Urania Collezione 135: Il Vagabondo dello spazio

aprile 3rd, 2014

VAGABONDOPREVAbbandonato su un asteroide, condannato a morire, salvato dalla più “vagabonda” entità della galassia: è Crag il ribelle, primo e più famoso dei duri della fantascienza. Ma fino a oggi la sua odissea tra la Terra, Marte e la fascia degli asteroidi si era potuta leggere soltanto in un’edizione cui mancavano: a) i pungenti riferimenti satirici alla società del terzo millennio; b) una celebre, censuratissima “pubblicità necrofila”; c) una delle più ammiccanti scene di voyeurismo del turismo interplanetario (al Luxor di Marte), per non parlare di altri particolari ritenuti, ai
tempi, troppo “forti” per il lettore italiano. Al tutto è stato ovviato in questa nuova traduzione, la prima integrale dal 1958.

FREDRIC BROWN Nato nel 1906 e morto nel 1972, è stato un prolifico romanziere americano, noto sia per i suoi sorprendenti romanzi a intreccio (gialli e suspense, di fantascienza o autobiografici), sia per i celebri racconti brevi, il più famoso dei quali è forse “Sentinella”. Negli anni Trenta e Quaranta Brown ha scritto soprattutto short stories, passando al romanzo nel dopoguerra con un memorabile noir, The Fabulous Clipjoint (Il sangue nel vicolo, 1947), con cui vinse il premio Edgar Allan Poe. I suoi personaggi più famosi sono la coppia di investigatori Ed e Am Hunter, tornati in numerosi romanzi dopo Il sangue nel vicolo. I romanzi di fantascienza sono: Assurdo universo, Marziani, andate a casa!, Il vagabondo dello spazio, Progetto Giove e Gli strani suicidi di Bartlesville. Mondadori ha pubblicato la raccolta completa dei racconti di sf di Fredric Brown, Cosmolinea B-1 e Cosmolinea B-2, da poco ristampata nella collezione “Millemondi”

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I capolavori di Urania 1605: Ossa della terra

aprile 3rd, 2014

OSSAPREVRichard Leyster si occupa di dinosauri e il suo mondo naturale è il Mesozoico, ma quando gli viene offerta l’impensabile opportunità di andarci, si imbatte in una forma di vita molto più misteriosa del previsto. Tramutatosi in investigatore, dovrà scoprire cosa si nasconde nel
passato e al tempo stesso, non fare niente che possa creare una contraddizione nel flusso cronologico. Se il sogno dei paleontologi è visitare altre epoche, Leyster dovrà tenere conto anche del fattore umano e prevenire gli scopi poco chiari di gente disposta a tutto, compresi i fanatici del suo tempo. Ma la passione per il mistero resta la più forte e Richard Leyster va…

PREMIO HUGO 2000 NELLA VERSIONE BREVE:
SCHERZO WITH TYRANNOSAUR
MICHAEL SWANWICK Nato nel 1950, vive a Philadelphia in Pennsylvania. È senz’altro uno dei maggiori autori americani degli ultimi trent’anni ma anche, paradossalmente, uno dei meno celebrati. Ha al suo attivo molti racconti e romanzi di successo e ha vinto il premio Nebula con Domani il mondo cambierà (Stations of the Tide, 1991, pubblicato in “Urania” n.”1236). Tra i suoi romanzi più noti ricordiamo anche Il tempo dei mutanti (In the Drift,1984) e L’intrigo Wetware (Vacuum Flowers, 1987). Ossa della Terra (Bones of the Earth) è un piccolo capolavoro del 2002.

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Urania Collana 1602 : Coyote

gennaio 6th, 2014

coyote prevLa luna maggiore del pianeta Orso, nel sistema 47 Ursae Majoris, ha il poco simpatico nome di Coyote, un animale decisamente infido. Eppure si presenta come un mondo ideale, ricco di una flora e una fauna interessantissime, tanto che l’autore, l’americano Allen Steele, ha potuto ambientarvi una lunga e popolare serie di romanzi. Questo è il primo e ci riporta alle origini della serie, quando l’astronave Alabama, rubata a un’odiosa dittatura terrestre e governata dai ribelli, comincia il suo viaggio a due decimi della velocità della luce, impiegando ben duecentotrent’anni per raggiungere la sua meta. Le sorprese cominciano al risveglio dalla biostasi, quando i membri dell’equipaggio si imbattono nel primo indovinello: il romanzo epico, i “murales” e il misterioso messaggio che Leslie Gillis – un compagno di viaggio risvegliatosi prima del tempo – ha disseminato nella nave come una folle traccia.

ALLEN STEELE Nato nel 1958 a Nashville, in Tennessee, ha vinto il premio Hugo nel 1996 e 1997 con due celebri space opera, La morte di Capitan Futuro e Where Angels Fear to Tread. “Urania” ha pubblicato molti suoi popolari romanzi: Discesa sulla Luna (n. 1270), La fortezza sulla Luna (n..1298), 2049 Contea di Clarke (n. 1321), L’ultimo giorno di William Tucker (n. 1343), Orbita Olympus (n. 1386), L’universo sul fondo (n. 1411) e Galassia nemica (n. 1566).

 

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“Premio Jacono 2013”

ottobre 15th, 2013

 DA CARLO JACONO A FRANCO BRAMBILLA

 

IL FUTURO CHE SARA’

 

Premio Jacono 2013”

 

19-27 ottobre 2013

 

 Spazio Excalibur

 Corso Genova, 114 – Vigevano (PV)

 premiazione – sabato 19 ottobre 2013, ore 18

 inaugurazione mostra – sabato 19 ottobre 2013, ore 15

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In occasione della Rassegna Letteraria 2013 (http://rassegnaletterariavigevano.jimdo.com), presso Spazio Excalibur, la galleria di Vigevano dedicata all’arte, l’illustrazione e il fumetto, si terrà la VI edizione del “Premio Jacono”, quest’anno assegnato a Franco Brambilla, dal 2000 illustratore delle copertine di “Urania”. Alla premiazione saranno presenti Franco Brambilla, il curatore di “Urania” Giuseppe Lippi, autori e illustratori italiani.

In concomitanza con il premio, sempre presso lo Spazio Excalibur (www.spazioexcalibur.info) sarà allestita la mostra “Il Futuro che sarà”, con opere di Carlo Jacono e Franco Brambilla.

La mostra è aperta dal 19 al 27 ottobre, tutti i pomeriggi dalle 16 alle 19 – ingresso libero

 

 IL “PREMIO JACONO”

Nato per celebrare il maestro dell’illustrazione italiana, conosciuto soprattutto per le migliaia di copertine realizzate per i “Gialli Mondadori” e “Segretissimo”, il “Premio Jacono” è giunto alla sua sesta edizione.

Viene assegnato ogni anno all’autore contemporaneo che maggiormente si avvicina a Jacono, non tanto per lo stile quanto per la costanza della qualità artistica. Le edizioni passate, dedicate ognuna a uno specifico genere (western, spy story, giallo), hanno visto tra i premiati Claudio Villa, copertinista di “Tex”, Victor Togliani, fantasioso creatore di mondi fantascientifici per “Urania” o inquietanti per “Segretissimo” e Giuseppe Rava autore di spettacolari illustrazione di ambientazione storico militare. L’edizione 2013 del premio sarà assegnata a un autore dal grande impatto visivo, che dal 2000 realizza le copertine di “Urania”: Franco Brambilla. Quest’anno, infatti, il focus del Premio è dedicato all’illustrazione fantascientifica, poiché Carlo Jacono è stato uno dei principali collaboratori di “Urania”, la collana con cui Giorgio Monicelli ha fatto conoscere la fantascienza in Italia. Fin dal 1952, e per oltre dieci anni, Jacono ha realizzato le illustrazioni interne dei romanzi per poi dipingere, dal 1958 al 1960, anche le copertine, in sostituzione di Caesar.

 

IL FUTURO CHE SARA’ – LA MOSTRA

 Se nulla accade a caso è certo una bella coincidenza che Franco Brambilla cominci la sua longeva collaborazione con “Urania” poco dopo che Carlo Jacono ha smesso per sempre di dipingere. I due illustratori non si conoscono ma benché lontanissimi nel modo di lavorare, Jacono artista del pennello Brambilla maestro nell’uso del computer con il quale crea sono modelli tridimensionali, hanno in comune una visione ipertecnologica del futuro.

 Tra le opere in mostra una selezioni di tavole in bianco e nero realizzate da Jacono negli anni 50 per le pagine interne di Urania e alcune copertine sopravvissute alla distruzione dell’archivio Mondadori. Accanto agli originali una selezione delle opere stampate e alcune opere della sua produzione realizzata per i paesi del nord Europa.

 Oltre a questi lavori editoriali vengono presentate le sue “cartoline“ della serie Invading the vintage. Da sempre appassionato di fantascienza, Brambilla, accanto al suo lavoro di illustratore si è divertito a contaminare con i protagonisti delle saghe del cinema e della tv più amate e conosciute le cartoline degli anni ’50/’60 creando un mondo alternativo unico.

 Dopo lo Spazio Excalibur di Vigevano la mostra sarà esposta da novembre 2013 a gennaio 2014 a WOW Spazio Fumetto, il museo del fumetto e dell’illustrazione di Milano, e al MuFant, il Museo della fantascienza di Torino.

 

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Le (altre) donne della SF italiana

dicembre 17th, 2022

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Le (altre) donne della SF italiana

di Giulia Abbate

 

Dopo l’uscita dell’articolo “Le donne della SF italiana”, sul Millemondi “Primo Contatto” di luglio 2022, ho avuto diversi e interessanti confronti: più persone mi hanno raccontato di essere state invogliate a nuove letture, e di voler riscoprire le scrittrici citate. Sono profondamente grata a chi me lo ha detto, e anche a chi mi ha permesso di essere tramite di una riscoperta, e anche oggi mi ospita sulle pagine ‘ufficiali’ di Mondadori. Grazie a loro, posso aggiungere un nuovo tassello a quello già posato.

Un primo scopo che mi prefiggo nel riprendere il filo è quello, doveroso, della rettifica.

Ho commesso un paio di imprecisioni, nel pezzo di luglio, che è bene che corregga, anche perché la sfortuna ha voluto che riguardino una sola persona: Enrica Zunic’.

Ho scritto: “Enrica Zunic’ condivide con Treves una menzione al premio Omelas.” Ho sbagliato: il premio Omelas vede Enrica Zunic’ tra le organizzatrici.

Ho inoltre omesso il suo nome tra le autrici dell’antologia “Materia Oscura”, dove Zunic’ è presente con il racconto “Di fango e di fuoco”.

Per questi errori rivolgo all’autrice le mie più vive scuse.

Un altro scopo di questo aggiornamento è: l’integrazione. L’articolo di luglio aveva un taglio preciso, si concentrava su autrici e operatrici che con la fantascienza avevano avuto un rapporto stretto, importante e il più delle volte ‘dall’interno’, eccezion fatta per alcune accademiche o autrici mainstream, la cui citazione concorreva alla creazione di un discorso storico e organico. Ma quando si decide di guardare in una direzione, inevitabilmente se ne escludono altre, che qui intendo almeno prefigurare: con nomi di donne che hanno contribuito al lavoro di divulgazione e critica della SF in modi diversi da quelli già considerati.

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“Il problema dei tre corpi” di Cixin Liu

novembre 3rd, 2019

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Oscar Vault

a cura di Beppe Roncari

“Il Problema dei Tre Corpi” di Cixin Liu

 

Cixin Liu, "Il Problema dei Tre Corpi"

Cixin Liu, “Il Problema dei Tre Corpi”, Mondadori Oscar Fantastica

“Non rispondete!

Non rispondete!!

Non rispondete!!!”

 

È questo il contenuto del primo messaggio proveniente da un altro mondo ricevuto da un essere umano secondo Cixin Liu. A leggerlo è la scienziata cinese Ye Wenjie, astrofisica, che rimane ancora più sconvolta nel decriptare la seconda comunicazione aliena:

 

“Questo pianeta ha ricevuto il vostro messaggio.

In questo mondo io sono un pacifista. La vostra civiltà è fortunata che sia stato io il primo a intercettarvi. Vi avverto: Non rispondete! Non rispondete!! Non rispondete!!!

Esistono decine di milioni di stelle nella vostra direzione. Fintanto che non risponderete, questo mondo non sarà in grado di individuare la fonte della trasmissione.

Ma se risponderete, verrete immediatamente localizzati. Il vostro pianeta sarà invaso. Il vostro mondo verrà conquistato.

Non rispondete! Non rispondete!! Non rispondete!!!”

 

Pubblicato in cinese nel 2007 “Il problema dei tre corpi” (semplicemente 三体, “Tre corpi”, in lingua originale) è stato il primo romanzo di un autore asiatico a vincere il Premio Hugo, nel 2015. In Italia è stato pubblicato nel 2017 da Mondadori Oscar Fantastica, seguito nel 2018 da “La materia del cosmo” (黑暗森林, 2008, in inglese The Dark Forest) e “Nella quarta dimensione” (死神永生, 2010, in inglese Death’s End).

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Fritz Leiber, argentea testa d’uovo

giugno 26th, 2014

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Tra gli scrittori che hanno esordito all’inizio della prima Età d’oro della fantascienza americana, cioè intorno al 1939, Fritz Leiber è il più eccentrico. Anche lui ha pubblicato su “Astounding” e “Unknown”, allora riviste leader del settore, ma si è subito distinto per una voce dal timbro speciale. Rispetto alla pattuglia di autori che si apprestavano a inventare la sf tecnologica, Leiber ha cantato un lungo assolo, parlando di moderni sortilegi più in linea con il mainstream letterario che con il genere. E quando è passato alla sf ortodossa ne ha fatto un uso disinvolto e personale, ponendo quasi dal nulla le premesse della social sf. Anziché celebrare le conquiste di una tecnologia titanica, o il gigantismo dell’uomo che si espande in un universo di stelle e soprattutto di macchine, ha voluto mostrarne il lato in ombra. Leiber è stato un artista dei chiaroscuri, dei terrori che nasconde l’ignoto, delle società future stregate perché è stregata la mente degli esseri umani. Fertile e ossessivo, dotato di un macabro senso dell’umorismo ma soprattutto di una prosa ricca e anti-banale, tesserà negli anni un vero e proprio arazzo in nero dell’America, lasciando intravedere, oltre il tessuto, le meraviglie di un cosmo a più dimensioni che normalmente ci sfiorano soltanto ma che a volte prendono possesso di noi. Per Leiber non sono i razzi a collegarci intimamente allo spazio ma i nostri nervi. Le stelle nere, i vortici dell’assurdo, i mondi inesplorati non rispondono a un navigatore razionale quanto all’inconscio, di cui l’universo è un’immagine specchiata. Visto in quest’ottica, Fritz Leiber non è solo un originale autore del fantastico o un acuto antiutopista, ma una voce che parla con accenti riconoscibili dell’America di oggi e di ieri, della solitudine nelle sue città, dei molti ruoli che donne e uomini sono chiamati a recitare sulla scena della vita (figlio d’arte, è affascinato da un senso del teatro che risalta in buona parte della sua narrativa). Di più, è un uomo colto nel senso in cui lo sono di solito gli scrittori europei: mentre per gli americani quello che conta è il know-how, la cultura sul campo, per il nostro il lato umanistico è importante e le sue sfide sono anche, e soprattutto, sfide della mente.

Nato a Chicago nel 1910, da una coppia di attori come Poe (suo padre, Fritz Leiber senior, è riconoscibile nel ruolo dell’altissimo prete che accompagna Charlie Chaplin alla ghigliottina nel finale di Monsieur Verdoux), il giovane Fritz Reuter Leiber non ha avuto una vita avventurosa né premature esperienze amorose. La sua autobiografia giovanile, uscita anche in italiano nel volume La luce fantasma, si intitola Poco disordine e poco sesso precoce. Questo giovanotto alto, magro e affascinante come il padre, è alquanto solitario; scrive lunghe lettere a H.P. Lovecraft, dal quale riceve incoraggiamento per la sua vocazione letteraria, e gradualmente si sforza di trovare una propria voce. Pubblicherà i primi racconti fantastici su “Unknown” e “Weird Tales”, raccogliendoli più tardi nel volume dal titolo shakesperiano Neri araldi della notte (Night’s Black Agents, 1947). Non si accontenterà di spettri derivati né di imitazioni: c’è della fantascienza nei suoi terrori, ma soprattutto c’è la modernità della notte americana, l’eleganza del palcoscenico. In uno dei racconti più famosi della raccolta, “Fantasma di fumo”, lo smog e i residui tossici dell’industria materializzano uno spettro al passo con i tempi, paragonabile forse solo allo “It” di Theodore Sturgeon, e tuttavia più urbano; ne “I sogni di Albert Moreland” un uomo solo gioca, notte dopo notte, una partita a scacchi contro un avversario fantomatico che vede in sogno: dall’esito della partita dipenderà la sorte del mondo reale. Una scena semplice eppure di grande pathos, dove la tensione nasce dalla disperata solitudine del giocatore. In storie memorabili come “Ai raggi X”, la ricerca dell’ignoto va di pari passo con la rappresentazione di ambienti attuali e personaggi credibili, simili a noi.

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Ian Watson

giugno 2nd, 2014

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Notissimo per aver scritto il soggetto cinematografico di A.I. Iintelligenza artificiale (il film di Stanley Kubrick-Steven Spielberg tratto dal racconto di Brian W. Aldiss), Ian Watson (n. 1943) ha esordito nel 1969 con il racconto “Roof Garden Under Saturn”, apparso sulla rivista “New Worlds”. A partire dal 1976, questo ex-insegnante d’inglese ed ex-professore di futurologia al Politecnico di Birmingham (con relativi corsi sulla fantascienza) si è dedicato alla letteratura a tempo pieno. Diversi romanzi e molti racconti sono apparsi anche in italiano, dove la sua opera è stata costantemente seguita da “Urania”. Il romanzo d’esordio di Watson, The Embedding (1973), è uscito – con il titolo Il grande anello, 1979 – nella collana “Sigma” di Moizzi, che ha presentato diverse opere notevoli degli anni Settanta; mentre quello stesso anno vede l’inizio delle traduzioni di Watson nella nostra collezione, che fa uscire Miracle Visitors del ’78 come La doppia faccia degli UFO. L’anno successivo, 1980, è sempre “Urania” a proporre un’importante antologia apparsa in Inghilterra nel ’79, The Very Slow Time Machine (Cronomacchina molto lenta). Come autore di racconti Watson è originale e prolifico: ne ha scritti oltre cento.

Benché le sue brillanti short stories continuino ad apparire in appendice a “Urania” e su altre pubblicazioni – una per tutte, la pluriristampata “Convention mondiale del 2080” – bisogna aspettare il 1986 prima di vedere un altro romanzo di Watson nella nostra lingua. E’ Il libro del fiume (The Book of the River, 1983), compendio di quattro parti uscite originariamente sul “Magazine of Fantasy and Science Fiction” e seguito poi da Il libro delle stelle (The Book of Stars, 1984; tr. it. 1988) e Il libro delle Creature (The Book of Being, 1985; tr. it. 1988), tutti apparsi sulle nostre pagine nella traduzione di Laura Serra. In questa edizione omnibus offriamo i due romanzi iniziali, mentre il terzo seguirà su “Urania”. E’ il tentativo di Watson di comporre un vasto affresco a metà tra la fantascienza e il fantastico, e gli conquista le simpatie di un pubblico più vasto. Nel 1990 la “Biblioteca di Nova SF” recupera God’s World del 1979 (Il pianeta di Dio), un romanzo a sfondo metafisico in cui la nostra razza riceve in dono la propulsione interstellare, ma solo un gruppo ristretto di individui viene scelto per raggiungere il pianeta dei donatori e incamminarsi sulla strada di un’imprevedibile trasformazione. Nel 1997 appare su “Urania” L’ultima domanda (Hard Question, 1996), un thriller tecnologico ricco di sorprese, e nel 2000 Superuomo legittimo (Converts). Intanto, nel 1999 l’Editrice Nord ristampa, nelle proprie collane, Il grande anello e La doppia faccia degli UFO, cambiando i titoli a entrambi: diventano rispettivamente Riflusso  e L’enigma dei visitatori. Nel 2002 esce su Urania Il mistero dei Kyber (Under Heaven’s Bridge, un romanzo del 1981 scritto in collaborazione con Michael Bishop). Nel 2004 Hobby & Work fa uscire Draco (id., 2002) e Harlequin (id., 2004). Nel 2005 replica “Urania” con L’anno dei dominatori (Mockymen, 2003), mentre Hobby & Work presenta I figli del caos (Caos Child, 2004).

Tra i romanzi che restavano inediti in Italia, e che “Urania” ha riproposto recentemente, Creatura del fuoco (1988) è uno dei più originali per concezione e sfondo storico, con un richiamo alle scoperte dell’alchimia che non suonerà fuori luogo in chiave fantascientifica; mentre rimangono da scoprire The Jonah Kit (1975), vincitore del premio British Science Fiction; The Gardens of Delight (1980), Deathhunter (1981), Chekhov’s Journey (1983), Queenmagic, Kingmagic (1986), Whores of Babylon (1988) e The Flies of Memory (1990) fra i testi più notevoli.

Nel giudizio di John Clute e Peter Nicholls, forse i migliori studiosi contemporanei della fantascienza inglese, “la narrativa di Ian Watson, a volte obbiettivamente ardua nella sua complessità, può essere vista come una vivace rivolta contro l’oppressione intellettuale e politica, ma anche come una dichiarazione dei limiti – almeno per quanto riguarda gli esseri umani – del concetto di realtà. Quest’ultimo, essendo stato creato su misura dei nostri ristretti canali percettivi, risulta soggettivo e parziale; il tentativo umano di accedere a realtà più complesse, attraverso metodi che vanno dalle droghe alle discipline linguistiche, dalla meditazione a un’educazione radicalmente innovata, non sarà mai completamente coronato dal successo. L’umanità è troppo limitata, troppo poca cosa per afferrare la realtà nel suo complesso. Ian Watson è forse lo scrittore di fantascienza contemporaneo che meglio sintetizza questi temi, e il meno illuso”.

 

G.L.

 

 

 

 

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Poul Anderson

giugno 2nd, 2014

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È ben nota a tutti i lettori di fantascienza la distinzione tra due modi diversi di intenderla e interpretarla: secondo tale distinzione esisterebbe, da un lato, una produzione attenta in particolar modo all’evoluzione della tecnologia, con le sue implicazioni sull’esistenza dell’umanità nel futuro. Come illustre precursore di tale concezione normalmente si citano il francese Jules Verne e, all’interno del genere, il suo stesso fondatore, Hugo Gernsback, che nel romanzo Ralph 124C421 + non sembra far altro che elencare situazioni future generate da invenzioni tecnologiche. Dall’altro lato un manipolo non sparuto di scrittori, prendendo le mosse dalle opere di Herbert George Wells, si propone di lasciare in prospettiva lo sfondo tecnologico e di focalizzare le storie sui valori dei protagonisti, sulle ripercussioni morali, psicologiche, sociali, degli eventi futuri. Tale produzione, definita normalmente “umanistica” per distinguerla dalla consorella, denominata “tecnologica” o “hard sf”, conta tra i suoi artefici personalità di rilievo come Theodore Sturgeon, Ray Bradbury, James Ballard e altri.

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Michael Swanwick

maggio 1st, 2014

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È il celebre autore di Domani
il mondo cambierà, ma Ossa della Terra è un libro indimenticabile

Americano, nato nel 1950, Swanwick ha cominciato a pubblicare racconti nel 1980. La sua narrativa breve è raccolta a tutt’oggi in numerosi volumi: Gravity Angels del 1991, cui sono seguiti A Geography of Unknown Lands (1997), Moon Dogs (2000) e Tales of Old Earth (2001). In Italia se ne sono avute traduzioni in “Millemondi” Mondadori, nell’antologia Cyberpunk dell’Editrice Nord, ecc.

Tra i romanzi, a parte il fantasy The Iron Dragon’s Daughter del 1993, gli altri sono ricchi di riflessioni morali sul presente e il futuro prossimo, e hanno meritato attenzione e considerazione sia da parte della frangia cyberpunk che dei critici interessati a una rinascita della sf “umanistica”, come è stata definita per differenziarla dal filone tecnologico.

Il suo primo romanzo, In the Drift (1985), è ambientato in un mondo alternativo in cui l’esplosione nucleare di Three Miles Island è avvenuta realmente. Nel 1987 esce Vacuum Flowers (L’intrigo Wetware, Editrice Nord): all’apparenza una storia di viaggi nel sistema solare, in realtà una meticolosa descrizione del regime economico che vige nella Fascia degli asteroidi (una spietata plutocrazia commerciale), fino al desolato ritratto di una Terra dominata dalle intelligenze artificiali e totalmente spersonalizzata, visto che è possibile acquistare una nuova individualità sotto forma di microchip e diventare in un batter d’occhio un’altra persona.

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