Charles Stross, “I figli di Saturno”, Urania n. 1680, luglio 2020
Charles Stross, “I figli di Saturno”, Urania 1680, luglio 2020
Con la morte dell’ultimo essere umano avrebbe fine anche il retaggio dell’umanità?
Non secondo Charles Stross.
Ne “I figli di Saturno” la razza umana si è estinta da tempo, lasciando il Sistema Solare del XXIII secolo in mano a una complessa società di intelligenze artificiali intente a replicare vizi e virtù della specie che li ha creati.
“Oggi non siamo rimasti che noi robot. È questa la piccola sporca bugia ipocrita che sta alla base della nostra società: loro, i nostri defunti Creatori, ci hanno costruiti per servirli, e si sono dimenticati di affrancarci prima di morire.“
Freya Nakamichi-47 è un’androide di vecchia generazione, una concubina robotica progettata per compiacere una razza che neanche esiste più. Modello di perfetta, obsoleta bellezza in un mondo dominato dagli aristo, sofisticate intelligenze artificiali che intendono la parola “robot” come un insulto, Freya accetta una missione apparentemente semplice: portare un misterioso pacchetto da Mercurio a Marte.
Sarà questo l’inizio dei suoi guai…
Il romanzo, primo capitolo della serie Freyaverse, è dedicato alla memoria di Robert A. Heinlein e di Isaac Asimov ed è un dichiarato omaggio al lavoro dei due giganti della fantascienza, in particolare a Friday (“Operazione domani”, Classici Urania n. 227) di Heinlein, di cui è ritenuto una riscrittura in chiave satirica.
Humor e azione non mancano in questa space opera post apocalittica costellata di memorabili personaggi non umani, a luglio in edicola!
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