dal fatto che la versione di Wilcock risale al 1967, e da allora non ha subito alcun aggiornamento: di qui la necessità di “svecchiarla” per renderla più compatibile con i lettori d’oggi. Oltretutto, trattandosi di una traduzione d’autore, Wilcock si era concesso alcune libertà stilistiche, che in parte si discostavano dal testo originale di Shiel. Con questa nuova traduzione, perciò, ho cercato di riavvicinarmi allo stile originario del romanzo, recuperandone la suggestività e le atmosfere più autentiche. Chi ha letto la traduzione precedente scoprirà per la prima volta anche alcuni brani che erano stati omessi nelle edizioni passate.

Il romanzo di Matthew Phipps Shiel risale all’inizio del secolo scorso (1901). Ha ancora qualcosa da dire al pubblico del XXI secolo?
Assolutamente sì: a dispetto della veneranda età, questo romanzo è straordinariamente attuale, sia per i temi che per le modalità con cui li affronta. Shiel ci accompagna in un viaggio nei meandri dell’animo umano, esplorando il peso della solitudine, i mali di una società votata al consumo e all’indifferenza, l’incapacità dell’uomo di imparare dai propri errori, ma anche la bellezza e l’ingenuità che si celano in ciascuno di noi, l’ambizione che nonostante tutto ci guida, e il destino comune che lega ogni individuo in questo mondo e livella qualsiasi disuguaglianza. In questo senso, cento e passa anni sulle spalle non impediscono a La nube purpurea di avere ancora molto da insegnarci.

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In ricordo di Giuseppe Lippi

dicembre 15th, 2018

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Giuseppe Lippi

Giuseppe Lippi (Stella Cilento, 3 luglio 1953 – Pavia, 14 dicembre 2018), curatore di Urania dal 1990 al 2018.

 

Ci ha lasciati la scorsa notte Giuseppe Lippi, nostro storico curatore fin dal 1990. 65 anni di età, di cui 28 dedicati anima e corpo a Urania.

Giuseppe era una persona poliedrica, oltre che redattore è stato autore, giornalista, saggista e traduttore. Andava particolarmente fiero di aver realizzato l’edizione di tutti i racconti di H. P. Lovecraft, usciti in quattro volumi tra il 1989 e il 1992 sugli Oscar Mondadori.

Ha collaborato anche con la rivista Robot dell’editrice Armenia, con Mursia, Arnoldo Mondadori Editore, Delos Books, Bonelli e molti altri.

Giuseppe ha fatto moltissimo per la fantascienza italiana, per esempio sostenendo e facendo crescere il Premio Urania, introdotto un anno prima del suo sbarco sul pianeta omonimo.

La malattia lo accompagnava ormai da vari anni ed era in ospedale da un paio di settimane.

Come scrisse Giuseppe stesso su Urania Millemondi n. 3 (ne L’uomo senza qualità): «L’esistenza è un affar pieno di senza, / Di rinunce, d’affanno e d’astinenza, / Ma io dico al lettor che ha sapienza / Quest’adagio ripeti: Pazienza e Fantascienza

Addio, Giuseppe, e grazie di tutto. A rivederci su un altro pianeta, su un altro piano di esistenza o, come sempre, nei nostri sogni che ci portano oltre il tempo e lo spazio, nel regno della Fanta(scienza)sia.

 

Il ricordo di Franco Forte

«Ho incontrato Giuseppe diverse volte nella mia vita. La prima è stata più di trent’anni fa, in un ospedale, quando io portavo mio fratello per delle cure per una malattia che lo aveva colpito, e lui era uno degli altri pazienti, affetto dallo stesso male di mio fratello. In quelle occasioni si parlava poco, i pensieri erano tutti per il travaglio che stavamo vivendo. Mio fratello non ce l’ha fatta, mentre Giuseppe sì, per fortuna. La seconda volta in cui ho allacciato relazioni profonde con Giuseppe è stato quando, verso la metà degli anni ’90, mi ha chiesto di scrivere degli articoli da mettere in appendice a Urania (curavo una rubrica chiamata “Cyberscopio”), di preparare le introduzioni a diversi libri e persino curare con lui una antologia tutta italiana, un Millemondi che uscì con il titolo Strani giorni. E infine, la terza tappa di questi incroci è avvenuta quando, nel 2011, sono diventato editor di Urania, di cui lui era curatore. Un’avventura intensa e piena di alti e bassi (Giuseppe non era certo una persona facile con cui rapportarsi, in certe situazioni professionali), che però mi ha insegnato molto. Immagino che ci sarà una quarta tappa, un incontro da qualche parte quando anche per me arriverà il momento di dire stop. Dove e quando non lo so, ma mi auguro di ritrovare un po’ di serenità nello sguardo di Giuseppe. E nel mio.»

 

Se volete, lasciate anche voi il vostro ricordo di Giuseppe Lippi nei commenti.
Il funerale si terrà a Pavia lunedì 17 dicembre alle ore 15.

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Urania 1661: Ian McDonald, L’Imperatrice del Sole

novembre 24th, 2018

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Ian McDonald, “L’Imperatrice del Sole”, Urania n. 1661, dicembre 2018

Ian McDonald, L'imperatrice del sole

Ian McDonald, “L’imperatrice del sole”, Dicembre 2018,
Urania n. 1661.

Con “L’Imperatrice del Sole” si conclude la trilogia Everness di Ian McDonald. I primi due capitoli, lo ricordiamo, sono “Terra Incognita” (Urania n. 1655) e “Pianeta Parallelo” (Urania n. 1638).

La saga è ambientata in un multiverso in cui convivono innumerevoli versioni del nostro pianeta. Questa volta l’astronave Everness farà un “Salto di Heisenberg” verso una Terra alternativa diversa da tutte le altre visitate in precedenza, una Terra in cui i dinosauri non si sono estinti ma evoluti, diventando i Jiju, la razza dominante di questa realtà, con un vantaggio tecnologico di venticinque milioni di anni rispetto all’umanità. E tanto per mettere un po’ più di carne al fuoco, al momento della comparsa della Everness, in questo universo è in corso una guerra planetaria fra due fazioni rivali per il controllo del Sistema Solare. Chi vincerà? Ma soprattutto, che cosa succederà a Everett Singh, a Sen Sixsmythe e al loro equipaggio?

Arricchisce il volume un’intervista di Annarita Guarnieri (traduttrice della saga) all’autore, incontrato a Milano a ottobre, durante Stranimondi 2018, in cui Ian McDonald risponde anche a delle domande su alcuni interrogativi che rimangono in sospeso alla fine del libro. Per non fare spoiler, però, riportiamo un’altra domanda e risposta:

L’Infundibulum e gli universi paralleli sono alla base dell’intero ciclo, insieme alla fisica quantistica. Quanto di tutto questo è vera scienza e quanta parte è inventata?

Ecco, diciamo che c’è una grossa dose di fantasia, più qualche nozione di fisica quantistica effettiva. È un campo di studio molto complesso, per cui mi sono limitato ad alcune nozioni effettive per poi lavorare di fantasia… mi chiedo a volte quanto ci capiscano gli scienziati stessi!

 

E se se lo chiede l’autore, lo facciamo anche noi! Buona lettura! 😉

 
TERRA INCOGNITA: EBOOK DISPONIBILE
PIANETA PARALLELO: EBOOK DISPONIBILE
L’IMPERATRICE DEL SOLE: EBOOK DISPONIBILE

 

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“Naila di Mondo9″ di Dario Tonani

novembre 19th, 2018

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Oscar Vault logo

 

Oscar Vault

a cura di Beppe Roncari

Preparatevi a farvi (ri)contagiare da Mondo9!

 

Dario Tonani, Naila di Mondo9

Dario Tonani, “Naila di Mondo9″,
Mondadori Oscar Fantastica

A tre anni di distanza dalla pubblicazione delle Cronache di Mondo9 su Urania Millemondi n. 72, veniamo di nuovo catapultati fra le sabbie ardenti del mondo creato da Dario Tonani, dove rincontriamo Naila. La ragazzina senza paura dai capelli rossi si è fatta donna, sta per diventare madre e, unica donna su Mondo9, è diventata Capitano di una nave, la Syraqq.

Di Mondo9 è già stato detto molto: una rinascita per la fantascienza italiana, un mondo coerente e spietato, un’opera pluripremiata, amata e tradotta anche all’estero, persino in Giappone.

Naila è stata definita una protagonista forte e determinata che non rinuncia alla propria femminilità, con la sua carica emozionale, passionale ed erotica.

Si è disquisito sul genere o sottogenere a cui apparterrebbero le storie di Mondo9. Fantascienza sì o no, con sfumature horror, steampunk, weird o new weird. Tutte “divise” che stanno strette a Capitan Tonani e che non colgono il fulcro, o meglio, il “giunto cardanico” della sua creazione.

Quella che è stata trascurata, almeno in Italia, è la dimensione “simbolica” delle storie di Dario, che trovano in Naila la loro figura messianica.

D’altronde, il deserto è lo sfondo per eccellenza delle storie messianiche. È lì che Mosè ha la visione del roveto ardente. È fra le dune di Arrakis che Paul Atreides viene riconosciuto dai Fremen come il tanto atteso “Muad’dib” (Frank Herbert, Dune). È nel Mare della Putrefazione che Nausicaä incontra gli Ohmu, il cui sangue tingerà di blu la sua giubba, come nelle antiche profezie (Hayao Miyazaki, Nausicaä della Valle del Vento). È sul pianeta desertico di Tatooine che Luke Skywalker incontra Obi Wan Kenobi e il proprio destino (George Lucas, Guerre Stellari).

Naila di Mondo9 non è da meno. Ha un destino, questo lo sa, o meglio, lo sente, ma riuscirà a portarlo a compimento? È davvero lei il messia destinato a cavalcare e domare la Grande Onda e a portare la pace su Mondo9, “come predicevano le Scritture”?

C’è un solo modo per scoprirlo, leggere il libro e farsi contagiare dal Morbo.

 

Intervista a Dario Tonani

 

Dario Tonani, Cronache di Mondo9

Dario Tonani, “Cronache di Mondo9″, Urania Millemondi n. 72, luglio 2015

“Dune.” È questa la prima parola del tuo libro. È solo una parola o un omaggio voluto?

Curioso come la mente lavori quando crea. Non ci crederai, ma sei la seconda persona che me lo fa notare, a dimostrazione che l’omaggio non era né consapevole né tantomeno voluto. Anche se questo non mi stupisce, e ti dirò che mi fa pure molto piacere perché ho adorato il ciclo di Herbert. Se poi vuoi un piccolissimo aneddoto, l’incipit sono le ultime righe che scrivo di un romanzo, e come sempre, anche in questo caso sono state tra le più tormentate.
 

A proposito, quali sono le tue fonti di ispirazione?

Ogni autore ha debiti di riconoscenza più o meno consci con opere e autori, che hanno finito per entrare in quel tritacarne che è una testa in piena tempesta creativa. Provo a dire qualche nome altro nome: Jack Vance, Brian Aldiss, Philip Reeve. I grandi classici dell’avventura marinaresca: Melville, Conrad, Stevenson. Con una spruzzatina di sabbia alla Mad Max… Insomma, un amalgama decisamente eterogeneo di suggestioni.
 

Il romanzo può essere apprezzato anche da chi non ha mai letto altre storie di Mondo9?

Naila di Mondo9 sta in piedi in modo indipendente rispetto alle storie che l’hanno preceduto. Di fatto, riprende a distanza di trent’anni – no, dico, trenta! – alcuni personaggi e una protagonista, che possiamo tranquillamente considerare come nuovi, anche se li abbiamo magari incrociati da giovani (o da ragazzine) in un Millemondi di tre anni fa. Vogliamo ragionare in termini di saga e spin-off? Le Cronache possono essere considerate un prequel, un antefatto, tutto qui.
 

Dopo Naila, quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Mondo9 è un cantiere aperto, credo che ormai non sia un segreto per nessuno. Non posso ancora entrare nei dettagli, ma fidatevi… Il progetto è di arricchirlo e possibilmente renderlo il più multipiattaforma possibile.
 

Grazie, Dario, un’ultima domanda. Come diversi lettori ci chiedono, credi che Naila di Mondo9 potrà uscire su Urania?

Credo che sulla questione sia nato un equivoco di cui un po’ mi sorprendo: Naila non arriverà (o se preferisci, non tornerà) in Urania. La redazione Oscar – e per questo torno a ringraziarla con tutto il cuore per l’attestato di stima – ha dato al progetto di Mondo9 un palcoscenico più ampio, complesso e ambizioso, quello degli scaffali della libreria. Il punto, se mi permetti, è che semmai vengano ripescate da Millemondi le Cronache di Mondo9. Grazie della chiacchierata, e stay tuned!
 

 

Illustrazioni Franco Brambilla.
Booktrailer Diego Capani (Studio Wabbit).

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Intervista tripla ai finalisti del Premio Urania Short 2018

novembre 17th, 2018

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Abbiamo chiesto ai tre finalisti del Premio Urania Short 2018 di mettersi in gioco in un’intervista un po’ particolare, strutturata come una sfida a botta e risposta a distanza, una “intervista tripla”.

Gli intervistati non hanno dovuto fare i conti solo con limiti “di tempo”, ma anche “di spazio”. Leggete come si sono destreggiati magistralmente nelle loro risposte, sempre rimanendo entro i paletti imposti dalla tenzone.

Ricordatevi di correre in edicola per acquistare il n. 1660 di Urania, “Simbionti”, di Claudio Vastano, in cui troverete, per la prima volta nella storia della collana, la scheda per votare e quindi determinare il vincitore del Premio Urania Short! (solo nella versione cartacea)

Che vinca il migliore!

 

Massimiliano Giri,
“I polmoni del nuovo mondo”
 
  Caterina Mortillaro,
“Quid est veritas?”
 
  Valentino Poppi,
“Questioni d’onore”
 
Massimiliano Giri Caterina Mortillaro Valentino Poppi


Presentati in tre parole!

 

Mi chiamo Mork. Vulcanica, intelligente, tenace. Ciao! Sono Valentino.

 
Presenta il tuo racconto in tre frasi!

 

Due anziani cercano di godersi la pensione. Presto, però, capiterà loro qualcosa di spiacevole. La loro vita prenderà una piega inaspettata… Jack vive in un mondo ricco di emozioni e avventure estreme. La sua è una fuga dai limiti soffocanti della quotidianità. Con un solo rischio: non distinguere più la verità dall’illusione. Le leggi fisiche dell’universo non sono uguali per tutti. Qualcuno che ha la capacità di modificarle è appena arrivato nel nostro sistema solare.


Spiega in 333 caratteri perché i lettori dovrebbero votare per te!

 

Votate per me perché sono veramente alieno: provengo da una luna che gira attorno al pianeta Italia, con rotazione sincrona, popolata da 30.000 abitanti, un piccolo mondo. Qui dalle mie parti la fantascienza è davvero originale, diversa, e poi a San Marino (il nome della mia luna) si pagano meno tasse alla federazione galattica! Se volete volare, danzare, esplodere, tuffarvi in emozioni rutilanti, affascinanti, allucinanti; se volete provare un ottovolante di parole dure, veloci, crude, fin giù nell’abisso delle vostre illusioni; se osate chiedere all’uomo nello specchio: “Che cos’è la verità?”… Questo è il racconto per voi! Non potete votare nessun altro! La fantascienza del mio racconto è dura e cattiva. Contiene riferimenti e dettagli che a volte non sono immediatamente visibili, ma che arricchiscono la narrazione man mano che si riescono a cogliere. Se è un genere che vi piacerebbe vedere pubblicato più spesso, ora avete l’occasione per votarlo.

 

 

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What If? Arrivederci, Stan Lee!

novembre 13th, 2018

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Stan Lee - Stan Timmons, Alien Factor, Urania n. 1457, 15 gennaio 2018

Stan Lee – Stan Timmons,
Alien Factor, Urania n. 1457,
15 gennaio 2003

What If? “Che cosa sarebbe successo se…?” è una domanda classica della fantascienza, anzi, è una delle domande base di tutta la letteratura, per non parlare della filosofia e della storia del pensiero umano in generale.

Stan Lee, nato Stanley Martin Leiber nel 1922 e morto ieri, il 12 novembre 2018, all’età di 95 anni, era un maestro di questa domanda, un grande creatore di mondi, anzi di Universi, e di universi paralleli, nati da piccole, casuali variazioni sulla trama della vita. Che cosa succederebbe se una famiglia venisse esposta ai raggi cosmici e assumesse grandi poteri ma anche orribili mutazioni? (I Fantastici Quattro.) Che cosa succederebbe se le radiazioni generassero inaspettate mutazioni sul corpo e sulla psiche degli esseri umani? (Lo Spettacolare Uomo Ragno, L’Incredibile Hulk, Gli X-Men.) Che cosa succederebbe se un antico dio nordico solcasse i cieli nel presente? (Il Potente Thor.) E se un inventore riuscisse a costruire un esoscheletro in grado di farlo volare e diventare forte quasi quanto un dio? (L’Invincibile Iron Man.) E se un super soldato della Seconda guerra mondiale si risvegliasse dall’ibernazione nel ghiaccio artico nel presente, per mettersi alla guida di un gruppo di super eroi? (Capitan America e I Vendicatori.)

Sono solo alcuni esempi.

Forse non tutti ricordano che Stan Lee è stato anche autore Urania. Nel 2003, nel n. 1457, uscì in Italia il suo romanzo di fantascienza “Alien Factor”, a firma congiunta con Stan Timmons. Un piccolo, meraviglioso gioiello del “What If”.

Che cosa sarebbe successo se nella Francia occupata dai nazisti del 1942 fosse precipitato un UFO? Gli Alleati avrebbero avuto le mani legate e avrebbero dovuto affidare il compito di distruggere l’astronave aliena con i suoi segreti a un gruppo di avventurieri, come quelli di “Bastardi senza gloria”.

Letteratura di puro intrattenimento come i fumetti? Sì, perché no? Ma non per questo priva di meriti letterari. A giugno di quest’anno Stan Lee ha fatto il suo ingresso nella Hall of Fame della Fantascienza e del Fantasy del Museo della cultura popolare (MoPOP), insieme a J.K. Rowling.

Prima di dargli l’estremo saluto, vogliamo farci anche noi una domanda spiazzante.

E se Stan Lee non fosse mai esistito? Che cosa sarebbe stato del nostro universo di riferimento e della fantascienza in particolare? Quanti autori cresciuti da ragazzini sulle pagine dei suoi fumetti non avrebbero mai messo mano alla penna?

Addio, Stan, e grazie di aver visitato anche il nostro universo.

Excelsior!

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Intervista a Claudio Vastano

novembre 4th, 2018

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Claudio Vastano

Claudio Vastano, vincitore del Premio Urania 2017

Le nostre congratulazioni più sincere a Claudio Vastano, vincitore del Premio Urania 2017 e autore del romanzo “Simbionti”, in edicola questo mese su Urania n. 1660. Abbiamo chiesto a Claudio di rispondere ad alcune domande e lui è stato tanto gentile da concederci questa intervista. Buona lettura!

 

Ciao Claudio, come e quando è nata in te l’idea di scrivere “Simbionti”?
Buona parte degli argomenti presenti in questo romanzo (come la manipolazione del DNA e le biotecnologie al servizio dell’ambiente) sono legati al mio percorso di studi universitario. Per un certo periodo di tempo, infatti, mi sono dedicato allo studio dei biosensori, microrganismi geneticamente modificati che sono in grado d’indicare la presenza di un dato inquinante nell’ambiente in cui vengono immessi.

 

In che modo sei approdato al Premio Urania? Avevi già in mente di partecipare mentre scrivevi il romanzo? È stato il tuo primo tentativo o avevi già partecipato in passato?
Eh, sì, questo è il mio quinto “giro di ballo” al Premio Urania. Quest’anno, per fortuna, ho avuto più tempo per correggere le spigolosità della trama. Come lettore, invece, seguo i romanzi Urania già dai tempi delle scuole superiori (e quindi da molti, molti anni).

 

Il tuo romanzo si innesta sul filone della fantascienza catastrofista. Quali sono state le tue fonti di ispirazione?
Sicuramente le opere di Michael Crichton, e in particolar modo uno dei suoi ultimi romanzi, “Preda”.

 

Claudio Vastano, "Simbionti"

Claudio Vastano, “Simbionti”,
Novembre 2018, Urania n. 1660

Spesso la fantascienza è uno specchio collocato nel futuro ma orientato sul presente. Questa affermazione è valida anche per “Simbionti”? Quali aspetti della società attuale riflette il tuo romanzo?
“Simbionti” è ambientato in un futuro tutt’altro che lontano e gran parte delle tecnologie descritte nel romanzo esistono già ai giorni nostri. Fino a venti o trent’anni fa sarebbe stato quantomeno azzardato cercare di trasporre un argomento apparentemente “banale” come lo smaltimento degli inquinanti in un romanzo di fantascienza. Negli ultimi tempi, però, abbiamo preso coscienza del fatto che, a causa dell’esplosione demografica e dello sfruttamento sconsiderato delle risorse naturali, il nostro pianeta è divenuto un ricettacolo sempre più fragile e angusto. E su questo tema – peraltro molto concreto – la narrazione fantascientifica non può che trovare terreno fertile su cui prosperare.

 

Quali progetti hai per il futuro dopo aver vinto il Premio Urania? Scriverai nuovi romanzi di fantascienza, magari un seguito per “Simbionti”, oppure ti concentrerai su altri generi?
La fantascienza è il genere letterario con cui mi sono “fatto le ossa”, e sicuramente non lo abbandonerò. Provenendo da una famiglia di lettori robusti, ed essendo stato circondato fin da piccolo da saggi e romanzi di un po’ tutti i generi, mi piacerebbe esplorare anche altre strade. Al momento sono dietro alla stesura di un romanzo ambientato su Europa, la luna ghiacciata di Giove dove – si ipotizza – potrebbe esistere un vasto oceano sotterraneo. Chissà che non decida di farlo partecipare a una delle prossime edizioni del Premio.

 

EBOOK DISPONIBILE

 

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Giovanni “X” De Matteo Torna su “Urania”

giugno 26th, 2014

 

Una candida conversazione

con il Premio Urania laureato

a proposito del nostro futuro

14713

Com’è nata l’idea di Corpi spenti e quanto tempo hai impiegato a scriverlo?

Subito dopo l’uscita di Sezione π², chiacchierando con il compagno di penna Fernando Fazzari, mi sono trovato a considerare l’ampiezza dello scenario che avevo cominciato a delineare. Mi ripromisi di approfondire l’impatto sociale di un’ipotetica Singolarità Tecnologica, in grado di estendere la natura umana oltre i suoi limiti fisici, andando a investigare soprattutto gli angoli più nascosti, quelli in cui si annida la nostra parte più animale e primitiva. Trascorsero tuttavia più di due anni prima che mi decidessi a mettermi seriamente al lavoro. Era l’inizio del 2010. A maggio 2011 avevo una prima stesura, su cui condussi più passaggi di revisione tra l’estate e l’autunno successivi. Per la fine di quell’anno il romanzo era fuori di casa, in cerca di impiego.

 

Che cosa rappresenta per te la Sezione Pi Quadro e che funzione hanno, nella tua immaginazione, i personaggi che la compongono?

Dei guastafeste, in un mondo in cui le convenzioni e le convenienze spingono chiunque altri ad allinearsi con le direttive del potere. Di primo acchito sono una squadra di personaggi male assortiti, con i loro vizi e tormenti più o meno privati. Ma in una polizia corrotta e mercenaria, questo manipolo di rinnegati, sbandati e scansafatiche diventa l’ultima guarnigione in difesa di un ideale di giustizia ormai quasi del tutto dimenticato.

 

I tuoi non sono i primi romanzi in cui la città di Napoli – e, in senso più ampio, il meridione d’Italia – hanno un ruolo fantascientifico, ma certo sono tra i più popolari. Vedi nel Sud altre potenzialità, scenari per nuovi romanzi?

Il Sud è come il Texas, per dirla alla Lansdale: uno stato mentale. Ha un potenziale enorme, che va al di là della semplice scenografia, in quanto rappresenta un territorio di frontiera (il centro del Mediterraneo) e un contesto marginale lambito dalle direttrici dello sviluppo. Per questo offre un punto di vista privilegiato sui cambiamenti che coinvolgono la nostra società e si presta a sviluppi narrativi dei tipi più diversi. Incarna meglio di altri posti l’assenza di quello che Sterling chiama “il senso del futuro”, e questo lo rende ancora più interessante come ambientazione fantascientifica.

 

In Corpi spenti, una bella fetta del sud è sul punto di staccarsi dal resto del paese. Come mai negli ultimi venti-trent’anni si è parlato tanto di “disunità”?

Il discorso delle due velocità dell’Italia è stato sbandierato per anni, senza tuttavia che nessuno si interessasse davvero ad adottare misure strutturali per compensare questo divario. Difficile credere che non ci sia stato qualche tipo di interesse da tutelare, unito all’incompetenza in cui eccellono i nostri politicanti. Nel romanzo metto in scena quello che chiamo “Secessione Controllata”, inteso a gestire il problema nel modo più semplice che sia dato ai governanti, cioè sbarazzandosene. Una sorta di “strategia della lucertola”, con il paese che si lascia dietro una parte di sé per avere salva la vita di fronte alla crisi.

 

Come riconduci Corpi spenti al filone più vasto della narrativa speculativa contemporanea? E al connettivismo?

Corpi spenti trasfigura in chiave distopica il nostro presente: l’autonomia del Mezzogiorno diventa l’occasione per creare una sorta di zona franca, che sconfina nell’incubo delle megalopoli cinesi e delle maquiladoras sorte sul confine messicano. Corruzione, connivenza delle autorità, criminalità organizzata, femminicidio, dipingono il ritratto di un Mezzogiorno ridotto a una “riserva di caccia”, in cui generalmente è il più forte a prevalere. Inoltre il nucleo tematico del romanzo si richiama direttamente al postumanesimo, interrogandosi su come evolverà la società per effetto delle onde di progresso sempre più ravvicinate innescate da uno sviluppo fuori controllo.

Venendo al connettivismo, il movimento nasce con l’intento di attuare una sintesi tra le diverse anime della fantascienza: quella più speculativa, quella più attenta al sociale, quella più interessata alle ricadute del progresso scientifico, quella che cerca di proiettarsi al di là dell’umanità come oggi la conosciamo. Ho cercato di operare la stessa sintesi sulla materia che è alla base di Corpi spenti.

 

A che punto si trova oggi il movimento connettivista?

Quest’anno ricorrerà il decimo anniversario della pubblicazione della prima versione del Manifesto e la passione non ci ha ancora abbandonati. Continuiamo a mettere in cantiere nuovi progetti. Next (la rivista curata da Sandro Battisti, che nel 2011 si è aggiudicata il Premio Italia), la webzine  HYPERLINK “http://www.next-station.org” www.next-station.org che curo insieme a Salvatore Proietti, i nostri rispettivi blog, le antologie tematiche le altre iniziative non solo editoriali che ci vedono in prima linea, costituiscono solo la punta dell’iceberg.

 

La fantascienza italiana sbarcherà alla prossima Worldcon di Londra, tu stesso interverrai ad un panel con Arielle Saiber. Pensi che questo influirà positivamente sullo sviluppo del genere?

Siamo ancora in attesa di conoscere se l’organizzazione approverà o meno la nostra proposta. Tenere un panel sul connettivismo sarebbe un’opportunità unica, ma in ogni caso saremo a Londra per sfruttare l’occasione di una WorldCon sulla soglia di casa nostra. Uno scrittore di fantascienza che voglia davvero guardare al futuro deve imparare a guardare al di là delle barriere, a partire da quella linguistica.

 

Infine, a cosa stai lavorando adesso?

Sono da poco all’opera sul seguito di Terminal Shock, la novella hard sci-fi di ambientazione spaziale pubblicata lo scorso anno in e-book da Mezzotints. E c’è sempre qualche racconto in attesa di sviluppi, a cui cerco di dedicarmi nei ritagli di tempo.

 

(A cura di G.L.)

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Fritz Leiber, argentea testa d’uovo

giugno 26th, 2014

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Tra gli scrittori che hanno esordito all’inizio della prima Età d’oro della fantascienza americana, cioè intorno al 1939, Fritz Leiber è il più eccentrico. Anche lui ha pubblicato su “Astounding” e “Unknown”, allora riviste leader del settore, ma si è subito distinto per una voce dal timbro speciale. Rispetto alla pattuglia di autori che si apprestavano a inventare la sf tecnologica, Leiber ha cantato un lungo assolo, parlando di moderni sortilegi più in linea con il mainstream letterario che con il genere. E quando è passato alla sf ortodossa ne ha fatto un uso disinvolto e personale, ponendo quasi dal nulla le premesse della social sf. Anziché celebrare le conquiste di una tecnologia titanica, o il gigantismo dell’uomo che si espande in un universo di stelle e soprattutto di macchine, ha voluto mostrarne il lato in ombra. Leiber è stato un artista dei chiaroscuri, dei terrori che nasconde l’ignoto, delle società future stregate perché è stregata la mente degli esseri umani. Fertile e ossessivo, dotato di un macabro senso dell’umorismo ma soprattutto di una prosa ricca e anti-banale, tesserà negli anni un vero e proprio arazzo in nero dell’America, lasciando intravedere, oltre il tessuto, le meraviglie di un cosmo a più dimensioni che normalmente ci sfiorano soltanto ma che a volte prendono possesso di noi. Per Leiber non sono i razzi a collegarci intimamente allo spazio ma i nostri nervi. Le stelle nere, i vortici dell’assurdo, i mondi inesplorati non rispondono a un navigatore razionale quanto all’inconscio, di cui l’universo è un’immagine specchiata. Visto in quest’ottica, Fritz Leiber non è solo un originale autore del fantastico o un acuto antiutopista, ma una voce che parla con accenti riconoscibili dell’America di oggi e di ieri, della solitudine nelle sue città, dei molti ruoli che donne e uomini sono chiamati a recitare sulla scena della vita (figlio d’arte, è affascinato da un senso del teatro che risalta in buona parte della sua narrativa). Di più, è un uomo colto nel senso in cui lo sono di solito gli scrittori europei: mentre per gli americani quello che conta è il know-how, la cultura sul campo, per il nostro il lato umanistico è importante e le sue sfide sono anche, e soprattutto, sfide della mente.

Nato a Chicago nel 1910, da una coppia di attori come Poe (suo padre, Fritz Leiber senior, è riconoscibile nel ruolo dell’altissimo prete che accompagna Charlie Chaplin alla ghigliottina nel finale di Monsieur Verdoux), il giovane Fritz Reuter Leiber non ha avuto una vita avventurosa né premature esperienze amorose. La sua autobiografia giovanile, uscita anche in italiano nel volume La luce fantasma, si intitola Poco disordine e poco sesso precoce. Questo giovanotto alto, magro e affascinante come il padre, è alquanto solitario; scrive lunghe lettere a H.P. Lovecraft, dal quale riceve incoraggiamento per la sua vocazione letteraria, e gradualmente si sforza di trovare una propria voce. Pubblicherà i primi racconti fantastici su “Unknown” e “Weird Tales”, raccogliendoli più tardi nel volume dal titolo shakesperiano Neri araldi della notte (Night’s Black Agents, 1947). Non si accontenterà di spettri derivati né di imitazioni: c’è della fantascienza nei suoi terrori, ma soprattutto c’è la modernità della notte americana, l’eleganza del palcoscenico. In uno dei racconti più famosi della raccolta, “Fantasma di fumo”, lo smog e i residui tossici dell’industria materializzano uno spettro al passo con i tempi, paragonabile forse solo allo “It” di Theodore Sturgeon, e tuttavia più urbano; ne “I sogni di Albert Moreland” un uomo solo gioca, notte dopo notte, una partita a scacchi contro un avversario fantomatico che vede in sogno: dall’esito della partita dipenderà la sorte del mondo reale. Una scena semplice eppure di grande pathos, dove la tensione nasce dalla disperata solitudine del giocatore. In storie memorabili come “Ai raggi X”, la ricerca dell’ignoto va di pari passo con la rappresentazione di ambienti attuali e personaggi credibili, simili a noi.

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