Premio Urania 2007: quattro chiacchiere con Donato Altomare

luglio 28th, 2008 by Admin Urania

Giuseppe Lippi intervista Donato Altomare, fresco vincitore del Premio Urania 2007 con Il dono di Svet. Una discussione sul suo romanzo e sulla fantascienza con uno dei protagonisti più attivi del panorama italiano.

Puoi raccontarci come ti è nata l’idea del Dono di Svet?

Circa tre anni fa un amico che si interessa della realizzazione di fumetti mi chiese di creare un nuovo personaggio. Mi raccomandò un certa originalità, raccomandazione superflua, e aggiunse che, secondo le previsioni, nei prossimi anni sarebbero state richieste storie giallo-fantascientifiche. Mi chiese anche di far presto perché aveva un ottimo disegnatore da mettere al lavoro.
Ero perplesso. Non soltanto non è facile realizzare un personaggio originale nel campo dei fumetti dalla sera alla mattina, per la verità non lo è in nessun campo, ma il giallo non rientra proprio tra i miei generi preferiti. Risposi semplicemente: ci provo, anche se avevo grossi dubbi, e intanto mi chiedevo come mai, in una carriera che dura da anni, tu inventi centinaia di personaggi ma te ne chiedono sempre ‘un altro’.
Cominciai a procedere per gradi. Quale personaggio poteva interessare tanto il lettore maschio che femmina senza entrare in contrasto con uno dei due o addirittura entrambi? E per di più che funzionasse per ogni età.
La risposta non è stata facile. Nei fumetti antichi c’era sempre un eroe (più o meno super) che dopo alcuni numeri veniva affiancato da una eroina (più o meno super). L’altra metà del mondo non poteva mancare. Allora ho pensato di partire dall’inverso, creare un personaggio femminile da affiancare, in seguito, a uno maschile. Così è nata Svetlava Tereskova, per gli amici Svet. E l’ho messa a capo della Polizia Metropolitana di NY. Come mai una russa in quel posto di grande responsabilità? Si tratta di un’oriunda? Una naturalizzata americana? No, ne riparleremo. Ovviamente il personaggio mi ha dato del filo da torcere per renderlo credibile e interessante. Fatto sta che una settimana dopo telefonai al mio amico e gli esposi l’idea. Fu subito entusiasta. Butta giù qualcosa e mandamela, mi disse. Come fossero focacce! Ma più mi si mette alle strette più mi sento sfidato. E scrissi la prima parte che gli mandai la settimana seguente e sulla quale si mise al lavoro. Poi scrissi altri episodi e così via.Un anno dopo mi sono trovato tra le mani un personaggio molto ben delineato, un mondo altrettanto ben immaginato e una bella storia di fantascienza. La voglia di farne un romanzo era grande, ma avevo creato un personaggio per i fumetti. Bisognava lavorarci sopra per trasformare poco più che sceneggiature in un vero romanzo. Ci ho lavorato, e parecchio, così è finalmente nato Il dono di Svet.

Chi è la sua protagonista? Puoi descrivercela in breve, senza rivelare troppo?

Una donna giovane (Svet ha poco più di trent’anni), vedova, (si scoprirà in seguito la fine misteriosa del marito), a capo di una struttura potente, appunto la Polizia Metropolitana di NY, una donna che ama la sua motocicletta ed è sempre in prima linea, odia le scartoffie, odia le ingiustizie. Insomma il prototipo, non troppo originale, dell’eroina. Come inizio poteva andare, ma bisognava portare il personaggio ‘verso la gente normale’, altrimenti si correva il rischio che risultasse banale o addirittura antipatica. Così le ho aggiunto un figlio avuto da giovanissima. Un figlio che la fa madre e che le ‘regala’ tutti i problemi che hanno le madri che lavorano, con l’aggravante di un lavoro non certo ordinario. E ho aggiunto un ‘dono’, la capacità, incontrollabile da parte sua, di attraversare gli universi paralleli a causa di eventi traumatici.
E’ importante accennare all’ambientazione. Nel 1962 si è andati molto vicini alla terza guerra mondiale a causa della crisi di Cuba. Nella mia storia alternativa, la Russia, anzi l’URSS, con l’appoggio della Cina, approfitta dell’incertezza di Kennedy, al centro della lotta nel suo governo tra falchi e colombe, per sferrare un attacco da Cuba con una bomba atomica tattica che distrugge metà Manhattan, decapitando il potere politico, militare ed economico degli USA. Nel giro di pochissimi giorni la coalizione russo-cinese si impossessa degli USA sorpresi e increduli, tanto da non tentare neanche una reazione. Così gli USA vengono governati al ‘primo livello’ dai russi, mentre a livello superiore dai cinesi.
Svet si trova tra l’incudine, gli americani che sono soggiogati e vogliono liberarsi dell’oppressore e il martello, i cinesi che governano l’America con pugno di ferro anche a scapito dei loro ‘alleati’ russi. Per scoprire che… ma è meglio non andare oltre.

New York, la grande mela. Com’è cambiata nella visione del tuo romanzo (anche qui, senza scoprire troppe carte in fatto di trama)?

Ho faticato sette più sette camicie per dare credibilità alla NY del romanzo nei tempi attuali. La cultura socialista ne ha sconvolto l’architettura, l’economia e la società. Tra l’altro l’occupazione militare ha modificato anche in maniera profonda il rapporto tra gli USA e il resto del mondo, creando alleanze politico-militari alternative e flussi migratori impensabili. Insomma, un lavoraccio che doveva avere basi reali e dare risultati credibili nella geopolitica alternativa. Nella storia c’è anche spazio per l’Italia. O, meglio, per l’ex Italia.

Quali rapporti vedi, e quali differenze, tra il romanzo con cui avevi già vinto il premio Urania, Mater Maxima, e questo Dono di Svet?

L’unica cosa che lega i due romanzi è la mia maledettissima voglia di narrare. Maledettissima perché non mi farà mai vincere il Nobel per la letteratura. Ma io sono un lettore, prima che uno scrittore. E a me piacevano troppo i romanzi d’avventura, con la morale ben chiara anche se sottintesa e quel senso di meraviglioso che latita oggi nella fantascienza. Non amo per nulla le storie ipertecnoligiche, che possono essere seguite soltanto da pochi a meno di non avere i sottotitoli.
E’ risaputo che amo spaziare per generi e sottogeneri diversi mischiandoli spesso tra loro. MM ci proietta in un futuro tecnologico (appena il sufficiente, non mi contraddico) con una umanità spenta, dove elementi ‘a margine’ tentano di mantenere vivo il ‘sogno’ per rallentare, – riuscendoci? – la disumanizzazione del genere umano. Svet è invece un’ucronia possibile e una storia ricca d’avventura, con vari personaggi e situazioni ambigue. Ma anche un gioco dei possibili futuri nel quale ciascuno può cimentarsi leggendo il romanzo. E lasciando libera la propria fantasia.

Cosa intendi fare quando scrivi fantascienza?

MM è stato un tentativo, credo riuscito, di riportare la fantascienza sui binari del fascino imprevedibile, del meraviglioso vissuto, per regalare al lettore storie fantastiche in grado di trascinare la propria fantasia oltre i confini dell’ignoto, confini che si fanno sempre più lontani. Il tentativo si è poi trasformato in abitudine con gli altri romanzi (Il fuoco e il silenzio, Surgeforas – che non è fantascienza ma che rientra nei miei personali canoni di narrazione -, Vladimir Mei, libero agente, Sinfonia per l’imperatore – di prossima uscita -, Il dono di Svet e un mucchio di racconti apparsi un po’ dovunque.
Ma la cosa più importante è che quando scrivo fantascienza lo faccio per divertire e divertirmi.

Oggi quali sono le tue letture e attività preferite? E i film?

Dunque, cominciamo con le letture.
Sul mio comodino non mancano mai:
     a. un fumetto;
     b. una rivista di scienza;
     c. un urania;
     d. un romanzo di un autore italiano;
     e. un romanzo di SF di un autore straniero;
     f. una rivista di misteri;
     g. una rivista di fantascienza;
     h. un libro fantasy.
Leggo tutto contemporaneamente in base al tempo e all’umore.
Riguardo le attività, se non scrivo qualcosa per almeno mezz’ora al giorno vado in crisi di astinenza. Seguo manifestazioni di poesia e di teatro e mi diverto a scrivere atti unici comici che alcuni amici mettono in scena. Quando posso esco con gli amici, porto in giro mio figlio con la bici e viaggio. Ah, dimenticavo, sto facendo da balia asciutta a due gattini di venti giorni, ma sono l’unico che mamma gatta lascia avvicinare ai suoi cuccioli.
I film? Adoro quelli fantastici (tipo Lady Hawk o La spina del Diavolo) e di fantascienza (troppi i titoli) purché fatti bene (cosa invero non tanto scontata). Odio i film con ammazzamenti cruenti, decapitazioni, deartazioni, evisceramenti, sbudellamenti, squartamenti, ecc. ecc. Non apprezzo i film di fantascienza che si basano esclusivamente sugli effetti speciali, vuoti di una trama decente. Quelli horror mi fanno paura e quindi cerco di evitarli.

Romanzo o racconto?

Sono essenzialmente un autore di racconti, nel ‘respiro breve’ do il meglio di me stesso. Un giorno mi sono reso conto che puoi scrivere  e pubblicare centinaia di racconti, come ho fatto io, ma nessuno si accorge di te. Bisogna scrivere un romanzo, altrimenti resterai un perfetto sconosciuto. Ma il romanzo nel mio DNA non c’era. Allora ho inventato il romanzo ‘a grappolo’ o ‘a spina di pesce’. Una storia centrale e una serie di racconti innestati, logicamente calzanti e coerenti con la storia centrale, in modo da realizzare un romanzo. Sembra facile, ma non è facile. Chi ha letto i miei romanzi se n’è certo accorto.

Il futuro?

Non esiste, è ancora legna da ardere, come il passato che però è cenere. C’è soltanto una continua evoluzione del presente. Passerò il mio presente scrivendo racconti e inventando romanzi. Scriverò poesie, filastrocche per bambini, racconti erotici e storie di fantasmi, avventure spaziali e fantasy eroica. Come capita. Senza logica e andando anche controtendenza.
Che volete.
Mi diverto.

(a cura di G.L.)

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8 Responses

  1. Rick

    Sorge spontanea una domanda: Quanto è grande il comodino di Donato Altomare? :)
    Complimentoni da un conterraneo!
    Ric

  2. donato

    Il mio comodino (primo livello di lettura) ha una vicina estensione al davanzale della finestra (secondo livello di lettura), che ovviamente non si può aprire senza far cadere decine di libri, riviste e fumetti, e una più lontana estensione al mobiletto del televisore (terzo livello di lettura). Il resto è nelle biblioteche con scarsissime possibilità di lettura almeno in questa vita.
    don

  3. Luca

    Ma il fumetto poi che fine ha fatto?
    Non uscirà più?

  4. donato

    La Tomato Farm ha avuto problemi col disegnatore (non questioni economiche, ma di altro genere proprio di impostazione del fumetto).Sulla spinta del Premio Urania lo sta riprendendo con altri disegnatori. Spero vivamente che sia portato a termine.
    don

  5. Dario Tonani

    Ciao Donato, una domanda: perché un autore italiano come te (posso dire “mediterraneo”?) ha deciso di ambientare una storia a New York? Immagino che mi sarà tutto chiaro una volta letto il romanzo, ma mi interessa conoscere il punto di vista dell’autore e scoprire poi pagina dopo pagina se le sue parole mi hanno davvero convinto :-). Sono sicuro anche che sul tema “autore italiano/ambientazione straniera” si aprirà un dibattito interessante, oltre che quasi inevitabile… Confesso che ho una grande curiosità nei confronti de “Il dono di Svet”.
    A presto quindi!
    Dario

  6. donato

    Dal ‘famoso’ disco volante che non può atterrare a Lucca, ho deciso di ambientare le mie storie in Italia, se non dietro casa, per smentire quella affermazione. L’ho fatto in MM, l’ho fatto in Surgeforas, ne L’Albero delle Conchiglie e in tantissimi racconti, ma certo questa non dev’essere una limitazione né un’autocensura.
    Per la verità il discorso si fa molto più difficile se entriamo nel mondo del fumetto. Un personaggio italiano avrebbe avuto, (non è un mio parere) una diffusione limitata, tenuto conto che la maggior diffuzsione del fumetto più ampia è al di fuori dell’Europa, mentre in Europa lo è principalmente in Francia, non certo in Italia. Non voglio andare oltre perché non ho una sufficiente conoscenza del mondo del fumetto, per cui mi son dovuto attenere alle indicazioni generali dell’editore. La storia alternativa mi è sempre piaciuta e aveva bisogno di un evento abbastanza vicino nel tempo da essere conosciuto dai più. Ecco spiegata la scelta della crisi cubana, anche se bisogna lasciar perdere il concetto attuale di continente americano che è molto diverso da quello del romanzo. Anche l’Europa viene coinvolta nel romanzo, una Europa anch’essa diversa. E certo non poteva mancare l’Italia.
    Per inciso sta per uscire per la Elara un romanzo tutto ambientato in Puglia (tra Federico II e il Castel del Monte).
    don

  7. Rick

    Wow! Aspetto con ansia il libro per i tipi di Elara, tanto più che è ambientato nella mia terra e nella sua storia. r

  8. fabio n

    Un bravo scrittore di romanzi in genere sa quanto la chiusura di un romanzo conti.
    Beh, in questo caso la bella chiusura di intervista fa scopa con le capacità di narratore di Donato Altomare.

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