Isaac Asimov, “Abissi d’acciaio”, Urania Collezione n. 229, febbraio 2022
Isaac Asimov, “Abissi d’acciaio”, Urania Collezione n. 229, febbraio 2022
“Nel Secolo del Carbone la gente imprecava contro la macchina a vapore; in una commedia di Shakespeare un personaggio lamentava l’invenzione della polvere da sparo. Mille anni dopo ci si lamentava per la fabbricazione del cervello positronico.”
La New York del futuro non è una città confortevole.
È un po’ come se la vita avesse divorziato dalla natura, soggiogandola: milioni di persone vivono stipate in livelli sotterranei, vere e proprie caverne d’acciaio protette da un enorme “tetto” e da alte recinzioni all’intorno, che la isolano dalla desolazione degli spazi aperti.
I suoi abitanti, in particolare i gruppi ultra-conservatori dei medievalisti, sono diffidenti verso tutto: innanzitutto verso l’aria aperta; poi verso gli Spaziali, che hanno colonizzato i Mondi Esterni; e soprattutto verso quei maledetti robot che vengono da fuori per “rubargli i posti di lavoro”.
Ma da quando gli Spaziali hanno fondato Spacetown, la loro città alle porte di New York, fatta di cupole spaziose, lussuose e brulicanti di robot, la tensione tra i due mondi diventa palpabile. Tra invidie, rivolte e incidenti, è solo questione di tempo prima che ci scappi il morto.
Un giorno, uno Spaziale viene ucciso con un colpo di fulminatore, e la sua gente è certa che sia opera di un Terrestre invidioso. L’omicidio rischia di diventare l’innesco di un vero e proprio incidente diplomatico interplanetario.
L’unico modo per venirne fuori, per i Terrestri, è trovare l’assassino per primi .
L’arduo compito viene affidato al miglior poliziotto della City: Elijah Bailey, agente investigativo del Dipartimento di Polizia della Città di New York. Ma Elija non agirà da solo, dovrà lavorare gomito a gomito insieme a un poliziotto Spaziale: R. Daneel Olivaw.
Dove la “R” sta per robot.
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