Urania Collezione 72: Il grande contagio
Nel solco di John Wyndham, ecco un classico inglese del filone apocalittico firmato da Charles Eric Maine. A gennaio, su “Urania Collezione”.
Nel 1963, all’epoca della prima edizione di questo grande romanzo, Carlo Fruttero scriveva: “Dall’Inghilterra ci viene un’altra di quelle magistrali e paurose cronache dove tutto è quotidiano, riconoscibile, vero; e dove a un tratto entra in scena un elemento imprevisto che sconvolge la società, getta nell’anarchia la nostra vita ben ordinata, riduce gli uomini a bestie impazzite dal terrore che lottano disperatamente per sopravvivere. Come i trifidi di Wyndham, questo inarrestabile contagio diventerà uno dei classici della fantascienza“. Nel 2009, all’epoca della consacrazione su “Urania Collezione”, non possiamo che confermare: così è stato.
Nato a Liverpool nel 1921 e scomparso nel 1981, Charles Eric Maine è lo pseudonimo dello scrittore inglese David McIlwain. Ha lavorato per radio e TV inglesi sia come tecnico sia come autore, pubblicando nello stesso tempo numerosi romanzi. Tra i più celebri: Delitto alla base spaziale (1953, “Urania” n. 657, in origine sceneggiato radiofonico da cui è stato tratto il film di Terence Fisher Spaceways – Viaggio nell’interspazio), Luna chiama Terra (1956, “Urania” n. 199), L’uomo isotopo (1957, “Urania” n. 560), Mondo di donne (1958, “Urania” n. 415), Senza traccia (1960, “Urania” n. 341), L’uomo che possedeva il mondo (1961, “Urania” n. 665).
[Vai alla quarta di copertina.]
Posted in Urania Collezione
dicembre 22nd, 2008 at 14:24
Propio questo editoriale di fine anno non vuole arrivare eh…questo blog sembra una polis fantasma da qualche tempo. Tutti inattesa di qualcosa, credo, e credo che lo rimarremo ancora per un pezzo…
dicembre 22nd, 2008 at 14:27
Lippi, La prego, smentisCa questo miscredente, lanci la Sua sfida al 2009…:)
dicembre 22nd, 2008 at 15:03
Buon Natale a tutti, e speriamo che il “Babbo” ci porti tanta tanta fantascienza x il 2009.
dicembre 22nd, 2008 at 16:19
Copertina interessantissima.
7di9
dicembre 22nd, 2008 at 16:54
Vero, qualcosa di diverso per Urania Collezione! Moolto bella…si fa per dire!
dicembre 22nd, 2008 at 17:34
Certo che tra contagi, morbi e virus – cinematografici, letterari e videoludici – in Inghilterra, fra un po’, resteranno in 10.
p.s.
E sarannno tutti portatori sani!
dicembre 22nd, 2008 at 17:50
buone feste!!
dicembre 22nd, 2008 at 20:50
copertina allucinante! non posso mica andare in giro con un immagine del genere, spavento i bambini! 😀
dicembre 22nd, 2008 at 22:40
:rip:
dicembre 22nd, 2008 at 22:41
]:)
dicembre 22nd, 2008 at 22:42
ma insomma… come si fa a fare degli emoticons che vadano oltre la faccina che ride?
dicembre 23rd, 2008 at 12:35
Trovo discutibile l’inserimento di Maine nei Collezione, è un autore mediocre, mi pare che Aldiss lo abbia liquidato come quello che: ” (…) non sapendo come concludere le sue opere fa(ceva) morire il protagonista”. Di questo passo non è che vedremo in futuro K. Bulmer, A.B.Chandler et similia?
dicembre 23rd, 2008 at 13:36
@ Mario Caropreso: Aldiss verrà ricordato invece come quello che liquidò Blade Runner come “una minestra riscaldata di fantascienza, rimescolata con un machismo indagatore, e composta da un cast pretenzioso” (Trillion Years Space: The History of Science Fiction, Avon Books, 1988).
@ Franco: dovrebbe funzionare anche la strizzatina d’occhio… Vediamo: 😉
@ tutti: A proposito: Buon Natale!
dicembre 23rd, 2008 at 15:57
Mi associo a chi non ritiene C.E.Maine “materiale da UC”.
Comincio ad essere assalito dallo strisciante sospetto che il fatto di avere come direttore il “maestro italiano dell’Apocalisse” abbia favorito una insolita concentrazione di testi a tema catastrofico su Urania e UC.
Dovrei prendermi la briga di analizzare i numeri per sostenere la mia tesi…qualcuno è più rapido di me?
Buon Natale a tutti!
dicembre 23rd, 2008 at 20:04
@ Franco Brambilla: http://codex.wordpress.org/Using_Smilies
Buone feste a tutti!
7
dicembre 23rd, 2008 at 23:17
@7DI9 Grazie!
@ tutti: buone feste!!
dicembre 24th, 2008 at 12:33
Mediocre catastrofico.Dello stesso autore edello stesso genere era meglio IL VAMPIRO DEL MARE
e cmq ci stavano diversi romanzi catastrofici già apparsi su Urania molto più belli da ripubblicare come
Terremoto grado XIII
Una ruga sulla terra
La carovana
Virus cepha
Tra gli orrori del 2000
dicembre 24th, 2008 at 18:41
Auguro un felice Natale a tutti i lettori di Urania.
dicembre 27th, 2008 at 01:38
Mah..io ricordo “Rischio calcolato” e “Delitto alla base spaziale” con un certo piacere, non direi che Maine sia poi così mediocre…
dicembre 27th, 2008 at 09:31
Caruccia la pagina ‘smile’.
Ciao a tutti. 😈
dicembre 28th, 2008 at 23:10
Io avrei preferito venisse pubblicato Il clandestino dello spazio, ma non si può avere tutto.
dicembre 31st, 2008 at 20:54
@ kimba: Una ruga sulla terra ha lasciato un bel ricordo anche a me.
@ tutti: auguroni, buon 2009, buona fantascienza!
gennaio 5th, 2009 at 16:17
Che Maine sia un autore mediocre è tutto da dimostrare.
*Spoiler*
Anche alla fine de Il grande contagio il protagonista muore, ed è la parte meglio riuscita del romanzo.
E’ però anche vero che Il vampiro del mare è meglio, e restando nel genere catastrofico ci sarebbe stato bene, per dire, Il giorno dei Trifidi o magari Più verde di quanto non si creda.
E magari si poteva pubblicare un Leinster o un Silverberg (io l’Uomo stocastico lo avrei pubblicato il mese delle presidenziali USA), che non hanno ancora trovato posto su UC, e siamo arivati al n. 72.
gennaio 5th, 2009 at 16:41
@Anacho: parlando di Leinster, siccome ho abbandonato da 2 gg per sfinimento “L’uomo che vedeva gli atomi” (4 iterazioni della stessa storia sono davvero troppe!) ti chiedo: qual è il suo capolavoro?
Riguardo Silverberg, penso che i diritti siano in mano a Fazi che lo sta ristampando a caro prezzo (teniamoci stretti i ns. Classici Urania!)
gennaio 5th, 2009 at 21:33
Leinster: “Bivi nel tempo”; “Il pianeta dimenticato”; più di un racconto (nel Classico Urania “Lo strano caso di John Kingman” oltre a Bivi trovi, tra gli altri, “Primo contatto” e “Un logico di nome Joe”, ma mi pare manchi “Squadra d’esplorazione”, che comunque è reperibile nelle raccolte dei premi Hugo).
In generale, essendo un autore per così dire preistorico, Leinster va letto con qualche cautela: insomma ha scritto tanto ciarpame. Le sue cose migliori, però, sono ancora oggi delle belle avventure pure.
V.
gennaio 5th, 2009 at 21:36
“Aldiss verrà ricordato invece come quello che liquidò Blade Runner come “una minestra riscaldata di fantascienza, rimescolata con un machismo indagatore, e composta da un cast pretenzioso” (Trillion Years Space: The History of Science Fiction, Avon Books, 1988).”
Be’, al vecchio Brian UN errore lo si può concedere :-).
V.
gennaio 6th, 2009 at 15:21
Rapporto sulla probabilità A, La lampada del sesso, Il lungo meriggio della Terra, Peste suina, Cittadino del tramonto, Frankenstein liberato, La trilogia di Helliconia e innumerevoli racconti. Quindi per cortesia non sminuite i giganti del nostro genere, solo citando i loro momenti di ” Abbaglio “. Ciao ! P. S. Chi non ha mai letto i titoli sopracitati è pregato di rimediare, altro che Charle Eric Maine ( che pure non è male, ma sempre di una seconda schiera si tratta )
gennaio 6th, 2009 at 17:49
@ Vincenzo, capitanklutz: la mia voleva essere evidentemente una provocazione. A me è bastato leggere il racconto “Parvenza di vita” per perdonare l’abbaglio critico di Aldiss. Magari adesso leggendo Il grande contagio potrei scoprire che non è stato l’unico…
Un saluto e auguri a tutti per un grandioso 2009!
X
gennaio 6th, 2009 at 18:30
Be’, l’Aldiss scrittore non necessariamente deve fornire una patente di eccellenza all’Aldiss critico.
Però su Maine difficile dargli torto :-). Per carità, non che Maine sia un cane: resta un autore mediocre ma leggibile. A tempo perso, magari, o in un percorso iniziale di lettura, per farsi un’idea completa del panorama. Però, nell’ambito di una collana che dovrebbe riproporre (del)le opere significative degli scorsi decenni, obiettivamente non ci sta molto bene. Come qualche altra scelta del passato (scorrendo la lista si ritrovano i sempre riproliferanti Quatermass di Kneale e WJ Stuart; ma anche di Barjavel e – con tutto l’affetto – di Roberta Rambelli si poteva fare a meno).
V.
gennaio 6th, 2009 at 23:55
Rapporto sulla probabilità A, La lampada del sesso, Il lungo meriggio della Terra, Peste suina, Cittadino del tramonto, Frankenstein liberato, La trilogia di Helliconia e innumerevoli racconti.
Rapporto sulla probabilità A non lo ho capito, anche perché dormivo spesso durante la lettura.
Altrettanto terrificante Barefoot in the Head.
Il ciclo di helliconia diventa molto bello a metà del terzo volume, gli altri sono belli, specialmente Il lungo meriggio… con la Luna e la Terra uniti dalle ragnatele.
Il suo capolavoro per me resta Parvenza di vita, un racconto terribile, dove non succede niente, ma non succede niente in modo sublime.
Avevo gustato parecchio anche galassie come granelli di sabbia, all’epoca, ecco un suggerimento per UC.
gennaio 7th, 2009 at 13:27
Provocazione per provocazione, suggerisco al Diretùr di chiudere a chiave X in una cella e farlo uscire solo dopo la lettura dell’opera omnia di Maine, dopodichè per farlo accedere a pane e acqua basterà l’ulteriore lettura delle poco più di 150 paginette di “Anonima intangibili” di Aldiss…
“SPOILER” “SPOILER” “SPOILER”
@ Anacho:scusa, ma dire che:”Anche alla fine del grande contagio il protagonista muore, ED E’ LA PARTE MEGLIO RIUSCITA DEL ROMANZO” mi ha suscitato un moto irresistibile di ilarità, riportandomi alla mente una simpatica figura in costume che con una bottiglia si percuoteva nelle parti basse
gennaio 7th, 2009 at 23:44
@ Anacho:scusa,
Per stavolta sei scusato, anzi, ti firò che stasera siederai alla mia destra… no, facciamo sinistra, nel regno dei cieli.
Specie se l’incaricato della Gilda degli Assassini riesce a trovarti.
E’ la parte più riuscita significa semplicemente che non te lo aspetti, che pensi ci sia l’imprevisto, che c’è anche, ma….
Maine non fa morire i suoi personaggi perché non sa fare i finali, non sarà un grance scrittore, ma si fa leggere.
Certo, nel genere catastrofico saprei citare almeno dieci meglio di lui (e in ogni altro genere, se è per questo), ma almeno non aveva la fissa del lieto fine.
gennaio 8th, 2009 at 16:36
“Rapporto sulla probabilità A” di Aldiss è un romanzo esplicitamente sperimentale, il che vuol dire che non c’è molto da capire, tranne il perché Aldiss abbia voluto scrivere una storia così drammaticamente priva di accadimenti. Una possibile risposta è che voleva dimostrare come un testo così congelato, e ossessivamente ripetitivo, potesse mostrare una sua paradossale valenza (appunto) drammatica (un po’ come quel racconto di Lafferty in cui si parte dalla constatazione che una lastra di metallo con dei fori aumenta, anziché diminuire, la sua resistenza, per arrivare alla conclusione che un materiale con un numero infinito di fori, dunque fisicamente inesistente, avrebbe una resistenza infinita!).
Ciao.
AF
gennaio 8th, 2009 at 23:40
““Rapporto sulla probabilità A” di Aldiss è un romanzo esplicitamente sperimentale”
E’ un esperimento fallito, purtroppo.
La noia stende ben presto il suo cupo manto sull’incauto lettore.
“(un po’ come quel racconto di Lafferty in cui si parte dalla constatazione che una lastra di metallo con dei fori aumenta, anziché diminuire, la sua resistenza, per arrivare alla conclusione che un materiale con un numero infinito di fori, dunque fisicamente inesistente, avrebbe una resistenza infinita!).
Ciao.
AF”
Aspetta, Lafferty partiva dalla considerazione che se strappi un assegno questo non si stacca mai nella parte perforata,
Da qui la scoperta del “niente”, materiale ultraresistente, quando il cattivo spara al buono la pallottola viene fermata da un’armatura fatta di “niente”.
Passare da quel racconto a “Rapporto…” è come lasciare un attimo la festa di fine anno, uscire in un cortile buio, sbagliare porta e trovarsi nell’obitorio dell’ospedale.
gennaio 9th, 2009 at 18:47
Gli sperimentalismi sono dei fallimenti per definizione, credo, nel senso che, quando funzionano, li si apprezza per l’originalità, non per lo sperimentalismo. Ciò detto, è interessante chiedersi dove volesse arrivare Aldiss. Malaguti (che lo ha pubblicato nel 1987, sul n. 9 di Nova sf*, perdendoci qualche lettore) lo definisce “una provocazione” (ricordiamoci che è stato scritto nel ’68). I pezzi in corsivo, contrariamente al resto, sono interessanti. Se Aldiss li avesse sviluppati di più, il romanzo avrebbe potuto funzionare meglio.
Il passaggio da Aldiss a Lafferty è un tantino azzardato, in effetti. Ma la tua (eccellente) metafora non azzera la possibilitò di un confronto. Mi serviva un esempio di provocazione paradossale, e il geniale vecchiaccio di Tulsa si prestava allo scopo…
Ciao.
AF
gennaio 12th, 2009 at 10:33
Non sono d’accordo con VIncenzo ho trovato la Rambelli una piacevole sorpresa.
Ho trovato invece stucchevole Quatermass di Kneale.
gennaio 13th, 2009 at 01:01
Non so se si riuscirebbe a trovare due scrittori più distanti di Aldiss e Lafferty.
Il vecchietto di Tulsa, Oklaoma, era sempre sperimentale (rammentate lo scatenato Cantata spaziale?), ma sicuramente non faceva perdere lettori.
“Fecero lingue nuove, ma non le fecero cantando.”
Ecco cosa pubblicare su UC, Cantata spaziale, ho voglia di tuffarmi nel vero Inferno, il pianeta Pepe-Indiavolato.
gennaio 13th, 2009 at 11:22
@ Anacho: d’accordo al cento per cento su Lafferty :), Cantata spaziale manca da troppo tempo sul mercato, è uno dei libri più divertenti e intelligenti che abbia mai letto, un Classico davvero con la C maiuscola, altro che Maine!
P.S.
Ah, ho sviato il tuo “incaricato” facendo in modo che atterrasse sul pianeta dei Lestrigoni, si sta divertendo… da morire :):):)
gennaio 13th, 2009 at 18:39
Lafferty? Magari! Da secoli ormai esiste solo sulle bancarelle :-/
Magari un Grandi Saghe, o un grosso Millemondi, con la sua produzione breve.
V.
gennaio 13th, 2009 at 21:36
Sulla distanza tra Aldiss e Lafferty non ho alcun dubbio. Per il resto, lo sperimentalismo di Lafferty (dato che funziona) non viene appunto percepito come originalità?
AF
gennaio 13th, 2009 at 23:54
Originale la Divina Commedia?
Stai scherzando…. adesso tiro fuori la pistola e mi sparo nella testa
“Dicon che nei pressi di Carissima la sua nave diventò una novissima”
gennaio 14th, 2009 at 14:07
Parlavo di Lafferty in generale (o forse non lo trovi originale?). Al contrario, nel citarlo a proposito di Aldiss, l’accostamento non era tra i due autori, ma tra due esempi specifici (seppure molto diversi) di estremizzazione.
IL colpo in canna meglio tenerlo da parte, nel caso ti toccasse di dover rileggere “Report on Probability A”…
AF
gennaio 15th, 2009 at 00:03
[…] aspettava gli scampati dal Grande contagio quando la notte fosse finalmente trascorsa, ben lo sappiamo noi che di quelle tristissime ore senza […]
gennaio 15th, 2009 at 23:59
“IL colpo in canna meglio tenerlo da parte”
Devi assolutamente leggere Cantata spaziale.
Quanto a Lafferty si, è originale.
E anche terribilmente divertente.
gennaio 16th, 2009 at 00:47
Assolutamente d’accordo!
AF
gennaio 16th, 2009 at 12:16
vorrei sapere d voi cosa ne pensate di un un libro come “La barriera di Santroga”, di HERBERT: Secondo me è da Collezione, è un piccolo capolavoro, e, en passant, vale molto di più della (a mio modesto parere) stucchevole saga di DUNE.
saluti, brothers.
gennaio 19th, 2009 at 01:12
Se si considera Dune nel suo insieme (tralasciando i patetici prequel) La barriera fa la sua figura, ma in confronto al primo, unico e solo romanzo rimane un gradino sotto.
Herbert ha scritto poco ma bene.
gennaio 19th, 2009 at 17:33
Io non ho letto “La barriera…” ma conservo un buon ricordo de “L’alveare di Hellstrom”, qualcosa in più di un ottimo romanzo d’azione.
Sono anch’io dell’avviso che la saga di Dune abbia colpevolmente oscurato gli altri romanzi, se non ricordo male con un certo disappunto da parte dello stesso Herbert.
gennaio 19th, 2009 at 17:59
Da quasi neofita dell S.F., e dopo aver scoperto questo ottimo blog, chiedo un altro giudizio e un aiuto; uno dei libri + belli che ho letto ultimamente “IL SISTEMA RIPRODUTTIVO”, di SLADEK, Eccezionale la comicità demenzile, con tnto di scienziato pazzo e riferimenti colti; sapete consigliarmi altre opere di questo genere? THANKS BROTHERS
gennaio 19th, 2009 at 18:31
@ GIANNI
Ti consiglio dello stesso Sladek “Robot fuorilegge” ed inoltre di Rudy Rucker i romanzi del ciclo di Ware. Sempre di Rucker aggiungerei “Signore dello spazio e del tempo”
Sono stati tutti editi da Urania non moltissimi anni fa e dovrebbe essere relativamente facile trovarli sulle bancarelle.
Quanto a “Il sistema riproduttivo” mi limito a dirti che campeggia da sempre nel mio scaffale d’onore…:-)
gennaio 19th, 2009 at 19:10
THANK YOU VERY MUCH
gennaio 19th, 2009 at 19:40
L’alveare di Hellstrom è un romanzo notevolissimo: disturbante e visionario. Per me il migliore di FH.
@Gianni: prova anche Venere sulla conchiglia di Philip Farmer.
V.
gennaio 19th, 2009 at 20:26
@Gianni: prova anche Venere sulla conchiglia di Philip Farmer.
Ma pubblicato come Kilgore Trout (in omaggio a Vonnegut).
AF
gennaio 29th, 2009 at 16:41
Maine vi ha annichiliti?
Il malefico virus si è insinuato anche nelle vostre case?
Schiumando e sbavando nelle convulsione finali del male avete sfasciato il vostro computer e non riuscite più a comunicare al resto del mondo l’avanzare del contagio?
A giudicare dal rigor mortis di questo thread parrebbe di sì
gennaio 29th, 2009 at 17:34
@ Tehom: questo non è un thread, semplicemente perché non siamo su un forum. Immagino che molti dei frequentatori abituali vogliano terminare la lettura del libro in questione, per poi eventualmente esprimersi su basi concrete.
Ciao,
X