Introduzione al Millemondi Inverno 2010: Un impero per l’inferno
Pubblichiamo l’introduzione di Giuseppe Lippi al Millemondi n. 50, Un impero per l’inferno.
La novità di quest’anno, per quanto riguarda le uscite del “Millemondi”, è che torneranno ad essere quattro anziché due, come le stagioni. Un appuntamento ogni tre mesi per ritrovare il piacere di corpose antologie di racconti o raccolte di più romanzi, secondo la formula che tanto favore ha riscosso tra i lettori. Inoltre, a partire dalla fine dell’anno vi accoglieremo (di tanto in tanto) singoli romanzi di eccezionale lunghezza che non potrebbero trovare spazio su “Urania”: dunque la collana si arricchirà di un terzo filone, questa volta non-antologico. Altro segno dei tempi, il volume inaugurale del 2010 costituisce la prima doppietta di romanzi italiani della collezione. L’onore è toccato a due finalisti del premio Urania 2006, quello che fu vinto da Sezione π2 di Giovanni De Matteo. Gli autori sono in realtà due coppie: Paolo Frusca e Italo Bonera per PhOxGen!, Alessandro Fambrini e Stefano Carducci nel caso dell’Ascensore per l’inferno.
Come reagiranno i nostri lettori a tanta italianità di proposte? Ci auguriamo bene, perché è solo continuando a pubblicare i nostri autori che il pubblico potrà fare le sue scelte, individuare i più bravi e arricchire il proprio carnet di letture. D’altra parte “Urania” non è e non sarà mai una collezione di esperimenti a vuoto, fini a se stessi: la nostra speranza è che ogni proposta venga accolta non come un sasso lanciato in orbita in un settore “di frontiera”, ma come una convincente novità editoriale in un campo che ha sempre bisogno di guardare avanti.
Quanto ai romanzi in sé, ci pare che il menu sia variato quanto basta: Ph0xGen! è un’ucronia ricca di spunti immaginativi ma anche di un certo gusto dell’azione che non guasta. All’epoca della prima lettura non ci era parsa del tutto convincente sul piano stilistico ma poi gli autori ci hanno lavorato, limandola a dovere. La sua presentazione vuole essere un tentativo di moltiplicare le occasioni offerte dal premio, cosa che era già avvenuta a suo tempo con i primi romanzi di Valerio Evangelisti, Nicoletta Vallorani e Luca Masali (tutti usciti negli anni Novanta). Più recentemente, Infect@ di Dario Tonani è stato recuperato anch’esso tra i finalisti del nostro concorso annuale.
L’altro romanzo ospitato nel volume è uno di quei libri non facilmente classificabili e che alcuni lettori considereranno “di rottura”, anche se a noi, francamente, sembra essenzialmente una commedia sui temi del tempo e dello spazio. In particolare, sul sottogenere degli infiniti universi possibili che ha fruttato tanti capolavori alla SF anglosassone. Se nell’universo di Ph0xGen! siamo di fronte a un dramma imperiale e a uno scenario che coinvolge tutta l’Europa, nell’Ascensore per l’inferno torniamo ai drammi, anzi ai melodrammi italici, dove le cose più serie hanno sempre un risvolto tragicomico. E’ un racconto di stampo surreale in cui, con l’espediente tecnico di un ascensore (ne avesse avuto uno Dante!), saliamo o scendiamo nei regni infernali e paradisiaci della speculazione pura. Lo scenario è costruito con attenzione e vari mondi si succedono nel carosello: quello dell’avventura, della politica e della TV lazzarona. Ragion per cui, come in tutti gli spettacoli che si rispettano, ne ripetiamo cast e artefici:
Alessandro Fambrini è nato nel 1960. Docente di letteratura tedesca a Trento, si occupa di fantascienza nordeuropea ma anche italiana. Ha un ricco carnet di pubblicazioni come narratore e saggista; i suoi scritti sono apparsi, oltre che in volumi e pubblicazioni accademiche, nelle riviste “Studi nordici”, “Futuro Europa” e “Nova SF*”. Nel 2005 è uscita la raccolta personale Le strade che non esistono da Perseo Libri/Elara (Bologna).
Stefano Carducci è nato nel 1955 e lavora in un ospedale. Come saggista e traduttore è stato molto attivo nelle collane della Perseo Libri e ha collaborato più volte con Alessandro Fambrini. Quello che pubblichiamo è il loro primo romanzo.
Paolo Frusca e Italo Bonera sono due nuovi autori appassionati di fantascienza, storia e narrativa a intreccio.
G.L.
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febbraio 3rd, 2010 at 00:23
bene, 4 millemondi e spazio agli italiani… sarà un ottimo 2010!! ^^
febbraio 3rd, 2010 at 01:45
“La novità di quest’anno, per quanto riguarda le uscite del “Millemondi”, è che torneranno ad essere quattro anziché due, come le stagioni. …”
Che gioia leggere queste parole
febbraio 3rd, 2010 at 10:07
Italo Bonera ha vinto il premio Fredric Brown (bandito da Fantascienza.com) nel 2004. Il racconto che vinse il premio è all’indirizzo http://www.fantascienza.com/magazine/racconti/6697/american-dream/
febbraio 3rd, 2010 at 10:46
Belle nuove 😉
febbraio 3rd, 2010 at 14:42
Ottime nootizie, per l’aumento del numero delle uscite, per lo spazio agli autori italiani, e non ultima per la frase “singoli romanzi di eccezionale lunghezza che non potrebbero trovare spazio su “Urania” che porta tanta gioiosa attesa per il futuro!!
febbraio 3rd, 2010 at 14:58
Noromalmente sono cauto con autori non “referenziati” (e purtroppo è spesso così con gli italiani, si trova ovviamente in rete meno materiale), ma questa volta voglio incoraggiare la trimestralità di MM e spero di essere piacevolmente stupito. Poi “Ascensore per l’inferno” mi dà l’idea di una cosa “alla Sheckley”…
febbraio 3rd, 2010 at 16:56
che bello, significa che c’è interesse. Da appassionato piuttosto recente devo dire che per farsi una piccola cultura di genere purtroppo bisogna affidarsi al mercato dell’usato. E la spinta di Urania – che al momento è davvero uno dei pochi punti fermi di genere in Italia – può essere decisiva.
Inoltre il rapporto qualità/prezzo è strepitoso tanto quanto quello cavalli/kilogrammi di una Formula 1.
Complimenti ancora.
febbraio 3rd, 2010 at 17:02
scusate ma il comodo pulsante “Share on Facebook” dove è finito?
Direi che è uno strumento utilissimo..
febbraio 3rd, 2010 at 18:46
““singoli romanzi di eccezionale lunghezza…”
Vediamo un po:
– Il terzo libro di Preludio a Dune
– qualcosa di Alastair Reynolds
– qualcosaltro di Peter F. Hamilton
– Saint Leibowitz and the Wild Horse Woman? Why not?
Quanto è bello fare il fanta-editore…
Comunque, complimenti per il ritorno alla trimestralità. Purtroppo tra la debacle più o meno ufficiale di Armenia, Fanucci, Hobby & Work e Nord, c’è sempre meno sf in giro.
febbraio 3rd, 2010 at 20:07
Acquistati Millemondi n.50 e Urania n.1555 (il primo per approfondire la SF italiana, il secondo per scoprire un nuovo autore senza dare giudizi a priori).
Una curiosità, che già avevo notato l’altro mese è quella di vedere in più di una edicola 2 numeri di Urania, 2 di Millemondi e 6 (dico 6)di Epix: errori della distribuzione?
Sarebbe interessante sapere se anche altri lettori hanno notato la medesima cosa.
A proposito il prossimo numero di Urania sarà: Un regalo dalle stelle di James Gunn.
febbraio 3rd, 2010 at 23:11
Bravi! Continuate così!
febbraio 3rd, 2010 at 23:37
Preso il Millemondi. Il volume promette bene, e complimenti ad Alessandro e Stefano!
febbraio 4th, 2010 at 02:11
Si’, arrivato anche a Roma. Un piacevole bottino. Complimenti ancora!
febbraio 4th, 2010 at 06:45
Caro Giuseppe ( ed intendo Lippi ) : siamo in due ! Siamo in due ! Come vedi anche Lasec si è speso per Leibowitz 2, colgo l’ occasione per scriverti che lo so che non è un libro totalmente di Miller, ma direi che Terry Bisson non è proprio l’ ultimo della classe, è solo da noi che non lo conosciamo a dovere. Forza lettori e lettrici, postate qui la vostra adesione alla richiesta per Leibowitz 2. E JOHN SCALZI ? Certo che devo proprio essere figlio di Andrew, il disturbatore. Ciao ! Ciao !
febbraio 4th, 2010 at 14:40
Finito ieri Un Cantico per Leibowitz! Voto anche io per [i]Saint Leibowitz and the Wild Horse Woman[/i]!
colgo anche l’occasione per riportare un commento trovato su anobii che mi sembra importante:
Per tutti, l’incomprensibile dedica iniziale che si conclude con “alle sorelle Francis e Clare, e a Mary, per le ragioni che loro sanno”. Essendo un libro d’argomento sostanzialmente religioso, la dedica è: “to Ss Francis and Clare, and to Mary, for reasons known to each of them”, che appunto si traduce con “ai Santi Francesco e Chiara, e a Maria, per ragioni note a ciascuno di essi”.
febbraio 4th, 2010 at 16:03
E adesso mi arrabbio davvero ( ma con moderazione, dopotutto sono una persona pacifica ) : ho avuto la malaugurata idea d’ andarmi a leggere la voce riguardante TERRY BISSON su Wikipedia e sorpresa, sorpresa, nella pagina vi è anche un link che porta ad alcune dichiarazioni/riflessioni di Bisson riguardo alla sua collaborazione postuma con Miller. I FATTI ( fidandoci di Bisson, naturalmente ) : il manoscritto di ” Saint Leibowitz and the wild horse woman ” lasciato da WALTER MILLER JR. consta di seicento, dicasi seicento pagine, scritte da lui in persona a cui praticamente mancava solo la chiusura, leggere per credere, quindi direi che si tratta proprio di una parte rilevantissima dell’ opera, dunque ……. Come la mettiamo …… ? Dai fate i bravi
, traducete e pubblicate, a meno che non abbiate il cuore di non voler farci sapere che il libro fa proprio schifo, per rispetto alla memoria del buon Walter. A proposito ma qualcuno in redazione l’ha mai letto ? Ciao da un insistente Capitanklutz
febbraio 4th, 2010 at 17:09
Voto per Leibowitz 2 ma voto soprattutto per ‘Casa Corrino’.
febbraio 5th, 2010 at 11:46
Spero veramente che con i Millemondi trimestrali si colmi quella lacuna enorme che si registra da anni nei titoli tradotti.
Mi riferisco soprattutto al ciclo di Dune che risulta incompleto.
Manca il terzo volume del Preludio a Dune e manca completamente il ciclo di Dune (5 vol.) e Legends of Dune (3 vol.) entrambi di Brian Herbert e Kevin Anderson.
Altra lacuna macroscopica è presente nel ciclo di Fondazione di Asimov.
Dei sequels del ciclo è stato solo tradotto ‘Fondazione: la paura’ di Gregory Benford. Mancano i successivi 2 volumi; Fondazione e caos di Greg Bear e Il trionfo della Fondazione di David Brin.
I cicli di Dune e di Fondazione sono tra le massime espressioni della fantascienza e sono sicuro che tutti i lettori italiani vorrebbero vederli tradotti al completo.
febbraio 5th, 2010 at 12:35
@ Marius: in effetti a me di quel che rimane da tradurre del ciclo di Dune o della Fondazione non è che importi molto.
Lo dico solo in quanto lettore italiano, eh!
febbraio 5th, 2010 at 13:12
Anche io spezzo una lancia a favore della “nuova trilogia” di Benford, Bear, e Brin.
Non mi interessano invece i sequel-prequel di Dune (di cui mi è bastato il ciclo originale).
Invece una vera lacuna è secondo me il ciclo di Marte di Robinson!
febbraio 5th, 2010 at 14:37
Dune e sequel di dune – che è pessimo rispetto all’originale – nonchè fondazione direi che sarebbe davvero sciocco pubblicarli in Urania dato che sono le uniche cose che si trovano in ogni libreria. Senza contare poi che tra Dune e sequel e i tre libri della fondazione (il minimo indispensabile) siamo a quanto 14 libri? 3 anni e mezzo di Millemondi? Cerchiamo di proporre cicli nuovi per favore.
febbraio 5th, 2010 at 15:54
Capisco che la nostra discussione è puramente virtuale ma chi come me acquista e legge tutti gli Urania non vedrebbe di cattivo occhio la possibilità di leggere la fine delle storie che ha cominciato a leggere in più volumi.
Casa Corrino sarebbe più che corretto se fosse pubblicato su Urania o su Millemondi.
Così come i restanti libri della Baker del ciclo della Compagnia per restare sulle ultime notizie apparse sul Blog.
febbraio 5th, 2010 at 17:38
Una lancia o forse anche due per Saint Leibowitz and the Wild Horse Woman. Ho molto amato il primo. Mi associo per finire il ciclo di casa Corinno.Anche il ciclo della Baker non mi dispiacerebbe. Dai unico Lippi del mio cuore fai qualcosa per quelli che hanno Tuuuuuuuuuutti gli Urania e che comprano a prescindere.
febbraio 5th, 2010 at 17:50
Bà, rifacendomi alla lista di Lasec direi: Peter F.Hamilton, con uno dei suoi monumentali romanzi, sarebbe il massimo! Preludio a Dune e Leibowitz 2 NO! Alastair Reynolds non mi fa proprio impazzire, ma ne riconosco pienamente il valore… quindi sì anche per lui! 😉
febbraio 5th, 2010 at 17:56
A proposito di lista dei desideri (in generale) mi vengono in mente vari autori che mancano all’appello da un po’ su Urania (o che non ci sono mai stati): Jeter, William F.Nolan, Richard Paul Russo (bravissimo), Bradbury… solo per citarne qualcuno!
Un desiderio su tutti? Vedere su Urania Collezione uno dei libri più belli mai scritti, secondo me… “Replay” di Ken Grimwood! Mi sembra sia edito dalla Fanucci e se non sarà possibile leggerlo su Urania… bè, andate a leggervelo comunque: fidatevi, non vi deluderà!
febbraio 5th, 2010 at 18:09
In my opinion no ai pre-seq di Dune, no ai pre-seq-ecc di Fondazione. Si a “romanzoni” nuovi o cicli “veri” (non operazioni spurie di sfruttamento a meri fini economici di grandi autori che, quasi sempre, hanno valore solo bibliotecario: avere “tutto” di quel ciclo).
febbraio 5th, 2010 at 20:06
Il Miller l’abbiamo letto quando uscì, parecchi anni fa, e ci sembrò molto, molto prolisso. E poi, seicento pagine…! Ma se il “Millemondi” formato romanzo tiene, lo riprenderemo in esame.
febbraio 5th, 2010 at 20:09
Aggiungo, per la gioia dei romanzofili, che non dalla fine dell’anno, ma già dal prossimo volume avremo un MM con un maxi-testo di Peter F. Hamilton. Si tratterà del primo romanzo della Trilogia del Vuoto, nell’originale “The Dreaming Void”. Visto come cambia in fretta, il nostro calendario?
febbraio 5th, 2010 at 20:33
@ The Babe: Jeter e Richard Paul Russo, che splendidi nomi! Allora, Babe, ti scopro un fan della SF contaminata con il noir. Lo sono anch’io!
febbraio 5th, 2010 at 22:28
@ Giuseppe Lippi: Peter Hamilton, grande!questa sì che è una notizia che attendevo da tempo!!!
@ Dario: non sono proprio un patito di questo sottogenere, intendiamoci, e credo cmq di averlo già dichiarato in passato… però questi due nomi sono di Autori con la “A” maiuscola… del primo ricordo con piacere il grande “Dr. Adder”, non so se lo hai mai letto… Per quanto riguarda Russo, il suo Carlucci è semplicemente indimenticabile… Ma, per natura, preferisco di solito romanzi più briosi, umoristici e magari ottimisti… E qui ti chiedo, molto bonariamente: non capisco perchè voi autori italiani insistiate tanto con un futuro nero e deprimente: ti prego, Dario, rispondimi! Il talento non vi (ti) manca di certo, ma perchè non provate a cambiare, discostarvi da questo sottogenere, creare una storia vista da occhi pieni di meraviglia e ottimismo e, perchè no, di quel sano umorismo che non trovo più in molti libri italiani?
Ma non voglio sembrare un ossesso, dato che ho già fatto questo discorso. E non prenderla certo come una critica, solo come un bonario suggerimento, eh 😉
febbraio 5th, 2010 at 22:32
Sono super-sicuro che saresti in grado di farlo
febbraio 5th, 2010 at 23:10
Qualcuno di voi sa cosa c’è il prox mese su Urania (“normale”)? Se non mi è sfuggito…
febbraio 5th, 2010 at 23:14
@ Babe: l’acclarato “pessimismo” della SF contemporanea (non direi solo italiana) è stato spunto di riflessione proprio domenica scorsa anche alla presentazione del libro “Il quinto principio” di Vittorio Catani.
E in quella sede è arrivata da lui e da me praticamente la stessa risposta: immaginare un futuro sporco e cattivo è più “appagante” che costruirne uno lindo e asettico.
Insomma, per buttarla in ridere, le brave ragazze si sposano, ma quelle cattive sono più divertenti…
Personalmente poi trovo il pessimismo e la catastrofe più “intriganti” anche dal punto di vista narrativo: come diceva giustamente Giuseppe Lippi alla stessa presentazione che gusto c’è a sviluppare una storia se tutto fila liscio, è bello, pulito e perfetto? Lo spunto in una storia nasce quasi sempre da qualcosa che s’inceppa e dai personaggi che si adoperano per evitare che il guaio si tramuti in tragedia.
E poi il pessimismo (e diciamo pure il gusto per la catastrofe sotto casa) hanno sponsor molto forti, come per esempio il cinema e la realtà di tutti i giorni.
Tu lamenti la mancanza di un cambio di prospettiva, la volontà di guardare il bicchiere mezzo pieno… Vero, la SF contemporanea preferisce trastullarsi con un domani da evitare piuttosto che da accogliere a braccia aperte. Del resto pensa a quanti “elementi” ha perso per strada la fantascienza negli anni: il sense of wonder, il piacere della conquista (spaziale), il gusto per l’ignoto. O meglio, li abbiamo persi noi…
Non me ne volere, ma un sorriso con la SF troverei difficile concedermelo: anche se dici – e ti ringrazio – che ne sarei capace…
A presto
P.S. “Dr. Adder” ce l’ho, ma non l’ho ancora letto. Carlucci? Grandissimo personaggio, la San Francisco di Russo è straordinaria…
febbraio 5th, 2010 at 23:22
@ Giuseppe Lippi : grazie per la risposta, attenderò fiducioso gli sviluppi. @ The Babe : Caro mio, gli autori Italiani probabilmente prevedono un futuro nero proprio perchè sono Italiani. Non è che tu scrivi dall’ estero ? Non vedi in che società viviamo ? Basta accendere la televisione per poter scegliere tra il nulla di robacce tipo ” Il grande fratello ” o pacchi vari e i vari resoconti ginecologici sull’ ennesimo assassinio, oppure sull’ ennesimo disastro che tutti si attendevano da sempre senza aver mai mosso un dito. Il problema è tutto qui, il clima è plumbeo e quindi i raggi di sole non passano, riescono ad essere spensierati per l’ appunto quelli che i pensieri non li hanno. Personalmente vivo in un piccolo paese e se attraverso il centro incontro prevalentemente vetrine vuote : ha chiuso il fotografo, ha chiuso il negozio di pelletteria, ha chiuso la merceria. L’ Omsa chiude perchè con i soldi che spende in Italia in una fabbrica da 400 operai, ne apre una da mille in Croazia; la Fiat fa lo stesso, ecc. ecc. : COSA CI SAREBBE DA RIDERE ?? Certo che bisognerebbe spiegarlo a quel signore che ride sempre ……..
febbraio 6th, 2010 at 01:00
@ Giuseppe Lippi
“…ma già dal prossimo volume avremo un MM con un maxi-testo di Peter F. Hamilton. …”
Una notizia di tale portata messa lì, quasi nascosta.
Comunque sono felicissimo,
grazie Lippi, non vedo l’ora di averlo tra le mani quel MilleMondi.
febbraio 6th, 2010 at 01:29
Son contento non tanto per la pubblicazione di Hamilton, ma per il fatto che pubblicando “The Dreaming Void” (788 pagg nell’edizione che ho io), di fatto si sdogana ufficialmente qualsiasi “metraggio” per i Millemondi. Quindi anche “Saint Leibowitz and the Wild Horse Woman”…ehm…
febbraio 6th, 2010 at 02:28
“…ma già dal prossimo volume avremo un MM con un maxi-testo di Peter F. Hamilton. …”
tutto ciò mi entusiasma, ma poi voglio anche il capitolo 2 e 3 della Trilogia!
febbraio 6th, 2010 at 10:31
@ capitanklutz: Perfettamente daccordo con te sulla nostra attuale situazione… e anche se scrivessi dall’estero non cambierebbe molto! In ogni caso, provo a metterla simpaticamente: cos’è, tutto attorno a noi ci deprime e noi dobbiamo deprimerci ancora di più? Non sarebbe bello reagire positivamente, anzichè accettare tutto con una terribile rassegnazione? Io almeno sono così, mi piace sempre agire per cambiare le cose, mai rassegnarmi se qualcosa non mi sta bene… e poi che vuol dire: autori come Harrison, Goulart e quasi tutto il filone “sociologico” hanno saputo criticare i vizi e difetti della propria società ma almeno l’hanno fatto con toni ironici, divertenti, facendoci “ridere e riflettere”, non “riflettere e deprimerci”! Poi, ripeto, per tutto il resto hai più che ragione: le cose non vanno bene affatto… in più, al giorno d’oggi i deficienti proliferano e fanno strada (in tv soprattutto) ma per me non hanno alcun valore, non esistono.
@ Dario: “che gusto c’è a sviluppare una storia se tutto fila liscio, è bello, pulito e perfetto?”… Non intendevo questo, Dario, non hai capito ciò che volevo dire… Cmq leggi al più presto “DR. Adder”, molto molto bello (e tra l’altro nell’edizione che possiedo la postfazione al libro è di un certo Philip K.Dick che definisce Jeter uno degli autori più promettenti in circolazione dato che allora Jeter era poco più che un esordiente)
febbraio 6th, 2010 at 10:39
@ capitanklutz: e poi a parte il filone “sociologico”, io personalmente voglio credere a tutti i costi in un domani migliore, credo fortemente nella possibilità di un cambiamento; come tanti romanzi di fs hanno provato negli anni a mostrarci, l’uomo possiede la capacità di risollevarsi sempre (in ambito politico, ecologico, sportivo, quello che ti pare!) e non mi piace rassegnarmi a un futuro nero, pieno di morte, mercificazione dei sentimenti e delinquenza… nemmeno nella fantascienza! Precisazione: non dico che questo genere di libri non dovrebbe esistere, ma perchè dovrebbero INTASARE il mercato??? E a questo proposito chiedo a Dario, citandolo: “E poi il pessimismo (e diciamo pure il gusto per la catastrofe sotto casa) hanno sponsor molto forti, come per esempio il cinema e la realtà di tutti i giorni”… Questo che significa? Non mi sembra una motivazione molto valida (se non, ahimè, in termini puramente economici).
febbraio 6th, 2010 at 11:52
@capitanklutz
il clima plumbeo, almeno in Italia, produce sf pessimista? Non lo so, in realtà se fossimo di fronte a un clima plumbeo e a letteratura ottimista, diremmo che proprio perché il clima è plumbeo la domanda dei lettori è nella direzione del divertimento e dello svago. Credo che una cosa interessante sia stata detta da Dario Tonani: “Personalmente poi trovo il pessimismo e la catastrofe più ‘intriganti’ anche dal punto di vista narrativo”. Insomma, pare che le ragioni del passaggio dall’ottimismo al pessimismo o a gradi intermedi siano tutte interne allo sviluppo del genere nella sperimentazione di moduli e tematiche narrativi. Certo, c’è anche la cultura, anche politica, degli scrittori, e c’è anche un collegamento con la società, ma quest’ultimo non è tale da produrre facili equazioni.
febbraio 6th, 2010 at 14:09
@ chi può interessare
arrivati a Palermo, OGGI alle 12.00 circa, nella mia solita edicola ( quella normalmente non tanto provvista) :
MILLEMONDI N° 6 COPIE; ( di cui mi dicono già vendute 2 )
URANIA COLLANA N° 6 COPIE; ( di cui mi dicono già vendute 1 )
URANIA EPIX N° 4 COPIE ( di cui mi dicono già vendute 3 ).
A ‘sto punto, che dire : URANIA il glorioso marchio sicuramente fa vendere di più.
febbraio 6th, 2010 at 15:23
“Ci si lamenta sempre che il romanziere moderno non nutre speranze e che il mondo da lui dipinto è insopportabile. L’unica risposta è che chi non nutre speranze non scrive romanzi. Scrivere un romanzo è un’esperienza terribile, durante la quale spesso cadono i capelli e i denti si guastano. Mi manda sempre in bestia chi insinua che lo scrivere narrativa sia una fuga dalla realtà. È invece un tuffo nella realtà ed è davvero traumatizzante per l’organismo. Se il romanziere non è sostenuto dalla speranza di far soldi, deve essere almeno sostenuto da una speranza di redenzione, altrimenti non sopravviverà alla prova.”
Da Natura e scopo della narrativa, Flannery O’Connor (1925-64)
febbraio 6th, 2010 at 17:13
Solo per esprimere la mia soddisfazione nel constatare che Urania si sta muovendo sempre più verso le richieste dei lettori.
Penso che questo blog abbia fatto bene a tutto il mondo di urania e ai suoi appassionati.
Non vedo l’ora di metter le mani sul Millemondi di Hamilton, continuate così!
febbraio 6th, 2010 at 17:58
@ Babe: nulla di economico nella motivazione che ti ho espresso, neppure lontanamente. Lo scrittore è un’antenna: capta e trasmette. Ma in più elabora e ci aggiunge (molto) del suo.
Mettila così: io mi sento molto più mentalmente e caratterialmente predisposto al dark che alle atmosfere solari. E poi, scusa, ma non c’è alcuna rassegnazione nella scelta di prediligere i toni plumbei, assolutamente.
Penso comunque che le parole di Flannery O’Conner riportate da Giovanni siano illuminanti in proposito: “Chi non nutre speranze non scrive romanzi”.
Su “Dr. Adder” senz’altro seguirò il tuo consiglio: che Jeter e Dick avessero molto in comune lo dimostra anche il fatto che K.W. Jeter scrisse ben tre seguiti del film “Blade Runner”, ufficialmente autorizzati…
Ciao.
febbraio 6th, 2010 at 18:41
@ Lippi
Grazie
febbraio 6th, 2010 at 20:10
Dick fu un vero e proprio mentore per Jeter, oltre che per Tim Powers (un mio mito personale) e James Blaylock. Però di Jeter sembrano essersi perse completamente le tracce. Qualcuno ne ha notizie?
febbraio 6th, 2010 at 20:33
Le ultime impronte editoriali lasciate da K.W. Jeter (scrittore troppo sottovalutato, IMHO) sono state Noir (1998), un romanzo della serie Star Wars (1999) e il terzo sequel di Blade Runner (Eye and Talon, 2000, inedito in Italia). Poi si è dedicato per qualche anno alla sua sceneggiatura Black Swan, che avrebbe dovuto diventare un film prodotto dalla Germania sul figlio di Wagner, ambientato nei primi anni del Terzo Reich. Ma di questo film nemmeno su IMDB risulta niente (e sicuramente non va confuso con il thriller di Aronofsky registrato sotto lo stesso titolo, attualmente in produzione). Sia FantasticFiction che Wikipedia lo danno attualmente a Las Vegas, dopo che negli anni ’90 aveva vissuto per un certo periodo in Europa (Spagna e Francia, se non sbaglio).
febbraio 6th, 2010 at 22:02
Un gran bravo scrittore, concordo: possiedo casualmente anche “Noir” ma non l’ho ancora letto… Come dicevo in qualche precedente messaggio, qualcuno ha letto mai Ken Grimwood?
febbraio 7th, 2010 at 00:07
Grazie Giovanni per le informazioni su Jeter, direi che lo si potrebbe contattare e se ha qualcosa nel cassetto lo si pubblica in esclusiva su Urania, un pò come si fece per Sheckley, si parva licet. Fantaeditoria pura.
febbraio 7th, 2010 at 00:09
The Babe, di Grimwood avevo letto l’ottimo Replay, molto intelligente e meritevole di un successo al di là dei confini del genere.
febbraio 7th, 2010 at 20:33
Preso! l’inizio promette molto bene!
febbraio 8th, 2010 at 23:18
per chi sta aspettando la traduzione dell’ultima parte del preludio a Dune: credetemi, avete di meglio da leggere.
febbraio 9th, 2010 at 00:14
sto leggendo un cantico per Leibowitz e mi sta piacendo molto,spero che venga tradotto anche il seguito
e tra i desideri impossibili
il seguito del romanzo C’ERA UNA VOLTA L’AMERICA di Neal Barret jr (l’autore di Andrew il disturbatore)…che rabbia finirlo e scoprire su fantasticfiction che l’autore ha scritto anche il seguito
terminare il ciclo della famiglia Barclay apparsa su Urania nei romanzi MEGALOPOLIS 2073 e LA RAGIONE DEI GRANCHI negli anni 70,e che conta altri 3 romanzi…ma mi rendo conto che sono desideri impossibili questi
febbraio 9th, 2010 at 03:32
Voto anch’io per Saint Leibowitz & the wild horse woman. Intanto perchè (come ha notato CapitanKlutz – a proposito, bel nome, ma mi chiedo quanti si ricordano il personaggio) Terry Bisson non è affatto uno sprovveduto. Ha già vinto la sua quota di premi Hugo e Nebula ed ha già dimostato di saper scrivere cose egregie: è solo in Italia che è poco noto. Forse è il caso di rimediare, magari partendo da qui.
Poi, perchè il romanzo era di già quasi completato da Miller in prima stesura: mancava, pare, solo la parte finale. Purtroppo, Miller, per motivi che non conosco, mollò tutto e decise di suicidarsi (a proposito: per un cattolico praticante è una cosa gravissima, a quanto ne so, perchè è l’unico caso in cui si ha la certezza di morire in peccato mortale; strano non averne trovato nemmeno un cenno nella sua biografia).
A Bisson è toccato l’onore di completare il romanzo: non si tratta dunque di quei fastidiosi “sequel” progettati a tavolino per sfruttare il nome famoso ormai scomparso ( tipo “Slan Hunter”, tanto per capirci…)
febbraio 9th, 2010 at 09:22
A proposito dei prequel e sequel di Dune e Fondazione, possono essere buoni o cattivi, possono piacere o non piacere, in ogni caso è un’operazione scorretta tradurre i primi volumi e non terminare la serie.
Questo non è riferito ad Urania ma alla Mondadori in generale.
Capisco che autori affermati come Herbert, Anderson, Brin e Bear chiedano cachet più alti ma proporre autori semisconosciuti perchè costano poco o proporre autori italiani per risparmiare le spese di traduzione non mi sembra il massimo.
Ho letto ad esempio il primo romanzo di Millemondi: per carità, il libro è di piacevole lettura, gli autori evidenziano una buona preparazione storica (non è da tutti conoscere le teorie di Horbiger, Guido von List e la rivista Ostara) ma da questo a parlare di fantascienza ce ne passa.
A parte l’ucronia, il romanzo poteva essere tranquillamente pubblicato su Segretissimo.
Per fortuna il prossimo mese c’è James Gunn e si ritorna alla vera fantascienza…
febbraio 11th, 2010 at 22:57
Sinceramente i millemondi che ho letto ,di solito brutti,ai scrittori di fantascienza del blog,a me non importa che si parli di catastroifi il guaio è che si scrive di nulla,la scienza poi non vine neanche accennata.Per fortuna ho trovato un bel sito astronave pagasus,l’ha trovo bella fantascienza,ormai i bei romanzi di fantascienza rimarranno solo quelli che leggevo a 20 anni,oramai la qualità dei romanzi non è molto elevata,anzi sono pessimi
febbraio 14th, 2010 at 15:28
@De Santis: da un’altra galassia…:))
febbraio 19th, 2010 at 10:28
@ Giovanni De Matteo
Non so, le parole di Flannery O’ Connor non mi sembrano completamente corrette, sembrano più una bella dichiarazione di principio. Nutrire
speranze? Riguardo a cosa? Le
motivazioni dietro alla scrittura sono praticamente pari al numero degli scrittori. E poi stiamo parlando di mondo? di privato? Per fare soltanto uno dei mille esempi possibili: si possono non nutrire speranze riguardo al mondo a dieci anni e nutrire grandi speranze riguardo al proprio conto in banca a sei mesi. Probabilmente, la speranza maggiore che l’autore ha nel momento del processo creativo, è che ciò che sta scrivendo venga pubblicato, fosse anche su un sito web in creative commons. Comunque, personalmente parlando, non so bene quali speranze io abbia riguardo al mondo, so soltanto che ogni volta che ho provato a immaginare una storia un po’ più solare, il mio critico di fiducia, il me stesso sarcastico e stizzoso, mi ha sempre rifilato una pedata nelle terga accompagnandola con un “Di’ ma sei scemo?”
@The Babe.
Quello della fantascienza sociologica è un bel punto. Il problema è che la fantascienza sociologica nasceva comunque assieme alla fantascienza ottimista (poco dopo diciamo) era una specie di “dai ragazzi, stiamo calmi, le cose potrebbero andare mica tanto bene”. L’autore dava uno scappellotto bonario e divertito, puntando il dito per mostrare i pericoli, ma con un alto grado di speranza che questi non si sarebbero verificati, magari proprio per merito dei suoi scappellotti (quanta presunzione!). Oggi noi siamo i suoi figli, viviamo nei mondi descritti e ci rendiamo conto che quegli scappellotti non sono serviti a nulla: “Se quell’idiota avesse alzato la voce, invece!” e quindi che quello adotttato dalla fantascienza sociologica è un registro che non sentiamo adeguato all’epoca.
In ogni modo, dire che la fantascienza
italiana non abbia il registro dell’ironia, rappresenta una visione molto parziale, detto questo, dovremmo comunque dire che, in tutto il mondo, buona parte degli scrittori, registri e altro, l’ironia l’hanno messa in una cassetta di sicurezza in attesa di tempi migliori.
C’è però un aspetto che mi sembra sia sfuggito alla discussione e che invece secondo me dovrebbe essere messo nel dovuto rilievo: come mi sembra sia chiaro dalla discussione come si è stratificata, per ammissione degli autori e degli stessi lettori, gli scrittori di fantascienza italiana scrivono quello che vedono, o meglio, quello che sentono, come lo sentono, non scrivono in base alla ricetta dove c’è quello che piace (o quanto meno quello che qualcuno dice che piaccia) al pubblico. Questo per me è un valore. Le storie sono così per ché così le hanno sentite, si tratta quindi di una narrativa “vera”. Non ci troviamo le solite formulette che rendono i romanzi degli autori pià disparati a volte insopportabilmente simili tra loro. Potrà piacere o non piacere, ma questo valore dovrebbe essere sempre tenuto ben presente.
Ciao!
Lanfranco
febbraio 19th, 2010 at 16:25
Approffitto della manifestazione del buon Lanfranco in questo blog uraniano per chiedergli a quando il terzo tomo della serie dei Vicoli nel tempo, che non smettero mai di lodare. Non vorrei che si fermi al simpatico racconto su McCartney che abbiamo letto in Robot e che rientra nella serie… cioè, noi qui vogliamo un romanzo…
Sul millemondi: l’ho preso, essendo appassionato di ucronie, specialmente se mitteleuropee: da buon triestino di lingua slovena, non ho saputo resistere a Phoxgen
febbraio 20th, 2010 at 10:54
@ Kronos H
La risposta classica è: “dopo che sarà finito” e aggiungo, avrà passato i dovuti collaudi, mica come le auto giapponesi!
Scherzi a parte, non vorrei buttarla in politica, ma sono stato un bel po’ raffrenato dal nostro buon ministro della Funzione Pubblica che è riuscito a farmi passare la voglia di scrivere di pubblica amministrazione.
Sto ricominciando a lavorarci, ma pur non sapendo se lo finirò, posso dire che sarebbe un po’ diverso, come minimo leggermente più incattivito.
Grazie mille per le lodi e l’interesamento.
Ciao!
Lanfranco
febbraio 21st, 2010 at 13:44
@ Lanfranco: la redenzione di cui parla Flannery O’Connor ha ovviamente tante sfumature quante sono le persone che scrivono, su questo non ci piove. Eppure, malgrado la distanza che mi separa dal suo background, mi sento di condividere al 100% il suo pensiero. E’ una questione di sofferenza, lo scrivere. Su questo nessuno degli autori che frequentano il blog credo che potrà contraddirmi. Eppure continuiamo a scrivere, a sforzarci di trasporre su carta un’idea, una storia, un personaggio che ci ronzano per la testa. Lo facciamo per essere letti, ovvio. Ma perché vogliamo essere letti? Instaurare un contatto empatico con il lettore, spingerlo a porsi le stesse domande che ci hanno mossi nella scrittura, aspettarci da lui le risposte che noi non riusciamo a trovare… Ognuno ha le sue ragioni. Ma non resta, in fondo, pur sempre una questione di speranza?
febbraio 22nd, 2010 at 08:18
@ Giovanni de Matteo:
Non vorrei passare per un filisteo, ma se cerco di analizzare la congerie di emozioni che attraversa il mio processo di scrittura proprio non riesco a trovarci della sofferenza. Stanchezza, scocciatura tanta, non sofferenza.
Per quanto riguarda la speranza, in questo senso limitato che esponi tu (e che in realtà anche io avevo indicato nella mia risposta) più personale che pubblico, sono d’accordo con te. D’altronde, lo stesso O’Connor, a una prima riga della sua citazione dove si adombra una richiesta da parte del pubblico di speranza (verso il mondo o il futuro), dà una risposta che è decisamente virata verso il privato.
In sostanza diciamo le stesse cose.
Lanfranco
febbraio 22nd, 2010 at 19:06
… rimango felicemente stupito nel constatare, io che sono una new entry del blog, che si possa tranquillamente scambiare idee e opinioni con vari autori, ho sempre pensato che questo possa contribuire ad un acrescimento per entrambi, lettori ed autori, e non l’avevo visto da nessuna parte. Insomma, magari una o due lettere le avevo inviate ad una casa editrice con la richiesta di girarle all’autore, ma risposte mai…
insomma mi sto ritrovando nuovamente (e felicemente) invischiato con urania e la sf.
ciao a tutti
marzo 1st, 2010 at 20:28
Ci sono romanzi da cui non riesci a staccarti, lotti con la vista e la stanchezza, ma devi assolitamente andare avanti. Mi è capitato con il primo romanzo di questo Millemondi (il secondo devo ancora cominciarlo). Consiglio a tutti quelli che non l’avessero fatto a recuperare il volume, che si trova ancora in edicola. Ph0xGen! è un ottimo romanzo, se fosse stato pubblicato in America avrebbe vinto molto probabilmente un premio Hugo. Complimenti agli autori, li esorto a scrivere ancora e alla redazione di Urania a tenerli d’occhio. E a non aspettare tanto prima di proporcerli.
marzo 2nd, 2010 at 12:57
Vienna anno domini 2010,
un sincero ed ucronico grazie a tutti i lettori che hanno viaggiato con noi attraverso l’universo parallelo di “Ph0xgen!” e ci hanno gratificato, su questo sito e su altri, dei loro preziosi commenti.
Ancora mille grazie da Italo Bonera & Paolo Frusca.
marzo 3rd, 2010 at 07:11
Vienna anno domini 2010,
…senza ovviamente dimenticare un nostro grazie particolare a Franco Brambilla per le magnifiche, evocative intuizioni sulla copertina di „Un impero per l’inferno”….
Italo Bonera & Paolo Frusca
marzo 23rd, 2010 at 18:28
Utilizziamo ancora questo magnifico blog uranico per una breve comunicazione:
giovedi 1 aprile, ore 20.00, presso il “Caffe’ letterario – Un mondo di carta – “, a Brescia, Vicolo Beccaria 10, presentazione del romanzo di Storia alternativa “Ph0xgen!”
– Urania Millemondi nr. 50, Un impero per l’inferno –
Se qualcuno di voi e’ in zona sara’ piu’ che benvenuto…
Ciao da
Italo Bonera e Paolo Frusca
Ps. Anche da parte nostra grandi complimenti a Dario Tonani.