Uraniarama – Franco Brambilla

febbraio 24th, 2013

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Per tutti i lettori di “Urania collezione”, ecco un’importante novità: il libro di Franco Brambilla UraniaRama, concepito ed edito dallo stesso illustratore. Si tratta di una vera chicca realizzata per celebrare i dieci anni della collana e ne raccoglie le prime centoventun copertine.

Ma l’opera non è solo un catalogo completo delle tavole pubblicate in questo periodo (comprese le tre realizzate dall’illustratore Iacopo Bruno); contiene infatti alcune versioni alternative, nuove inquadrature di alcuni modelli 3d che appaiono nelle copertine e un paio di illustrazioni inedite realizzate da Franco per eventuali titoli futuri. Il ricco volume conta 248 pagine a colori ed è stampato in digitale in 121 copie firmate e numerate. 

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Contiene, inoltre, tre articoli introduttivi firmati dal curatore della collana Giuseppe Lippi, dall’art director Giacomo Callo e dal graphic designer Giacomo Spazio, che hanno progettato la veste grafica utilizzata fino ad oggi.

Chi fosse interessato all’acquisto può contattare direttamente Franco Brambilla all’indirizzo e-mail brambilla.franco@gmail.com

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PREMIO STELLA DOPPIA 2013 Seconda edizione

febbraio 21st, 2013

Urania e il sito Fantascienza.com bandiscono la seconda edizione del premio letterario Stella Doppia, per il miglior racconto di fantascienza.

 

Regolamento

1) Il premio è aperto a tutti i cittadini italiani ed europei;

2) Le opere devono essere scritte in lingua italiana e inedite, ovvero non devono mai essere state pubblicate, neppure online;

3) La lunghezza massima delle opere partecipanti deve essere di 20 cartelle. Ogni cartella va intesa con un massimo di 2000 battute;

4) Ogni autore può partecipare con quanti elaborati desidera, senza limitazioni;

5) I racconti devono essere inviati in busta chiusa, in 2 copie, entro e non oltre il 30 aprile 2013, al seguente indirizzo:

 

PREMIO STELLA DOPPIA

C/o redazione Urania

Arnoldo Mondadori Editore

20090 Segrate Milano

 

6) All’interno della busta i concorrenti devono inserire, ritagliato in originale, il Certificato di Partecipazione (CdP), che si trova nelle ultime pagine di Urania. Per ogni racconto partecipante occorre allegare un tagliando in originale;

7) Ogni racconto deve riportare in calce tutti i dati dell’autore: nome, cognome, residenza, recapito telefonico indirizzo e-mail;

8) Gli elaborati non saranno restituiti;

9) Una pregiuria esaminerà i racconti partecipanti. I cinque finalisti saranno resi noti sulle pagine di Urania e su Fantascienza.com;

10) La supergiuria finale, composta  da Franco Forte (editor Urania), Giuseppe Lippi (curatore Urania) e Silvio Sosio (direttore Fantascienza.com), stabilirà il vincitore;

11) Il racconto vincitore sarà pubblicato su Urania e poi, insieme agli altri finalisti, su Fantascienza.com.

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Mike Resnick

febbraio 21st, 2013

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Nato nel 1942 [e morto nel 2020, NdR], scrittore e allevatore di cani, Mike Resnick ha esordito nel 1965 con il romanzo burroughsiano The Forgotten Sea of Mars e per molti anni ha scritto ogni genere di narrativa commerciale, dalla fantasy avventurosa debitrice di Edgar Rice Burroughs (The Goddess of Ganymede, 1967 e Pursuit on Ganymede, 1968) ai libri erotici, invariabilmente firmati con pseudonimi. Questo lungo periodo della sua carriera corrisponde perfettamente al ritratto del “paperback writer” senza soldi e senza speranza cui il mercato in trasformazione degli anni Sessanta-Settanta permetteva di sopravvivere in modo sempre più incerto, e di cui ci hanno lasciato memorabili trasposizioni la canzone dei Beatles (“Paperback Writer”, appunto) e romanzi come Il mondo di Herovit di Barry Malzberg e Addio Sheherazade di Donald E. Westlake. Quest’ultimo è la storia di un romanziere softcore che non sa più cosa inventare per eccitare il suo pubblico fantasma; il primo, invece (da noi ripubblicato la scorsa estate ikn “Urania collezione”), è l’odissea di un autore di fantascienza vecchio stampo che non riesce più a sopravvivere nella giungla dei tascabili ed è messo di fronte al totale sfruttamento della sua creatività.

Tra i romanzi fantascientifici di Resnick, che si è scostato un paio di volte dal genere ma ha sempre finito col ritornarvi, si segnalano Redbeard (1969), un’avventura post-atomica ambientata nella metropolitana di New York, e una novelization della serie Battlestar Galactica scritta dopo una lunga assenza dal settore. Negli anni Ottanta ha dato vita a due cicli avventurosi: i Racconti del Centro Galattico (con i romanzi Sideshow, 1982, The Three-Legged Hootch Dancer, 1983, The Wild Alien Tamer, 1983 e The Best Rootin’ Tootin’ Shootin’ Gunslinger in the Whole Damned Galaxy, 1983) e  i Racconti della Cometa di Velluto (Eros Ascending, 1984, Eros at Zenith, 1984, Eros Descending, 1985 ed Eros at Nadir, 1986). Il primo è ambientato in un luna-park, il secondo in un bordello spaziale.

Più impegnativi i racconti della raccolta Bwana & Bully! (1981), seguiti dai romanzi Ivory: A Legend of Past and Future (1988), Paradise: A Chronicle of a Distant World (1989) e Purgatory (1993), in cui Resnick affronta i problemi del colonialismo in vari paesi dell’Africa trasferendoli su scala interplanetaria. Si inseriscono nella stessa vena Inferno (1994, con lo stesso titolo su “Urania” n. 1257) e i racconti o romanzi brevi “Kirinyaga” (1988) e “The Manamouki” (1990), entrambi vincitori del premio Hugo. Il romanzo breve “Seven Views of Olduvai Gorge” (1994), ambientato in Africa e imperniato sulle origini dell’umanità, ha vinto nel 1995 il premio Nebula per la sua categoria.

Su “Urania” sono già usciti numerosi romanzi di Mike Resnick: The Soul Eater (1981, col titolo Il divoratore di anime nel n. 978, una sorta di Moby Dick in versione fantascientifica), Walpurgis III (1982, con il titolo Il pianeta di Satana, n. 984), The Branch (1984, Il tronco di Davide, n. 990), The Dark Lady, (Ritratto in nero, n. 1092), e i già citati Purgatory (Purgatorio, n. 1253) e Inferno (id., n. 1257).  Il killer delle stelle (Widowmaker, 1995; in “Urania” n. 1449) presenta le avventura di Jefferson Nighthawk, assassino noto su molti mondi con il nome di Fabbricante di Vedove.

Come antologista ha curato, fra l’altro, l’antologia di “recursive science fiction” – storie di fantascienza sul mondo della fantascienza – Inside the Funhouse, da noi tradotta in “Urania” n. 1273 col titolo Fantashow. Starship: Pirate (2006), il romanzo che presentiamo oggi, prosegue l’intensa serie spaziale che ha già prodotto Starship: Mutiny (Gli ammutinati dell’astronave, 2005, da noi pubblicato esattamente un anno fa).

 

G.L.

 

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L’apprendista stregone

febbraio 20th, 2013

Fra gli autori di fantascienza che hanno cominciato a farsi un nome nell’ultima parte del XX secolo, rinnovandone completamente il bagaglio culturale e il modo di scrivere, John Varley è uno dei pochi che siano riusciti a imporsi all’attenzione di pubblico e critica con un relativamente piccolo numero di opere.

Nato a Austin, nel Texas, nel 1947, ha frequentato la Michigan State University prima di sposarsi e di mettere al mondo tre figli; fino al 1973 ha lavorato come scrittore freelance prima di dedicarsi all’arte di scrivere a tempo pieno. Ha pubblicato sia romanzi che numerose raccolte di racconti.

Dotato di un’esuberante inventiva, ricco d’idee e di trovate originali, Varley si è soprattutto imposto per merito della sua narrativa breve, quella in cui s’avverte subito la presenza del vero scrittore di fantascienza.

Il nostro genere è infatti eminentemente basato sulle idee più che sui personaggi, gli scavi introspettivi o le descrizioni liriche. E se tutto questo rimane appannaggio del romanzo mainstream, è altrettanto vero che quello fantascientico offre altre possibilità ai suoi autori, prima fra tutte quella di dispiegare la propria arte al servizio dell’invenzione.

Gran merito del fatto che alcuni romanzi di sf resistano più di altri alle ingiurie del tempo e al mutare dei gusti dei lettori deriva dal fatto, come nel particolare caso di Varley, che ci si trova di fronte a uno scrittore di razza, fornito di quella particolare dote, non a tutti elargita, che fa sì che i suoi libri non vivano di una sola idea ma ne contengano, come un gioco di scatole cinesi, altre che prolificano libere e ricche di stimoli, guidando il lettore in una selva di sentieri.

Nel campo della narrativa breve Varley ha vinto il premio Hugo con il racconto “The Pusher”; nello stesso anno il Locus Award è stato assegnato al romanzo breve Blue champagne, mentre nel 1984 s’è aggiudicato Hugo, Nebula e Locus per un altro romanzo breve, Press Enter, che attualmente sta allargando alle dimensioni di romanzo vero e proprio.

Uno dei punti di forza della sfolgorante affermazione di Varley sta, oltre che nella ricchezza inventiva, anche nella particolare attenzione che rivolge alle nuove frontiere aperte sia dall’esplorazione dello spazio sia dalle scoperte della fisica e della medicina. Nei suoi lavori è facile imbattersi in esseri che sono il frutto di miracoli prodigiosi dell’ingegneria genetica e vivono in habitat spaziali in cui si sente l’influsso della idee di Gerard K. O’Neill, un autore ampiamente citato anche nel primo romanzo di questo ciclo, Titano. Le sue forme di vita aliene  tengono conto dei suggerimenti di Carl Sagan e delle possibili, infinite ricombinazioni del DNA secondo parametri fin qui sconosciuti.

Ma il racconto breve, che pure gli ha dato tante soddisfazioni, a un certo punto ha cominciato ad andargli stretto. Varley ha sentito il bisogno di allargare i propri orizzonti, di spiegare meglio i concetti già espressi ma non affrontati in profondità. Bioingegneria, economia planetaria, ambiente chiuso e artificiale sono i temi di “Addio, Robinson Crusoe”, un racconto del 1975 le cui idee tornano nella serie di Cirocco Jones inaugurata con Titano.

Il primo romanzo di Varley, Linea calda Ophiucus, è del 1977, e riprende il tema degli Invasori già trattato in “Picnic su Lunachiara” (1974) di cui estende i confini. Se nel racconto l’attenzione era focalizzata su un singolo episodio, nel romanzo abbraccia il vasto  problema di un’umanità scacciata dal suo pianeta. Quanto veniva accennato in “Picnic su Lunachiara”, in Linea calda Ophiucus viene ripreso e ampiamente spiegato. Varley dimostra di essere un autore generoso, uno che non s’accontenta di un solo tema attorno al quale ricamare complessi ghirigori, ma che accumula idee e proposte per arricchire il più possibile la propria narrativa. In Linea calda Ophiucus l’umanità non solo ha sviluppato la manipolazione genetica degli uomini oltre che dei vegetali, ma anche la possibilità di trasferire la memoria da un individuo a un nuovo corpo, di fatto sconfiggendo la morte, che diviene così un concetto astratto. Il tutto calato in un’avventura sfaccettata in cui coesistono, con mirabile equilibrio, invenzioni sociali, magie tecnologiche e avventure spaziali.

Varley non può essere certo considerato uno stilista, ma ha un modo immediato di affrontare i problemi, il che fa sì che i suoi romanzi si leggano d’un fiato, perché la fantasia viene continuamente stimolata, anche quando gli argomenti trattati non sembrano originali, come nel caso di Titano, alla cui base c’è l’eterno tema della narrativa statunitense, il viaggio come conoscenza, ricerca e presa di coscienza.

La serie di Cirocco Jones, che s’inizia con Titano per proseguire con Nel segno di Titano e Demon, è in linea con tutta la produzione di Varley: la Terra è sempre vista come qualcosa di remoto, una culla che ci si è lasciata alle spalle, come la giovinezza e le prime esperienze, per vivere la propria vita “altrove”. Un altrove che per Varley è rappresentato soprattutto da mondi chiusi su se stessi, come quelli che s’incontrano nella maggior parte dei suoi racconti e soprattutto in quest’ultima trilogia. Varley sembra avere il bisogno di sentire intorno a sé – e quindi lo costruisce in torno ai suoi personaggi – un mondo che, per quanto vasto, sia protettivo come un ventre materno, le cui insidie siano tutte controllabili o dalle capacità innate del protagonista o da quelle infuse, come accade a Cirocco nelle ultime pagine di Titano. Per quanto sballottati dagli eventi, i suoi eroi hanno sempre la possibilità-capacità di assumerne il controllo, di tenere comunque la posizione di centro in qualsiasi evenienza.

Lo scrittore Ian Watson ha scritto di lui: “Varley è un po’ come un alchimista: muta costantemente il piombo in oro, anche se il piombo spesso è sul punto di tornare ad essere quel che era… e a volte ci riesce”.

 

Marzio Tosello

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illustrAutori del fantastico/2

febbraio 12th, 2013

Franco Brambilla, cartoline dal futuro

Seconda puntata del dossier dedicato ai grandi illustratori della fantascienza e fantastico. E’ il turno di quel Franco Brambilla che ha da poco superato il numero di presenze di Kurt Caesar, risultando così il più prolifico dopo l’inarrivabile Karel Thole.


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Nato a Milano il 23 marzo 1967, fin da piccolo Franco Brambilla si nutre a base di immaginario fantascientifico attraverso libri, fumetti, cinema e televisione: dai romanzi di Jules Verne divorati nelle lunghe estati al mare al Jeff Hawke di Sydney Jordan, dalle visioni di Jean Giraud in arte Moebius e Juan Gimenez ai supereroi, fino alle serie tv britanniche e i multiformi universi dell’animazione giapponese.

Dopo il diploma di maturità scientifica nel 1986 e quello di Illustrazione all’Istituto Europeo del Design nel 1991 (dove incontra Aldo Di Gennaro tra i docenti), inizia a lavorare professionalmente nel capoluogo lombardo presso la società di servizi Edistudio, dove impara i primi rudimenti dell’illustrazione assistita dal calcolatore allora ancora agli albori. In pochi anni realizza migliaia di illustrazioni tecnico-scientifiche per libri di scolastica e divulgazione scientifica, che si concentrano nei periodi invernali e lasciano lunghi periodi di bonaccia creativa. Il giovane scaccia l’inattività ideando i personaggi di Full & Berto, un gatto e un cane che nel 1994 accompagnano i lettori più giovani in quattro volumetti divulgativi per la Fabbri.

Ma la passione per l’illustrazione 3D prende il sopravvento e nel 1998, avviata la collaborazione alle pagine Multimedia per l’inserto “Corriere Economia” allegato al “Corriere della sera” del lunedì, fonda l’Airstudio con Giacomo Spazio (a cui si aggiunge presto Pierluigi Longo), in breve tempo punto di riferimento nella progettazione grafica e nell’illustrazione per le maggiori case editrici italiane, che gli dà modo fino alla chiusura nel 2011 di allargare gli orizzonti in periodici come “Abitare” e “D – la Repubblica delle Donne”. A questo punto, diventa insopprimibile il richiamo alla fantascienza: armatosi di un portfolio con le sue migliori prove, Brambilla decide di puntare subito in alto e proporsi per “Urania” a Giacomo Callo, ancor oggi art director Mondadori. Complice anche la copertina per “Decoder” n.11 dedicata nel 1996 a James Ballard, che viene apprezzata in casa editrice, il colloquio ha buon esito e porta al debutto dell’artista milanese sui “Classici Urania” n.259 nell’ottobre 1998 (per Giove chiama Terra, di Ben Bova) e di lì a poco sulla rinnovata “Urania” con il n.1381 del 2 luglio 2000 (La guerra dei folli, di Sarah Zettel).

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illustrAutori del fantastico

febbraio 12th, 2013

GIUSEPPE FESTINO, IL FUTURO IN BIANCO E NERO

Nato a Castellammare di Stabia (NA) il 22 settembre 1943, seguendo il padre agente di Pubblica sicurezza Giuseppe Festino si trasferisce nel 1947 a Pallanza, frazione di Verbania, e nel 1951 a Domodossola. È sul Lago Maggiore che si appassiona all’illustrazione e ai fumetti, grazie a “il Vittorioso” e le coloratissime copertine di Curt Caesar (all’anagrafe lorena Kurt Kaiser), con dettagliati paginoni tecnico-scientifici.

Dopo il servizio militare, nel 1965 incontra a Milano l’editore Piero Dami che lo indirizza dal fratello Rinaldo noto come Roy D’Amy, che gestisce lo Studio Produzioni Editoriali D’Ami dove Festino lavora per tre anni, facendo pratica e collaborando ai primi dieci volumi della collana “Guarda e scopri gli animali”, progettata per Alberto Peruzzo ma poi edita dalle Edizioni AMZ dal 1966 al 1972. Intanto frequenta i corsi serali all’Accademia di Brera, finché si concentra su altri lavori: l’Enciclopedia Medica DeAgostini, figurine disneyane per l’Editrice Moderna, libri di scolastica per Minerva Italica e qualche copertina di dischi. Registra anche per la Ricordi diretta da Iller Pataccini: la colonna sonora per la trasmissione tv svizzera La trappola, una Barbara Ann in italiano nel 1966 come corista nei Pop Seven con Roberto Vecchioni e un brano di Wilma Goich.

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Sono anni ricchi di fermento, sulla scia della primissima fanzine italiana “Futuria fantasia”, interamente realizzata dal quindicenne Luigi Cozzi nell’ottobre 1962 (ristampata con grafica di Ferruccio Alessandri nel luglio 1963). Al cinema Arcadia di Milano, rinato nel 1969 sulle ceneri del cineteatro Carcano (che tornerà al vecchio nome nel 1980 abbandonando le proiezioni), proprio Cozzi nel maggio e giugno 1975 organizza con Ugo Malaguti un’epocale rassegna di vecchi film di fantascienza, che fa scuola in tutt’Italia. Festino incontra altri appassionati come Angelo De Ceglie e firma le copertine per le riviste “Vox Futura” e “Alternativa”, fino alla più famosa “Robot” diretta da Vittorio Curtoni con articoli di Giuseppe Lippi e Giuseppe Caimmi, dal n.5 dell’agosto 1976 fino al conclusivo n.40 del luglio 1979… oltre al n.1 di “Aliens” (novembre 1979) con gli interni di ogni numero e la collana I Libri di Robot (13 volumi nel 1978-79) per Armenia Editore, i primi 8 volumi della collana I Libri della Paura (1978-79) per SIAD Edizioni e un paio di copertine per la rivista francese “Fiction”. Ma sono soprattutto i disegni interni tratteggiati in bianco e nero per ”Robot”, da cinque a nove in ogni fascicolo, che colpiscono e affascinano per la loro capacità evocativa e il piacevole accompagnamento alla narrazione, contribuendo a trasportare il lettore in una dimensione fantastica ma “più vera del vero”, perché ricreata personalmente da ciascuno a partire dalle atmosfere suggerite nel testo e nelle illustrazioni.

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Pohl & Kornbluth

febbraio 6th, 2013

Frederik Pohl

 

Nato nel 1919, sposato cinque volte (la sua terza moglie è stata Judith Merrill, grande antologista e scrittrice di fantascienza), attivo fin dagli anni Quaranta come autore, agente letterario e curatore di collane, Frederik Pohl è sinonimo di fantascienza americana come pochi altri scrittori.Nella prima parte della sua carriera Pohl pubblica sotto una fitta varietà di pseudonimi e collabora con altri membri della società del “Futurians”, nata a New York per raggruppare gli appassionati e autori dell’epoca: particolarmente fruttuoso si rivelerà il sodalizio con Cyril M. Kornbluth, un autore chiave degli anni Quaranta e Cinquanta insieme al quale Pohl scrive eccellenti racconti. Questi testi sono reperibili oggi in tre antologie: The Wonder Effect del 1962 (tr. it. La civiltà dell’incubo, La Tribuna 1977), Before the Universe and Other stories (1980) e Our Best: The Best of Frederik Pohl and C.M. Kornbluth (1987). Sempre con Kornbluth, Pohl avrebbe dato alla fantascienza del dopoguerra il capolavoro The Space Merchants (1953, I mercanti dello spazio che qui ripresentiamo) e altri tre notevoli romanzi: Search the Sky del 1954 (Frugate il cielo, in Urania n.305, 1963; rist. in Urania collezione n. 120), Gladiator at Law del 1959 (Gladiatore in legge, ediz. più recente Editrice Nord,1989) e Wolfbane,1959 (Il segno del lupo, Editrice Nord 1975).

Nel 1940-41 Pohl entra nel mondo dell’editoria collaborando con Alden Norton alla cura di riviste come “Astonishing Stories” e “Super Science Stories”. Nel 1943 le due testate cessano la pubblicazione; Pohl viene arruolato nell’esercito americano e partecipa alle operazioni alleate in Puglia e Campania, con relativo soggiorno al Vomero (Napoli). Dopo la guerra, e tornato negli Stati Uniti, Fred Pohl diviene agente letterario e quindi assistente di Horace Gold alla direzione di “Galaxy”, una delle due riviste di sf più influenti del dopoguerra. In quel periodo pubblica, insieme con Lester Del Rey, il romanzo Preferred Risk (1955, tr. it. Rischio di vita, Fanucci 1976). Altro fortunato sodalizio letterario è quello con Jack Williamson, in collaborazione con il quale Pohl scrive la trilogia sottomarina Undersea Quest, Undersea Fleet e Undersea City (1954-1958, i primi due usciti su Urania come La città degli abissi e La giungla sotto il mare rispettivamente nel 1955 e 1960) e soprattutto il ciclo delle Scogliere dello spazio, ospitato prima su Urania e quindi raccolto in volume unico dalla Nord nel 1977. I romanzi che compongono il ciclo sono The Reefs of Space del 1964, Starchild del 1965 e Il conclusivo Rogue Star, apparso nel 1969. Sempre con Williamson Pohl dà vita nel 1975 alla prima parte della saga avventurosa The Farthest Star (tr. it. L’ultima stella, Editrice Nord 1978), cui farà seguito nel 1983 Wall Around a Star, riunito col precedente nel volume omnibus The Saga of Cuckoo (1983).

Tra il 1963 e il 1968 Pohl dirige le riviste “Worlds of Tomorrow”, “International Science Fictlon” e soprattutto “If”, una consorella di “Galaxy” che sotto la sua guida conquista per ben tre volte il premio Hugo destinato alla migliore pubblicazione professionale (1966-68). Ma le riviste non sono la sua unica specialità: tra il 1953 e il ’59 Pohl aveva già curato due delle più celebri serie di antologie di fantascienza: Star Science Fiction Stories e Star Short Novels, inaugurando un filone editoriale che nel dopoguerra, con la graduale perdita d’importanza delle riviste a favore del libro tascabile, si sarebbe rivelato determinante.

In proprio Pohl scrive una serie di romanzi che a volte sembrano meno brillanti di quelli creati con Cyril Kornbluth, ma in lui è in atto una maturazione che darà presto notevoli frutti: Slave Ship,1957 (Le navi di Pavlov, Urania l962), Drunkard’s Walk, 1960 (Il passo dell’ubriaco, Editrice Nord 1976), A Plague of Pythons, 1965 (La spiaggia dei pitoni, Editrice Nord 1977), The Age of the Pussyfoot, 1969 (Passi falsi nel futuro, Editrice Nord l971) e The Merchant’s War ,1984 (Gli antimercanti delio spazio, Interno GialIo, 1991). Quest’ultimo libro rappresenta il seguito ideale dei Mercanti scritto nel ’53 con Cyril Kornbluth.

Nel 1976 il nostro pubblica sul “Magazine of Fantasy and Science fiction” il romanzo Man Plus (Uomo più, Editrice Nord l977), cui fa seguito nel 1979 JEM: The Making of a Utopia (tradotto come JEM, la costruzione di un’utopia dall’Editrice Nord, 1981). Quello stesso anno pubblica ancora Cool War (Guerra fredda, Editrice Nord 1982) e inaugura la fortunata serie di Gateway (La porta sull’infinito, Editrice Nord 1979), cui seguono Beyond the Blue Event Horizon (Oltre l’orizzonte azzurro, Editrice Nord l982), Heechee Rendezvous (Appuntamento con gli Heechee, Editrice Nord l984), The Annals of the Heechee (Gli annali degli Heechee, Editrice Nord 1987) e la raccolta di racconti The Gateway Trip (1990). Nel 1982 Pohl espande il racconto vincitore del premio Hugo “The Gold at the Starbow’s End” (l972) nel romanzo Starburst (Alla fine dell’arcobaleno, Editrice Nord 1983). Nell’83 ripete l’operazione con il bellissimo racconto del 1954 “Il morbo di Mida”. Nel 1984 racconta un’immaginaria storia di New York nel futuro con The Years of the City (Gli anni della città, Editrice Nord 1985). Del 1986 sono The Coming of the Quantum Cats (L’invasione degli uguali, Editrice Nord 1987) e il romanzo fantapolitico Terror, nel quale, per effetto di esperimenti nucleari, si scatena una catastrofe planetaria. Sul tema delle catastrofi – imputabili, più o meno direttamente, ai sovietici – Pohl torna nel 1987 con il realistico Chernobyl. I romanzi più recenti rivelano un Pohl al pieno delle sue capacità creative, che volentieri torna allo humour nero e alla satira pungente delle sue opere più caustiche: Black Star Rising (l985), Narabedla Ltd (Narabedla, Sperling & Kupfer 1988), The Day the Martians Came, 1988 (Il giorno dei marziani, Sperling & Kupfer 1989), Homegoing,1989 (Il lungo ritorno in Urania n. 1289,1996), The World at the End of Time, 1990 (Il mondo alla fine del tempo, Sperling & Kupfer 1993) e Pompei 2079 (All the Lives He Led, 2011). Ha collaborato con Arthur Clarke alla conclusione del romanzo L’ultimo teorema (The Last Theorem, 2008).

I raccontI brevi di Pohl sono raccolti in una nutrita serie di antologie: Alternating Currents (l956), The Case Against Tomorrow, 1957 (Processo al domani in Galassia n.53, La Tribuna 1965), Tomorrow Times Seven (1959), The Man Who Ate the World (1960), Turn Left at Thursday (1961), The Abominable Earthman (1963), The Best of Frederik Pohl, 1975 (come Il tunnel sotto il mondo e Il marziano in soffitta, rispettivamente in Urania n. 802 e 804, l979).

Di notevole importanza l’autobiografia The Way the Future Was, 1978, in cui Pohl ricostruisce con cura e nostalgia il mondo della fantascienza attraverso quattro decenni cruciali. Non c’è pericolo di sovrastimare l’importanza di Frederik Pohl, sia come romanziere che come editor. Colto e mordace, dotato di un notevole senso dell’umorismo, si è trovato a suo agio tanto nel genere “sociologico” che lo ha reso famoso negli anni Cinquanta – in collaborazione con Kornbluth – quanto nelle storie avventurose scritte con Jack Williamson o nei numerosi romanzi in proprio. Negli anni Ottanta e Novanta Pohl ha dimostrato ancora di sapersi rinnovare e di poter offrire at lettore una fantascienza di alto livello, sia dal punto di vista delle idee sociali, che da quello delle audaci concezioni scientifiche e del puro divertimento.

 

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Cyril M. Kornbluth

 

Nato a New York nel 1923, è attivo come appassionato di fantascienza negli anni Trenta e frequenta il gruppo dei “Futurians”, come del resto Frederik Pohl. Sotto l’esempio dei colleghi comincia a scrivere giovanissimo, verso i quindici anni. I suoi racconti appaiono sulle riviste con vari pseudonimi, tra cui S.D. Gottesman e Cecil Corman. Frequenta l’università a Chicago, quindi è arruolato nell’esercito e durante la Seconda guerra mondiale è di stanza in Europa. Nel dopoguerra, approfittando della legge speciale per i reduci, torna a frequentare l’università di Chicago e in quella città trova un impiego presso la Trans Radio Press, che manterrà fino al 1951. Dal ’51 all’anno della sua prematura scomparsa, il 1958, Kornbluth si dedica a tempo pieno all’attività di scrittore.

Oltre ai romanzi scritti insieme a Frederik Pohl, e di cui abbiamo già parlato, pubblica con Judith Merrill Outpost Mars, 1952 (Il lago del sole, a puntate su Urania rivista a partire dal n. 7) e nello stesso anno il celebre Gunner Cade (L’ordine e le stelle, prima nei Romanzi di Urania e poi presso Libra Editrice, 1975).

In proprio ha scritto alcuni romanzi ancora oggi validissimi: Takeoff , 1951 (Domani la luna, in Galassia n. 67, La Tribuna 1966), The Syndic, 1953 (come L’era della follia nei Romanzi di Urania n. 72, 1955; come Non è ver che sia la mafia in Classici Fantascienza Mondadori n. 6,1977) e Not this August (Non sarà per agosto, ediz. più recente in Classici Urania n. 154, 1990). I racconti brevi di Cyril Kornbluth sono apparsi in varie antologie e, in Italia, in due raccolte personali: Gli idioti in marcia (The Best Science Fiction Stories of C.M. Kornbluth, 1968; in Galassia n. 141, La Tribuna 1971) e Oltre la Luna (A Mile Beyond the Moon, 1958; in Urania n. 1056, 1987). Nel 1997 la NESFA Press ha pubblicato un volume gigante che raccoglie tutta la narrativa breve di Cyril M. Kornbluth: His Share of Glory. Morto a trentacinque anni per infarto (soffriva di ipertensione maligna), Kornbluth resta una delle grandi figure della sf americana, a cavallo tra il suo periodo pionieristico e la piena modernità.

 

G.L.

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Urania Collezione 121: Nel segno del titano

gennaio 29th, 2013

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Gea è un mondo vasto e sconosciuto che si è avvicinato al Sistema Solare. Una squadra di ricognizione umana deve esplorarlo da vicino. Cirocco Jones, responsabile della missione, è una donna con le idee chiare e un preciso disegno nella mente: scoprire il segreto di Gea e dei suoi artefici, anche se questo richiede la revisione di tutti i parametri conosciuti in fatto di ingegneria, chimica e biologia. Come è stato scritto all’epoca in cui il romanzo uscì per la prima volta: “Un capolavoro di invenzione e di suspense scritto da un autore che Isaac Asimov ha definito senz’altro un nuovo Heinlein”.


John Varley è nato ad Austin, Texas, nel 1947 e ha studiato fisica e poi letteratura inglese. Interrotti gli studi, ha cominciato a lavorare e negli anni Settanta ha raccolto i suoi primi racconti di fantascienza nell’antologia The Persistence of Vision. I suoi romanzi maggiori, contraddistinti da un solido retroterra scientifico, sono Linea calda Ophiucus (1977), Titano (1979), Nel segno di Titano (1980), Millennium (1983) e Demon (1984).

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Cosmolinea B-1 (62)

gennaio 29th, 2013

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I racconti di Fredric Brown sono un cardine della fantascienza moderna: non c’è antologia generale di sf che non ne accolga i più celebri al posto d’onore insieme ai migliori di Bradbury o di Clarke, di Matheson o di Sheckley. Per questo, rendere di nuovo disponibile l’opera che comprende tutti i racconti di Brown era una necessità improrogabile. “Millemondi” coglie l’occasione di ristampare in questo volume la prima parte della vasta antologia browniana uscita precedentemente nella “Biblioteca di Urania” e ristampata una sola volta nei “Massimi della fantascienza”. La raccolta completa consiste di due volumi, il secondo dei quali verrà pubblicato prossimamente.

FREDRIC BROWN (1906-1972) è l’autore di celeberrime short stories, la più famosa delle quali è “Sentinella”. Con un dono per i finali a sorpresa e per l’umorismo nero, è passato dal romanzo noir (Il sangue nel vicolo, 1947, per cui vinse il premio Edgar Allan Poe) alle grandi storie di fantascienza: Assurdo universo, Marziani, andate a casa!, Il vagabondo dello spazio, Progetto Giove e Gli strani suicidi di Bartlesville. Nei due tomi di Cosmolinea B-1 e Cosmolinea B-2 Mondadori ha realizzato la raccolta completa dei suoi racconti di sf.

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I pirati e l’astronave (1591)

gennaio 29th, 2013

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La Teddy R. era un’astronave da combattimento ma ora è una nave pirata. Il suo comandante, Wilson Cole, non ha altra scelta per sfuggire a un’infamante accusa di ammutinamento, ma trasformarsi in un corsaro non è un’impresa facile. Wilson ha bisogno di nuovi maestri, ed ecco entrare in scena due esperti del settore come Val la Valchiria e David Copperfield, il ricettatore extraterrestre. Con questi memorabili personaggi Mike Resnick – plurivincitore del premio Hugo – torna all’insegnamento del suo più recente ciclo interstellare. La lezione è: nella galassia non si finisce mai d’imparare.

MIKE RESNICK è nato a Chicago nel 1942 e ha vinto cinque volte il premio Hugo e una volta il Nebula. “Urania” ha pubblicato i suoi romanzi: Purgatorio: storia di un mondo lontano (n. 1253), Inferno (n. 1257), Il killer delle stelle (n. 1449) e Gli ammutinati dell’astronave (n. 1579).

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