Oggi ci lascia un grande, un maestro della narrativa italiana che con Urania ha avuto un legame speciale fin dall’inizio della sua brillante carriera.
Valerio Evangelisti (20 giugno 1952 – 18 aprile 2022) si è spento a Bologna all’età di 69 anni, dopo una lunga lotta contro la malattia.
Ecco cosa raccontava nel 2007, in occasione dell’uscita del suo romanzo di fantascienza “La luce di Orione”:
Non posso dimenticare quel giorno del 1994 quando, da un autobus, riconobbi esposto in un’edicola il mio primo romanzo, “Nicolas Eymerich, inquisitore”. Fu un’emozione forte. Quando scesi, lo comperai con voce che mi tremava. Urania era stato uno dei capisaldi della mia adolescenza e, oserei dire, uno straordinario strumento formativo.
Dopo la vittoria del premio Urania nel 1994, Evangelisti ha dedicato un intero ciclo di romanzi a Nicolas Eymerich, indimenticabile personaggio ispirato a un inquisitore medievale realmente esistito, recentemente tornato alla ribalta tra i Capolavori di Urania con “Rex Tremendae Maiestatis” ed “Eymerich risorge”.
Florida penna del New Weird e del New Italian Epic, Evangelisti ha dato vita a molte altre opere di successo, spaziando tra la fantascienza, il romanzo storico e la saggistica.
E anche se molti lo celebrano come un “maestro del fantasy”, noi vogliamo ricordarlo come un grande autore a tutto tondo, e un “maestro della fantascienza”, capace di ampliare l’immaginario collettivo come pochi.
(…) non amo che si parli, a mio riguardo, di fantasy. È un genere nobilissimo, ma non è il mio. La fantascienza ha rapporti tenui con la favola. È piuttosto la proiezione nel futuro, attraverso ipotesi tecnologiche, economiche, sociali, di eventi accertati o di credenze collettive. Anche se riferiti a un passato che pare remoto, come il medioevo che provo a tratteggiare.
Addio, Valerio. Ti cercheremo in uno dei tanti, affascinanti futuri che ci hai lasciato sognare.
Il ricordo di Franco Forte:
Quando ti lasciano gli amici, le persone importanti della tua vita personale e professionale, il dolore è forte, difficile da contenere. Poi quando a lasciarti è un compagno di tante battaglie nel mondo della scrittura e dell’editoria… be’, allora il dolore si somma ad altro dolore, e al ricordo dei momenti di condivisione vissuti insieme.
E con Valerio Evangelisti, che ci ha lasciati a soli 69 anni, se ne vanno tanti di questi ricordi e momenti di condivisione, perché io e lui ci siamo conosciuti fin dai giorni del suo esordio su Urania con il suo primo romanzo pubblicato di Eymerich (in realtà anche prima), e abbiamo frequentato parecchi ambiti insieme, abbiamo partecipato e curato antologie, scambiandoci spesso il ruolo (a volte io ero autore e Valerio curatore, a volte il contrario), e in qualche modo ci siamo sempre scambiati pareri, impressioni e valori, umani e professionali.
Persona squisita e di una bontà d’animo esemplare, Valerio si divertiva a incarnare con il suo aspetto un po’ segaligno il suo personaggio più celebre, quell’inquisitore Eymerich che gli consentì di vincere il Premio Urania e, da quel momento, imporsi all’attenzione del pubblico italiano e internazionale.
Purtroppo, la vita ha chiesto il suo tributo, e si è ripresa Valerio, con cui non potrò più condividere bellissimi momenti di intelligente condivisione. Ma come spesso succede con i grandi autori – e Valerio resterà a lungo uno dei più grandi autori italiani tout court – saranno le sue opere a continuare a parlarmi, e a dialogare con chiunque vorrà leggerlo. Non solo Eymerich, ma i tantissimi e profondi romanzi che Valerio ha scritto nella sua lunga carriera, tutti in qualche modo importanti e unici, come solo lui sapeva fare.
Addio, amico mio, e riposa in pace.