Fantascienza in TV: istruzioni per l’uso

gennaio 17th, 2009 by Admin Urania

Alcune considerazioni a freddo sulla serata di Tempi Dispari dedicata a “Urania”, sulla fantascienza vista (scritta, letta) dall’Italia, e sulla sua presunta crisi. Con interventi di Giuseppe Lippi, Silvio Sosio, Donato Altomare e Dario Tonani.

Come annunciavamo su queste pagine nelle segnalazioni del programma, la serata di martedì è stata nel suo piccolo un vero evento per tutto il mondo della fantascienza italiana. Con questa locuzione voglio abbracciare tutti gli appassionati: chi la fantascienza la scrive, chi la legge, chi ne vorrebbe di più, chi la vorrebbe diversa. Dal mio personale punto di vista è stato un onore essere invitato tra gli ospiti di Tempi Dispari, parte di uno schieramento di autori come prima non si era ancora visto sui canali TV. Ai nomi già menzionati (Donato Altomare, Pierfrancesco Prosperi, Dario Tonani, oltre al sottoscritto), si è aggiunto anche Alberto Costantini, vincitore del premio Urania nel 2002 (con Terre accanto) e di nuovo nel 2005 (Stella cadente). Una concentrazione simile, se da un lato ha inevitabilmente penalizzato gli autori nella loro esposizione, obbligandoli a condensare i rispettivi interventi in tempi molto ridotti (procedendo per semplificazioni, secondo l’inevitabile logica televisiva), dall’altro ha sicuramente fornito uno spaccato ampio, variegato, efficace se non esaustivo, di quello che è oggi la fantascienza in Italia.

Con ogni probabilità a molti di noi sarebbe piaciuto approfondire il discorso, non per addentrarci nelle nostre rispettive opere ma piuttosto per esplorarne meglio il background culturale. Per dimostrare che in Italia la fantascienza non esiste da ieri sera, per rendere giustizia agli sforzi individuali e collettivi e alla passione disinteressata che hanno sempre nutrito l’anima del genere, oggi come ieri come ieri l’altro. Raccogliendo i commenti dei diretti interessati dalla rete, in sostanza è questo comune sentire che emerge.

Sul forum di UraniaMania, Donato Altomare rilegge l’esperienza nei termini seguenti:

“Da quando girovago come un disperato nel mondo dei media alla ricerca di credibilità, questo è stato quanto di meglio capitatomi. Ed è senza dubbio per la fantascienza una sorta di sbarco sulla luna, un piccolo passo per noi, uno enorme per la narrativa italiana di fantascienza.
Potrei raccontare cento aneddoti più o meno agghiaccianti sui rapporti con i giornalisti (magari un giorno faccio un bell’articolo esilarante, chi mi conosce sa quanto mi diverta divertire.)
Questa è la prima volta che ben cinque autori italiani di SF sono stati intervistata da una TV importante.
Dobbiamo insistere e accettare il rischio, comportarci da professionisti e, se necessario, fare buon viso a cattivo gioco.”

Tra i feedback ottenuti dalla trasmissione, una critica senz’altro costruttiva arriva da Silvio Sosio, curatore di Fantascienza.com (il portale di riferimento per l’appassionato italiano), nei commenti alla news apparsa il 13 gennaio sul suo Corriere della Fantascienza (tutta la discussione può essere ripercorsa a questo indirizzo):

“[…] Mi sembra, soprattutto vedendo la cosa da fuori, che gli autori o in generale i fan della fantascienza soffrano di questo complesso che li porta sempre a voler dimostrare che la fantascienza è una cosa seria. Il che magari discutendo una tesi di laurea di fronte a un collegio di barbogi universitari può avere il suo senso; parlando del proprio libro alla tv, si ottiene solo una reazione del tipo ‘ehu che palle, tutte queste metafore, ma chi ve le ha chieste?’.
La fantascienza non è letteratura colta. Nel senso che non è letteratura elitaria. È letteratura popolare. Il che non vuol dire che sia stupida e che non debba dire nulla, ma deve per prima cosa interessare il lettore, deve farsi leggere senza sforzo. A mio avviso, soprattutto quando ci si confronta con media come tv e radio che arrivano a un pubblico generalista, ciò che ci si dovrebbe sforzare di fare non è far vedere che la sf sfrutta un punto di vista diverso per parlare dell’oggi e fare una critica sociale – boring – ma mettere in evidenze gli aspetti curiosi, intriganti.”
 

Sulle considerazioni di Sosio ci siamo prontamente pronunciati sia io che Tonani e Altomare. Sono convinto che fosse un po’ l’obiettivo di tutti quello di stimolare interesse e curiosità verso un genere bistrattato come la fantascienza, guardato con sufficienza da chi la cultura in questo paese crede di farla o di coltivarla. Ma sono altrettanto convinto che nessuno di noi volesse tenere in diretta una conferenza per legittimarla: la fantascienza ottiene la sua giustificazione dalla realtà giorno dopo giorno, serve solo tenere un po’ aperti occhi e orecchie per capirlo.

Trascrivo la replica di Dario Tonani:

“Condivido in pieno il tuo punto di vista, Silvio, ma nel caso di ieri tutti noi avevamo almeno qualche attenuante:
1) ci è stato dato pochissimo tempo per ogni intervento. Sarebbe stato davvero da anchorman navigati poter veicolare idee “serie” e suscitare nel contempo interesse, fascino, sorriso… Tutto in interventi di pochi secondi, rispondendo per giunta a una domanda precisa.
2) Non avevamo che un’idea molto sommaria della scaletta del programma e non potevamo interagire tra noi. Mi risulta che nessuno di noi abbiamo potuto scambiare neppure due parole con il bravo conduttore Francesco Gatti. Ci siamo seduti davanti alla camera (e credo che per tutti fosse la prima volta di una diretta TV) cinque minuti prima dell’inizio del programma. E abbiamo atteso le prime pallottole… “

Una valutazione su cui troviamo d’accordo anche il nostro curatore, Giuseppe Lippi:

“La trasmissione mi è sembrata buona, ovviamente per un pubblico specializzato. Per agganciare l’ascoltatore casuale bisogna avere un allenamento alla comunicazione e una capacità di coinvolgere con le parole, il sorriso, la battuta ecc. che non è da tutti, soprattutto non è il tratto più distintivo degli “spazi culturali”. Io ritengo che i nostri autori siano andati benissimo, anche se a volte erano intimiditi dalle circostanze. E vorrei vedere! Un’occasione così non capita tutti i giorni. Il ragionamento di Silvio non fa una piega, ma è fatto dal punto di vista di chi ragiona con calma dal suo desktop, non dalla “fossa dei leoni”… L’insegnamento che se ne può trarre, in definitiva, è questo: quando andate alla TV o alla radio, o quando rilasciate un’intervista alla stampa, evitate il più possibile di aggrapparvi al vostro orticello, dimenticate termini specialistici come “cyberpunk”, “social sf”, “antimateria” o “wormhole” e cercate di istituire un riferimento il più possibile elastico tra le vostre/nostre cose e il mondo più in generale. Il mondo della cultura ma anche, perché no, dello spettacolo, dello sport, della scienza divulgata. Senza mai banalizzare (anzi), ma facendo in modo che il mitico uomo della strada possa sentirsi coinvolto. Direi che già in questa trasmissione una parte del discorso sia andata proprio in tale direzione. Per il resto, bisogna allenarsi anche mentalmente e in primo luogo considerare che la fantascienza e la narrativa in genere non sono un campetto di mini-concentramento o una zona segregata, ma, al contrario, un rivolo di tutto il resto. Nell’universo tutte le strade portano a Roma. E’ una legge fisica, non c’è niente di avulso e separato.” 

Intorno alla questione “se siamo riusciti o meno a trasmettere l’idea che la fantascienza sia anche una cosa piacevole” questo è il parere di Alberto Costantini:

“[…] credo sia mancata – o almeno lo è stato da parte mia – una considerazione peraltro ovvia: quello che importa, anche nella fantascienza, non è tanto l’idea di partenza in sé, ma come uno la sviluppa; per dirla con Napoleone (era lui?): l’ideazione è niente, l’esecuzione è tutto. Dallo spunto più scontato e sfruttato (un viaggio nel tempo, un universo parallelo, lo sbarco degli alieni, la Grande catastrofe, l’esplorazione dello spazio) si può comunque creare un capolavoro, o almeno qualcosa di passabile, mentre l’idea più originale, da sola, non basta a salvare un romanzo irrimediabilmente brutto.
Io almeno la vedo così.”

La trasmissione, che presumibilmente sarà presto disponibile anche on-line, è stata condotta da Francesco Gatti in modo da esporre contenuti e prospettive (storiche, geografiche) dei libri degli autori intervenuti, tutti apparsi negli ultimi anni in “Urania”: Stella cadente, Infect@, Sezione Pi-Quadro, Incubi per Re John e Il dono di Svet. Una possibilità che finora nessun autore italiano aveva avuto, almeno su una rete del servizio pubblico (benché trasmessa via satellite). Gli interventi erano inframezzati dalle scene del cortometraggio “La decima vittima”, adattamento televisivo del celebre racconto di Robert Sheckley realizzato per una serie di trasmissioni di Rai Due (“Racconti di fantascienza”, 1979) dal regista Alessandro Blasetti, con Orso Maria Guerrini e Catherine Spaak, trasmesso integralmente in tre spezzoni.

Sul finale dello spazio dedicato alla fantascienza è poi stato tirato in ballo dal conduttore un argomento delicatissimo, che riguarda la presunta crisi del genere. Come avranno avuto senz’altro modo di apprendere tutti gli appassionati, i discorsi sulla Grande Crisi si sprecano. Ne ha dato un saggio illustre il prestigioso New Scientist lo scorso novembre, dopo che il 2008 di Fantascienza.com era iniziato proprio con un brillante editoriale di Carmine Treanni che faceva il verso ai catastrofisti impenitenti. Ma la fantascienza è davvero in crisi? O la crisi non viene piuttosto percepita in relazione al proprio gusto, cercando di estendere le sorti di filoni specifici a un discorso di validità generale?

Possiamo forse discriminare tra due diversi approcci.

1. In Italia, sul versante numerico delle vendite, pur non disponendo di dati freschi, non mi risulta che la fantascienza abbia manifestato negli ultimi 10-15 anni un calo significativo delle vendite. “Urania” è passata dall’edizione bisettimanale alla periodicità mensile, è vero, ma alla collana principale si sono anche affiancate una linea editoriale di recupero e valorizzazione storica (la celebrata “Urania Collezione”, tappa imprescindibile per i nuovi lettori che stessero scoprendo ora la fantascienza) e un numero crescente di iniziative parallele, che spaziano anche tra generi diversi. In libreria la fantascienza ha consolidato la sua presenza con l’uscita di collane di pregio come Nuova Galassia per Armenia Editore (a cura di Salvatore Proietti) oppure Odissea Fantascienza per Delos Books (affidata a Gianfranco Viviani, lo stesso editore che ha rilanciato anche la mitica “Robot”, rivista fondata e diretta da Vittorio Curtoni). Nel mercato della vendita per corrispondenza, la ex Perseo Libri di Ugo Malaguti rinata come Elara Libri sembrerebbe avere finalmente superato una delle fasi più tribolate della sua storia. Per non parlare delle attività di cui pullula l’underground, con riviste che abbracciano l’intera frontiera dell’immaginario: “Fondazione”, “NeXT”, “Hypnos”. Mi sembra di poter affermare che un genere in crisi potrebbe fare a meno di questa vitalità, spegnendosi lentamente…

2. Sul versante delle idee, a livello globale, la vitalità non è certo inferiore. In questi ultimi anni abbiamo assistito al ritorno in auge della space opera, al rilancio dell’hard sci-fi e all’affermazione del filone postumanista, che riprende gli spunti di entrambi questi generi e li fonde con suggestioni prettamente post-cyberpunk in una sintesi protesa sulla frontiera del futuro. I veterani Vernor Vinge, M. John Harrison, Greg Egan e un’intera schiera di nuove leve, capitanate da Charles Stross, Alastair Reynolds, Richard K. Morgan, testimoniano con i loro lavori del momento particolarmente felice che si trova ad attraversare il genere. Di fianco a questa sorta di avanguardia non è meno numerosa la schiera degli autori che mantengono vivo l’approccio popolare della fantascienza e la continuità delle sue forme: Robert J. Sawyer, Nancy Kress, Greg Bear e Ken MacLeod in primis, insieme a talenti eclettici come Paul Di Filippo, James Patrick Kelly, Ian McDonald, e maestri del calibro di Joe Haldeman, Iain M. Banks, Dan Simmons, Bruce Sterling, Rudy Rucker o Neal Stephenson.

Se la fantascienza fosse morta sul serio, come qualcuno afferma, questi autori avrebbero dovuto essere a ingrossare le file dei disoccupati, piuttosto che continuare a sfornare di anno in anno i titoli che tengono in vita il nostro immaginario, e allertati sulla realtà i nostri sensi. Se la fantascienza fosse davvero in crisi, non potrebbe essere una crisi peggiore di quella che già le è stata diagnosticata in passato. Grosso modo dalla fine dell’Età d’Oro.

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12 Responses

  1. Silvio Sosio

    Ha ragione Giuseppe ha dire che la mia era una critica fatta da chi sta comodamente seduto in poltrona; infatti aprivo il discorso ammettendo che io stesso in occasioni simili sono caduto nello stesso errore. Non era una critica a chi era lì, ma una provocazione valida in generale per tutti noi che ci occupiamo di sf.

  2. Antonio

    Salve! Volevo spendere 2 parole su quanto sopra detto… Senza offesa, ma da prendere in modo costruttivo, volevo dire che i nostri autori sono stati davvero troppo impacciati e timidi, capisco l`emozione, ma questo e` senza dubbio controproducente! Bisogna cercare di essere piu` disinvolti, piu` provocatori, decisamente piu` `rock`, se me la passate! :-) Con un atteggiamento decisamente piu` convinto, sicuro, spitiroso e anche, se necessario, arrogante si riesce senza dubbio ad attirare maggiormente l`attenzione sugli scrittori, sui libri, su tutto l`universo fantascienza. Ribadisco, il mio intervento e` decisamente da intendere come qualcosa di costruttivo, commento di qualcuno, che come voi, ama questo mondo e vorrebbe che sia sempre migliore e piu` affermato. Grazie.

  3. Quiller

    Ciao, un commento sull’ultima parte dell’intervento, perchè mi sembra che le “prove a carico” sulla vitalità dell’editoria di fantascienza non siano tutte ammissibili: mi risulta infatti che “Nuova Galassia” di Armenia abbia dovuto chiudere i battenti.
    E tra gli autori anglosassoni citati c’e’ spesso tanta voglia di volgersi ad altri generi per allargare il proprio pubblico (Kress, Bear, Simmons). Ma quello che mi ha deluso di più, buttandosi sull’inflazionato fantasy, è R.K. Morgan…

  4. Ernesto

    Non ho visto la trasmissione, ma mi riprometto di andarla a vedere sul sito non appena esaurita la lettura di qualche migliaia di messaggi accumulati (a qualcuno ho risposto dal portatile, ma purtroppo non sempre sono riuscito ad avere la possibilità di connettermi, specie nella giungla).
    Per quanto riguarda la crisi della fantascienza, premesso che la mia esperienza è di tipo essenzialmente aeroportuale, ho visto centinaia di titoli di fantascienza, di norma mescolati con la letteratura di altro genere, ma spesso con gli scaffali ben etichettati Science Fiction (in numero pari o superiori a quelli etichettati Fantasy).
    In un negozio specializzato di Melbourne ci sono gli scaffali dedicati agli Hugo e ai Nebula (tutte edizioni recenti).
    In Italia si preferiscono (e si preferivano) altri mezzi di espressione che non il libro e con l’aumento dei mezzi alternativi a disposizione, il libro ne risente più che altrove.
    Il lettore di genere è di solito un forte lettore: noi teniamo su la media. Purtroppo ci stiamo riducendo. L’edicola non è più il punto di riferimento e le librerie di provincia hanno scarsa attenzione al nostro genere.

  5. Giovanni De Matteo

    @ Quiller: non mi risulta nessun comunicato di Armenia sulla chiusura di “Nuova Galassia”, al momento in cui scrivo. Gli editori che guardano alla SF, in Italia, ci sono. E spesso non la disdegnano nemmeno i grossi editori, nelle loro collane non di genere (penso a titoli come Sirene di Laura Pugno, a Vonnegut e Ballard ripresi da Feltrinelli, o anche, nel loro piccolo, all’opera di Fazi con Silverberg e alla riscoperta di Burroughs (W.S.) e O’Donnell (Malzberg) da parte di Arcana).

    Che autori di SF scrivano anche altro è legittimo: dobbiamo risalire ad Asimov, Brown, Malzberg, Delany o Dick per trovare autori di SF attivi anche su altri fronti? Non credo. Negli anni gli esempi non sono mai mancati: lo scrittore di fantascienza è uno scrittore di genere e, a volte, può non essere necessario scomodare l’immaginario SF per dire qualcosa, oppure, al contrario, può diventare un bisogno trovare una valvola di sfogo verso altri lidi. Non la considererei, insomma, una defezione.

    Di Morgan sono sicurissimo che, terminata la sua trilogia fantasy, leggeremo ancora molta, ottima fantascienza.

  6. bibliotecario

    @ Giovanni De Matteo

    Purtroppo l’ultimo numero pubblicato dall’Armenia della collana Nuova Galassia risale a ottobre 2008.

    Ai primi di dicembre scrissi alla casa editrice per avere notizie e quella sotto è la loro risposta:

    “Egregio Signor Orlandi
    al momento il programma editoriale è giunto al mese di maggio 2009 e non ci sono
    novità per quanto riguarda la collana Nuova Galassia.
    Spiacenti per l’attesa, porgiamo cordiali saluti e cogliamo l’occasione per
    augurarle buone festività.

    Gruppo Ed.le Armenia ”

    Ho scarsissime speranze, confermate anche dal “Sommo Catalogatore”, di rivedere Nuova Galassia in libreria.
    Magari sarò subito smentito, cosa che mi farebbe molto piacere, visto l’alta qualità espressa dalla collana nel suo complesso sino ad oggi.

  7. Stefano

    “Ci sarebbe piaciuto…avremmo fatto…avremmo detto…Più spregiudicatezza…più disinvoltura” e giù ancora con altre sciocchezze.
    Ma se ci tenevate tanto,potevate dire,fare,approfondire,ma non l’avete fatto;e poi questa idea della scrittore si fantascienza,o quello che si voglia,un pò venditore e ciarlatano,tutto strizzate d’occhi e sorrisi, è proprio risibile.Scrivere bisogna,e bene,il resto non conta,o conta poco.

  8. marpioncino

    E’ possibile recuperare in streaming il filmato dell’evento?
    Grazie

  9. Giovanni De Matteo

    @ marpioncino: Ci stiamo lavorando attrezzandoci in proprio, siccome il sito della trasmissione risulta temporaneamente avvolto in una crono-bolla. Siamo in attesa di una risposta dalla Rai. Spero di darvi notizie a breve…

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  11. marpioncino

    Grazie….spero che si poss bloccare la situazione:)

  12. Il Blog di Urania » Blog Archive » Tempi Dispari: fantascienza on-line

    […] interventi dei nostri autori alla trasmissione Tempi Dispari di Rainews24 del 13 gennaio scorso sono ora disponibili anche on-line, nella sezione Video di […]

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