Wilson Tucker
Scheda segnaletica: Emeritus
1) Science Fiction Master
I suoi romanzi di fantascienza si contano quasi sulla punta delle dita e non è stato prolifico neppure nel campo dei racconti, ma non importa: le sue opere sono tutte significative, sia per i temi trattati che per il modo di porgersi al lettore.
Particolarità che va sottolineata, Wilson “Bob” Tucker (1914-2006) si è sempre considerato un fan, un appassionato del genere: per molto tempo, quasi in contemporanea alla sua carriera di scrittore, ha prodotto delle riviste amatoriali o fanzine: dunque, anche se una parte della sua attività di romanziere appartiene al genere giallo o spionistico [vedi paragrafo 2], possiamo dire che Tucker sia un autore essenziale alla fantascienza.
Il suo esordio avviene nel 1941, a ventisette anni, con il racconto “Interstellar Way Station” (inedito in Italia). Il primo romanzo di fantascienza, The City in the Sea, è del 1951 (tit. it. La città in fondo al mare). Il romanzo è perfettamente inserito nel periodo in cui venne scritto, quando la fantascienza puntava il dito contro i rischi del disastro nucleare. In una città popolata esclusivamente da donne, giunge un uomo da non si sa dove; segue il viaggio delle donne alla ricerca del paese dello sconosciuto, vale a dire gli Stati Uniti tornati allo stato selvaggio dopo l’olocausto. E’ un libro di grande forza: Tucker non è uno stilista o uno scrittore raffinato come quelli che arriveranno successivamente, ma sa costruire una trama solida e tenere il lettore avvinto alla pagine tramite una narrazione non superficiale, che lo pone di fronte a situazioni estremamente realistiche. La tematica del matriarcato verrà ulteriormente sviluppata in Ice and Iron (I guerrieri nel ghiaccio, 1974), dove la troviamo unita al tema del viaggio nel tempo che si rivelerà centrale in molti romanzi di Tucker, in particolare The Lincoln Hunters del 1958 e The Year of the Quiet Sun del ‘70.
Del 1952 è The Long Loud Silence (rivisto nel 1970: Il lungo silenzio), uno dei più agghiaccianti e amari romanzi sul dopo catastrofe che la fantascienza ci abbia dato. Già nella prima edizione del ‘52 Tucker ci mette di fronte a una narrazione sgradevole, per nulla consolatoria e presenta uno scenario – quello degli Stati Uniti dopo una guerra nucleare e batteriologica – davvero terrorizzante. Raramente un racconto post-catastrofico è stato realista sino alla brutalità come questo, e ciò anche grazie al protagonista che sfugge alla rappresentazione dell’eroe positivo e si dimostra invece cinico, privo di emozioni, ostacolando qualsiasi tentativo di immedesimazione da parte del lettore. Nel 1953 esce The Time Master (rivisto nel 1971: I signori del tempo): qui, un extraterrestre immortale attraversa la storia dell’umanità alla ricerca dei sopravvissuti a un naufragio spaziale avvenuto diecimila anni prima. Anche in questo caso, il trattamento del tema dell’immortalità e del materiale mitico è molto convincente.
Del 1958 è il già ricordato The Lincoln Hunters, uno dei libri migliori di Tucker e uno tra i più interessanti romanzi sui viaggi nel tempo. L’emissario di una società futura e totalitaria viene inviato nel passato per registrare un discorso di Abramo Lincoln. E’ interessante la scelta di collocare il lettore tra le due epoche, in modo da potergli mostrare l’una e l’altra: il temponauta viene dal futuro ma non sbarca nel tempo del lettore secondo la scelta classica, bensì in un tempo precedente (una soluzione che sarà ripresa da Larry Niven nel ciclo di Svetz, in cui, incidentalmente, ci viene mostrato un futuro negativo come quello di Tucker).
Balzando al 1970 – in questo lasso di tempo lo scrittore aveva prodotto pochissimo – arriviamo al capolavoro The Year of the Quiet Sun (L’anno del Sole quieto, John W. Campbell Memorial Award). Qui Tucker torna alla tematica del viaggio nel tempo, che secondo H.G. Wells avrebbe potuto svilupparsi soltanto in direzione del futuro, mentre in gran parte della fantascienza è stato sfruttato come avventura nel passato. Ancora una volta ci troviamo di fronte a un romanzo di grande impatto e dal forte realismo. Il primo esperimento di cronoviaggio servirà a scoprire l’esito di un’elezione presidenziale, come quasi certamente accadrebbe oggi se fosse possibile. Il secondo esperimento, con destinazione poche decine di anni più tardi, ci svela un’immagine degli Stati Uniti al crepuscolo, sconvolti da un’estrema violenza, dal razzismo e dalla guerra civile. Ancora una volta dobbiamo notare come quella di Tucker non sia una fantascienza consolatoria: nei suoi romanzi le cose, chiamate con il loro nome e mostrate con la crudezza che appartiene loro, non vanno a posto per miracolo.
Lanfranco Fabriani
(apparso originariamente in “Delos” rivista di fantascienza, 2003; per gentile concessione)
2) Mystery & Spy Master
Nato a Deer Crook, Illinois, e sempre vissuto a Bloomington, una città dello stesso stato dove ha fatto il proiezionista cinematografico e l’elettricista teatrale dal 1933 al 1972, Wilson Tucker è indubbiamente un classico della sf. Scomparso nel 2006 a novantadue anni, lascia al genere un’eredità che difficilmente potrà essere dissipata: a parte la sua opera pionieristica e personale, si è distinto per un’acutezza di commentatore che ha pochi uguali. A lui si deve l’invenzione del termine “space opera”, coniato nel 1941 per descrivere l’avventura nello spazio di tipo seriale. Per la sua attività di appassionato, redattore di periodici amatoriali e romanziere ha ricevuto molti riconoscimenti; il premio Hugo gli è stato assegnato tre volte, a cominciare da quello retroattivo meritato dall’annata 1951 della sua fanzine “Bloomington News Letter”. Nel 1970 lo ha vinto di nuovo come miglior scrittore non professionista – un paradosso, per chi aveva alle spalle quasi una ventina di romanzi – e nel 2004 gliene è arrivato un terzo, pure retroattivo, per la sua attività letteraria non-professionale dell’anno… 1954. Con L’anno del sole quieto ha vinto il John Campbell Award ed è stato finalista al premio Nebula, mentre nel 1985 ha ottenuto il First Fandom Hall of Fame Award come appassionato della prim’ora. Nel 1986 gli è stato assegnato lo E.E. Smith Memorial Award e nel 1996, durante una cerimonia che si è svolta a bordo del transatlantico “Queen Mary” , è stato il secondo ad essere proclamato Scrittore Emerito dagli Science Fiction Writers of America. Nel 2003 è stato incluso nell’Albo d’onore della fantascienza americana (Hall of Fame).
Nonostanteche i suoi romanzi più noti in Italia siano quelli di sf, compreso l’ultimo I giorni della resurrezione (Resurrection Days, 1981), Tucker è autore di undici pregevoli thriller. Forse il più noto tra i suoi polizieschi, almeno per gli appassionati di fantascienza, è il racconto “Retroindagine criminale”, apparso nell’antologia Buone notizie dal Vaticano (Urania n. 623 e successivamente Oscar Mondadori). Nelle parole di Gian Filippo Pizzo, che è un estimatore del genere, “raramente abbiamo visto fondere così perfettamente la scienza del ragionamento deduttivo caratteristica del giallo con il marchingegno futuristico tipico della fantascienza. Il delitto del racconto avviene in un’epoca futura in cui gli investigatori possono fotografare il passato, rendendo quasi banale l’identificazione del colpevole: basta fare una serie di foto retrospettive sul luogo del crimine. L’assassino conosce il meccanismo e inventa uno splendido trucco, ma il poliziotto alla fine è più furbo di lui…”.
Tra i mystery ortodossi di Tucker apparsi anche in italiano ricordiamo: L’uomo nella mia tomba (Man in My Grave, 1956, tradotto nella Serie Gialla Garzanti due anni dopo); Nessuno mi può giudicare (Last Stop, 1963; apparso nel n. 61 dei “Suspense” Longanesi in brossura, 1966); Amare da morire (A Procession of the Damned, 1965; sempre nei “Suspense”, 1968). I primi fan di “Segretissimo” lo ricorderanno come l’artefice di due avventure ai confini della realtà, Scheda segnaletica: stregato (The Warlock; n. 261, 1968) e Chi trova una strega trova un tesoro (This Witch; n. 523, 1973). La strega di Scheda segnaletica è in realtà un uomo, Anson Bolda, nella cui infanzia “si nasconde qualcosa che si agita al di fuori della sua volontà” e che i contadini ucraini tra i quali è nato chiamano magia nera. Lo accompagnano alcuni tipi strani: “un vecchio, uno scrittore di avvenimenti soprannaturali con al suo fianco una donna ancora giovane ma dal viso fortemente segnato e che sembra voglia far dimenticare una volta per tutte di poter amare, e infine un altro personaggio misterioso”. Il gruppo è fermamente deciso a spingere Bolda in una trappola costituita dalle segrete di un carcere sovietico. Anson è un uomo che i servizi di sicurezza statunitensi non vogliono assolutamente perdere: non capita tutti i giorni, infatti, la fortuna di poter disporre di un autentico stregone… Chi trova una strega trova un tesoro si apre sulle rive del Giordano, “dove imperversa la guerra arabo-istraeliana. Wesley Ross è un mercenario dei nostri giorni che si affitta al miglior pagatore, quando un mercante arabo gli offre in vendita la bellissima Kelly. Misteriosa orientale dotata di poteri che sembrano magici, Kelly è una specie di strega in grado di prevedere quello che accadrà nell’immediato futuro. Il mercenario la compra per offrirle la libertà, ma la donna gli chiede di restare al suo fianco perché sa che può essergli di aiuto. Infatti è così. Quando il capo del servizio segreto israeliano offrirà a Ross un incarico molto delicato, Ross dirà di sì e da quel momento la vita per lui e per Kelly diventerà completamente divrsa, difficile. La missione è quasi impossibile ma quelli dell’’altra parte’ non sanno quale sia la vera carta vincente del mercenario. Sarà Kelly la chiave di volta di un successo che non sembra possibile a nessuno. In questo modo nasce una coppia nuova nella spy-story: quella di Ross e Kelly, personaggio singolarmente affascinante”.
Ma allo spionaggio, anzi al fanta-spionaggio, Wilson Tucker ha dedicato anche un memorabile romanzo breve: “Z come zebra” (“Able to Zebra”, 1953), tradotto ne Il libro del servizio segreto ovvero Urania n. 452 del 1967.
Dal sito personale di Wilson Tucker – http://www.printsations.com/WTworks.htm – traiamo questo elenco completo dei suoi thriller e spy stories, riordinato cronologicamente:
Chinese Doll (1946)
To Keep or Kill (1947)
The Dove (1948)
Stalking Man (1949)
Red Herring (1951)
Man in My Grave (1956, L’uomo nella mia tomba)
Hired Target (1957)
Last Stop (1963, Nessuno mi può giudicare)
A Procession of the Damned (Amare da morire, 1965)
Warlock (Scheda segnaletica: stregato, 1967)
This Witch (Chi trova una strega trova un tesoro, 1971)
Giuseppe Lippi, con la collaborazione di Mauro Boncompagni
Bibliografia fantascentifica di [Arthur] Wilson (Bob) TUCKER
A cura di Andrea Vaccaro
(I titoli dei racconti sono in tondo, fra virgolette, quelli dei romanzi in corsivo. Le opere sono
indicate in ordine alfabetico di titolo italiano, senza tener conto dell’articolo)
“«z» come Zebra” (“Able to Zebra”, Fantasy & Science Fiction, mar. 1953)
Urania n. 452, Mondadori, 1967
Alla ricerca di Lincoln (The Lincoln Hunters, Rinehart, New York, 1957)
Cosmo. Collana di Fantascienza n. 133, Editrice Nord, 1983
L’anno del sole quieto (The Year of the Quiet Sun, Ace Science Fiction Special # 94201, 1970)
Slan. Il Meglio della Fantascienza n. 5, Libra Editrice, 1971
Cosmo. Classici della Fantascienza n. 102, Editrice Nord, 1989
Un Famoso Classico di Fantascienza n. [6], Editrice Nord, 1992
Urania Collezione n. 54, Mondadori, 2007
Chi trova una strega trova un tesoro (This Witch, Gollancz, London, ISBN 0-575-01477-6, 1971)
Segretissimo n. 523, Mondadori, 1973
La città in fondo al mare (The City in the Sea, Rinehart, New York, 1951)
I Romanzi del Cosmo n. 13, Ponzoni Editore, 1958
Cosmo. I Capolavori della fantascienza n. 6, Ponzoni Editore, 1962
I Classici della Fantascienza n. 11, Libra Editrice, 1973
I giorni della resurrezione (Resurrection Day, Timescape, ISBN 0-671-83242-5, 1981)
Il Libro d’Oro della Fantascienza n. [5], Fanucci Editore, 1984
“Giro turistico” (“The Tourist Trade”, Worlds Beyond, gen. 1951)
Nova SF* a. IX n. 30, Libra Editrice, 1975
I guerrieri nel ghiaccio (Ice and Iron, Doubleday, New York, ISBN 0-385-00485-0, 1974)
Urania n. 675, Mondadori, 1975
Il lungo silenzio (The Long Loud Silence, Rinehart, New York, 1952)
Futuro. Biblioteca di Fantascienza n. 40, Fanucci Editore, 1978
Biblioteca di Fantascienza n. [23], Fanucci Editore, 1990
Mi chiamo Ben Steward (The Lincoln Hunters, Rinehart, New York, 1957)
I Romanzi del Cosmo n. 57, Ponzoni Editore, 1960
Cosmo. I Capolavori della fantascienza n. 28, Ponzoni Editore, 1964
“Il re del pianeta” (“King of the Planet”, Galaxy, ott. 1959)
Galaxy Anno IV-N. 4, Casa Editrice La Tribuna, 1961
“Il recupero” (“The Recon-Man”, If, gen. 1965)
Urania n. 380, Mondadori, 1965
in Il passo dell’ignoto, Omnibus, Mondadori, 1972
“Retroindagine criminale” (“Time Exposure”, Universe # 1, 1971)
Urania n.623, Mondadori, 1973
Scheda segnaletica: stregato (The Warlock, Doubleday, New York, 1967)
Segretissimo n. 261, Mondadori, 1968
Signori del tempo (The Time Masters, Rinehart, New York, 1953)
I Romanzi di Urania n. 45, Mondadori, 1954
Urania n. 615, Mondadori, 1973
Classici Urania n. 124, Mondadori, 1987
Il silenzio della morte (The Long Loud Silence, Rinehart, New York, 1952)
Biblioteca Economica Mondadori n. 13, Mondadori, 1954
“Tasso di criminalità praticamente zero sulla JJ Avenue” (“The Near-Zero Crime Rate on JJ Avenue”, Analog, apr. 1978)
Nova SF* a. XV (XXXIII) n. 37 (79), Perseo Libri, 1999
Tele-homo Sapiens (Wild Talent, Rinehart, New York, 1954)
I Romanzi di Urania n. 66, Mondadori, 1954
Urania n. 346, Mondadori, 1964
L’ultima stazione (To the Tombaugh Station, Fantasy & Science Fiction, lug. 1960)
Urania n. 270, Mondadori, 1960
L’uomo che veniva dal futuro (Time Bomb, Rinehart, New York, 1955)
I Romanzi di Urania n. 138, Mondadori, 1956
Urania n. 743, Mondadori, 1978
Riferimenti bibliografici:
Bibliografia italiana: http://www.fantascienza.com/catalogo/A0820.htm#5337
Bibliografia in lingua originale: http://www.isfdb.org/cgi-bin/ea.cgi?832
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