Fantascienza

Urania 1660: Claudio Vastano, Simbionti

ottobre 25th, 2018

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Claudio Vastano, “Simbionti”, Urania n. 1660, novembre 2018

Claudio Vastano, "Simbionti"

Claudio Vastano, “Simbionti”,
Novembre 2018, Urania n. 1660

Vota come leggi!
Se c’è un Urania che non devi perderti quest’anno eccolo qui.

Il n. 1660 non contiene soltanto il romanzo vincitore del Premio Urania 2017, “Simbionti” di Claudio Vastano, ma anche i tre racconti finalisti del Premio Urania Short 2018. Tre storie diversissime per sottogenere e cifra stilistica, ma tutte di nuovi autori italiani di valore.

E per la prima volta potrai dire la tua su chi debba essere il vincitore. Come? Utilizzando la scheda che trovi in allegato sul volume. Eccola qui, ma non perdere tempo a stamparla in cento copie: solo la pagina originale presa dal volume verrà presa in considerazione per il voto, scansioni e fotocopie sono bandite.

Scheda voto Premio Urania Short 2018

Scheda voto Premio Urania Short 2018

Alcuni potrebbero dire: “Strappare una pagina da Urania? Ma questa è iconoclastia!”
No, certo che no, ma di sicuro è un vero strappo, una rottura con il passato, come la prima volta in cui Fontana prese un coltello e incise una fenditura in una tela, per vedere che cosa c’era dietro, per aprire una strada, per trovare un futuro possibile alla fantascienza in lingua italiana.

Dai primi giorni di novembre troverai in edicola il romanzo “Simbionti” di Claudio Vastano e non uno ma ben tre racconti: “I polmoni del nuovo mondo” di Massimiliano Giri, “Quid est veritas?” di M. Caterina Mortillaro e “Questioni d’onore” di Valentino Poppi. E se sei stato a Stranimondi 2018, sai che ciascuna delle tre storie ha un quid unico. Non ci sei stato? Allora ti anticipiamo che “I polmoni del nuovo mondo” parla di terraformazione. Riesci a indovinare di cosa trattano gli altri due racconti? Scrivilo nei commenti.
Prenota in anticipo la tua copia di “Simbionti” per accaparrarti la tua preziosa scheda voto. E che vinca il migliore!

Chiunque sia, ci sarà comunque un’altra vincitrice: la fantascienza italiana.

 

EBOOK DISPONIBILE

 

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“Mille notti più una”, un racconto di Mina Argento

giugno 23rd, 2010

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Mina Argento… chi è costei? Un’autrice tanto promettente quanto elusiva. Il suo racconto è apparso a stampa nel numero di “Urania” di giugno e ci è parso tanto valido – questo aggettivo che vuol dire tutto e niente – da indurci oggi a diffonderlo in rete. (Fra parentesi, c’è qualcuno, lì in Piemonte, che l’abbia conosciuta o almeno avvicinata di persona? Finora noi stessi abbiamo avuto, con la sfuggente neo-autrice, soltanto rapporti epistolari e non ci dispiacerebbe farle un’intervista.) Crediamo che in Mina Argento si nasconda il cuore di una donna ricca di esperienza e la mano di una narratrice nata. Insomma, ci è piaciuta. Un criticoide oggi squalificato, ma un tempo molto “auscultato” (sic!) ci  ha tediati con una lunga e-mail post pubblicazione paragonandola alla Ursula K. Le Guin del XXI secolo. Vedrete da voi che il paragone è a dir poco belante, pecoreccio addirittura: perché Mina – ah, Mina! – non ha paragoni nel Terzo millennio. E’ una donna d’altri tempi e non a caso sceglie per questa sua prima prova la materia di cui son fatti i sogni, le donne stesse: immagini della notte intrecciate nel nome di Sheherazade, la suprema narratrice. Ma il rimando all’immortale novelliere arabo è solo il modo d’incominciare, di introdurci a una riflessione sulla narrativa tout-court che speriamo susciti tutta la vostra approvazione e stimoli i commenti più lusinghieri, e soltanto quelli.

G.L. 

Il Sultano strinse le bende attorno ai polsi della sua prigioniera.
Scheherazade sussultò.
— Raccontamela tu una storia, stanotte. C’è bisogno di cambiamenti qui.
— Non ho il talento per raccontare storie — si lamentò il Sultano. Guardò fuori dalle finestre dell’attico dell’harem, verso i fianchi risplendenti come stelle degli edifici più alti del mondo.
— Posso suggerirti degli spunti per le tue storie. Sono un uomo d’affari, so cosa vende di più.
Scheherazade gemette. — I fumetti vendono. Io non scrivo fumetti. Non so disegnare. — Mordicchiò un punto che risaltava nitido tra le fitte suture dei polsi.
— Sì, il moderno mercato globale ha bisogno di trasposizioni cinematografiche e diritti accessori. Ecco perché i film tratti dai fumetti hanno a disposizione i budget più ricchi di Hollywood.
Scheherazade addentò la stanghetta degli Chanel bifocali. — Non voglio sentire certe cose! Perché non mi fai giustiziare subito? Mi faresti un favore enorme.
Il Sultano scosse la testa avvolta nel turbante, carico di smeraldi e zaffiri. I decessi dei membri del suo harem letterario si ripetevano con lugubre regolarità. Morivano per le solite ragioni: alcol, droga, disperazione e disastri aerei durante i tour promozionali. Scheherazade minacciava o tentava il suicidio ogni volta che la notte incontrava l’alba. Tuttavia, era incredibilmente dura a morire.
— Viviamo in tempi che si vanno rapidamente oscurando — dichiarò il Sultano. — Il nostro mondo ha bisogno di narrazioni chiare e semplici. Di una speranza facile e a buon mercato. Di storie forti, dal forte contenuto morale. È compito tuo fornire quel contenuto.
Scheherazade si strattonò il pigiama blu notte coperto di lustrini. Fremette di fronte al prolungato silenzio del Sultano. Era abituata alle incessanti pubblicità, promozioni, manchette, presentazioni e imbonimenti del suo signore, ma quando diventava cupo, stoico e silenzioso le dava sui nervi.
— Potrei raccontare la storia di Mosè, il salvatore del suo popolo.
— Ottimo! — Il Sultano sbucciò un mango con un coltello di plastica, di quelli consentiti a bordo degli aerei. Leggi tutto »

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