Onryo – Gli autori
Masako Bando. È con lei, nata nel 1958, con Hideaki Sena e con l’autore di Ringu Koji Suzuki che il moderno horror giapponese s’impone agli inizi degli anni Novanta dapprima come corrente letteraria che gode di un immenso successo nel paese e che in seguito, grazie anche a film, manga (fumetti) e videogiochi, diventa quel fenomeno di portata mondiale definito horror japanesque. La novità delle opere di Bando consiste nella riscoperta delle tradizioni del folklore della sua terra. Dopo l’esperienza di studio all’estero, ritornata in patria, comincia a scrivere delle fiabe pian piano rendendosi conto di come un grande patrimonio di leggende e tradizioni popolari dalle infinite possibilità narrative resti ignorato e decidendo di compiere un lavoro di riscoperta. Sebbene i suoi romanzi siano innegabilmente impregnati di atmosfere horror e soprannaturali, allo stesso tempo si riscontra una descrizione assai attenta della vita contadina scandita da un ripetersi di gesti immutati nel tempo. Lo sfondo delle sue storie non sono solitamente gli estesi centri metropolitani giapponesi, bensì località rurali distanti dalla capitale Tokyo (spesso si tratta di luoghi dell’isola di Shikoku nella quale la scrittrice è nata) dove gli aspetti più invasivi della modernità sono assenti o perlomeno poco percepiti. La tecnologia è quasi del tutto nulla e comunque mai un elemento centrale. Il nucleo del racconto s’avvolge e s’innesta su una leggenda o una storia appartenente al folklore locale che funge da supporto per gli eventi che la scrittrice vuole raccontare. Un altro elemento assai importante è la descrizione del rapporto sentimentale uomo-donna spesso analizzato dal punto di vista femminile. L’abilità di scrittura di Bando è notevole, il suo stile preciso ed efficace, le descrizioni sempre acute e profonde. Ma non si deve rimanere sorpresi. Come scrivevamo più sopra, in Giappone la differenza tra jun bungaku (letteratura pura) ed entateinmento bungaku (letteratura di genere) verte sui filoni trattati e non sulle capacità narrative degli scrittori appartenenti a questi due grandi gruppi. I confini spesso sono assai labili e anche un autore come Haruki Murakami è in realtà collocabile in entrambe le letterature. Identico discorso vale per Bando, soprattutto in considerazione dei suoi ultimi lavori in cui, abbandonato l’elemento fantastico, si concentra su storie che descrivono i sentimenti che legano uomini e donne e nelle quali l’eros rappresenta una forte componente.
Nel 1982 vince la settima edizione del Premio per gli esordienti Mainichi dowa. Nel 1993 pubblica il romanzo horror Shikoku (Il paese dei morti) – trasposto anche in film -, cui segue una lunga serie di volumi. Nel 1994 con Mushi (Insetti) si aggiudica il premio «opera eccellente» nella prima edizione del Gran premio del romanzo horror giapponese. Nel 1996 con Sakuraame (La pioggia di ciliegi) vince la terza edizione del Premio letterario Shimase ren’ai e con Yamahaha (La madre delle montagne) l’anno seguente si aggiudica la centosedicesima edizione del prestigioso Premio Naoki. Nel 2002 con Mandarado (La via del mandala) vince poi la quindicesima edizione del Premio Shibata Renzaburo. Senza dubbio Masako Bando è una delle autrici più valide ed interessanti della letteratura giapponese contemporanea.
Inoue Masahiko. Lo scrittore nasce a Tokyo nel 1969. Nel 1981 con la novella sugli spiriti Shobosha ga okurete (L‘autopompa ritarda) attrae l’attenzione dell’autore di gialli Michio Tsuzuki (1929-2003) e vince la terza edizione del Premio Lupin. Nel 1983 con Yokeina mono ga (L’essere in più), racconto dell’orrore sperimentale, si aggiudica il premio «opera eccellente» all’Hoshi Shin’ichi short short contest iniziando così la sua brillante carriera di scrittore. Inoue si è dedicato in particolare modo alla stesura di racconti brevi o cortissimi – short short – incentrati sul fantastico e sul soprannaturale arrivando ad avere al suo attivo centinaia di storie pubblicate, non tralasciando comunque di scrivere romanzi come Ijinkan no fantazuma (Il fantasma del palazzo degli stranieri, 1991), immaginaria biografia della giovinezza di Van Helsing trascorsa nella città di Nagasaki poco prima dell’apertura del Giappone all’Occidente nel 1868. Tra le sue raccolte di racconti vanno sicuramente menzionate Igyo hakurankai (Esposizione bizzarra, 1994), Gaikotsujo, (Il castello degli scheletri, 1995), Kyofukan shujin (Il padrone del palazzo della paura, 1996), 1001 byo no kyofu eiga (Film paurosi da 1001 secondi, 1997, 2005) che riunisce novelle incentrate sui film horror inizialmente pubblicate nell’edizione giapponese della rivista FANGORIA, Kirei (Spiriti leggiadri, 2000), Kimyona genju jiten (Dizionario delle bizzarre bestie fantastiche, 2002) e Roman (Roman, 2004). Per lo sviluppo delle novelle di fantascienza, fantasy e horror, dal 1997 ha ideato e personalmente curato una serie di antologie tematiche dal titolo generale di Igyo korekushon (Freak Out Collection-Collezione bizzarra) che ha ormai superato i quaranta volumi divenendo la più ampia serie antologica di racconti originali di letteratura fantastica al mondo. Per tale ciclopico lavoro, già nel 1998 gli è stato conferito il premio speciale della diciannovesima edizione del Gran premio della fantascienza giapponese. Suoi lavori sono stati editi su varie prestigiose riviste letterarie sia di genere che mainstream.
Sakyo Komatsu. Vero nome Minoru Komatsu, lo scrittore nasce a Osaka nel 1931 e trascorre la giovinezza nella città di Kobe. La Divina Commedia di Dante Alighieri (1265-1321) letta durante la scuola media inferiore influenza fortemente la sua visione di un universo fantastico. Si iscrive all’Università di Kyoto dove si laurea in letteratura italiana con una tesi su Luigi Pirandello (1867-1936) al quale, successivamente, dedica anche un racconto. Durante l’università frequenta diversi intellettuali, registi e scrittori, collaborando inoltre con varie riviste letterarie amatoriali. Entra anche a far parte del partito comunista da cui poi però si dissocia. Disegna alcuni manga come Iwan no baka (Ivan lo scemo) e Daichi teikai (Il mare sul fondo della terra) pubblicati con lo pseudonimo di Minoru Mori. Il manga è una forma espressiva verso la quale continuerà sempre a nutrire un profondo interesse. Terminati gli studi nel 1954, cambia più volte lavoro. Decisivo si rivela il suo incontro con la rivista S-F magajin della Hayakawa Shobo che gli permette di trovare un editore attento e interessato al tipo di letteratura che intende sviluppare. Nel 1961, con la pubblicazione di Chi ni wa heiwa o (Pace in terra), si fa conoscere come autore d’avanguardia della SF giapponese. Nel 1971 con il volume Tsugu no wa dare ka? (Chi ci succederà?) si aggiudica la seconda edizione del Premio Seiun. Premio di cui vince anche la quarta edizione nel 1973, la settima edizione nel 1976 e la nona edizione nel 1978 grazie rispettivamente ai racconti Kessho seidan (La costellazione di cristallo), Vomiisa (Vomisa) e Gorudiasu no musubime (Il nodo di Gordio). Ottiene poi, nel 1983, un altro premio alla quattordicesima edizione del Premio Seiun per merito del romanzo Sayonara Jupita (Bye-bye, Jupiter). Nel 1974 Nihon chinbotsu (Il Giappone affonda), forse la sua opera più famosa e rappresentativa dove l’autore immagina lo sprofondamento in mare dell’arcipelago nipponico – tradotta in inglese, francese, spagnolo, russo, cinese, coreano, e in diverse altre lingue ma non ancora in italiano -, vince contemporaneamente la ventisettesima edizione del Premio dell’associazione degli scrittori di giallo del Giappone e la quinta edizione del Premio Seiun. Fino a oggi in patria ha venduto più di quattro milioni di copie. Nihon chinbotsu è un classico riconosciuto della fantascienza mondiale ed è stato trasposto in un film di grande successo nel 1973 e nuovamente nel 2006. Anche da diversi altri suoi lavori sono state tratte delle pellicole, sceneggiati televisivi e fumetti. Nel 1985 grazie a Shuto shoshitsu (La sparizione della capitale), opera nella quale descrive lo stato di panico in cui precipitano i giapponesi di fronte all’improvvisa e misteriosa scomparsa di Tokyo, si aggiudica la sesta edizione del Gran premio della fantascienza giapponese. Nel 1990 gli è stato consegnato il Premio per la cultura di Osaka. Impegnato nel promuovere a livello popolare l’importanza della ricerca spaziale e fervente sostenitore di varie iniziative sociali e culturali, con Shin’ichi Hoshi (1926-1997) e Yasutaka Tsutsui è considerato uno dei tre grandi scrittori della fantascienza nipponica. Le sue opere non sono soltanto di genere fantascientifico, ma anche fantastico e storico-soprannaturale. Nel 1981 fonda con un capitale sociale di trenta milioni di yen la società IO Corporation che si occupa di promuovere attività di vario tipo. Nel 2000 è stato istituito il Premio Komatsu Sakyo per le opere di letteratura SF, fantasy ed horror e dal 2001 viene pubblicata la rivista trimestrale Komatsu Sakyo magajin (Komatsu Sakyo magazine). La casa editrice dell’Università Internazionale Josai ha iniziato a stampare la sua opera omnia di cui sono previsti cinquantacinque volumi. Komatsu è stato scelto come ospite d’onore insieme con David Brin per Nippon 2007, la sessantacinquesima Worldcon (World Science Fiction Convention) di Yokohama del 2007. E’ morto nel luglio 2011 durante la preparazione di questo volume. All’asteroide 6983 scoperto da Takao Kobayashi nel 1993 è stato dato il nome di Komatsusakyo.
Hiroko Minagawa. Nata a Seoul nel 1930 durante l’occupazione nipponica della Corea; suo padre era un medico giapponese che aveva ricevuto l’incarico di professore associato del dipartimento di medicina dell’Università Imperiale fondata nella capitale coreana. Dopo il diploma Minagawa si iscrive al corso di letteratura inglese della facoltà di lingue straniere dell’Università Cristiana Femminile di Tokyo senza però portare a compimento gli studi. Nel 1970 con Kawato (I Kawato) vince la seconda edizione del Premio per la letteratura per l’infanzia Gakken nella sezione opere non di narrativa. Nel 1972 esordisce come scrittrice con il volume per ragazzi Umi to jujika (Il mare e la croce) ambientato agli inizi del periodo Edo dove affronta temi quali la libertà religiosa e il senso della vita umana. Oggi il libro è incluso nella lista dell’International institute for children’s literature di Osaka come una delle cento migliori opere di letteratura per ragazzi pubblicate nel Sol Levante tra il 1946 ed il 1979. Lo stesso anno un altro suo lavoro, Jan Shiizu no boken (Le avventure dei Jan Seez), arriva in finale al Premio Edogawa Ranpo e, nel 1973, con il racconto Arukadia no natsu (L’estate in Arcadia), storia di una adolescente inquieta che alleva un gufo nella sua cameretta, riesce ad aggiudicarsi la ventesima edizione del Premio per gli esordienti Shosetsu Gendai indetto dall’editore Kodansha. Tale riconoscimento rappresenta il suo debutto come scrittrice professionista. Nel 1985 vince la trentottesima edizione del Premio dell’associazione degli scrittori di giallo del Giappone grazie al romanzo Kabe-tabishibai satsujin jiken (Il muro-Il caso degli omicidi del teatro itinerante), poi nel 1986 la novantacinquesima edizione del Premio Naoki con Koibeni (Lo scarlatto dell’amore), romanzo storico che descrive la passione della protagonista per l’uomo di cui è innamorata sullo sfondo delle case di piacere delle città di Edo e Nagoya, nel 1990 la terza edizione del Premio Shibata Renzaburo con Baraki (Il lutto delle rose), raccolta di racconti fantastici incentrati sulle storie di alcuni attori e attrici di teatro, e nel 1998 la trentaduesima edizione del Premio Yoshikawa Eiji tramite il romanzo giallo fantastico Shi no izumi (La fonte della morte) ambientato nella Germania della seconda guerra mondiale. Da Shi no izumi sono stati tratti anche degli spettacoli teatrali. Ha scritto opere che vanno dalla narrativa fantastica fino al romanzo storico, dalla letteratura gialla a quella sentimentale. Il volume Futari Okuni (Le due Okuni) è stato trasposto nel musical di grande successo Okuni replicato più volte nell’ultima decina di anni e incluso pure negli eventi dell’Expo 2005 di Aichi.
Nanami Kamon Scrittrice e saggista laureatasi nella prestigiosa Università d’arte Tama di Tokyo, dopo aver lavorato come curatrice presso un museo di belle arti si è dedicata professionalmente alla scrittura debuttando nel 1992 con il romanzo Hitomaru chofukurei (Ordine di contrastare il male per Hitomaru), primo di un ciclo di quattro libri. Le sue opere sono in genere incentrate sul tema dell’horror e delle storie di fantasmi del cui filone rappresenta una delle maggiori scrittrici giapponesi contemporanee. È inoltre nota per i suoi reportage relativi alle antiche magie giapponesi e al feng shui, argomenti dei quali ha una profonda conoscenza.
Tra i molti libri da lei pubblicati si ricordano le raccolte di racconti sovrannaturali Ko (La maledizione degli insetti, 1996) che riunisce cinque storie dell’orrore di ambientazione scolastica, Tokoyozakura (Il ciliegio eterno, 2002) formato da storie legate tra loro nelle quali il giovane protagonista si muove tra la realtà e il mondo soprannaturale superando anche la barriera del tempo e Owasuremono (L’oggetto dimenticato, 2006) antologia composta di otto storie in cui presenze spettrali irrompono negli spazi bui della vita di tutti i giorni, i romanzi 203 goshitsu (La stanza 203, 2004) che vedono una giovane studentessa andare ad abitare da sola in un appartamento dove si manifestano inquietanti fenomeni inspiegabili, Mari (Mari, 2005) dove l’incubo di una donna inizia nel momento in cui incontra un suo amico d’infanzia sposatosi di recente, e Iwaiyama (Il monte della celebrazione, 2007), un “real horror” basato su vicende sperimentate personalmente dall’autrice. Ci sono poi i tre libri di saggi dal titolo generale di Uwasa no shinbutsu (Dicerie su Dei e Buddha, editi rispettivamente nel 1998, 1999 e 2007) nei quali descrive i luoghi dove si manifestano gli spiriti. Ha al suo attivo più di una settantina di volumi pubblicati. Molte delle sue storie si basano su esperienze da lei realmente vissute.
Yoshiki Shibata Nata a Tokyo nel 1959, si è laureata all’Università Aoyama Gakuin in letteratura francese. Con il suo primo romanzo RIKO – Viinasu no eien – (RIKO – L’eternità di Venere) nel 1995 si aggiudica la quindicesima edizione del Premio Yokomizo Seishi per il mystery. È questo l’inizio della sua sfolgorante carriera di scrittrice. Il ciclo dell’ispettrice Murakami Riko, pur richiamando nostalgicamente le atmosfere degli anni Settanta, è basato su una vena di completa originalità presentando una poliziotta madre single, personaggio estremamente umano capace di affascinare il cuore del pubblico e di portare l’autrice al successo. Si compone, oltre che dal sopraccitato volume, dei romanzi Madonna no fukaki fuchi (Il profondo abisso della Madonna) e Daiana no asaki yume (Il sogno leggero di Diana) editi rispettivamente nel 1996 e nel 1998. Negli anni seguenti, pur continuando di preferenza a occuparsi di letteratura gialla, Shibata pubblica libri che spaziano dal romanzo sentimentale all’horror, dalla fantascienza fino ad arrivare al racconto fantastico ottenendo un vasto consenso tra i lettori. Tra le sue numerose opere si ricordano il ciclo fantastico avventuroso iniziato con Ento (City Inferno) composto di quattro libri, la divertente serie che vede come io narrante il gatto investigatore Shotaro il quale vive con la scrittrice di gialli Hitomi Sakuragawa incominciata con il volume Yukino sanso no sangeki (Tragedia allo chalet Yukino), il ciclo horror in quattro romanzi Riaru 0 (Rial 0) relativo a una serie di inspiegabili omicidi seriali che prende il via con Yubi (Dita), il giallo a fondo rosa Futatabi no niji (Di nuovo l’arcobaleno) dove la proprietaria di un piccolo locale che serve piatti tipici di Kyoto si occupa di risolvere i problemi dei suoi avventori, V Virejji no satsujin (Omicidio a V Village) con protagonista la vampira detective giapponese Megu, il mystery Shojo-tachi ga ita machi (La città dov’erano le ragazze), il fantasy Ja (Serpenti), Kanransha (La ruota panoramica) dove un’investigatrice privata che non vuole rassegnarsi alla misteriosa scomparsa del marito si occupa di risolvere dei casi intricati, l’antologia dell’orrore Yoruyume (Sogni notturni) e il romanzo fantascientifico Kosode nikki (Diario del kimono a maniche corte) che narra di viaggi nel tempo. Ha al suo attivo più di una settantina di volumi pubblicati. Da alcuni dei suoi lavori sono state realizzate delle produzioni televisive come, ad esempio, da Futatabi no niji trasposto nel 2005 in un serial di ventiquattro puntate dalla NHK, la RAI giapponese, con il titolo di Nanairo no obanzai (Il piatto dei sette colori).
E veniamo ai sei autori italiani che affiancano la formazione giapponese. Cominciamo dal primo curatore del volume,
Massimo Soumaré: nato a Torino nel 1968, Massimo è traduttore, scrittore, curatore editoriale e di mostre d’arte, insegnante di lingua giapponese e ricercatore indipendente. Collabora con riviste specializzate sulle culture orientali quali Quaderni Asiatici (Centro di Cultura Italia-Asia «G. Scalise») e A Oriente! (La Babele del Levante), per cui ha anche curato il numero bilingue relativo al Giappone (2002), con riviste di cultura letteraria italiane e giapponesi come LN-LibriNuovi (CS_libri), Semicerchio (Le Lettere), Studi lovecraftiani (Dagon Press), Ronza (Asahi Shinbunsha), Komatsu Sakyo Magazine (IO Corporation) e cultura cinematografica come Nocturno (Cinema Bis Comunication). Ha redatto le note di letteratura giapponese moderna per il Grande dizionario enciclopedico Nova della casa editrice UTET (2001) riedito nel 2003 con il titolo di L’Enciclopedia (La Biblioteca di Repubblica, La Repubblica). Ha inoltre tradotto varie opere di molti scrittori giapponesi moderni e contemporanei quali Ken Asamatsu, Osamu Dazai, Kaori Ekuni, Hideyuki Kikuchi, Miyuki Miyabe, Kenji Miyazawa, Riku Onda, Michizo Tachihara, Yasutaka Tsutsui, Kyusaku Yumeno ecc., numerosi saggi, curato dibattiti tra scrittori italiani e giapponesi. Come autore suoi racconti sono stati pubblicati in diverse antologie quali ALIA (CS_libri), Fata Morgana(CS_libri), Tutto il nero del Piemonte (Noubs) e Igyo Collection (Kobunsha) e sue opere sono state tradotte e pubblicate in Cina, Giappone e USA. Due suoi saggi sono stati inclusi anche in Sekai no SF ga yatte kita!! Nipponkon fairu 2007 (È arrivata la fantascienza mondiale!! Nippon convention file 2007), volume sugli eventi organizzati dalla SFWJ (L’Associazione degli Scrittori di SF e Fantasy giapponesi) nel corso della prima Worldcon asiatica di Nippon 2007 a Yokohama. Il libro ha vinto nel 2009 il Premio Seiun nella sezione non-fiction.
È perito ed esperto come traduttore ed interprete per la lingua giapponese per la Camera del commercio, industria, artigianato ed agricoltura di Torino. Insegna lingua giapponese presso il CentrOriente di Torino e la Fondazione Università Popolare di Torino.
Altro curatore è Danilo Arona, classe 1950. Scrittore e saggista di lunghissimo corso (ha iniziato a scrivere e a pubblicare negli anni Settanta), Danilo è laureato in filosofia a indirizzo psicanalitico, musicista e giornalista. Il suo incontro con il mondo dell’horror risale al decennio precedente, complici i “Racconti di Dracula” delle Edizioni Farolfi e il seminale film Psyco di Alfred Hitchcock, visionato all’età di undici anni. Da lì ne dedusse che la sua vita sarebbe stata vissuta all’insegna della paura, s’intende ovviamente quella catartica da intrattenimento. E sotto il profilo editoriale non si è fatto mancare quasi nulla, avendo scritto nel corso di quasi quarant’anni saggi, romanzi, racconti, testi critici cinematografici, prefazioni, post-fazioni, cataloghi e altro ancora. E’ stato giurato nel 1980 al Festival del cinema fantastico e del terrore di Sitges. Della sua vasta produzione editoriale i titoli cult sono: Cronache di Bassavilla, Finis Terrae e L’estate di Montebuio. La sua prima storia di fantasmi edita risale al 1985 e s’intitola Un brivido sulla Schiena del Drago, in cui s’immagina una vasta zona dell’autostrada A 26 infestata da un megaspettro – il Godiasca – in grado di provocare catastrofi. Da allora elabora sempre più raffinate declinazioni del mondo invisibile: da Melissa a Miss Continental, da Tulpa alla Blue Siren, per arrivare al tenerissimo fantasma proposto in questo pagine, una bellissima bionda di cui conosciamo solo il nomignolo “Vale”(forse in vita si chiamava Valentina, chissà…).
Presenza di rango, ancora torinese (ma non a caso la capitale sabauda è anche notoria città di spettri…), è quella di Alessandro Defilippi, psicanalista junghiano, collaboratore del supplemento letterario Tuttolibri del quotidiano “La Stampa”, che ha pubblicato con Sellerio e Passigli straordinari lavori come Una lunga consuetudine, Locus Animae e Le perdute tracce degli Dei. Storie d’intelaiatura gotica, sempre ai confini del reale. Ma esiste un Defilippi che non ha paura di entrare a gamba tesa nel diafano mondo del “sesto senso”: è quell’autore che ci ha regalato perle come Bambini, La dama nera e lo stupendo Berggasse 19 (nel quale il dottor Freud ha un’esperienza ravvicinata con una certa Melissa…) e che qui è presente con un racconto sognante quanto gelido, una fiaba nera che profuma al contempo tanto di «J-Horror» quanto di Piemonte.
Stefano Di Marino non è scrittore che necessita di molte presentazioni. Stefano – lui con i suoi tanti “Alias” – è un pezzo, il pezzo forte, del nostro immaginario. Ormai impossibile da contenere nel territorio per quanto vasto dell’action/thriller, grazie al quale ci ha regalato capolavori come Il sangue versato, Lacrime di drago, Quarto Reich e la lunga, serratissima, serie de Il Professionista, Stefano è negli ultimi anni impegnato in un lavoro di sottile contaminazione tra il gothic e la spy story con titoli al cardiopalma quali Vladivostock Hit e Tempesta sulla città dei morti. Peraltro, essendo anche uno dei massimi esperti italiani di cultura giapponese, è giocoforza trovare il suo nome tra i dodici autori qui proposti. Il “fantasma” che ci presenta, in ossequio alla dibattuta fisicità degli spettri giapponesi, viaggia ai confini del mito, laddove larve e demoni coabitano nel loro ancestrale disegno di attacco all’umanità. Adrenalina pura.
Un vero e proprio “omaggio” agli onryo è quello di Angelo Marenzana, che ha forse scritto La donna dai capelli ramati ancora sotto l’influenza di Melissa (come Stefano Di Marino, ha partecipato all’antologia Bad Prisma, dedicata alla regina dei fantasmi della strada), ma confessa anche di non avere mai visto al cinema un film come Shutter (un ottimo film tailandese) o il suo remake “giapponesizzato”, e sotto questa luce il suo contributo ci suona significativo quanto sinistro. Angelo, piemontese come Arona e Defilippi, ha firmato romanzi noir come Tre fili di perle, Destinazione Avallon, Legami di morte, Buchi neri nel cielo ed è presente in decine di antologie quali Omissis, La legge dei figli, Tutto il nero del Piemonte, La Tierra de los Caidos e Bersagli innocenti. Ricordatevi di lui se nelle notti oscure e nebbiose state viaggiando da soli per una strada secondaria e di colpo sentite un forte odore di benzina…
Infine, Samuel Marolla, autore rivelazione dell’Horror Italian Style che nel 2009 ha esordito col botto per merito di un’antologia personale pubblicata in Epix dal titolo Malarazza. Il più giovane autore del gruppo – ha 34 anni – vi stupirà per l’impianto originalissimo del suo racconto Fobìa, per la perfetta ambientazione milanese e per l’incredibile coerenza alla «J-Horror« che immette l’antico archetipo nel contenitore tecnologico per eccellenza. Ma non è giusto sciuparvi la sorpresa, perché sino a poche pagine dallo svelamento finale, non capirete mai dove si va a parare. Samuel ha pubblicato vari racconti in antologie che s’intitolano L’altalena e Archetipi e ha firmato soggetto e sceneggiatura di una storia per il fumetto Dampyr.
E con questo è proprio tutto. Anzi, quasi tutto. Perché dobbiamo ancora ricordarvi che v’imbatterete, durante la lettura, in una settantina di note esplicative che non sono frutto di pedanteria, ma l’indispensabile corollario chiarificatore per muoversi più agevolmente nel mondo complesso e misterioso dei fantasmi Japan Style.
Buona paura!
Posted in Profili
gennaio 12th, 2012 at 20:53
Una domanda fuori dal contesto, ho saputo che la Mondadori ha comprato i diritti di “River of Gods” di Ian McDonald, lo pubblicherete voi?
gennaio 15th, 2012 at 15:18
A me piacerebbe anche vederlo nel salotto buono : un bello “Strade blu” da 600 pagine. Successo assicurato.
gennaio 16th, 2012 at 13:22
@Dancing Bonbons: tu mi leggi nel cuore, nello stomaco e in testa. Anche per me sarebbe uno stupro per un romanzo così bello finire nel formato Urania.
L’Urania è una lodevole iniaziativa del fantastico, ma il suo problema è la reperibilità nel futuro dei libri.
gennaio 17th, 2012 at 10:56
Preso! Spero di trovare più spesso autori giapponesi, sia di fantascienza che di horror. Sono stato in Giappone e nelle librerie c’è una quantità impressionante di libri di questi generi. Grazie
Sarebbe bella una collana di autori del Sol Levante ma visti i tempi che corrono mi accontento.
gennaio 18th, 2012 at 13:18
Ma urania è una testata horror o di fantascienza???
gennaio 20th, 2012 at 14:30
@Dancing Bonbons: River of Gods uscirà su Millemondi di Urania, poi chissà… (questa è una speranza).
gennaio 20th, 2012 at 15:14
Forse la mia è una voce fuori dal coro (vedi Achille), sto leggendo questo numero di Urania e per ora tutti i racconti mi sono piaciuti molto. D’accordo, non è un romanzo di fs, però ad onor del vero io ho preferito (fino a dove ho letto) questo ad altri volumi passati di Urania che, anche se fs, non mi dicevano proprio nulla…
Vediamolo anche come un mondo nuovo che ci si apre, dove ci sta l’opportunità di conoscere nuovi autori e nuovi stili. Basta non esagerare con le uscite, se nel giro di 1 anno ce ne sono 1/2 la cosa non mi dispiacerebbe minimamente, sperando che le restanti siano di alta qualità.
gennaio 20th, 2012 at 18:10
X Achille
Urania è una rivista Mondadori che ha assorbito la sua “figlioccia” Urania Epix.
Sono stato abbastanza diplomatico?
Vi ricordate quando Epix passò a Urania Epix per cercare di accalappiare qualche lettore in più?
Comunque.
Partendo dal fatto che un libro o è scritto bene o male. Il trans-genere è sempre ben visto e anche comune nella storia della rivista ma l’aggravante è che che adesso le uscite sono mensili.
gennaio 21st, 2012 at 12:42
Io potrei fare la pazzia di comprarlo su “Strade Blu”.
gennaio 21st, 2012 at 15:05
https://www.facebook.com/di.m.stefano/posts/315036908535791#!/events/253428438061320/
volete discutere su Onryo con alcuni(gli italiani) degli autori, dibattere se sia sf o horror o su cosa è meglio? venite mercoledì all’appuntamento di Borderfiction e dite la vostra….
gennaio 21st, 2012 at 15:07
per qualche curiosa ragione il link è a un altro post.. comunque
Cappi e Altieri presentano
Onryo-avatar di Morte
Borderfiction eventi hotel Admiral via Domodossola Milano mercoledì25 gennaio ore 21,30
gennaio 21st, 2012 at 19:52
Andrea, sono d’accordo sul trans-genere e sul fatto che conta soprattutto la qualità. Naturalmente ci sono anche i puristi, e capisco che dal loro punto di vista la cosa non sia troppo gradita. Tuttavia, una rivista che da sola (come Mondadori, intendo) deve rappresentare tutto il genere, compresi i sottogeneri e i transgeneri (e magari anche i degeneri), che può fare?
gennaio 23rd, 2012 at 12:52
Urania fà bene a esplorare nuove nicchie letterarie, se no come potrebbe sopravvivere? Se ristampasse qualche titolo e tornasse in libreria sarebbe meglio ^O^
Comunque grazie per Edogawa da parte di un fan di “Kurosagi: Consegna Cadaveri” e di “Detective Conan”.
gennaio 24th, 2012 at 00:59
Di Epix ho disertato le uscite di fantasy puro perché il fantasy mi fa schifo come poche altre cose al mondo ma ho comprato gli autori italiani e devo dire che mi sono piaciuti. Per come la vedo io avrebbero dovuto puntare su quel tipo di weird/gotico un po’ pulp tipo quello che sta uscendo adesso su “Edizioni XII”.
gennaio 24th, 2012 at 14:01
vedi il mondo come è bello vario, Dancing Bonbons, a me il fantasy piace molto, come il giallo, il thriller, la sf, poi ovviamente pr ogni genere ci sono gli autori bravi e quelli meno (o peggio)!
gennaio 24th, 2012 at 15:44
Visto che Epix non c’è più, secondo me sarebbe il caso di riprendere il discorso dei supplementi, e due o tre volte all’anno, pubblicare in un formato Urania-like libri che magari escono un po’ dal genere o un po’ più voluminosi dello standard.
gennaio 25th, 2012 at 00:41
Innanzitutto grazie a chi ha avuto la bontà di rispondermi(particolarmente a lasec).Vorrei comunque dire che a parte le mie preferenze personali, capisco che il genere possa non essere rilevante rispetto alla bantà dei testi e all’ ampiezza delle tematiche affrontate. Tuttavia mi sembra che ormai si trascuri un pò troppo il,diciamo,genere guida della testata. Prova ne sia, ad esempio, che è ormai dal lontano numero 1571 che si attende la continuazione della “saga” WWW di Sawyer in america sono usciti in paperback i 2 volumi seguenti da un pò oramai! Non è un pò troppo? Grazie e saluti a tutti.
gennaio 25th, 2012 at 19:51
@ Tortellino.
Sicuramente mi perderò qualcosa. Ma forse è colpa delle copertine: quando vedo i culturisti vestiti di cuoio come non se ne vedono neanche al Leather Club non posso astenermi dal passare oltre, senza contare l’influenza nefasta che Lucia Troisi ha avuto e continua ad avere sul genere, i danni fatti da Twilight all’horror sono una passeggiata… Non sono tanto un appassionato di questi generi ma provo ad immaginare che da un momento all’altro il libro di fantascienza della prima sfigata che passa che scrive come una bambina di seconda elementare per motivi che rimangono ignoti diventa un bestseller annullando tutto il bello che c’è stato nel genere dal momento della sua nascita fino al giorno della pubblicazione del suo libro ed azzerando, forse irrimediabilmente il livello qualitativo dei libri di fantascienza che usciranno da quel dì in poi.
Non difendo la fantascienza per partito preso, ce n’è molta che è così così anche senza l’intervento della Troisi, così come gran parte dei polizieschi consolatori quando non reazionari compilati da collaborazionisti iscritti al PD che si fanno in Italia (Un Manchette lo dobbiamo solo invidiare e basta).
La rigida divisione di generi in Italia ha portato anche a questo, ai compitini ben fatti che intrattengano il pubblico degli appassionati (Non c’è ortodossia più severa) mentre perdi l’occasione di raccontare qualcosa di quello che ti circonda. E in Italia mi sembra che di roba ce n’è da raccontare.
gennaio 26th, 2012 at 15:54
Le storie di horror giapponese mi risultano davvero inquietanti, non riesco a non soffrire, quando le guardo. Poi se devo leggere è già inimmaginabile, mi faccio dei problemi mentali veramente esagerati. La paura psicologica che mi causano i giapponesi e le loro storie è incredibile.
Sara
gennaio 30th, 2012 at 14:33
@Antonino
sono d’accordo con te, infatti il mio pensiero è che essendoci una serie di sottogeneri, questi possano impegnare -magari- un paio di uscite all’anno, o magari un millemondi che, avendo più pagine, consenta la pubblicaione di più autori o più libri del medesimo autore (questo a fronte dell’attuale parco collane).
@Dancing Bonbons
ti dirò, io Epix non ho nulla, però per mia colpa, nel senso che quando ho ripreso a comprare urania dopo anni (un ventennio buono) la collana stava chiudendo, un mio amico mi ha prestato Anharra di j.p.ryLan, e ti dico onestamente che è un bel romanzo fantasy. Poi che non ti piaccia il genere ci sta, a me per esempio le saghe come Twilight non mi interessano, e infatti non le cerco.
Io penso che il tutto stia sotto un unico discorso, ovvero che da una collana come Urania la maggior parte dei lettori voglia esclusivamente uscite di fs (anche io attendo www!), e le varie ‘contaminazioni’ o ‘sottogeneri’ le accetterebbe in uscita con un altra collana. Dal momento che Epix è morta (peccato direi) c’è anche da considerare il fatto che per quella collana al tempo la redazione aveva acquistato vari romanzi che, se non escono con Urania, non fanno altro che creare un danno economico, fermo restando che anche noi lettori ci potremmo perdere romanzi che (magari?) ci interesserebbero.
dulcis in fondo (non so se si scriva così, passatemelo, sto sotto l’effeto del sonno post pranzo) per farla breve ci vorrebbe che il grande Lippi ci faccia sentire la sua voce, è dai primi di dicembre che ci aveva detto che lo avremmo letto priam del panettone (Giuseppe, io ieri sera ho aperto quelo delle 3 Marie! ).
gennaio 30th, 2012 at 14:38
PS
ho conluso Onryo, rimango del medesimo parere, ovvero racconti molto belli, a parte un paio, ognuno capace di creare un mondo diverso, mi hanno fatto riflettere e pensare, riallacciandomi con quanto sopra scritto forse l’univo neo per molti è che sia uscito nella collana Urania, diciamo che la sua veste migliore sarebbe stata Epix.
Ma perchè non creare una sorta di millemondi semestrale, uno che raccolga storie horror e un altro con storie di fantasy? la mole di pagina consentirebbe di pubblicare parecchio materiale, togleindo così il fatto che questo possa poi essere pubblicato su Urania; in questo modo il purista/collezionista di fs deciderebbe se acquistare l’uscita.
gennaio 31st, 2012 at 17:38
@ Tortellino: Non sai con che sollievo ho preso il fatto che non esista una fantascienza “rosa”… Che fra l’altro mi sembra offensivo per le donne. Se mi dicessero che ho bisogno di un libro che sembra scritto da quello viola dei Teletubbies che è stupido persino per la media dei Teletubbies a me girerebbero.
Per tenermi allenato con l’inglese ci sto provando col ciclo di Doran Hawkmoon che se averci in casa ben tre vinili colorati degli Hawkwind oggigiorno significa ancora qualcosa magari riesco a sollazzarmici senza troppa vergogna.
gennaio 14th, 2017 at 15:50
Ecentemente mi hanno passato un po’ di romanzi horror e tranne Koji Suzuki, la cui trilogia the ring ho già letto con piacer, gli altri non appaiono su questo articolo e mi chiedevo se qualcuno poteva darmi qualche informazione su di loro:
Hideaki Sena (solo nominato)
Ryu Murakami
Yoko Ogawa
Yukiyo Ayatsuji
Un grazie anticipato a tutti coloro che mi passino qualche informazione.