L’Editoriale di Giuseppe Lippi: Gioco d’Agosto
Prendo spunto da uno scambio di messaggi con i nostri lettori (potete leggerlo qui) per improvvisare un editoriale allucinato, come si conviene all’agosto incombente. Per il momento saluti a tutti e… arrivederci presto!
Ad agosto fa così caldo che il cielo cade. Non è un modo di dire: il termometro segna I.F., il barometro specifica interruzione fiato. Adesso lo sapete, non è una scusa per tardare l’appostamento del nuovo editoriale.
Stanotte il ronzìo del ventilatore mi ha svegliato alle 3,39.
E ho visto il cielo cadere.
Come nel romanzo di Daniel F. Galouye in vendita questo mese, il cielo di Milano, basso, mi precipitava addosso. All’ultimo momento resta in bilico sul tetto di casa: lo spio da un triangolo di finestra aperta e alta su di me. A quell’ora infelice mi sembra che piombi dritto sulle imposte.
Ora, immaginate la posizione. Un uomo supino nel suo letto di spine (la metafora è crudele, l’afa la merita) alza l’occhio a uno spicchio di cielo greve e s’accorge che è infilzato all’imposta. Pende dall’angolo di legno ingrigito come un vetro rotto, a rischio di venire ancora più giù. Al suo posto, nell’etere, una specie di bulbo bianco ― di vuoto abnorme ― manda in malora ogni velleità di definirlo “il vuoto”. Il cielo è caduto e al suo posto c’è un’altra cosa, il male, forse un occhio fatto di solo bianco.
Non posso dormire.
Ho paura delle mie stesse parole. “Il cielo è caduto”, ho detto, ed ecco che un pezzetto m’è finito nell’occhio, una scheggia, un frammento, ma non posso richiuderlo. Non è solo insonnia, è un attentato! Come la sabbia buttata in faccia dal mago del celebre racconto, anche la polvere di cielo ― dell’ex-cielo ― fa un bruciore d’inferno.
Semiaccecato e provatamente insonne, cerco di pensare allo straordinario avvenimento.
E mi domando: una volta precipitato, sarà ancora “cielo”?
Chi lo ha abbattuto?
Perché lassù è tutto bianco senza luce?
Ci vorrebbe, per capirlo, una poesia metafisica di Gianni Tulisso. Andate a ripescarla nel “Marziano in cattedra” (n. 330 o giù di lì).
Che il cielo stracada, se vuole, non so che farci.
Però, vorrei sapere. (L’utilità della fantascienza è che aiuta ad accettare l’inaudito.)
Allora, da tutto questo miracolo qualcosa posso tirar fuori anch’io. Quant’è bella la metafisica, per esempio. Ho un lettore affezionato che si chiama Stefano il quale, stupendosi che al mattino mi levi anzitempo (non sa che non ho chiuso occhio per metà della notte, ché il cielo m’acceca!), protesta in nome della noncentranza. Sostiene, cioè, che la metafisica con la fantascienza c’entra niente. E’ strano, sarà un vizio di forma, ma io penso che a volte c’entri moltissimo. “I nove miliardi di nomi di Dio” di Arthur Clarke? La città sostituita di Philip K. Dick? Assurdo universo di Fredric Brown?
Eppure, Stefano e i lettori che la pensano come lui…
Quello che mi pare di capire è che a loro non vada un certo tipo di linguaggio, ma io faccio osservare, con calma, che è solo questione di intendersi. Metafisica vuol dire: che va al di là della fisica e quindi, a rigore, quasi tutto quel che passa il convento fantascientifico.
Ad esempio:
― L’iperdrive;
― L’iperspazio;
― Gli universi paralleli;
― La storia alternativa;
― Gli extraterrestri (o le macchine) tanto intelligenti da sembrare dèi;
― I viaggi nel tempo.
Mi fermo qui, ma potrei continuare.
L’idea che il cielo mi cada in testa perché è venuta meno la volontà che regge l’universo non è affatto peregrina, anzi. E’ fantascientifica. Io credo che i lettori vogliano esprimere semmai, con la loro incredulità, un’altra critica, quella della ragion pura. L’anatema kantiano contro ogni principio assoluto, essendo venuti i tempi della ragione…
Da questo punto di vista, rispetto la loro posizione. Ma, e il paradosso? Dove mettiamo il paradosso? Buttiamo davvero a mare i racconti di Clarke, di Dick, di Brown che ho ricordato prima?
No, la risposta è no. Non li buttiamo affatto, semmai li prendiamo come sogni (e non sonni) della ragione. I guai, con la metafisica, cominciano quando qualche capo setta vuole spacciarla per dogmatica verità. Se questo avviene, è bene combatterla con forza, e anzi guardate che vi dico: se domani apparisse un capo setta che vuole proclamare la religione della fantascienza, io mi dissocio.
Non ci sto.
Se invece mi parlano di velo di Maya, miti, sogni, Borges e mysteri (in un saggio, in un romanzo, in un racconto…) questa è quasi sempre musica per le mie orecchie.
Perché leggerei fantascienza, altrimenti?
Non m’interessano solo i mondi visibili, ma gl’invisibili.
Mi piacciono gli antimondes.
“Urania”, la sua parte per la divulgazione d’una corretta patafisica l’ha fatta. Il punto nero di Aldo Palazzeschi (n. 758) è un case in point; Il cabalista di Amanda Prantera (n. 1280) è un esercizio elegante; “Scendendo” (n. 462) di Thomas M. Disch è un racconto scioccante che si può rileggere in chiave sociologica, ma l’impianto è molto più terribile. L’altra realtà di Henry Kuttner (n. 1132) ha un inizio che sembra fatto apposta per mandare in pezzi la ragione. Per tacere della raccolta più conturbante di tutte, Essi ci guardano dalle torri di J.G. Ballard (n. 371).
Ma il diploma, la laurea ad honorem spetta a Stanotte il cielo cadrà di Daniel F. Galouye, dove non c’è più salvezza sulla terra, la luna, Marte o nelle spirali delle nebulose più lontane. Perché il demiurgo s’è scosso nel sonno e quell’occhio bianco mi fissa da dov’era il cielo.
La fantascienza radicale non si ferma al solo livello della veglia. Va oltre, dentro i sotterranei. Esplora le catacombe dello spaziotempo, si avvicina alle fondamenta.
E quando le tocca, l’universo trema.
Ora, far tremare le fondamenta del cosmo (fabbricate da noi, ideate da noi, investigate dai nostri pensatori) significa mettere radicalmente in dubbio la percezione che avevamo dell’eterno arbitrio. Nobile operazione, fantascientifica quanto poche altre.
Ma ora basta: in fondo, dicevamo tutti la stessa cosa. Vorrei solo che al giorno d’oggi ci fosse più metafantascienza. Più semplici concetti provocanti, immagini apocalittiche, specchi dell’assurdo.
Come l’agosto folle, assurdo per definizione.
Come il cielo che mi fende l’occhio.
Come scienze impazzite che si rivoltano a mo’ di maniche d’una camicia. Vostro è il mese più assente dell’anno, fantascienze.
Giuseppe Lippi
Posted in Antigravità
agosto 1st, 2008 at 08:49
Complimenti, bellissimo articolo. A me sembra che si stia spingendo nella metafisica più la televisione (con certe serie di telefilm come Lost o Battlestar Galactica) che la fantascienza scritta, dove forse si stanno cercando nuove strade da percorrere.
PS. L’estate quest’anno per ora è fresca, magari bisognerebbe mangiare più leggero prima di andare a dormire!
agosto 1st, 2008 at 10:40
Bell’editoriale,ma non credevo che avrei smosso un simile vespaio;in futuro starò più attento e metterò sotto controllo la mia vis polemica.
La sensazione fastidiosa dell’equivoco continua come quella di una spina sottocute,ma forse è molto meglio chiudere qui.
Solo una cosa mi viene a mente,da un piccolo ma prezioso libro di parecchi anni fa,titolo:”Che cosa è veramente la fantascienza”di Franco Ferrini. Dice pressappoco:”…le vicende della fantascienza si trovano al termine di uno spazio-tempo NON STORICAMENTE INDAGATO…”.Era più o meno quello che volevo,e che voglio dire io,senza attentare alla metafisica o al fantastico che come nelle migliori tradizioni,buttati fuori dalla porta rientrano dalla finestra.
(anche io sono spesso un insonne e di cieli cadere ne ho visti,eccome…)
agosto 1st, 2008 at 11:23
Ben vengano notti insonni capaci di produrre testi come questo! Davvero splendido editoriale. Quanto alla polemica a cui allude Stefano, ben venga anche lei, quando stimola dibattiti garbati e illuminanti come nel caso in questione. La fantascienza è bella anche per questo: perché ammette punti di osservazione molto diversi, tutti a loro modo splendidamente “(ir)ragionevoli”… Quanto al libro di Galouye, era già in lista di acquisto: ora le motivazioni per leggerlo si sono ulteriormente rafforzate.
agosto 1st, 2008 at 12:42
anni fa ho trovato “l’altra realtà” su una bancarella. davvero una bella storia, che poggia su basi “razionali” ma produce risultati che vanno oltre il mondo che si può spiegare (metafisica, si può chiamarla).
e fa piacere vedere che questo spazio non è solo una raccolta di articoli, ma anche uno spunto per lo scambio di opinioni.
agosto 2nd, 2008 at 07:21
Benvenuti nel mio ‘fantastic/zen’ mondo
Saluto ai vacanzieri
agosto 4th, 2008 at 15:06
Lippi,ovvero quando si dice che la classe non è acqua….personalmente, se l’afa mi tiene sveglia,non scrivo editoriali e cerco solo refrigerio.(D’altronde,lui è al top di una collana fantascientifica ed io solo una affezionata lettrice.)Sulla querelle metafisica:le copertine di qualche urania di trent’anni fa erano un balzo nella metafisica,altro che Dali’!Qualcuno ricorda quell’enorme dito che sbucava dal cielo e puntava una figurina seduta su di un masso? Di Thole ,of course, il più “metaphisique” degli illustratori.
agosto 31st, 2008 at 11:10
a proposito di prantera, perche’ non ripubblicate “cerchio segreto”, introvabile anche su e-bay?