Le (altre) donne della SF italiana

dicembre 17th, 2022 by Redazione

Le (altre) donne della SF italiana

di Giulia Abbate

 

Dopo l’uscita dell’articolo “Le donne della SF italiana”, sul Millemondi “Primo Contatto” di luglio 2022, ho avuto diversi e interessanti confronti: più persone mi hanno raccontato di essere state invogliate a nuove letture, e di voler riscoprire le scrittrici citate. Sono profondamente grata a chi me lo ha detto, e anche a chi mi ha permesso di essere tramite di una riscoperta, e anche oggi mi ospita sulle pagine ‘ufficiali’ di Mondadori. Grazie a loro, posso aggiungere un nuovo tassello a quello già posato.

Un primo scopo che mi prefiggo nel riprendere il filo è quello, doveroso, della rettifica.

Ho commesso un paio di imprecisioni, nel pezzo di luglio, che è bene che corregga, anche perché la sfortuna ha voluto che riguardino una sola persona: Enrica Zunic’.

Ho scritto: “Enrica Zunic’ condivide con Treves una menzione al premio Omelas.” Ho sbagliato: il premio Omelas vede Enrica Zunic’ tra le organizzatrici.

Ho inoltre omesso il suo nome tra le autrici dell’antologia “Materia Oscura”, dove Zunic’ è presente con il racconto “Di fango e di fuoco”.

Per questi errori rivolgo all’autrice le mie più vive scuse.

Un altro scopo di questo aggiornamento è: l’integrazione. L’articolo di luglio aveva un taglio preciso, si concentrava su autrici e operatrici che con la fantascienza avevano avuto un rapporto stretto, importante e il più delle volte ‘dall’interno’, eccezion fatta per alcune accademiche o autrici mainstream, la cui citazione concorreva alla creazione di un discorso storico e organico. Ma quando si decide di guardare in una direzione, inevitabilmente se ne escludono altre, che qui intendo almeno prefigurare: con nomi di donne che hanno contribuito al lavoro di divulgazione e critica della SF in modi diversi da quelli già considerati.

Penso a Lidia Curti, anglista, docente all’Università di Napoli “L’Orientale” e autrice-curatrice di testi di ricerca e indagine della contemporaneità. Uno di essi è “Femminismi Futuri. Teorie / Poetiche / Fabulazioni” (Iacobellis Editore, 2019), con cui Curti ha dato un deciso contributo alla conoscenza di autrici che rivendicano il valore trasformativo delle storie di fantascienza. La raccolta di saggi è curata da Curti con Antonia Anna Ferrante e Martina Vitale e contiene saggi delle tre studiose e di Silvana Carotenuto, Olga Solombrino, Tiziana Terranova, Roberta Colavecchio, Alessandra Ferlito, Stamatia Portanova, Luciana Parisi, Suzanne Livingston, Ann Greenspan.

Come Curti, anche Liana Borghi ha lavorato in questo senso: teorica e attivista femminista, ha dato un contributo decisivo alla divulgazione in Italia di voci come quella della filosofa Donna Haraway, che influenza la fiction di fatascienza ormai da decenni. Oltre a ciò, Borghi ha favorito occasioni di incontro tra scritture e tra autrici, muovendosi nel quadro della critica queer e favorendo ‘intramazioni’: questo il titolo dell’ultimo convegno, del 31 ottobre 2021, che ha organizzato insieme a Clotilde Barbarulli, dedicato proprio a Neomaterialismo e fantascienza femminista: intramazioni”. Al convegno partecipano Nicoletta Vallorani, Giuliana Misserville, Ilenia Caleo, Federica Fabbiani, Angelica De Palo, Elisa Franco, Roberta Mazzanti, Maria Nadotti, Tamara Taher, Fabrice Dubosc e chi scrive.

Pochi giorni dopo il convegno, Borghi è morta a causa di una lunga malattia; giusto sei mesi dopo Lidia Curti, mancata a fine aprile 2021.

Estraneità al fandom e ai ‘canoni’ del genere letterario non hanno impedito alla blogger Liliana Marchesi di aprire nel 2014 ‘il primo sito italiano dedicato alla Distopia’. Parlo di Leggere Distopico, presto diventato una folta community, che si è contraddistinto per l’efficace divulgazione di titoli distopici e postapocalittici verso un pubblico giovane e diverso da quello specializzato. Liliana Marchesi è anche autrice di diversi romanzi distopici (tra i quali “Cavie”, La Corte, 2020) e dopo aver ceduto la conduzione di Leggere Distopico si dedica oggi al suo lavoro di scrittrice e all’attività professionale di aiuto al self publishing.

Una scrittrice legata alla fantascienza “dall’interno” è Barbara G. Tarn, che si descrive come ‘narratrice e creatrice di mondi’. Autrice prolifica, spazia dall’urban fantasy alla letteratura per l’infanzia, con la predilezione per la fantascienza avventurosa, in elaborate saghe come Star Minds. Barbara G. Tarn scrive primariamente in inglese e gran parte della sua produzione è autopubblicata: la cosa mi avrebbe portata a non includerla in questa rassegna, se la stessa Tarn non mi avesse scritto, in risposta a una mia esplicita richiesta.

Ai primi di ottobre, pochi giorni prima della convention fantascientifica Stranimondi, ho pubblicato sul mio blog e profilo social un invito alla costruzione collettiva di questo percorso di riscoperta delle autrici. Va da sé che il mio invito non si riferiva assolutamente ad autocandidature, ma dopo uno scambio di mail con Tarn mi sono chiesta: perché no? Perché non prendere in considerazione uno specifico percorso di autopubblicazione, se dotato di consapevolezza, persistenza nel tempo e risultati oggettivi? Tra essi, la partecipazione come panelist a una Wordcon a Londra, menzioni speciali in concorsi internazionali, un’apparizione su ROBOT come autrice emergente e ottimi numeri di vendita dei suoi romanzi, che da qualche anno Tarn pubblica anche in italiano.

Un altro contributo seguito al mio appello arriva da Enrico di Stefano, fantascientista siciliano, che mi ha segnalato Rosaria Leonardi: fa parte dell’organizzazione del Premio Italia ed è componente attivissima della Aetnacon, organizzazione che proprio quest’anno ha ospitato la Italcon ed è presente da tanto in Sicilia. Spesso, il lavoro di organizzazione e supporto agli eventi non è meno importante della scrittura, dunque Leonardi merita considerazione come costruttrice della nostra letteratura.

Ultima ma non ultima, anche Milena Debenedetti ha risposto al mio appello: già nominata nel mio articolo di luglio, ha condiviso con me alcune esperienze relative ai difficili Anni Novanta, quando a scrivere fantascienza in Italia c’erano lei, Nicoletta Vallorani e poche altre donne. Insieme abbiamo ragionato su un quesito importante: nel percorso accidentato della scrittura, cosa contrapporre alla solitudine, allo scoraggiamento, alla frustrazione del non essere riconosciute? Alla fatica di essere definite solo sulla base della propria “differenza”? Alla constatazione di non essere viste come normali scrittrici degne di normale considerazione?

E forse questa ultima domanda arriverebbe meglio se formulata al maschile, per chi intende il maschile come neutro sovraesteso: cosa contrapporre al rifiuto spesso inconsapevole, quindi radicatissimo, di considerare le scrittrici di fantascienza ‘normali scrittori’?

Non ho una risposta definita su come superare la frustrazione e la fatica, purtroppo intrinseche alla condizione femminile in una società con gli attuali rapporti di potere, se non l’invito a combatterli, a combattere il potere tout court, in tutti i modi praticabili, tra i quali, naturalmente, la parola.

Non ho una risposta nemmeno alla seconda domanda: non so cosa debba essere fatto per essere considerate ‘normali scrittori’ e a dirla tutta nemmeno mi interessa. Perché il concetto di ‘normale’ applicato alla fantascienza la depotenzia, e le è utile quando viene rovesciato. Da fantascientiste, riconosciamocelo a vicenda e aiutiamo i colleghi uomini a ricordarlo: nessuna e nessuno di noi è normale, ed è bene continuare a non esserlo.

Posted in Comunicazioni di servizio, Dispacci, Fantascienza

4 Responses

  1. Maurizio

    Un plauso all’ articolo e ai suoi contenuti. Mi fa inoltre piacere che Urania attraverso questo blog allarghi e perfezioni tutte le possibili conoscenze sul genere SF internazionali e nazionali. …Ancora un grazie a Giulia Abbate!

  2. Diego

    Grazie Giulia, un bellissimo articolo.
    Che bella la riflessione sul fatto di non considerare normale la fantascienza e chi scrive fantascienza.
    Da estendere anche a chi legge fantascienza! Qualche volta mi sono trovato a discutere con qualcuno che non considerava la fantascienza al pari della Letteratura con la L maiuscola, e che quindi non considerava un vero (normale) lettore chi la leggeva.
    Ma io non voglio esserlo e mi sono sempre orgogliosamente considerato, come penso chiunque legga FS, fortunato ad amare questo genere di letteratura grandangolare.
    Augurissimi di Buone Feste! :o)

  3. Giulia Abbate

    Ringrazio per questi commenti!
    Grazie, Maurizio, per apprezzare il lavoro della testata, mi unisco a te e sono grata dell’ospitalità e dello spazio che Urania e Franco Forte mi hanno dato.
    E grazie, Diego, per le tue considerazioni. In effetti anche io, tornando sull’articolo, e pensando a chi lo avrebbe letto, mi ero detta: ma mica solo chi la scrive è fuori dallo standard! Mi fa piacere apprendere dunque del tuo speculare orgoglio, e ti ringrazio per aver aggiunto questo preziosissimo pezzo.

  4. Silver Apple

    Il motivo per cui leggo e apprezzo le scrittrici di fantascienza italiane è proprio che sono donne che scrivono romanzi “normali” e non “romanzi scritti da donne”.
    Penso anche che quella che nell’articolo viene chiamata differenza sia in realtà un’alterità di cui andare orgogliose, una preziosa zona dell’immaginario non colonizzata.
    Credo che rinunciare a mimetizzarsi con la realtà sia l’unica scelta narrativa in grado di raccontare delle storie in un Paese incapace di raccontarsi o che crede di raccontarsi attraverso l’autofiction di qualcuno che ha cambiato città per lavoro, l’autofiction di qualcuno che è tornato al paesello dopo molti anni che aveva cambiato città per lavoro, l’autofiction di qualcuno che ha una famiglia incasinata, le esiziali saghe familiari simil fiction di Rai Uno spesso purtroppo pesantemente “scritte da donne” o i giallini piccolo borghesi innocui, consolatori ed inutili.
    In Italia il fantastico è l’antidoto contro il Premio Strega o il nulla della storia infinita che avanza (che sono la stessa cosa).
    Devo aggiungere che spesso le autrici italiane le trovo più mature a livello artistico e più centrate anche rispetto ai temi che scelgono di trattare, se messe a confronto con altre proposte che hanno dalla loro il marketing. Molte delle nuove voci della fantascienza americana io le ho trovate in realtà appiattite su una forma di young adult educational molto didascalica e maldestra in una fase in cui la sistematica “young adultizzazione” della fantascienza sembra essere lo standard, per lo meno negli Stati Uniti.
    Non mi fa più arrabbiare che la fantascienza italiana continui ad essere ignorata dalla critica ufficiale (per incapacità della critica ufficiale) perché di fianco ad una produzione narrativa matura è nata anche una critica letteraria e sociale che metta tutto in prospettiva con la competenza che questo compito richiede.

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