Hal Clement: Costruttore di pianeti
Riccardo Valla ci parla di Hal Clement, propugnatore come Simak di un’idea dell’alieno basata sull’empatia e sull’intrinseca somiglianza con l’uomo.
Come il giallo, anche la fantascienza ha la sua scuola dei “duri”, i fautori della hard-science fiction, ovvero fantascienza delle “scienze dure”: fisica, meccanica, astronomia. È una tradizione illustre, che ha origine da quell’inventore di macchine prodigiose che era Jules Verne; e che poi è stata ripresa dalle due più diffuse riviste di fantascienza americane del periodo tra le due guerre mondiali, “Amazing” e “Astounding”. La sua forza sono i concetti scientifici da cui parte, e il risultato è spesso quel “senso del meraviglioso” di cui parlano i vecchi lettori di fantascienza: dalla lettura si esce con una nuova visione dell’universo, della vita, dell’intelligenza. Molti dei “classici” della fantascienza appartengono a questo genere, con autori come Leinster, Williamson, Campbell, Heinlein, Blish e soprattutto Asimov e Clarke.
Per trovare i migliori esempi di queste storie “scientifiche” nel passato, bisogna ritornare alla produzione degli anni Cinquanta e in particolare a quella apparsa sulla rivista “Astounding”, dove sono stati pubblicati in quegli anni molti racconti di un tipo di fantascienza che noi diremmo “ecologico”, e che intendeva descrivere meticolosamente le condizioni ambientali di pianeti alieni. A quell’epoca l’autore più rigoroso nel creare gli habitat extraterrestri era Hal Clement, che per primo, con Stella doppia 61 Cygni, aveva presentato un pianeta dove le condizioni fisiche erano estremamente diverse da quelle della Terra.
“Hal Clement” è lo pseudonimo di Harry Clement Stubbs, un professore americano nato nel 1922, ex astronomo, ex pilota di bombardieri, cresciuto un po’ come Asimov, ossia leggendo fantascienza fin da bambino. Il suo primo racconto è del 1942, ma la sua produzione regolare inizia verso il 1950, e si distingue soprattutto per la descrizione rigorosa degli habitat e per il ritratto degli alieni. Per quanto riguarda gli habitat, Clement è il padre della fantascienza ecologica, perché solo dopo il suo esempio gli scrittori cominciarono a dare molto peso ai particolari e a imitare il suo metodo di lavoro. Il romanzo Stella doppia 61 Cygni era apparso in quattro puntate, e la terza puntata era accompagnata da un articolo in cui Clement spiegava le caratteristiche del pianeta da lui inventato e il modo in cui le aveva ricavate: da quel momento in poi, vari altri autori seguirono il suo esempio, e se da un lato varie pagine di Anderson ricordano certi spunti di Clement, dall’altro anche le complesse descrizioni del pianeta Arrakis in Dune di Herbert hanno tratto ispirazione dal suo metodo per “costruire i pianeti”.
Il primo romanzo da lui scritto, Strisciava sulla sabbia, si svolge ancora sulla Terra; solo qualche anno più tardi inizia la serie dei pianeti alieni: il mondo ad alta gravità di Stella doppia 61 Cygni, il mondo delle tempeste e delle alte temperature di Coesistenza pacifica, le strane forme biologiche di Il cerchio di fuoco, su un pianeta che ha grandi sbalzi di temperatura. Molte volte, questi habitat sono presentati dal punto di vista dei protagonisti extraterrestri, ed è interessante il contrasto tra come appaiono ai terrestri e come appaiono ai nativi: questo spunto viene poi rovesciato con interessanti effetti in Pianeta di ghiaccio, dove i protagonisti sono extraterrestri che vivono a temperature altissime, e il pianeta gelido e inospitale è la Terra.
I romanzi di Clement sono spesso ricordati per il rapporto di amicizia che presentano tra uomini e alieni, ed è significativo che il primo romanzo di questo autore, Strisciava sulla sabbia, presentasse una forma di simbiosi tra un uomo e un extraterrestre intelligente che viveva all’interno del corpo: il vecchio tema della possessione, ma sotto un’angolatura non tradizionale. Probabilmente, a far rimanere così a lungo nella memoria gli alieni di Clement ha contribuito anche un altro motivo: non bisogna dimenticare che quando sono usciti i suoi romanzi principali si era negli anni Cinquanta, in piena guerra fredda, allorché gli schermi cinematografici pullulavano di extraterrestri invasori. Gli unici che portavano una ventata di antirazzismo e di fratellanza erano gli alieni amichevoli e non aggressivi descritti da Clement e da qualche altro autore di fantascienza come Simak.
La fantascienza, anche se molte volte ha descritto le guerre dei mondi, molte più volte ha cercato di ribadire la fratellanza tra le forme viventi, e gli autori della generazione di Clement sono sempre rimasti legati con affetto al tipo di alieno descritto originariamente da S.G. Weinbaum: creature estremamente diverse dall’uomo, ma con una psicologia molto vicina alla nostra, e con notevoli doti di simpatia personale.
Riccardo Valla
[La bibliografia italiana completa di Hal Clement è sul Catalogo SF, Fantasy e Horror.]
Posted in Profili
giugno 7th, 2010 at 01:44
BUSH? Non George W., vero? Volevate forse intendere Blish? James Blish?
giugno 7th, 2010 at 12:09
E infatti avevo corretto… ma mi era rimasto un refuso in canna. Grazie per la segnalazione!
giugno 9th, 2010 at 21:37
Refusi a parte, un bel pezzo, breve e incisivo. Il nostro Ric non si smentisce!
giugno 11th, 2010 at 17:40
L’intervento di Valla è la ristampa dell’introduzione a “Stella doppia 61 Cygni” dei Classici Urania, ed. 1987, che io ricordo pressoché a memoria avendola, all’epoca, letta e riletta decine di volte.
giugno 26th, 2010 at 10:20
Ho trovato francamente datato STELLA DOPPIA 61, una specie di fantascienza salgariana, piena di avventure x adolescenti.
Non era male “STRISCIAVA X TERRA”, l’unico altro lavoro di Clement che ho letto, mentre Stella Doppia 61 è sconsigliabile ai maggiori di 15 anni.
E’ solo la mia opinione, eh.
Buona giornata.
giugno 26th, 2010 at 11:31
Strisciava sulla sabbia era decisamente meglio, ma dal punto di vista storico Stella doppia è molto importante, ha influenzato molti autori e dato origine alla xenoplanetologia, la scienza della creazione di mondi alieni plausibili e che non violano le leggi della fisica.
giugno 26th, 2010 at 17:53
@ANACHO-
Sono d’accordo, mi sembra addirittura, in questo senso, un precursore di Vance;
ma mentre quest’ultimo unisce alla mirabile descrizione dei pianeti trame affascinanti e realistiche, questo manca del tutto, secondo me, in STELLA DOPPIA 61, o perlomeno, si rimane a livelli adolescenziali.
Buona giornata, e grazie x la correzione: STRISCIAVA SULLA SABBIA, in effetti.