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Oscar Vault – Come si perde la guerra del tempo?

marzo 11th, 2021

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a cura di Beppe Roncari

Come si perde la guerra del tempo?

 

Amal El-Mohtar, Max Gladstone, "Così si perde la guerra del tempo"

Amal El-Mohtar, Max Gladstone, “Così si perde la guerra del tempo”

Le guerre sono fatte per essere vinte, vero? Sbagliato!

“Bruciare prima di leggere.” Comincia in questo modo, la prima lettera di “Così si perde la guerra del tempo”, novità di Mondadori Oscar Fantastica. Il paradosso, il ribaltamento e l’inaspettato sono i leit‑motiv di questa insolita e commovente storia di fantascienza e di amore nata dalle penne di Amal El‑Mohtar, scrittrice e poetessa canadese, e dello scrittore fantasy statunitense Max Gladstone, che con questo romanzo breve hanno vinto i premi Nebula e BSFA 2019 e lo Hugo e l’Aurora 2020.

Le protagoniste, Rossa e Blu, sono due super agenti segrete di opposte fazioni collocate su due linee temporali opposte e incompatibili l’una con l’altra.

Rossa vive in una tecnocrazia governata dall’Agenzia, un mondo di esseri umani modificati collegati a una coscienza collettiva alla Matrix che permette loro di spostarsi da un corpo all’altro o di “prendere in prestito” la potenza di calcolo o un’altra particolare abilità dai membri del proprio collettivo. Per influenzare le diverse linee temporali passate, l’Agenzia predilige la guerra e l’omicidio mirato, veloce e strategico, allo scopo di eliminare per sempre l’avversario e far convergere tutti i futuri possibili verso la propria supremazia.

Blu invece è un’agente del Giardino, un’utopia ecologica avanzatissima dal punto di vista della genetica e dell’empatia. Il modus operandi del Giardino è diametralmente opposto a quello dell’Agenzia e si basa su piani che prevedono secoli o addirittura millenni di delicata preparazione e la cura meticolosa di particolari linee genetiche e memetiche, con l’obiettivo di far gradualmente sbocciare frutti imprevisti e generare così conseguenze storiche di lungo periodo.

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Oscar Vault – “Murderbot – I diari della macchina assassina” di Martha Wells

gennaio 18th, 2021

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a cura di Beppe Roncari

“Murderbot – I diari della macchina assassina” di Martha Wells

 

Martha Wells, “Murderbot – I diari della macchina assassina”

Martha Wells, “Murderbot – I diari della macchina assassina”

È una macchina assassina, in parte robot, in parte umana. Senza sesso, senza nome (Murderbot è quello che si è data da sola) e senza libertà. Almeno finché non ha hackerato il suo sistema di controllo, prendendo in mano il proprio destino e decidendo di utilizzare questa sua nuova, appena scoperta libertà… per scaricare e guardare in segreto le sue serie tv preferite!

Mondadori Oscar Fantastica porta in Italia, rilegati in un solo volume, The Murderbot Diaries, i quattro romanzi brevi con cui Martha Wells ha dato vita a una nuova e scanzonata incarnazione di Robocop, l’uomo-macchina, un tema caro alla fantascienza fin dai tempi di Metropolis di Fritz Lang (1927), e con cui ha fatto incetta di premi.

Il primo romanzo, Allarme rosso (All Systems Red), ha vinto il premio Nebula 2017, l’Hugo 2018 e l’American Library Association’s Alex Award. Le altre tre novellas sono arrivate tutte insieme al ballottaggio degli Hugo anche nel 2019, tanto da far decidere all’autrice di accettare la candidatura solo per il secondo episodio della serie, Condizione Artificiale (Artificial Condition), con cui ha vinto. Gli altri due titoli della saga sono Protocollo ribelle (Rogue Protocol) e Strategia d’uscita (Exit Strategy).

L’elemento di novità della serie, come spesso accade, viene dal passato, e consiste nel recupero in chiave moderna di una formula narrativa antichissima: la diaristica. Fiore all’occhiello del romanzo gotico, a cui appartiene il capostipite della fantascienza contemporanea, Frankenstein di Mary Shelley (anch’esso dedicato a un umano “artificiale”), l’uso dei diari permette alla Wells di dare voce all’originalissimo punto di vista di una cyborg.

Come il mostro del dottor Frankenstein, anche Murderbot prova disagio di fronte all’umanità: teme di essere vista dagli altri come un mostro, un’aberrazione, o una spietata assassina senza cuore, e non vuole mostrare il proprio volto. In più le componenti sintetiche, logiche e asettiche, entrano in conflitto con le sue parti organiche, che provano sentimenti e pensano come qualsiasi altro essere umano.

La passione per le serie tv è un tramite attraverso cui Murderbot può osservare l’umanità senza essere vista, immedesimarsi, partecipare in modo vicario, proprio come faceva la crea­tura di Frankenstein quando spiava da una fessura del fienile la vita quotidiana di una famiglia contadina.

Gli umani di Murderbot sono la dottoressa Mensah e il suo gruppo di ricercatori, in missione esplorativa su un pianeta alieno. Pur avendo hackerato il proprio modulo di controllo, Murderbot continua a fingere di essere una semplice SecUnit (Unità di Sicurezza), almeno fino a quando non è costretta a gettare la maschera e a disobbedire agli ordini per salvare i suoi compagni.

D’altronde, la ragione stessa che l’ha portata a liberarsi dagli obblighi della sua programmazione risiede negli accadimenti di una precedente missione, quando l’obbedienza cieca alle direttive l’aveva portata a compiere una strage di umani. Questa oscura vicenda è un mistero che si dipana nel corso dell’intero volume, dato che i dettagli dell’accaduto non sono chiari nemmeno alla protagonista, a causa della prassi della Compagnia di “resettare” la memoria elettronica delle proprie unità. Ma ci sono ricordi e sensazioni impressi per sempre nella sua mente organica, che ha finito per prendere il sopravvento.

Quello di Murderbot è un viaggio nello spazio, certo, una space opera proprio come la soap “Sanctuary Moon” che tanto le piace, ma in realtà e innanzitutto è un viaggio dentro se stessa, alla ricerca della sua vera identità.

I comprimari che incontra sono tutti degli specchi per trovare un modo di definirsi: la dottoressa Mensah, leader di un pianeta dove ai robot è riconosciuta l’identità di persona, sebbene nel resto del cosmo rimangano dei “domestici” per cui deve garantire “il patrono”, un po’ come succedeva per gli schiavi affrancati nell’Ottocento. Ci sono poi gli “umani aumentati”, come Guranthin, che fa interrogare la protagonista su dove si collochi il confine fra esseri biologici e meccanici. Interessante infine, il rapporto di Murderbot con ART (“Astronave Rompiballe di Trasporto”), un’intelligenza artificiale priva di parti organiche ma dotata di coscienza, che prova affetto sincero per gli umani che trasporta, come una mamma chioccia protettiva, che si inquieta guardando serie tv con umani in pericolo.

In definitiva, una lettura obbligata per chi apprezza le storie scanzonate, che tuttavia nascondono temi più profondi e complessi, come nella migliore tradizione della fantascienza. Prendete esempio da Murderbot, non resterete delusi.

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Oscar Vault – “Middlegame” di Seanan McGuire

dicembre 22nd, 2020

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a cura di Beppe Roncari

“Middlegame” di Seanan McGuire

 

“Middlegame” di Seanan McGuire

“Middlegame” di Seanan McGuire

Vi siete mai chiesti cosa sia una mano della gloria? Basta che l’occhio cada sulla copertina del nuovo romanzo di Mondadori Oscar Fantastica per farsene una (macabra) idea e rendersi conto che le scienze alchemiche giocano un ruolo di primo piano in “Middlegame”. Seanan McGuire – nota al pubblico della sci-fi con lo pseudonimo di Mira Grant – è riuscita nella difficile alchimia di realizzare un urban fantasy godibilissimo anche da un pubblico generalista.

Questo young adult sui generis brilla per la pressoché totale assenza dell’elemento romantico, avendo per protagonisti dei gemelli identici, Roger e sua sorella Dodger.
Gemelli omozigoti di sesso diverso? Non è possibile, direte voi. E avete ragione, ma… è proprio qui che entra in scena l’alchimia, mescolata a una forte dose di biotecnologia.

Roger e Dodger sono stati geneticamente ingegnerizzati da uno scienziato-alchimista immortale di nome Reed, un costrutto creato con pezzi di cadaveri dalla più grande donna alchimista del secolo scorso, Asphodel Deborah Baker, scrittrice per bambini per hobby (sic!) e novella dottor Frankenstein.

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Oscar Vault – “Falce” di Neal Shusterman

dicembre 7th, 2020

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a cura di Beppe Roncari

“Falce” di Neal Shusterman

 

Neal Shusterman, "Falce"

Neal Shusterman, “Falce”

Dopo aver conseguito l’immortalità, cosa resta da raggiungere al genere umano? Un mondo governato dal Thunderhead, un’intelligenza artificiale che da “Nuvola” (Cloud) si è evoluta in “Nube Tempestosa” (Thunderhead); lavori svolti come puro passatempo, senza una reale e impellente necessità; i drammi romantici come unica fonte di sani crepacuore vecchio stile; e poi… le Falci: le mietitrici di vite umane.

Sì, perché per quanto il mondo sia diventato un posto perfetto, le risorse perfettamente distribuite dal Thunderhead (vitto, alloggio, cure e ringiovanimenti) sono pur sempre limitate, e dunque qualcuno, di tanto in tanto, deve lasciarsi “spigolare” dalle Falci e… togliere il disturbo.

Nel mondo creato da Neal Shusterman per l’Arco della Falce, che ha inizio con il romanzo omonimo, l’unico aspetto di cui l’umanità non ha abdicato il governo all’intelligenza artificiale è quello del controllo della popolazione.

“Falce” è la storia di due adolescenti, Citra e Rowan, un ragazzo e una ragazza, che vengono scelti come apprendisti dall’onorevole Faraday, prestigioso membro del temuto quanto venerato Ordine delle Falci, alias gli uomini che hanno preso nelle proprie mani la somministrazione della morte, gli unici nel mondo a non essere soggetti al benevolo e onnisciente controllo del Thunderhead.
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Oscar Vault – Il ciclo della Fondazione di Asimov in un Drago

novembre 10th, 2020

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Il ciclo della Fondazione di Asimov in un Drago

 

Isaac Asimov "Fondazione – Il Ciclo Completo"

Isaac Asimov “Fondazione – Il Ciclo Completo”

Se siete alla ricerca della pietra fondante per la vostra biblioteca fantascientifica, la vostra attesa è finita. In occasione del centenario di Asimov, Mondadori ha pubblicato in un unico grande Oscar Drago l’intero ciclo della “Fondazione”. Tutti e sette i volumi in un’edizione titanica di 1476 pagine con sovraccoperta e cover disegnata da Lorenzo “LRNZ” Ceccotti, illustratore e fumettista italiano, e scelta tramite un sondaggio fra i lettori.
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Oscar Vault – Lord Dunsany, “Il libro delle meraviglie e altre fantasmagorie”

ottobre 5th, 2020

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a cura di Beppe Roncari

Lord Dunsany “Il libro delle meraviglie e altre fantasmagorie”

 

Lord Dunsany, "Il libro delle meraviglie e altre fantasmagorie"

Lord Dunsany, “Il libro delle meraviglie e altre fantasmagorie”

“I Farfurelli, com’è noto, prediligono la carne umana.” Basta l’incipit di un racconto per farci intuire tutta la forza inquietante e visionaria della fantasia onirica Lord Dunsany, al secolo Edward John Moreton Drax Plunkett (1878-1957).

Alcune delle opere più significative del grande scrittore irlandese, tradotto pochissimo in Italia, nonostante abbia profondamente influenzato autori del massimo calibro – fra gli altri H.P. Lovecraft, Jorge Luis Borges, J.R.R. Tolkien, David Eddings e Ursula K. Le Guin – sono state finalmente raccolte in un magnifico Drago Oscar Fantastica che racchiude “Il libro delle meraviglie”, “Demoni, uomini e dei”, “La figlia del re degli elfi”, “La maledizione della veggente”.

Il volume è arricchito dalle illustrazioni del pittore Sidney Herbert Sime, con cui Dunsany aveva stretto un proficuo sodalizio fin dai primi del Novecento. La collaborazione fra i due si rivelò talmente proficua che talvolta Dunsany dava delle indicazioni per una tavola illustrata a Sime prima di scrivere il racconto vero e proprio, per farsi ispirare e poi redigere una storia che rispecchiasse l’immagine dell’artista, ribaltando così il consueto connubio fra autore e illustratore.

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Oscar Vault – Frank Herbert, “Esperimenti e catastrofi”

agosto 24th, 2020

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a cura di Beppe Roncari

Frank Herbert “Esperimenti e catastrofi”

 

Frank Herbert, "Esperimenti e catastrofi"

Frank Herbert, “Esperimenti e catastrofi”

Dal genio del creatore di “Dune”, il Drago Urania “Esperimenti e catastrofi” raccoglie tre romanzi che, in modo diverso e originale, affrontano il tema tanto caro a Frank Herbert del rapporto fra uomo e ambiente.

Ne “L’alverare di Hellstrom” (1973) la fantascienza si fonde con lo spionaggio, sullo sfondo di un’enorme cospirazione sociale e politica ispirata al premiato documentario The Hellstrom Chronicle, del 1971. Sull’onda del successo dei film di fantascienza con mostri come le formiche giganti di “Assalto alla Terra”, gli autori del documentario avevano alternato alle riprese entomologiche degli spezzoni narrativi. Lo scienziato che vi compariva lasciava intendere che gli insetti avevano un’organizzazione sociale superiore a quella umana e che ci sarebbero sopravvissuti. Herbert dà al suo protagonista lo stesso nome e cita espressamente brani del documentario nei capitoli del libro. Hellstrom è un personaggio complesso, che ha abbandonato l’organizzazione sociale e morale degli esseri umani per quella dell’Alveare, una struttura in cui uomini e donne sono modificati geneticamente e chimicamente per vivere come insetti, al servizio del bene supremo della comunità. Il progetto va avanti da secoli, con lo scopo finale di sostituirsi a un’umanità asfissiata dal controllo di uno stato di polizia immorale e da una burocrazia corrotta. Paradossalmente, Herbert non sembra fare il tifo per i “buoni”, gli agenti di un’anonima agenzia governativa sulle tracce di Hellstrom e del suo misterioso “Progetto 40”, di cui l’agenzia vuole assolutamente impadronirsi, anche a costo di sacrificare i propri uomini.

“Esperimento Dosadi” (1977) ci porta nella fantascienza spaziale classica: l’uomo è solo una delle tante razze della Consenzienza, e i viaggi interstellari sono consentiti dalle stelle stesse, rivelatesi esseri intelligenti ed empatici, chiamati Calebani. Le civiltà aliene, come quella dei Gowachin, umanoidi anfibi che vivono in un perenne stato di paranoia e di sfiducia nei confronti degli altri, sono sviluppate da Herbert in modo realistico e verosimile. La massima espressione della civiltà Gowachin è l’arena legale, un’“arena” in senso letterale: durante un processo Gowachin nessuno è al sicuro, né gli avvocati né tantomeno i giudici, e l’unico esito possibile è la pena capitale. Nei rari casi in cui in cui un processo si concluda con un verdetto di innocenza, è usanza dei Gowachin linciare l’imputato uscito indenne, reo di aver richiesto senza motivo l’intervento della Legge. Dosadi è un pianeta deserto e mortifero su cui qualcuno ha organizzato un barbarico e segreto esperimento sociale di massa, costringendo milioni di Umani e di Gowachin a convivere nell’unica città fortezza e a lottare per la sopravvivenza in condizioni peggiori di quelle di un campo di concentramento, privati della memoria e isolati dalla Consenzienza da un impenetrabile barriera chiamata Muro di Dio. Come tutti gli esperimenti fantascientifici che si rispettino, anche quello condotto su Dosadi sfuggirà al controllo, con conseguenze inimmaginabili.

“Il morbo bianco” (1982) tocca le vette del filone della fantascienza catastrofista: un virus, modificato geneticamente allo scopo di vendicare un attentato dell’IRA, stermina quasi tutte le donne dei paesi incriminati (Irlanda, Gran Bretagna e Libia), per poi sfuggire al controllo del suo stesso creatore e minacciare la sopravvivenza dell’umanità intera. Il biologo molecolare responsabile del virus si rifugia proprio in Irlanda, iniziando una sorta di viaggio catartico insieme a un prete, a un ragazzo che ha fatto voto di silenzio e a uno dei terroristi dell’IRA responsabili dell’attentato in cui era stata trucidata la sua famiglia.

I tre romanzi di “Esperimenti e Catastrofi” si caratterizzano tutti per la feroce tensione fra la dimensione politica e quella del singolo. Pochi individui eccezionali, dei veri e propri superumani come il Kwisatz Haderach di “Dune”, sottoposti alle pressioni di una società oppressiva e stagnante, diventano il catalizzatore di un processo destinato a sconvolgere lo status quo, a livello planetario o galattico.

Come nel resto dell’opera di Herbert, le azioni dei singoli non hanno mai le conseguenze previste. C’è sempre una forza più grande in azione, la Natura, l’Evoluzione, la Storia. Le singole volontà individuali non sono altro che un’entità più grande in grado di enormi salti evolutivi pur di sopravvivere. Il mondo che ne emergerà “dopo” non sarà mai più lo stesso.

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Oscar Vault – Ken Liu, “La grazia dei re”

giugno 23rd, 2020

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a cura di Beppe Roncari

Ken Liu “La grazia dei re”

 

Ken Liu “La grazia dei re”

Ken Liu “La grazia dei re”

“Cantami, o Lutho, di Mata Zyndu l’ira funesta che infiniti addusse lutti agli Ano, e di Kuni Garu, l’eroe multiforme che a lungo vagò e molto patì…”

Potrebbe cominciare così “La Grazia dei Re”, primo libro della Dinastia del Dente di Leone di Ken Liu, una versione silkpunk dei poemi epici e delle più importanti vicende storiche dell’antica Cina. Le vicende della saga infatti sono ambientate in un mondo fantastico dominato da sette divinità in lotta fra loro per la supremazia sulle isole di Dara.

L’autore, nato in Cina e naturalizzato statunitense, si è fatto un nome come traduttore di opere fantasy e sci-fi, fra cui quelle di Cixin Liu, ed è stato il primo a vincere in un sol colpo i premi Hugo e Nebula e il World Fantasy Awards con lo stesso racconto, The Paper Managerie.

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Oscar Vault – Ursula K. Le Guin, “La saga di Terramare illustrata da Charles Vess”

maggio 21st, 2020

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a cura di Beppe Roncari

Ursula K. Le Guin “La saga di Terramare illustrata da Charles Vess”

 

Ursula K. Le Guin, “La saga di Terramare illustrata da Charles Vess”

Ursula K. Le Guin, “La saga di Terramare illustrata da Charles Vess”

La saga di Terramare è nata da un’illustrazione. Quando l’editore chiese a Ursula K. Le Guin di scrivere un romanzo fantasy per ragazzi, la prima cosa che fece, superato il panico, fu prendere un grande foglio di carta e tracciare la mappa di Earthsea e delle sue isole.

Come per la Terra di Mezzo di Tolkien, le isole di Terramare nacquero dall’amore per le parole. “Di esse non sapevo quasi niente, ma conoscevo i loro nomi. La magia risiede nel nome.”
Lo racconta l’autrice stessa nell’introduzione alla nuova edizione dell’intera saga illustrata da Charles Vess, appena pubblicata in Italia da Mondadori Oscar Fantastica.

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Oscar Vault – “Il Priorato dell’Albero delle Arance” – di Samantha Shannon

aprile 22nd, 2020

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“Il Priorato dell’Albero delle Arance” – di Samantha Shannon

 

Samantha_Shannon-Priorato_Albero_Arance

Samantha Shannon, “Il Priorato dell’Albero delle Arance”

“Una rivisitazione al femminile di San Giorgio e il Drago”. Così definisce la propria opera Samantha Shannon, cimentatasi per la prima volta nel genere high fantasy con “Il Priorato dell’Albero delle Arance”, recentemente pubblicato in Italia su Oscar Mondadori Fantastica.

Nel mondo creato dall’autrice britannica è stata una donna a ferire l’orrore dell’abisso, l’immenso drago Senza Nome, ma a prendersene il merito è stato un uomo, fondandovi sopra un regno e una religione. Una tale versione della storia, tuttavia, è accettata solo dai popoli d’Occidente, mentre a Oriente e Meridione se ne narrano altre, ben diverse. 

E questo è senz’altro uno dei tratti più originali dell’universo creato dalla Shannon: nessuna religione è del tutto “vera”, nessuno ha la “ragione” in tasca.

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