La politica di moderazione del blog

agosto 31st, 2010 by Admin Urania

Da oggi preghiamo i lettori che scrivono sul blog di volersi attenere alle regole di comportamento che abbiamo inserito qui e che tutti potranno trovare anche nella barra del menu sotto la testata, alla voce Moderation Policy. E’ una prassi comune, d’ispirazione anglosassone, e serve a evitare ogni fenomeno di censura o bavaglio. Le critiche potranno essere espresse ma secondo canoni civili e senza arrecare danno all’immagine delle pubblicazioni. Chi riterrà di non dovervisi attenere, nonostante il nostro richiamo, verrà certamente penalizzato. Concludo promettendo a breve un nuovo editoriale e saluto i lettori con viva simpatia,

Giuseppe Lippi

Posted in Dispacci

11 Responses

  1. Luigi

    Nonostante la ragionevolezza delle regole poste (e il garbo con cui sono poste), a me pare che ci sia qualcosa di sbagliato in tutto questo. Un blog può aprire o non aprire ai lettori. Conosco blog chiusi ai commenti esterni. Ma si può anche aprire ai commenti, p. es. al fine di guadagnare un più vasto bacino di lettori, perché tipicamente il motivo per il quale si apre un blog è quello di andare a vedere che piega ha preso un certo dibattito o una certa discussione. Ma se si decide di aprire ai lettori, allora lo si drovrebbe fare fino in fondo e riconoscere ai lettori una proprià personalità, cioè di essere portatori di interessi diversi da quelli della redazione di Urania: insomma, l’immagine delle pubblicazioni non rientra nelle preoccupazioni di un lettore. Perfino la ragionevolissima regola della attinenza di argomento, reca qualcosa di sbagliato.

    Ciascun blog decida di fare quello che vuole (di stilare manifesti o latro), ma a me pare che la regola aurea sia la totale libertà (con il limite penale della diffamazione) di espressione. Si prenda l’esempio di Radio Radicale. Quando decide Radio Radicale apre uno spazio riservato agli ascoltatori, i messaggi sono totalmente liberi. Al’inizio, quando questo era una novità, scappava qualche pernacchia o altro, ma succede che sono gli stessi ascoltatori ad amare quello spazio che riconosco come autenticamente loro e a difenderlo isolando i cretini. Capisco che ciò comporta un rischio per l’immagine delle pubblicazioni ma è un rischio che si dovrebbe correre, non si può stare con un piede su due staffe: aprire ai lettori comporta un atto di riconoscimento che gli interessi di Urania non sono direttamente i loro. Ripeto, liberissimo il blog di Urania di porre tutte le condizioni che vuole, spetta poi alla fine ai lettori decidere di aderire o no. Può anche darsi che aderiranno in molti, ma io ho il sospetto che i commenti più interessanti verrebbero in un clima di totale libertà, la quale per sua natura compota rischi e vertigini, non amare quest’ultimi ma solo la prima, significa fraintendere la libertà.

    Almeno a me così pare.

  2. Antonino Fazio

    Il post di Luigi, sicuramente apprezzabile nei toni e per molti versi condivisibile nella sostanza, merita qualche commento. Si ricorderà che, in interventi precedenti, Lippi aveva sostenuto a spada tratta la libertà di pensiero e di espressione negli interventi. Dunque non è una questione di principio, e c’è da capire perché sia stato dato un giro di vite. A me sembra chiaro, e del resto Lippi lo ha spiegato bene, che non è in discussione la libertà di esprimersi, bensì il modo e, soprattutto, le intenzioni. Chi conosce la Rete sa che il fenomeno delle provocazioni non nasce adesso. In proposito ci sono due scuole di pensiero: c’è chi si appella alla massima libertà, e chi pone delle regole. In molti casi, si inizia con la disponibilità, e si finisce per dare un taglio a trollismo e affini. Il punto cruciale è ovviamente quello di distinguere tra provocazioni volontarie e involontarie, in quanto il trollismo, per sua natura, tende a mimetizzarsi, pretendendo di non essere quello che è. Di conseguenza, ciò che appare provocatorio al blogmaster viene bloccato, prescindendo dalle intenzioni, che non sono attingibili. In questo non c’è nessuna forzatura. Molto semplicemente, noi qui siamo ospiti, e pertanto ci dobbiamo attenere alle regole della casa, come vuole una meta-regola del vivere civile. Luigi sicuramente condividerà, anche se lui personalmente seguirebbe la scuola di pensiero del trollismo libero. E’ infatti chiaro che, pur volendo dare il massimo spazio ai lettori, il semplice fatto di inviare dei post non garantisce che chi interviene sia “un lettore”.

  3. Luigi

    No, io non seguo la scuola del trollismo libero, o forse sì, non lo so: che cos’è il trollismo? Per quanto la mia idea possa sembrare strana e addirittura buttare discredito sul mio precedente commento, io penso che il trollismo sia una strana e arbitraria categoria (ciò che per me è trollismo per un altro no). Di più: penso che non esista, o almeno che faremmo bene a considerarlo inesistente. In altre parole, penso che i commenti siano in sostanza di due tipi: i commenti giuridicamente perseguibili (rispetto ai quali il blog ha non solo il diritto, ma perfino il dovere di rimuovere) e i commenti NON giuridicamente perseguibili. I secondi, secondo la mia scuola di pensiero, hanno tutto il diritto di esistere, benché alcuni di essi potrebbero essere giudicati come trollismo, sulla base di giudizi personali e quindi con una certa dose di arbitrio. A volte ciò che è giudicato trollismo è solo ciò che è spiacevole sentirsi dire, o perché irriverente o perché satirico o perché non argomentato nella maniera giusta, laddove la maniera giusta di argomentare è dettata da chi ha il potere di dettarla. Spesse volte con l’etichetta di trollismo si vuole dare un valore oggettivo alle proprie passioni. Allora sì, chiunque essi siano, io sto dalla parte dei troll. Perché mi piace il trollismo? NO, perché è il male minore, perché l’alternativa crea un clima poliziesco che scoraggia gli interventi, forse quelli più intelligenti. O almeno questa è la mia opinione. Insomma, attenzione ad una politica di moderazione che rischia di tradursi (secondo me è solo una questione di tempo) in una politica che penalizza i commenti e premia i versi (“wow”, “sììììììì”, etc.). Forse questa mia ultima battuta è troppo satirica e non è escluso che qualcuno la giudicherebbe un po’ troll, ma appunto, lo è o non lo è? è non è troll? È un giudizio che spetta al blogmaster, ed è un giudizio maledettamente soggettivo che crea un clima di sfiducia (il blogmaster editerà questa parte del commento o no?). Va bene, credo di aver tediato abbastanza i lettori.

  4. Giovanni De Matteo

    Luigi: questo blog non è un tribunale. Il blogmaster non può limitarsi a discriminare i commenti giuridicamente perseguibili da quelli non perseguibili, ma ha il dovere di garantire l’informazione, il corretto dialogo tra i lettori e la tutela dell’immagine delle collane che hanno in questo blog il loro presidio web. Stop. Da cui le regole della casa, che come specificato nel testo della Moderation Policy non sono in discussione. Prendere o lasciare.

  5. Luigi

    @DE MATTEO
    Sul blog di Urania c’è il presente post interamente dedicato alle regole della moderazione (a firma di Giuseppe Lippi). Ora questo post è aperto ai commenti. Aprire un post ai commenti significa, un po’ dappertutto, rendere i contenuti di quel post discutibili. Io questo ho fatto. Se no perché aprire uno spazio di commenti? Discutere tali regole non significa poi, come ho scritto in lungo e in largo (cfr. commenti precedenti), negare al blog il diritto di mettere tutte le regole che desidera, se è il caso anche più restrittive. Tra il prendere e il lasciare, esistono vari gradi intermedi.

  6. Antonino Fazio

    “Di più: penso che non esista”

    “Un troll particolarmente tenace e fastidioso può effettivamente scoraggiare gli altri utenti e causare la fine di una comunità virtuale.” (dalla voce “troll” in wikipedia)

  7. Luigi

    Il mio discorso era più ampio però, suvvia.

    Comunque, se mi si offre l’opportunità di parlare male di Wikipedia, io la colgo a volo :-). Certe sue voci, altamente tecniche, le quali appartengono a discipline come la logica o la matematica, sono tutto sommato attendibili, ma altre voci decisamente non lo sono. Chiunque avrebbe potuto scrivere intorno al trollismo, e con quali competenze poi? Costui o costei o costoro sono in grado di portare fatti stringenti riguardanti tali presunte comunità virtuali morte sotto i colpi di troll particolarmente tenaci? Esattamente quali comunità virtuali sono morte in questo modo così effimero? Forse comunità ancor più effimere dell’effimero troll di turno (verrebbe da rispondere). A me pare che il fenomeno del trollismo sia un fenomeno gonfiato ad arte. Esprimendomi in una maniera piuttosto sibillina, a me pare che il trollismo, ben gonfiato ad arte, sia qualcosa di ideologico di cui ci si serve per giustificare ciò che in assenza di quella parola (e dello spauracchio ad essa ad arte associato) si rivelerebbe come censura (o comunque come qualcosa di avverso alla libera espressione, anche quando si presenta come irriverente o satirica) simpliciter. Be’, ovviamente stiamo discutendo in generale di trollismo (l’occasione ci è stata offerta dal post di Lippi) etc., ma in un’ottica in cui nessuno mette in discussione il diritto di qualunque blog di regimentare la sua attività entro le regole che ad esso sembrano più convenienti.

  8. dhr

    Questi troll che vanno da una parte all’altra! Questi trolley!

  9. Luigi

    peggio dei venditori ambulanti!

  10. tortellino

    al posto dei trolley usate gli zaini…ahahah

  11. Luigi

    … a patto che non contengano kit di orologi, sorbetti al limone, pentole in acciao e materassi gonfiabili :-)

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