Urania 1545: Luce nera
Appuntamento in edicola con il secondo volume della trilogia degli Engines of Light, la nuova space opera britannica a firma di Ken MacLeod.
Mentre Gregor ed Elizabeth, i memorabili personaggi de La Fortezza dei Cosmonauti, viaggiano verso il pianeta Mingulay, Matt Cairns, l’uomo quasi immortale, decide di portare la sfida altrove. Così raggiunge il mondo di Croatan, ben intenzionato a scoprire il segreto della Seconda Sfera, il vasto e potente nodo di civiltà aliene che controlla il destino della Terra. Ma se la specie umana e tutte le altre non sono, fin dall’alba dei tempi, che pedine, come potranno liberarsi e ricominciare a espandersi fra le stelle? Cairns sta per innescare un processo rivoluzionario perché l’utopia, ormai, è a portata di mano.
All’interno, il racconto “Istinto sopito” di Antonino Fazio.
Lo scozzese Ken MacLeod, nato nel 1954, è considerato uno dei maggiori scrittori britannici. Il presente Dark Light (2002) prosegue la trilogia degli Engines of Light, cui appartengono anche Cosmonaut Keep (2000, La Fortezza dei Cosmonauti, “Urania” n. 1541) ed Engine City (2003), che pubblicheremo prossimamente. MacLeod, finalista al premio Arthur C. Clarke, è stato vincitore del premio BSFA e dell’Eurocon 2000 come miglior autore.
[Vai alla quarta di copertina.]
Posted in Urania Collana
aprile 3rd, 2009 at 14:55
Il primo era un romanzo complesso e bizzarro con scenari trovate ed alcune sequenze assolutamente memorabili. Lasciava tuttavia presagire uno svuluppo ben più grande, col libro precedente non si era, mi pare, che soltanto all’inizio di questa bella avventura. Il melting è davvero curioso e originale: suggestioni di old politik, realtà virtuali e opera dello spazio. MacLeod ci stupirà, secondo me. E ai signori di Urania chiedo: non dimenticatevi adesso di questo autore, proponeteci altro di suo! Grazie Ken! Grazie Urania
Ps: il prossimo mese il primo capitolo di Seeker di McDevitt, un’altra space opera che si preannuncia coi fiocchi, la seconda in pochissimo tempo su Urania. Qualcosa vorrà dire tutto questo. Adesso bisogna solo aggiustare il tiro su Collezione (Basta con gli Hubbard per favore…)
aprile 3rd, 2009 at 19:18
Mi accodo ……davvero non se ne puo’ piu’ di Hubbard, lasciamolo a chi lo venera per altri motivi. I nuovi lettori possono farne sicuramente a meno.
Encomiabile invece la nuova serie di romanzi in arrivo su Urania. Sempre cosi’ !!
Su Urania Collezione da non buttarsi l’idea di Lippi di pubblicare qualcosa di inedito anche se di classico in quanto a data originale di pubblicazione.
aprile 3rd, 2009 at 22:48
Due note: assolutamente illeggibile l’articolo di appendice (stile involuto e, come diceva Guzzanti, molto “fino a stesso”), e la scheda di Lippi copiata dal precedente romanzo di MacLeod (infatti si cita il titolo di tale volume come quello presente).
aprile 3rd, 2009 at 22:49
Dimenticavo: molto bella l’astronave di copertina.
aprile 4th, 2009 at 08:52
@HelRick, luca
Dalla vostra protesta sembrerebbe che Urania Collezione stia pubblicando l’opera omnia di Hubbard e che le librerie siano ossessivamente piene di libri di Hubbard. L’ultimo vessillo (o Il Tenente secondo Mondadori) è assente dal 1996. Con Ritorno al domani e con La trama fra le nubi è uno dei tre romanzi che personalmente vedo benissimo in Urania Collezione.
Diciamo che la vostra protesta mi sa tanto di pregiudizio ideologico o religioso.
Immagino che a un anno e mezzo dalla prima comparsa di Hubbard in UCZ, la riproposta dell’autore sembri troppo ravvicinata. Ma penso che sia una questione di età. Quando eravamo piccoli, 14 giorni ci sembravano una eternità, adesso il tempo vola.
Oscuramento finale è un ottimo romanzo ed è in questa ottica che deve essere proposto e letto. Che poi si possa condividere o meno le idee espresse nel romanzo od in generale le idee del suo autore, questo non dovrebbe oscurare il giudizio sulla bontà del testo. Purtroppo a volte ci lasciamo condizionare da fatti esterni e perdiamo l’occasione di goderci dei buoni libri. Anch’io a volte mi sono lasciato guidare dal pregiudizio, ma spesso ho avuto torto. Se avete già letto il romanzo, pace, non compratelo. Avrete un buco in una collana di alto livello (e magari fra qualche anno impazzirete per completarla). D’altra parte molti di quelli che acquistano UCZ hanno il testo in qualche altra edizione, magari sperso dietro file di libri ed avere una edizione di norma accuratamente revisionata sotto mano è una grossa comodità. E poi di costa la sfilata degli UCZ fa la sua bella figura.
aprile 4th, 2009 at 09:15
@Attilio
Non è che sia successo molto, dall’ultima scheda informativa. Avresti gradito che Lippi inventasse qualche particolare succoso sull’autore? La scheda, che non è un saggio critico, è stata opportunamente aggiornata. E questo ci era dovuto.
Per quanto riguarda l’articolo di Silvana Natoli (che questo dil dice essere una giornalista del Manifesto) posso convenire. Non mi era piaciuto il suo intervento su Clarke, non mi piace questo articolo, probabilmente in origine destinato ad un pubblico diverso dal nostro. Sarebbe stato opportuno in questo caso, introdurre brevemente il perché di un articolo del genere e fornire qualche breve informazione sull’autrice, decisamente nuova al pubblico normale. Ma qui mi fermo perché nonostante quel che dico sopra, nessuno è immune dal pregiudizio ideologico.
aprile 4th, 2009 at 13:59
IO sono un tipo un po alla Scientology (non matto da legare come Tom Cruise, ma insomma ma i romanzi di Hubbard secondo me non se possono leggere e dopo quello gia uscito non ne prenderò altri perchè c’è davvero di meglio da leggere sia nei category che in libreria. C’è tanto altro là fuori. Il Diluvio di John Creasey, per esempio, non vedo l’ora di rivederlo nella Collezione. Hubbard è uno dei minimi per una collana così, dai…a sto punto mettiamoci l’avventura di autori come Tubb o Statten o qualche “mostro sacro” o “minore” della vera Golden Age…ci sono tutti gli iniziatori della new space opera…poi, sono pareri, non ideologicizziamo ogni cosa, please. Con affetto…Rick (oggi mi scappavano i puntini
aprile 4th, 2009 at 14:16
@ Ernesto
UNa piccola riflessione in merito al pregiudizio ideologico etc. Non è che se uno apprezza MacLeod deve essere per forza un nostalgico Leninista e uno che si legge Hubbard deve per forza coltivare la fantasia di un colpo di stato, per dirla con gli estremi assoluti. Le scene di Virtual Reality create da MacLeod all’interno del primo romanzo di questa serie dove gli abitanti della base fanno riunioni in vesti e ambiente bolscevico, sono esteticamente ed evocativamente davvero uniche e originali e credo che possano essere apprezzati da tutti SUL PIANO ESTETICO, piano che prescinde (deve prescindere) totalmente quello ideologico. Perché secondo me l’arte politicizzata è una contraddizione di termini e pertanto è pratica morta. Poi, su un piano più generale, io credo che in Italia non si uscirà mai dalla crisi istituzionale che viviamo da decenni, finché gli italiani per primi capiranno che devono smetterla di fare il gioco dei politici (TUTTI I POLITICI) cioè quello di darsi addosso ancora come Fascisti o Comunisti. Sono passati piu di 60 anni e questi si menano ancora con ‘sti discorsi mentre il paese collassa su parecchi fronti. E i giovani come pecorelle a imitarli a fare il loro gioco. Pasolini dovrebbero ripassarsi tutti… Finché non si supererà questa fase di infantilità, di immaturità della nostra politica e del nostro modo di viverla pensarla come cittadini, saremo sempre, passatemi il termine, nella merda. E la cosa deve partire da noi cittadini non da quei quattro lì a Montecitorio che coltivano e “irradiano” quanto fa loro comodo. Non sono un trozkista, ho le mie idee ma non me ne frega più di tanto delle divisioni ideologiche. Credo che le grandi rivoluzioni partano dal basso e dalla sfera privata di ognuno. Perché se aspettiamo che quei quattro lassù si mettano al nostro servizio cambiando mentalità stiamo freschi. Evitiamo per esempio, tanto per cominciare, di credere che i lettori di MacLeod e Hubbard appartengano insomma a target politici diversi. Per favore…con rispetto, parlando…
aprile 4th, 2009 at 14:24
@HelRick
Un piccolo dubbio mi era venuto.
Meglio così. Rimangono solo differenze di opinioni sull’importanza di un titolo e la questione de gusti. Se nella scelte delle novità un buon curatore fa prevalere il suo gusto è giusto (ma un ottimo curatore deve tener conto anche del gusto degli altri), nella scelta dei classici non può prescindere dalla storia del nostro genere. Il mio programma di valutazione dei curatori piazza Lippi in ottima posizione. E questo è un dato di fatto. Che poi io concordi con i risultati del programma è un altro fatto.
aprile 4th, 2009 at 14:31
@HelRick
Io ho letto con piacere entrambi gli autori che citi. Di MacLeod mi ha disturbato la forma. Per non farmi distrarre, dopo aver letto il libro in sequenza, l’ho riletto leggendo tutti i capitoli dispari e poi tutti i capitoli pari. Molto più soddisfacente. La fregatura è che bisogna proprio aver letto il libro anche in sequenza.
aprile 4th, 2009 at 19:08
Onestamente non ho letto il precedente numero 1541 e ora che prendero’ questo nuovo 1545 mi chiedo se inizare la lettura subito, oppure se aspettare che venga disponibile anche il terzo e ultimo volume.
Per dire la mia sul Tenente di Hubbard, lo ritengo un gran bel romanzo. Sono contento che venga offerto al pubblico e di fatti lo sto raccomandando ai miei amici lettori che non leggono fantascienza, proprio perche’ questo libro e’ un Classico.
Personalmente, l’ho letto come Urania cerchio rosso, e ben contento me ne porto a casa uno nuovo in UC, sperando che Brambilla riesca a stupirmi con una memorabile copertina.
Buone letture.
Gundam70
aprile 4th, 2009 at 20:26
Sono d’accordo sul fatto che sarebbe meglio leggere una storia prescindendo (per quanto possibile) dalle componenti ideologiche.
Il pezzo della Natoli non è poi così male, secondo me. E’ scritto in modo un po’ “accademico”, in effetti, ma dice cose in fondo condivisibili. Ad esempio, che la fs è ritenuta letteratura “minore” solo in relazione alle “normali” procedure di controllo (cioè per motivi ideologici, guarda caso).
aprile 5th, 2009 at 00:54
@Antonio F.
Beato te che sei riuscito a capire quello che c’era scritto!! A me dopo dieci righe giravano già gli occhi…
aprile 5th, 2009 at 10:40
No, be’, più che altro è che per Hubbard vale il discorso fatto per Maine: autori vecchi, che è cosa molto, molto diversa da classici.
V.
aprile 5th, 2009 at 12:07
E’ solo una questione di abitudine… Nella mia vita ho letto molte cose un po’ involute. Alcune erano solo parole, altre dicevano qualcosa.
aprile 5th, 2009 at 13:19
Probabilmente nella mia vita ne avrò lette anche di più, se è per questo :-). Servono a formare il gusto e lo spirito critico. Ma dopo un po’ trovano una loro corretta collocazione naturale: le bancarelle dell’usato. Hubbard vi si trova con sufficiente facilità, tanto che il Tenente stavo pensando di ricomprarlo prima o poi. Su UC sarebbe meglio avere una vetrina di proposte di classici, senza cose vecchie già decenni addietro.
V.
aprile 5th, 2009 at 14:27
Chiedo scusa a Vincenzo, ma in realtà stavo rispondendo ad Attilio… :-). Di Hubbard ricordo un paio di cose con piacere, tra cui Ritorno al domani e, appunto, Il Tenente (L’ultimo vessillo).
aprile 5th, 2009 at 22:28
Personalmente ho provato a leggere Hubbard più di qualche volta, e sinceramente l’ho trovato noioso (tipo nell “impero dei mille soli” o “battaglia per la terra”); insomma mi è sembrato uno che scrive solo ed esclusivamente per vendere…
aprile 6th, 2009 at 08:02
@Alessio
Testi decisamente minori quelli che citi. Nessuno può produrre capolavori a manetta. Hubbard non ha prodotto alcun capolavoro, ma quattro o cinque testi memorabili, certamente.
Provare per credere: Il Tenente sarà in edicola a breve.
Il nostro problema è che non siamo più abituati ai sogni (vedi la diffusa moda di narrare di cupi futuri). Un vero peccato. Aspettiamo che Tonani scriva Picta risorta!.
aprile 6th, 2009 at 11:18
@ GIUSEPPE LIPPI @TUTTI quelli che hanno bloggato in merito ad Hubbard
Quasi tutti { ad eccezione di Ernesto Vegetti }, hanno commentato la scelta editoriale del Curatore maximo di ri-pubblicare Ron Hubbard “ Il Tenente”, sulla sezione URANIA COLLANA e non su quella specifica.
Ed, esse, le sezioni del blog, di Urania Collana e quella di Urania Collezione sono separate, e potrebbero canticchiarci: “se non stiamo insieme ci sarà un perchè.…
Quindi si è fatto un pochino di confusione, seppur vivace e stimolante perché ritengo che, se come dice il saggio Ernesto Veggetti: …Se nella scelte delle novità un buon curatore fa prevalere il suo gusto, è giusto (ma un ottimo curatore deve tener conto anche del gusto degli altri), nella scelta dei classici non può prescindere dalla storia del nostro genere.
G. Lippi, senza alcuna piaggeria, da parte mia è però un eccellente curatore.
Ma per Sua fortuna è molto giovane.
E quindi se rilegge un classico, od anche un testo semplicemente “tout court vecchio, non può avere “reminiscenze storiche personali” che si riferiscano necessariamente alla data di pubblicazione del testo.
E solo talvolta, proprio per l’età, può ri-leggere, e non soltanto leggere, avendo il suo proprio zeitgeist .
Per cui lancio una m o d e s t a p r o p o s t a.
Sperimentalmente, non potrebbe il Curatore Maximo { ovviamente con l’ausilio tecnologico opportuno da parte di chi sappiamo ha “Uno Strano Attrattore”…. } , lanciare una rosa de : I MAGNIFICI DODICI 2010 di “URANIA COLLEZIONE” , mettendo una nuova categoria sul Blog di URANIA ? (“sondaggio ”? ; “gli Urania Collezione che ho amato, amo, amerò sempre ! ! ! ” ….a voi creativi ….) .
E poi noi lettori voteremo, come si fa ormai “normalmente” sul web, e non mi si dica che appare fantascienza…
Pubblicando, poi, su URANIA COLLANA adeguati tamburini che invitano tutti i lettori a votare ( con premi in abbonamenti o no ??? …. di nuovo a voi creativi ….), secondo me si possono ottenere 3 modesti risultati:
[1] avere un panel di marketing probabilmente utile, ma certamente “a gratis” ;
[2] impegnare-avvicinare anche i lettori occasionali, rendendoli così interessati all’acquisto programmato;
[3] avere una idea più numericamente sostanziata che non sia quella dei resi di edicola, o quant’altro…
Restando sempre ovvio, che sempre al Curatore Maximo sarà addossato l’oneroso fardello della Sua, personale, personalissima ed esclusiva scelta definitiva e finale …………………………….
PS: per essere sicuro che i TUTTI in indirizzo mi possano, se vogliono, leggere bloggo su entrambe le sezioni del blog, e me ne scuso subito….
aprile 6th, 2009 at 13:09
Chiarendo che trovo del tutto ingiustificato tirare in ballo il pregiudizio ideologico o religioso e quindi nessuno si deve per forza giustificare perche’ qualcuno si fa prendere da tali non legittimi sospetti, non mi pare il caso di dover sempre motivare tutte le ragioni per le quali un’opera letteraria piace o non piace, d’altronde ben pochi lo fanno in questa come in altre sedi anche probabilmente per mancanza di tempo ed inoltre e’ nel pieno diritto del lettore e dell’acquirente esprimere il proprio dissenso sempre che non risulti offensivo per la persona che propone tale opera e quindi nel caso Lippi, non altri.
Detto questo era chiaro dal mio messaggio che per il resto, per quanto possa contare, a Lippi va il mio totale plauso per la curatela, nonostante sia difficile non acquistare i numeri non del tutto graditi quando si e’ abbonati…….( non tutti acquistano i libri uno ad uno ).
Quindi vorrei dare per scontato che le persone con le quali si dialoga in questa sede, solitamente piu’ “nobile ” rispetto a tante combriccole letterarie, conoscano almeno in teoria le basi della critica letteraria e che quindi i giudizi , anche i piu’ lapidari, siano frutto di considerazioni che esulano da idee di parte appoggiate acriticamente allo stesso modo con il quale si tifa ( piu’ che lecitamente ) la propria squadra di calcio.
Per il resto sempre secondo il mio modestissimo parere direi che quanto Trasfigurato dice possa in qualche forma a piacere della redazione essere posto in atto, sopratutto se si ritiene abbastanza attendibile la piattaforma di pareri che verrebbe espressa dalla piccola nicchia che si collega al blog.
Cordiali saluti.
aprile 6th, 2009 at 14:19
@ luca @stefano bis
Gentile, Luca hai sicuramente ragione.
Non può essere, per niente, ma proprio per niente, abbastanza attendibile la piattaforma di pareri che verrebbe espressa dalla [ attuale ] , sì, piccolissima nicchia di appassionati (e mi sembra di intuire non tutti proprio giovanissimi), che si collegano al blog [ così com’è ora ] .
In pratica, senza nessuna pretesa di sostituirmi ai creativi Mondadori, bisogna “allargare” il blog ad un “quasi forum”, ecco perché proponevo che tramite URANIA COLLANA si lanciasse, e perché no, un concorso a premi, invitando tutti i lettori della testata principale , a votare .
Infine, quando Stefano nella categoria URANIA COLLEZIONE riporta che : Di mese in mese faccio sempre più fatica a trovare Urania e Urania Collezione nelle edicole (questo vale anche per i Gialli) , che dire, vivo in una città di provincia di soli 720.000 abitanti, con un numero rilevante di edicole-librerie ( stile inglese per intenderci). Urania & Co. la trovo già nel reparto “letteratura popolare” assieme al fantasy, ma le pochissime copie di URANIA ( soprattutto speciali e Urania Millemondi), volano via in un batter d’occhio { meno male che sono abbonato…. }.
Mentre restano a far mostra di sé mucchi di gialli e storie rosa, ma quelli, si sa, lo diceva già nell’800 perfino Guy de Maupassant, si comprano prima di viaggiare in treno, ed ora in aereo…….. 😉
aprile 6th, 2009 at 19:48
“Il nostro problema è che non siamo più abituati ai sogni”.
No, non stavamo meglio quando stavamo peggio (o vice versa). Hubbard era contemporaneo di Sturgeon, Leiber, Bradbury, Heinlein, Asimov. Di Bester. E’ con costoro, i classici, che lo si paragona. E’ per costoro che, su UC, di Hubbard se ne può fare tranquillamente a meno.
V.
aprile 7th, 2009 at 19:36
Può darsi che Hubbard non regga, come scrittore, il confronto con gli altri da te citati. Ma qui si sta parlando di una delle sue cose più riuscite. A meno che tu non l’abbia già letto, e non ti sia piaciuto.
aprile 7th, 2009 at 20:52
Letto anni fa, e dimenticato :-). Comunque, una seconda chance la concedo sempre. E infatti oggi ho preso l’Urania del Tenente su una bancarella, e ci ho aggiunto le quattro ore di satana. Per rinfrescare.
V.
aprile 10th, 2009 at 22:07
Bravo, ottima idea! Ma stiamo parlando di Hubbard, che è postato in Urania Collezione, mentre qui dovremmo parlare di MacLeod. Qualcuno lo ha già letto?
AF
aprile 12th, 2009 at 23:40
io l’ho letto, e non mi ha appassionato più di tanto…
bello, non si discute, ma non “ti prende”, almeno a me come altri Urania recenti hanno saputo fare…
aprile 13th, 2009 at 17:02
Ciao Eremita,
come te, ho postato il mio commento a “Luce nera” sullo stesso sito.
Ma ne parlo volentieri pure qui.
L’ho trovato appassionante come “La fortezza dei cosmonauti”, chiaramente si è perso un pò in mistero ma si è guadagnato in facilità di lettura in quanto l’autore ha abbandonato la narrazione su più piani temporali.
La storia rimane sempre avvincente e personalmente trovo interessantissimo il connubio tra “avventura e politica”.
Un bravissimi alla redazione tutta per non averci fatto aspettare troppo questo volume cosa che spero avvenga anche per il terzo e conclusivo? volume della saga.
P.S: felice pasqua a tutti.
aprile 15th, 2009 at 09:22
ho cominciato a leggere da qualche giorno “La fortezza dei cosmonauti”: lo trovo molto scorrevole, e la narrazione su piani temporali diversi mi intriga molto, oltre al fatto che si preannuncia come l’inizio di una bella space opera, un genere assente da Urania da troppo tempo!
aprile 15th, 2009 at 09:27
…non che i romanzi precedentemente pubblicati non mi siano piaciuti, è solo che ho una predisposizione naturale per la space opera: astronavi, umanità sparsa nell’universo, contatti con altre civiltà, tecnologia, enigmi, minacce ancestrali…
aprile 17th, 2009 at 09:51
La space opera, quella odierna soprattutto, che unisce postumanesimo e neotecnologie all’esplorazione spaziale delle opere degli anni d’oro, implementando (e non raffreddando come pensano alcuni) il sense of wonder è la quintessenza della Science Fiction. Le cose di Stross, Hamilton, McBride Allen, l’ultimo Shepard la riscoperta di Vonda McIntyre e due e due opere in progressione come Luce nera e Seeker su Urania (con le grandi promesse di Reynolds, Hamilton etc.) sono un magnifico segnale di una presa di coscienza da parte della redazione. All’appello mancano ancora (in Italia e non solo su Urania) le cose di Colin Greenland, il tanto richiesto Rosetta Codex di Russo, Geoffrey Landis…ma insomma siamo usu una strada che si preannuncia davvero emozionante. Finchè sarà così, finchè si avrà il coraggio di puntare su autori e opere nuove e innovative e non per rimescolamenti ripescaggi troppo ripescati, io (e non penso soli io) non perderò un numero di Urania. Considero il periodo da dicembre in poi, diciamo, una sorta di rinascita per la testata.
aprile 17th, 2009 at 09:54
Chiedo scusa per i refusi e preciso che il mio discorso in alcuni punti si riferisce non solo ad Urania ma alla fantascienza nel panorama editoriale Italiano, in cui Urania è l’ammiraglia assoluta ma non certo l’unica pubblicazione esistente.