Come ladro di notte: l’introduzione all’edizione del 1972
Riportiamo l’Introduzione all’edizione 1972 del romanzo Come ladro di notte di Mauro A. Miglieruolo, a firma dei curatori di Galassia Vittorio Curtoni e Gianni Montanari.
Eccoci dunque al terzo romanzo italiano che Galassia presenta ai lettori nella sua nuova veste. Più di un anno e mezzo ci è occorso per ritrovare e accomodare (grazie in special modo a Lino Aldani) quest’opera davvero unica che da parecchio tempo languiva in un cassetto, ma ora possiamo tenerla a battesimo con legittimo orgoglio.
Come ladro di notte (non ‘nella notte’ – vedere Prima Lettera ai tessalonicesi in: Ricciotti – Le lettere di San Paolo – Coletti Editore Roma 1958 – Pag. 14 paragrafo 5 – dizione questa che l’autore preferisce alle altre traduzioni) risale come prima stesura al 1966, pur essendo stato definito l’anno seguente. Come Miglieruolo tiene a sottolineare, e come l’opera stessa rivela chiaramente, il romanzo è stato scritto in un periodo di intensa trasformazione della sua personalità politica. La maturazione definitiva e successiva a quel periodo lo avrebbe poi costretto a rinnegare il tipo di impostazione filosofica e moralisticheggiante data al romanzo, ma fortunatamente non gli avrebbe impedito di conservarlo per tutti noi.
Il carattere che più si presenta evidente alla prima lettura è la davvero enorme mole di elementi che sono stati chiamati a costruirlo: Come ladro di notte è un romanzo che oseremmo chiamare apocalittico, oltre che per la bizzarra operazione di sintesi subita dal linguaggio, per il suo coinvolgere più o meno quasi tutti gli aspetti attuali e futuri del vivere civile. Forse l’unico difetto risiede proprio in questa sua molteplicità di intenti mai portati compiutamente a termine. A questo proposito è Miglieruolo stesso a offrircene una spiegazione.
“Il romanzo” egli dice “ha il difetto inevitabile di ogni opera concepita in periodi di rapida trasformazione. È parziale e spesso superfluo, nella misura in cui accenna o imposta problemi che poi non vengono sviluppati perché hanno perso il sostegno delle forze interiori che li ispiravano, o che rimangono esterne alle esigenze dell’azione e dell’ispirazione complessiva. Vedi per esempio il tema di Elio palesemente incompiuto rispetto agli sviluppi possibili; idem per i rapporti Zanzotto-Silvana e Zanzotto-crisi-Congrega.
Ma ciò che ci spinge soprattutto a non tenere conto di questo difetto è l’incredibile (e meraviglioso) universo che prende vita dalle pagine del romanzo. Mai nulla di simile era stato in precedenza tentato da uno scrittore italiano di fantascienza. Moduli e schemi classici vengono rilevati da Miglieruolo e deformati nella sua alchimia personale della parola, immersi in un bagno misterioso da cui emergono ricoperti di una patina affascinante. L’ideale cosmico di morte che pervade ogni mossa e ogni intento della Congrega appare come il punto fermo di un’intera concezione esistenziale. E il lento germe della corruzione si infiltra silenzioso in questo immenso apparato, mentre tutt’intorno si agitano le patetiche figure che intendono arrestarne o aiutarne la corsa maledetta.
Un grandioso affresco dipinto dagli uomini e da questi incrinato e condotto alla rovina. Una morale, forse? Oppure un atto di accusa?
Vittorio Curtoni e Gianni Montanari
Posted in Cronourania, Fantascienza, Orizzonti
agosto 12th, 2009 at 15:08
Buongiorno. Mai letto un libro più sconclusionato e raffazonato di questo. Lo stile non puo’ essere neppure definito datato. E’ semplicemente al di fuori di ogni logica. Gli errori di composizione non si contano. La confusione del racconto è, quanto meno, “galattica”.
Sono assolutamente rammaricato che un autore italiano scriva in codesto modo. Quanto meno, sono meravigliato che la Vostra collana pubbichi un simile racconto. Peccato! Sono un Vostro assiduo lettore, ma, ultimamente, le Vostre pubblicazioni mi hanno alquanto deluso.
Con rispetto, Vi porgo distinti saluti.