Un mondo e i suoi racconti – Intervista a Mina Argento

giugno 29th, 2010 by Admin Urania

Finalmente siamo riusciti a intervistare l’autrice del racconto di giugno, Mina Argento. Naturalmente non ha voluto incontrarci e abbiamo dovuto accontentarci dell’email, nonché di vaghe promesse: “Non mancherà l’occasione…”. Ve la offriamo insieme all’unica immagine che siamo riusciti a reperire e che la stessa signora Argento ha accluso all’intervista. Prendetela come una testimonianza a proposito del fantastico e, più in generale, del mondo che lo produce.

Domanda: Mina, lei ha il nome di una famosa cantante italiana e un personaggio di Bram Stoker: avrebbe dunque un’anima canterina insidiata da oscure concupiscenze. Che ne dice, corrisponde al suo tipo?

Risposta: Preferisco Il castello d’Otranto a Dracula di Bram Stoker, perché è più antico e nel suo genere rappresenta un’opera prima. Inoltre è ambientato in Italia e non vi compare nessun personaggio col mio nome. Uno non può scegliere il proprio nome: lo fanno i genitori, ma il nome influisce senz’altro sulla persona che lo porta. Io per esempio non amo le canzoni di Mina e il personaggio di Stoker mi sembra, anche se femminista, troppo lineare e semplice.

D.:E il cognome, Argento: quello di un regista del brivido, ma c’è anche qualcosa di tintinnante, come in”argentino”, che fa pensare a tutt’altro. Per esempio, alla sterlina inglese. Ma sono sicuro che lei non è il tipo venale…

R.: Di vero c’è che mio marito, il signor Argento, non è un bancario. Non avrei dovuto assumere il suo cognome, anzi come femminista non avrei dovuto nemmeno sposarlo. Ma il suo ha un suono molto più letterario del mio, che è troppo banale. Quindi lo uso quando scrivo, ma non è il nome che uso su Facebook. A Dario Argento preferisco sua figlia: il tipo di regista che piace soprattutto agli stranieri, che dall’Italia si aspettano gli stereotipi. Lui non è davvero capace di rappresentare il terrore autentico insito nella vita italiana. Perché dobbiamo per forza imitare Hitchcock, non abbiamo forse argomenti autentici e di casa nostra davvero strepitosi? Secondo me Mamma Roma è un film più horror di tutti quelli di Dario Argento messi assieme, come d’altronde anche altri del neorealismo o di Pasolini. Non voglio dire che Argento e famiglia non abbiano talento, ma insomma io vado in tutt’altra direzione.

D.: Come le è venuto in mente, lei così impegnata e attiva politicamente,di scrivere un racconto fantastico e mandarlo a “Urania”?

R.: La politica italiana moderna è di gran lunga più fantastica di qualunque racconto possa pubblicare “Urania”. Le pare forse che la crisi finanziaria che stiamo vivendo abbia qualcosa a che fare con la realtà? I nostri politici vivono in un paese delle meraviglie, lo sanno tutti. Questo racconto è un tentativo di capovolgere la scena… Ci sono giorni che mi sento come Bulgakov quando scriveva Il Maestro e Margherita in Unione Sovietica. Perché Kafka e Calvino hanno scritto racconti di fantasia? Non perché non sapessero ciò che accadeva in politica, ma proprio per esprimerlo concisamente e negli aspetti più bizzarri. Questi tempi richiederebbero un nuovo torinese brillante come Einaudi, capace di tirar fuori dalla sabbia la testa dei lettori.

D.: A me sembra che il suo racconto sia molto sottile, addirittura recursive (in italiano, auto-referenziale): narrativa che parla dei problemi della narrativa. E’ così?

R.: Calvino è uno dei miei autori preferiti, e non a caso. Chi ha letto Se una notte d’inverno un viaggiatore… sa che questo è il massimo punto d’approdo, il capolavoro di questo genere di letteratura.

D.: Contiene un messaggio anche per i nostri lettori di fantascienza?

R.: Io sono una lettrice di fantascienza, se proprio voglio mandare un messaggio mando una e-mail.

D.: Il personaggio di Sheherazade l’affascina in modo particolare?

R.: Sì, perché provo un senso di solidarietà con tutte le donne del mondo che osano alzare la voce; se poi riescono anche a zittire le voci nocive, è anche meglio: il mio racconto è una storia plausibile, non scritta, fuori della tradizione patriarcale.

D.: So che lei va spesso in Serbia. Fa ricerche per un libro?

R.: I Balcani, come la Svizzera, sono versioni estreme dell’Italia: la terra del sangue e la terra dell’oro.

D.: La sua regione è il Piemonte. Vuole dirci, in breve, se le sembra una terra ancorata al passato o invece al futuro?

R.: Soprattutto al futuro. Della nostra lotta di sopravvivenza, intendo. E’ vero che passo molto tempo negli archivi, ma tutto questo ha uno scopo ben preciso. Purtroppo non c’è una parola, non un’azione che possiamo compiere per aiutare la gente del passato, perché è morta. Un giorno anch’io farò parte dei morti, ma per ora faccio quello che può fare una donna viva.

D.: Può parlarci dei suoi libri e di quelli che prepara?

R.: Credo che scriverò tanti racconti per esplorare il tema del mio primo libro. Ho scritto dei libri quando ero una teenager, ma non erano pubblicabili… Non buoni, devo ammetterlo. Adesso credo di avere trovato una mia voce adulta con qualcosa da dire, ma ci devo lavorare, e per di più devo studiare biochimica.

D.: E’ vero che esce preferibilmente di notte?

R.: Non so perché sia nato questo pettegolezzo e come le sia giunto. Probabilmente perché non vado troppo spesso ai festival di fantascienza, o forse perché, quando sono stata a Trieste, al festival di Science + Fiction, guardavo i film notte e giorno e non mai ho visto il sole. Ma devo anche scrivere di notte, sa, dopo che si addormentano mio marito e mio figlio. Forse è vero che sono una creatura letteraria notturna. E’ la condizione della donna a rendermi così.

D.: Ed è vero che non ha pazienza con gli scrittori della domenica, i dilettanti insomma?

R.: Passo un sacco di tempo online con i blogger e la gente dei social network. M’imbatto così in un sacco di scritture dilettantesche e cattive. Per di più, l’ego degli scrittori, soprattutto maschi, mi fa desiderare di diventare invisibile per l’imbarazzo che provo per loro. La vita è troppo breve per scrivere male e farne una carriera vanitosa. Preferisco piuttosto tornare alla mia vita di acque inquinate, scrivere relazioni ufficiali al governo.

D.: Di lei si sa abbastanza poco, ma qualcuno l’ha descritta come un tipo passionale, nonché “una scrittrice femminista”. Conferma o smentisce?

R.: Essere passionali è un luogo comune per le donne italiane, ma le torinesi sono in realtà le donne meno passionali al mondo. Per quanto riguarda il femminismo, io ne sono figlia, è come un codice genetico. Non potrei definirmi una femminista passionale, ma quando vedo le veline con le labbra e le tette di silicone mi fa venire voglia di prendere un fucile e formare una banda di briganti femministe.

D.: Vuole citare alcuni dei suoi autori e autrici preferiti?

R.: Dovreste venire a Torino durante il Festival della Luce e vedere le citazioni di Calvino, che fanno letteralmente luce alle strade… Oppure le mie frasi preferite di Hannah Arendt a proposito di Karen Blixen: “Non esistono pensieri pericolosi, il pensare stesso è pericoloso”; “La saggezza è la virtù dell’età matura, ma la raggiungono solo quelli che non erano né prudenti, né saggi in gioventù”.

(A cura di G.L.)

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3 Responses

  1. Vincenzo Oliva

    “La saggezza è la virtù dell’età matura, ma la raggiungono solo quelli che non erano né prudenti, né saggi in gioventù”.

    // Con una chiosa: … e che sono sopravvissuti. 😉

    V.

  2. Piscu

    ammetto di non aver ancora letto il racconto in fondo all’ultimo urania, ma ho come l’impressione che si cerchi di montare un caso intorno a un autore che, a quanto mi pare, ha ancora tutto da dimostrare.

    ben vengano i bravi autori italiani, ci mancherebbe altro, ma mi sembra di scorgere un’esaltazione eccessiva, che non è stata fatta per nessuno di quelli pubblicati in precedenza.

  3. Marcello

    Il racconto è molto intrigante, comunque credo che questo sia un sondaggio sui gusti e comunque un autrice italiana quasi inedita è probabilmente molto economica per una casa editrice.
    P.S.: solo due parole: Ian McDonald. 😉

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