[Dossier 50 anni nello spazio] Yuri Gagarin, il pioniere
Fu il primo uomo a volare oltre la Terra e morì in volo nel 1968…
PROVIDENCE (USA) – «Gagarin era un eroe e mio padre era fiero di lui». Sergej Krusciov sembra riaccendere un vecchio orgoglio sovietico parlando del primo uomo dello spazio, Yuri Gagarin. Lo ricorda nelle sale illuminate del Cremlino assieme al padre Nikita o, sorridente, nella dacia, in maniche di camicia. C’ è un filo di nostalgia nelle parole: sono passati cinquant’anni e allora Sergej, figlio del più potente uomo dell’ Urss, era un giovane ingegnere costruttore di razzi. Per lui il futuro era il cosmo con la stella rossa. Ma la storia disegnò un corso diverso e ora è diventato cittadino americano. Da vent’anni è al Thomas J. Watson Institute for International Studies della Brown University, ospitato in una casa bianca di legno appollaiata su una dolce collina. Qui trascorre le sue giornate in una minuscola stanzetta sotto il tetto seguendo in tv i notiziari da Mosca e scrivendo del padre di cui ha pubblicato una biografia «uscita negli Stati Uniti e in Cina, e che forse sarà stampata anche in Russia». Da una fotografia con dedica appesa al muro, piove lo sguardo dell’ ex presidente Bill Clinton.
Si dice che Gagarin sia stato scelto da suo padre guardando le fotografie dei sei piloti in addestramento …. «Ho sentito questa storia. Korolev, il capo dell’ operazione, sarebbe arrivato con le immagini dei candidati. Ma è solo una delle tipiche fandonie che nascono intorno ai grandi eventi. La scelta fu degli esperti. Mio padre, invece, orientò la data del lancio».
Per quale motivo? «Korolev aveva proposto la partenza per gli ultimi giorni di aprile in coincidenza con la data del primo maggio, festa del lavoro. Mio padre si oppose e gli disse di anticiparla o di rinviarla. Aveva nella memoria la tragedia accaduta sei mesi prima a Baykonur, quando un nuovo razzo esplose provocando la morte di 82 persone, compresi il progettista Yangel e Nedelin, presidente della commissione di Stato. Allora tutto venne tenuto segreto. Ma non voleva trovarsi davanti a un secondo disastro, per di più in una ricorrenza così importante».
E allora? «Dopo qualche giorno Korolev suggerì il 12 aprile e mio padre acconsentì anche se la data era tenuta nascosta, come tutto ciò che riguardava lo spazio; compresa l’ esistenza dello stesso Korolev il cui nome venne reso noto solo dopo la sua morte, avvenuta qualche anno più tardi. Tuttavia noi impegnati tra i razzi sapevamo che era arrivato il momento del primo uomo in orbita».
Come ricorda Gagarin? «Mi colpiva la sua giovialità e il fatto che sorridesse spontaneamente. Lo si capiva anche dalle fotografie e per questo a mio padre piaceva la sua immagine. Veniva da una famiglia povera ma non dimostrava disagio tra generali e politici. Comunque, ognuno manteneva il proprio ruolo». Suo padre usava lo spazio per fare politica e dimostrare così la superiorità del modello comunista…. «Mio padre in realtà amava molto la tecnica ed era affascinato dalle grandi imprese. Anzi, quando andava a visitare qualche industria mi portava con sé perché gli piaceva mostrarmi quel mondo. Le imprese spaziali, comunque, erano vere conquiste e dicevano ciò che eravamo capaci di fare».
Seguì il volo di Gagarin, suo padre? «Il 12 aprile era una giornata di sole a Mosca – ricorda Sergej alzando gli occhi al cielo quasi per inseguire meglio immagini lontane -. Io rimasi in città mentre mio padre era da qualche giorno nella dacia di Pitsunda. Stava già lavorando al rapporto che avrebbe presentato al congresso del partito in autunno. Korolev da Baykonur lo teneva informato con il telefono. Lo chiamai e mi disse della sua felicità quando seppe che Gagarin era tornato vivo. Mi raccontò di aver ricevuto la telefonata del ministro della Difesa, il maresciallo Malinovsky che proponeva di assegnare a Gagarin il titolo di eroe dell’ Unione Sovietica e la promozione a capitano. Mio padre rimproverò Malinovsky: “Fatelo almeno maggiore”, gli disse. Il ministro obbedì».
Che cosa successe nelle ore seguenti? «Mio padre tornò subito a Mosca e volle una grande festa sulla Piazza Rossa per celebrare l’ avvenimento. Mandò a prendere i genitori di Gagarin e la moglie Valentina: li voleva insieme davanti alla gente. Quel giorno poteva essere confrontato solo con il giorno della vittoria sui nazi-fascisti. Gagarin arrivò con aria trionfale. Attraversò la piazza sul tappeto rosso per andare incontro a mio padre tra gli applausi. E faceva finta di niente anche se dai pantaloni gli spuntava qualcosa che gli dava fastidio. Gli si era slacciato il reggicalze».
Sette anni dopo, nel 1968, in un nebbioso mattino di marzo, Gagarin moriva tra i misteri…. «Non c’ è alcun mistero – risponde Sergej diventando improvvisamente cupo -. Quando una persona famosa scompare nascono sempre delle leggende. Gagarin stava compiendo un volo di addestramento su un Mig in compagnia di un pilota collaudatore. Un altro caccia era nelle vicinanze mentre le nuvole erano basse e la visibilità inesistente. Il jet di Gagarin entrò nella scia dell’ altro aereo e cadde in avvitamento. Purtroppo volava basso e non ebbe la possibilità di riprendere quota. Così finì al suolo. Le prove tecniche lo confermano».
Si sostiene che i russi abbiano perso la corsa alla Luna a causa sua. Perché i favori di suo padre garantivano i mezzi al gruppo in cui lei lavorava e che era concorrente a quello ufficialmente impegnato nell’ impresa… «Questa accusa mi viene rivolta dai successori di Korolev. Ma la realtà è che perdemmo la corsa solo per loro incapacità».
Giovanni Caprara
Posted in Profili
maggio 30th, 2011 at 06:45
“Aveva nella memoria la tragedia accaduta sei mesi prima a Baykonur, quando un nuovo razzo esplose provocando la morte di 82 persone, compresi il progettista Yangel e Nedelin, presidente della commissione di Stato.”
Questo non risponde al vero.
Il progettista Yangel si era appartato in una zona protetta per fumare una sigaretta e non fu pertanto coinvolto nell’esplosione.