“Middlegame” di Seanan McGuire

dicembre 22nd, 2020 by Redazione

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a cura di Beppe Roncari

“Middlegame” di Seanan McGuire

 

“Middlegame” di Seanan McGuire

“Middlegame” di Seanan McGuire

Vi siete mai chiesti cosa sia una mano della gloria? Basta che l’occhio cada sulla copertina del nuovo romanzo di Mondadori Oscar Fantastica per farsene una (macabra) idea e rendersi conto che le scienze alchemiche giocano un ruolo di primo piano in “Middlegame”. Seanan McGuire – nota al pubblico della sci-fi con lo pseudonimo di Mira Grant – è riuscita nella difficile alchimia di realizzare un urban fantasy godibilissimo anche da un pubblico generalista.

Questo young adult sui generis brilla per la pressoché totale assenza dell’elemento romantico, avendo per protagonisti dei gemelli identici, Roger e sua sorella Dodger.
Gemelli omozigoti di sesso diverso? Non è possibile, direte voi. E avete ragione, ma… è proprio qui che entra in scena l’alchimia, mescolata a una forte dose di biotecnologia.

Roger e Dodger sono stati geneticamente ingegnerizzati da uno scienziato-alchimista immortale di nome Reed, un costrutto creato con pezzi di cadaveri dalla più grande donna alchimista del secolo scorso, Asphodel Deborah Baker, scrittrice per bambini per hobby (sic!) e novella dottor Frankenstein.

I gemelli protagonisti altro non sono che uno dei tanti esperimenti creati in laboratorio da Reed per cercare di realizzare l’impossibile: l’incarnazione in forma umana della Dottrina dell’Ethos descritta da Pitagora, ovvero dell’armonia universale che governa il mondo, fatta di numeri e parole. Perché chi controlla l’armonia universale controlla il mondo.

Al di là dei chiari elementi fantastici, a farla da padrone in “Middlegame” sono dei topos prettamente fantascientifici: universi paralleli, viaggi nel tempo, nonché il ruolo stesso della tecnologia, della fisica e della matematica nella ridefinizione della realtà. Apprendiamo ben presto che Roger e Dodger hanno vissuto la loro storia già molte volte… ed è proprio qui che si cela il significato del titolo, come avranno già intuito gli scacchisti.

Il middlegame negli scacchi è la parte centrale della partita, fra l’apertura e l’endgame di marvelliana memoria. I gemelli sono condannati a vivere in un middlegame infinito sulla “Strada Improbabile”, nel tentativo di scampare al piano di Reed, che vuole servirsi di loro per prendere il controllo della “Città Impossibile”.

E se in questi termini vi sembra di scorgere un’eco del più famoso romanzo di formazione americana, alias “Il Mago di Oz”… la cosa è intenzionale. Nel mondo di finzione di “Middlegame”, infatti, l’autore del grande classico, L. Frank Baum, era a sua volta un alchimista, avversario della Baker, colpevole di essere solo una donna, e soprattutto di essere più brillante dei suoi colleghi maschi e ferocemente conservatori. D’altronde, non ci si può aspettare troppa apertura mentale da parte di antichi studiosi che, grazie all’elisir di lunga vita, si aggirano nel mondo da secoli.

Una delle idee sottese al libro della McGuire è che le credenze collettive influenzano magicamente la realtà, e che quindi per controllare il mondo e le forze che lo governano occorre cambiare il modo di pensare della gente. E quale metodo migliore se non la narrativa? Così Asphodel D. Baker veste i panni della scrittrice A. Deborah Baker e produce una serie di romanzi per ragazzi ambientati nel mondo del Sopra-Sotto, dal titolo “Oltre il muro che affaccia sul bosco”, ricchi di insegnamenti alchemici. “Il Mago di Oz” di Baum, dunque, altro non è che la risposta del Congresso Americano dell’Alchimia, preoccupato di mantenere lo status quo. D’altronde, molti altri insospettabili autori erano potenti alchimisti:

“«[…] Tutti gli antichi stolti che pensavano di poter controllare il mondo – Baker, Hamilton, Poe, Twain, persino il povero Lovecraft – hanno fallito, e noi ci siamo riusciti. Due di quei bambini, due di quei sei ingegnosi, hanno appena azzerato la loro linea del tempo. Funziona. […] Il mondo è nelle nostre mani.»

Una perfetta metafora della scrittura e del suo potere di riscrivere la storia.

Scrittrice e sceneggiature pluripremiata, la McGuire non è certo un’autrice alle prime armi. Detiene il record di candidature – ben cinque! – al Premio Hugo nello stesso anno, il 2013, tre con il proprio nome e due con lo pseudonimo di Mira Grant. Ha inoltre fatto l’en plein con il romanzo breve Every Heart A Doorway, che ha vinto il Nebula 2016 e l’Hugo e il Locus 2017.

“Middlegame” è il suo progetto più complesso e ambizioso, uno di quei libri che non si possono riassumere in un elevator pitch, tanto che, per poterlo spiegare al proprio agente, la McGuire stessa ha dovuto prima scriverlo nella sua interezza. E l’esperimento è riuscito. Come direbbe Mel Brooks: «Si-Può-Fare!».

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