Dispacci

Tutti i colori di Martin

marzo 19th, 2010

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George R.R. Martin e Sergio Altieri ospiti delle frequenze di Radio2, sabato alle 13.00.

Sabato 20 marzo l’acclamato scrittore di fantasy e fantascienza George R.R. Martin sarà ospite di Radio2, nella cornice della trasmissione Tutti i colori del giallo. Luca Crovi, il conduttore del programma, intervisterà l’autore delle epiche Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, pubblicate in Italia da Mondadori e approdate in edicola grazie alle Grandi Saghe Fantasy di Urania.

Il pluripremiato autore americano (nel suo palmares spiccano le massime onoreficenze nel mondo del fantastico, i premi Hugo e Nebula, oltre a diversi Locus, World Fantasy e Bram Stoker Award), discendente da una famiglia di origini italiane (il cognome originario del suo bisnonno era infatti Massacola), sarà accompagnato dall’editor Sergio Altieri, nella duplice veste di traduttore e grande conoscitore della sua opera.

L’appuntamento è fissato per domani, su Radio2, a partire dalle 13.00. Buon ascolto!

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William Tenn (Philip Klass, 1920-2010)

febbraio 8th, 2010

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Ci ha lasciati Philip Klass, divenuto celebre negli anni ’60 con le sue storie di fantascienza satirica scritte sotto lo pseudonimo di William Tenn.

Lo scrittore William Tenn, pseudonimo di Philip Klass, si è spento ieri all’età di 89 anni. Era nato il 9 maggio 1920 a Londra, ma all’età di 2 anni si era trasferito con la famiglia in America. Cresciuto a Brooklyn, aveva prestato servizio in Europa durante la Seconda guerra mondiale. Curò pubblicazioni tecniche per il laboratorio radio e radar dell’aeronautica USA e fu addetto ai Bell Labs. Il suo racconto d’esordio è “Alexander the Bait” (in italiano “Alexander l’esca”, pubblicato dall’Editrice Libra nel volume I canti della Terra lontana), pubblicato nel 1946 sulle pagine di Astounding SF. Per stessa ammissione dell’autore, si trattava di un racconto “buono abbastanza solo per essere pubblicato”: il confronto con gli altri scrittori gli sarebbe stato da sprone per inseguire un’incessante opera di perfezionamento.

Verso la metà degli anni ’60, Tenn si spostò con sua moglie Fruma Klass (sposata nel 1957) a State College, dove ha insegnato inglese e letteratura comparata alla Pennsylvania State University per 24 anni. Ritiratosi dalla carriera accademica, dal 1988 si erano trasferiti a Mt. Lebanon, un sobborgo di Pittsburgh. Qui era diventato uno degli animatori della locale comunità di appassionati di fantascienza, un gruppo chiamato PARSEC.

Autore dalla spiccata vena satirica, nel corso della sua carriera Philip Klass alias William Tenn ha pubblicato numerosi articoli, una sessantina di racconti e due romanzi. Gli uomini nei muri (Of Men and Monsters, 1968), espansione del racconto “The Men in the Walls” originariamente apparso su Galaxy Science Fiction (1963), era stato pubblicato da “Urania” come n. 521 nel 1969 e ristampato nel ’78 come n. 730 e ancora nel 1985 nei “Classici Urania” (n. 101). L’ultima Medusa (A Lamp for Medusa, 1968) aveva inaugurato nel 1979 la collana Biblioteca di Fantasy & Horror di Mondadori Editore. La sua bibliografia italiana è disponibile sul Catalogo Generale della Fantascienza, Horror e Fantasy, a cura di Ernesto Vegetti. Tenn si era anche distinto nella crime fiction, arrivando a curare nel 1968 un’antologia in collaborazione con Donald E. Westlake (anche noto con lo pseudonimo di Richard Stark, creatore dell’implacabile Parker): Once Against the Law.

Nella Science Fiction Encyclopedia, William Tenn è ricordato come “uno dei rarissimi scrittori genuinamente comici e incisivi di narrativa breve”. Nel 1999 gli era stato conferito il titolo di Autore Emerito dalla Science Fiction and Fantasy Writers of America (che ieri ha riportato l’annuncio della scomparsa sul proprio blog). Tra le influenze riconosciute che ha esercitato sul mondo della letteratura americana, da annoverare i consigli a Daniel Keyes nella stesura del suo romanzo Fiori per Algernon (vincitore del premio Nebula nel 1966) e gli insegnamenti a David Morrell, autore di First Blood (il romanzo del 1972 che originò il fenomeno massmediatico di John Rambo), che fu suo allievo alla Penn State University.

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Kage Baker (1952-2010)

febbraio 1st, 2010

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Un’altra grave perdita per il mondo della fantascienza: ci lascia la popolare autrice del ciclo della Compagnia.

Non è esattamente un periodo felice per gli appassionati di fantascienza e le notizie che giungono da oltreoceano non aiutano a risollevare il morale. Ieri notte, alle 1:15 ora locale della Costa Occidentale, Kage Baker si è spenta circondata dai suoi familiari a Pismo Beach, a nord di Los Angeles. Ne ha dato la notizia la sorella Kathleen Bartholomew, che si è presa cura di lei fino alla fine. Il decesso è avvenuto come conseguenza di un tumore all’utero, che era stato reso noto dalla scrittrice con una lettera pubblica all’inizio del mese scorso. Sebbene il tumore all’utero fosse stato rimosso con successo, erano state scoperte nel seguito metastasi al cervello e ai polmoni. Le ultime notizie lasciavano presagire l’inesorabile.

Nata nel 1952 nella contea di Hollywood, appassionata del periodo elisabettiano, Kage Baker aveva servito per dodici anni in Marina prima di diventare insegnante. Il suo nome singolare era la combinazione dei nomi delle sue nonne: Kate e Genevieve. Coltivava da sempre una passione per l’arte e la recitazione. Dopo l’esordio nel 1997 con il racconto “Noble Mold” (pubblicato in Italia nel 2006 con il titolo “Nobili radici” nell’antologia I cavalieri del tempo, Supplemento n. 27 a “Urania” n. 1509), aveva debuttato nel romanzo con La Compagnia del tempo (The Garden of Iden, apparso come “Urania” n. 1432 nel 2002), due storie con cui cominciava a dipingere il suo affresco di maggior successo: una potente multinazionale del futuro, la Dr. Zeus Inc., ha costruito il suo dominio commerciale sulla tecnologia dei viaggi nel tempo e controlla il passato attraverso i suoi cyborg immortali. Al primo volume del ciclo ne erano seguiti altri 8, più due raccolte di racconti, che la avevano resa popolare in tutto il mondo, con traduzioni in Francia, Germania, Spagna, Israele e Russia.

In Italia, “Urania” ha pubblicato, oltre ai titoli già menzionati, il secondo, il terzo e il quarto volume della Compagnia del tempo: Coyote nel cielo (Sky Coyote, del 1999, in “Urania” n. 1455), Mendoza a Hollywood (Mendoza in Hollywood, 2000, in “Urania” n. 1465), Il futuro in gioco (The Graveyard Game, in “Urania” n. 1486). Nella collana “Odissea Fantascienza” della Delos Books sono inoltre apparsi i romanzi brevi: Benvenuto nell’Olimpo, signor Hearst (Welcome to Olympus, Mr. Hearst, 2003) e L’imperatrice di Marte (The Empress of Mars, vincitore nel 2004 del premio Sturgeon). La sua bibliografia italiana è disponibile sul sito del Catalogo Generale della Fantascienza, Fantasy e Horror, a cura di Ernesto Vegetti.

A quanto rende noto la sorella Kathleen, il corpo di Kage verrà affidato al MedCure, un programma medico americano per chirurghi tirocinanti. In seguito sarà cremato e le ceneri torneranno tra 3 settimane ai familiari, che provvederanno alle esequie dall’isola di Catalina e da Big Sur.

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A Ernesto Vegetti

gennaio 20th, 2010

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Oggi, 20 gennaio, si svolgono a Borgomanero (NO) i funerali di Ernesto, presso la chiesa di San Bartolomeo in via Prevosto Felice Piana 51.

L’universo, che altri chiama il Catalogo, si compone di un numero indefinito e forse infinito di voci e rimandi incrociati. In un famoso progetto di riorganizzazione del mondo, Jorge-Luis Borges, un grande dell’immaginario, paragonò il cosmo a una Biblioteca composta “di un numero indefinito, e forse infinito, di gallerie esagonali… Venticinque vasti scaffali, in numero di cinque per lato, coprono tutti i lati meno uno. A ciascuna parete di ciascun esagono corrispondono cinque scaffali; ciascun scaffale contiene trentadue libri di formato uniforme; ciascun libro è di quattrocentodieci pagine; ciascuna pagina, di quaranta righe; ciascuna riga di quaranta lettere nere…” Quando il suo custode sarà morto, non mancheranno mani pietose che ne accompagneranno le spoglie “oltre la ringhiera che dalla biblioteca si spalanca sull’abisso. La sepoltura avverrà nell’aria insondabile; il corpo affonderà lungamente e si corromperà e si dissolverà nel vento generato dalla caduta, che è infinita.”
Per quanto letterarie e magniloquenti (lui era tutt’altro tipo), queste righe si adattano, forse, a ricordare Ernesto Vegetti e la sua opera, il progetto bibliografico concepito in gioventù per uso personale e curato professionalmente per tutta la vita. In questa triste occasione scopro, fra l’altro, che qualcuno ha tentato di quantificare l’inquantificabile: le voci del Catalogo sarebbero centoquindicimila e riguarderebbero ventisettemila volumi di circa quindicimila autori (la fonte è Vittorio Catani in un articolo pubblicato su Fantascienza.com). Con il che si è detto ancora poco, o niente. Il fatto è che in quest’opera labirintica ci siamo tutti noi, le nostre vite e passioni: di ognuno è indicato il luogo, la data, il numero di pagine e battute. Un altro rimando permette di vedere le immagini di quello che siamo o ci sarebbe piaciuto essere, le nostre copertine. Ognuno può diventare un uomo-libro, ha detto Ray Bradbury; se è così, Ernesto Vegetti ci ha letteralmente inventati, inserendoci in un’opera che illustra e compendia la nostra esistenza. Non lo sapeva, o forse fingeva di ignorarlo, ma era un po’ il nostro demiurgo.
Questo caro amico era diventato, da decenni, un eccellente collaboratore di tutte le case editrici impegnate nel settore. Ha aiutato Gianfraco Viviani ai tempi d’oro dell’Editrice Nord, si è prodigato per la Libra-Perseo-Elara di Ugo Malaguti, ha collaborato con enti e fondazioni impegnate nella ricerca bibliografica. E da alcuni anni collaborava volentieri con noi: le minuziose bibliografie di “Urania collezione” devono tutto a lui e hanno permesso alla collana di fare un notevole salto di qualità. Come faremo, adesso? E chi riepilogherà, nel numero del sessantennale che uscirà nell’ottobre 2012, la storia della “corazzata Urania”, come l’aveva battezzata – bontà sua -, nel volume dei cinquant’anni?
Lasciatemi dire che ci sono perdite incolmabili. Oggi, il lavoro della redazione di “Urania” non sarebbe possibile senza il Vegecatalogo. E ogni volta che lo apriremo di nuovo ricorderemo la modestia, quasi l’umiltà del suo attentissimo realizzatore. Credo che Ernesto Vegetti sia stato un uomo eccellente in molti aspetti della vita: come padre e marito, immagino, come amico e lavoratore, ma per noi è stato soprattutto un sognatore capace di non insterilirsi nelle sue fantasie, e invece, come i migliori, farne dono agli altri. Per un lettore non c’è dote più vitale della memoria, ed Ernesto Vegetti ha rappresentato per più di trent’anni questa memoria condivisa.
Sergio Altieri, Marzio Biancolino, io personalmente e tutto lo staff di “Urania” abbiamo perduto un valente amico. Il nostro Premio annuale perde un giurato ineccepibile quanto appassionato, ma da oggi, se vogliamo ricordarlo degnamente, non possiamo che rimboccarci le maniche e cercare di imitare la passione e il rigore di Ernesto.
A patto di esserne capaci.

Giuseppe Lippi

[Nella foto, Ernesto Vegetti con Ian Watson.]

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Ernesto, ciao, a presto

gennaio 18th, 2010

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Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo tributo all’amico Ernesto Vegetti di Vittorio Curtoni.

Trovarsi a vivere in un mondo senza Ernesto Vegetti è come precipitare in un incubo di Philip Dick o Edgar Allan Poe: un pezzo essenziale della realtà è scomparso, e hai voglia a cercarlo, proprio non c’è più. Quanto mi mancherano le nostre frequenti telefonate, gli incontri di persona, non riesco nemmeno a immaginarlo. Per adesso la sua essenza è solo un concetto astratto che quel grande bastardo del tempo si incaricherà di concretizzare.

In anni remoti non ci vedevamo molto di buon occhio, schierati come eravamo (e siamo rimasti) su fronti politici opposti, in tempi in cui la militanza ideologica aveva un peso decisivo. Mica come oggi, con tutto il froufrou del centro qui e centro là: noi due eravamo agli antipodi e ci fiutavamo maluccio. Sciocche intemperanze della gioventù. Quando abbiamo cominciato a frequentarci sul serio siamo diventati inseparabili, e al diavolo la politica (sulla quale lui era peraltro ferreo, oltre che preparatissimo). Al massimo ci scherzavamo su, non risparmiavamo nemmeno le battutacce, tanto nessuno dei due coltivava sogni da missionario. Andava bene così.

Ernesto era, come ha scritto Gianfranco Viviani, un uomo d’altri tempi: onestà, correttezza, senso dell’onore erano i suoi spiriti guida. Uniti a un meticoloso amore per la precisione, un’attenzione spasmodica al dettaglio, una cultura di amplissima portata, una natura cordiale e irruenta, una tendenza irrefrenabile alla sincerità, hanno fatto di lui una delle figure centrali della fantascienza (e affini) italiana. Promotore nei Settanta della World SF Italia, l’associazione che riunisce operatori e appassionati della sf, di cui è stato presidente per lunghi anni; ideatore e motore imprescindibile dell’annuale Premio Italia; creatore del grandioso Catalogo di Fantascienza, Fantasy e Horror (disponibile in rete su Fantascienza.com), l’opus magnum della sua vita; membro della giuria del Premio Urania e del Premio Galassia, nonché di chissà quanti altri premi letterari; estensore per le pubblicazioni del ramo di bibliografie impeccabili, strumenti preziosi messi a disposizione di tutti: questo, oltre a molto altro, era Ernesto Vegetti. Uomo, en passant, di una generosità sterminata, capace di dannarsi l’anima in settimane di ricerca pur di fornire tutte le informazioni che gli venivano chieste o di spendere interi giorni al telefono per rimediare ai disastri combinati col computer da analfabeti dell’informatica come il sottoscritto. Per non parlare della generosità materiale, concreta, dello spiccatissimo senso dell’ospitalità, della simpatia travolgente. Eccetera.

Oddio, ho come la sensazione di scrivere il ritratto di un santo, il che è l’ultima cosa che lui avrebbe voluto. Qualche difettuccio lo aveva, soprattutto a livello di assetto mentale: malleabile fino a un certo punto, tendeva alla testardaggine più coriacea una volta superato quello che considerava il livello di guardia. Fargli cambiare idea su qualcosa era impresa praticamente impossibile, a meno che non fosse lui stesso a percorrere la strada del cambiamento, da intelligente cittadino del mondo qual era. Ogni tanto attaccava discorsi interminabili, oppure si piantava a metà e si scordava di concludere. Altro non rimembro. Quisquilie e pinzellacchere, è ovvio. In effetti, a pensarci bene, è stato per me una sorta di incarnazione di angelo laico, molto terreno, molto solido. E ve lo dice uno che negli angeli non crede.

Lettore insaziabile, aveva cominciato da ragazzo con le storie western; poi, rendendosi conto che il mercato italiano non bastava a soddisfare la sua voracità, era passato alla fantascienza e al fantastico in generale. Amori tutti che non ha mai tradito, costruendo gradualmente, senza mai fermarsi, una biblioteca di dimensioni gigantesche. Ben adatte alla sua natura. Era anche (e potrà sembrare un paradosso, ma è la verità) timido, schivo: per anni ha esercitato in solitudine l’amore per i libri e soltanto nel 1977 si è deciso a uscire allo scoperto, diventando l’unico solo vero Vegetti nazionale. Grazie a me, debbo dire. È una di quelle cose di cui vado particolarmente orgoglioso. Ernesto lesse, sul quinto numero della rivista “Robot” (agosto 1976), il mio entusiastico editoriale sulla convention di Ferrara del giugno precedente. Si disse che non poteva perdere un evento del genere e l’anno dopo si presentò a Ferrara. Dove non trovò traccia delle molte persone di cui avevo raccontato, visto che, per sfortuna sua, l’edizione ’77 dello SFIR non fu esattamente un successo. Ma lui, impavido, non si perse d’animo, e insistette, e com’è andata a finire lo sappiamo tutti. Mi piace pensare che sia sempre esistito tra noi due un legame karmico che doveva, fatalmente, portarci al grande affetto che abbiamo condiviso.

Dire che Ernesto mi mancherà è l’eufemismo del millennio. Anche mentre scrivo queste rimembranze, sono pronto ad acchiappare il telefono e chiamarlo per quattro chiacchiere. Ohi ohi. Ma cosa diavolo è successo? Com’è che non mi rispondi?

A conti fatti, immagino che quel che mi mancherà di più saranno i viaggi in automobile con lui e Gianfranco Viviani, una volta l’anno, di marzo, andata e ritorno per Fiuggi. All’Italcon o morte! Ernesto e Gianfranco arrivavano da me, a Piacenza, verso le dieci del mattino. Si faceva colazione, poi si partiva. Tipo carro dei pionieri lanciato alla conquista del Far West, mutatis mutandis. Molto mutatis, è sottinteso. Sosta a un autogrill per il pranzo (veloce), magari un’altra fermata per incontenibili necessità fisiologiche, arrivo a Fiuggi nel tardo pomeriggio. Urrà, ci siamo! Il tutto condito da chiacchiere da vecchi amici (o vecchie baldracche, quali amavamo definirci) sulla fantascienza, sulle persone dell’editoria. Malignità e sghignazzi e applausi e lodi, imparzialmente. Straordinario senso di famiglia. L’appartenenza a un gruppo, un’amicizia cementata dagli anni, i lavori fatti in comune, l’amore che ci univa. Noialtri, tre dei grandi vecchi della fantascienza italiana.

E adesso uno non c’è più. Ma vaffa, va’.

Vittorio Curtoni

[Nella foto del 1992, tratta da Fantascienza.com, voltati verso l’obiettivo da sinistra: Vittorio Curtoni, Gianfranco Viviani ed Ernesto Vegetti, “tre dei grandi vecchi della fantascienza italiana”.]

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Ernesto Vegetti (1943-2010): una vita al servizio della fantascienza

gennaio 18th, 2010

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Ernesto Vegetti, il grande bibliografo della fantascienza, è morto in ospedale la notte del 17 gennaio 2010. Apprendiamo la notizia da Vittorio Curtoni, che l’ha saputa nella mattinata di domenica, e da Piergiorgio Nicolazzini che nel pomeriggio era già sul luogo, nella casa dei Vegetti a Borgomanero (NO). Le cause sono da ricercare, a quanto sembra, in complicazioni cardiache seguite a un’operazione di calcoli alla cistifellea che Ernesto aveva subito in dicembre. Con la sua scomparsa la fantascienza italiana perde la sua memoria e “Urania” un grande amico personale. Rimane l’opera immane del creatore del Catalogo generale della fantascienza, fantasy e horror, una fatica unica al mondo per ampiezza e complessità, ma il mondo della sf senza Ernesto Vegetti non sarà più lo stesso. Alla moglie Stefania e al figlio tutto il cordoglio della nostra redazione.

Giuseppe Lippi

[Foto via Fantascienza.com]

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Supersegretissimo: OSS 117 – Romanza della morte

dicembre 5th, 2009

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La S.V. è gentilmente invitata ai festeggiamenti per il 60° compleanno di Hubert Bonnisseur de la Bath principe nell’olimpo nero delle spie.

Questo mese la fantascienza da edicola si insinua anche al fuori dei contorni delle collane marcate “Urania”. Esce infatti per Supersegretissimo una raccolta di romanzi firmati dall’autore francese Jean Bruce: due romanzi dell’OSS 117 ritradotti per l’occasione e pubblicati a cura di Giuseppe Lippi, il secondo dei quali, OSS 117 a denti stretti, non è esente nemmeno da suggestioni fantascientifiche.

Per l’occasione, abbiamo rivolto qualche domanda al nostro curatore.

Domanda: Chi sono Jean Bruce e il suo OSS 117?

Risposta: Nell’introduzione al volume, che potete leggere sul blog di Segretissimo, tutto viene spiegato abbastanza dettagliatamente, ma per farla breve: Jean Bruce, al secolo Jean Brochet (1921-1963), è uno scrittore francese di mystery e spy stories morto prematuramente in un pauroso incidente con la sua auto. Aveva cominciato a scrivere nel 1949 e in meno di quindici anni di carriera ha pubblicato una novantina di romanzi, la maggior parte dei quali con il detective poi diventato agente segreto Hubert Bonisseur de la Bath, alias OSS 117. Hubert è nato in America ma discende da un’antica famiglia francese ed è il prototipo dell’agente segreto dinamico, crudele con gli avversari (ma senza compiacimento) e amico delle donne. Di molte donne. Un essere umano, nonostante quello che si potrebbe pensare leggendo la mia sommaria caratterizzazione; un uomo del XX secolo che fa di necessità virtù, perché non è mai un fanatico e sa che dietro il suo “dovere” si nascondono interessi ben più grandi, dei quali è al servizio.

D: Spy-story dal sapore francese? Cosa distingue Hubert Bonisseur de la Bath dalla più illustre spia di Sua Maestà?

R: Innanzi tutto il fatto che Hubert è nato prima di James Bond. La sua avventura d’esordio, che nel nostro volume viene offerta in una nuova traduzione integrale, in origine si intitolava Une gosse qui charrie (1949). A quei tempi era una storia poliziesca d’azione perché Hubert era stato immaginato come un detective, ma diversi anni dopo Brochet-Bruce riscrisse il romanzo sotto forma di avventura di spionaggio ed è in questa forma che la presentiamo, con il titolo definitivo Qui OSS 117. Circa quattro anni separano la pubblicazione del primo romanzo con Hubert dalla prima impresa di 007, Casino Royale, che esce soltanto nell’aprile 1953. L’agente francese, che aveva cominciato ufficialmente a fare la spia in OSS 117 a denti stretti (1950, l’altro romanzo contenuto nella nostra raccolta), è perciò il padre di Bond, con buona pace di tutti gli anglofili.

D: Quali elementi di interesse potrebbe trovare in questo dittico un appassionato di fantascienza?

R: Il secondo romanzo, Romance de la mort ovvero OSS 117 a denti stretti, risale al ’50 ed è stato a sua volta ritradotto integralmente. Ne valeva la pena perché, fin dall’epigrafe apposta dall’autore e soppressa nella prima edizione italiana, si dichiara che il romanzo è una fantasia sui temi della cibernetica. Nella ex-Jugoslavia alcuni scienziati compiono esperimenti pericolosissimi, mettendo a punto una generazione di robot assassini. Il romanzo segue scrupolosamente il suo postulato e prova a immaginare “cosa avverrebbe se” una simile invenzione venisse messa al servizio dell’omicidio politico. Hubert, naturalmente, deve catapultarsi nella tana delle belve per impedire che il complotto abbia conseguenze devastanti a livello mondiale. Tra i nostri lettori c’è più di un intenditore e perciò mi permetto di paragonare favorevolmente Romance de la mort a Moonraker (1955), uno dei più fantascientifici tra i romanzi di Ian Fleming con 007.

D: Esistono, oggi degli eredi di OSS 117?

R: Certo, e il principale è SAS Malko Linge, il principe-spia creato da Gérard de Villiers poco dopo la morte di Jean Bruce. Se OSS 117 è il padre di Bond, potremmo definirlo addirittura il fratello maggiore di SAS.

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Guarda che Luna… a Cavallermaggiore

dicembre 2nd, 2009

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Sabato 5 dicembre alle ore 17.00 presso l’Ala Comunale di Cavallermaggiore situata in Piazza Vittorio Emanuele, si aprirà ufficialmente, con l’inaugurazione alla presenza delle Autorità, la XVI edizione della Mostra del Libro di Cavallermaggiore dal titolo Guarda che Luna. Incontri ravvicinati con i libri. Oltre una trentina gli editori e le associazioni che parteciperanno alla manifestazione. La Mostra è entrata a far parte del ricco programma di manifestazioni dell’Anno Internazionale dell’Astronomia (a questo proposito si rimanda a questo link.)

Ospiti d’onore della Mostra saranno l’astronauta Umberto Guidoni che domenica 6 dicembre alle ore 12, presso l’Ala Comunale, presenterà il libro Dallo sputnik allo shuttle, il fotografo Edoardo Romagnoli che presenterà la mostra Movimenti di Luna e lo scrittore e giornalista scientifico Piero Bianucci che presenterà i libri Le macchine invisibili e Lune con Edoardo Romagnoli.

L’inaugurazione sarà seguita dalla presentazione di due mostre: Movimenti di Luna del fotografo Edoardo Romagnoli e Urania&Co. dell’illustratore Franco Brambilla, autore delle cover della celeberrima collana di fantascienza Urania. La serata proseguirà con un aperitivo al chiaro di Luna con osservazioni al telescopio via streaming curato dall’associazione la Scala di Penrose.
Lunedì 7 dicembre alle 18.00 presso l’Ala Comunale si terrà la presentazione del volume 2001 Odissea nello spazio: dizionario ragionato a cura di Giuseppe Lippi.

Il programma completo della manifestazione è scaricabile dal sito www.liberlab.it

Info:
Comune di Cavallermaggiore
0172 381055

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Urania: la musa del cinema

dicembre 1st, 2009

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Durante il festival internazionale della fantascienza Science + Fiction che si è svolto a Trieste dal 22 al 28 novembre scorsi, “Urania” ha avuto il piacere di assegnare l’annuale premio alla carriera a due grandissime star del cinema fantastico: l’attore Sir Christopher Lee e il regista Roger Corman. Il premio, che consiste in una scultura d’argento ricavata da un bozzetto di Karel Thole, è stato attribuito a Corman il 23 novembre e a Sir Christopher il 26. Inoltre, durante gli incontri “Arte/scienza” coordinati da Fabio Pagan della SISSA, il nostro curatore Giuseppe Lippi ha incontrato l’altro ospite d’onore della manifestazione, il romanziere americano Bruce Sterling. Il premio “Urania d’argento” viene attribuito da molti anni con la collaborazione della nostra testata, della famiglia Thole e dell’agenzia che la rappresenta: PNLA, Piergiorgio Nicolazzini Literary Agency. Nelle precedenti edizioni è stato attribuito a Dario Argento, Pupi Avati, Terry Gilliam, Lamberto Bava e altri numi tutelari del cinema fantasy o fantascientifico. La galleria fotografica completa di Science + Fiction edizione 09 si trova al seguente indirizzo.

Qui pubblichiamo soltanto alcune immagini dei momenti “clou”.

Trieste, 26 novembre 2009. Sir Christopher Lee con il premio Urania d’argento alla carriera.

Trieste, 26 novembre 2009. Giuseppe Lippi tra Bruce Sterling e Andrea Bernagozzi.

Trieste, 22 novembre 2009. Da sinistra: Martina Begov, Roger Corman, Lorenzo Codelli e Giuseppe Lippi.

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90° compleanno per Frederik Pohl

novembre 26th, 2009

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Trieste, 26 novembre. – Mentre il festival di Trieste, Science + Fiction, onora ancora una volta il fantascientifico puro con un incontro al Museo Revoltella con Bruce Sterling (oggi alle 17,00), Frederik Pohl festeggia tranquillamente il suo 90° compleanno. La redazione di “Urania” si associa ai più calorosi auguri, divulgando tempestivamente la notizia che sarà il mensile mondadoriano a tradurre l’ultima fatica scritta a quattro mani da Fred Pohl e Arthur C. Clarke, The Last Theorem. L’attesissimo romanzo vedrà la luce da noi nel 2011, ben al riparo quindi dalle profezie maya. Happy Birthday from Italy, Fred!!!

Giuseppe Lippi

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