Fritz Leiber: Biografia

ottobre 6th, 2008 by Admin Urania

Una nota biografica su Fritz Leiber firmata da Giuseppe Lippi.

Nato a Chicago nel 1910, da una coppia di attori come Poe (suo padre, Fritz Leiber senior, è riconoscibile nel ruolo dell’altissimo prete che accompagna Charlie Chaplin alla ghigliottina nel finale di Monsieur Verdoux), il giovane Fritz Reuter Leiber legge e studia volentieri, ma non ha una vita avventurosa né precoci esperienze amorose. Non a caso la sua autobiografia giovanile, uscita anche in italiano nel volume La luce fantasma, si intitola Poco disordine e poco sesso precoce. Questo giovanotto alto, magro e affascinante come il padre attore, è alquanto solitario; scrive lunghe lettere a H.P. Lovecraft, dal quale riceve incoraggiamento per la sua vocazione letteraria, e gradualmente si sforza di trovare una sua voce. Quando finalmente s’innamora è per sposare una donna eccezionalmente bella, Jonquil, da cui nascerà più tardi il figlio Justin. E’ la vigilia della Seconda guerra mondiale e Leiber ha già pubblicato qualche racconto, ma non ancora romanzi. Nel 1938, rielaborando una trama ideata con l’amico Harry Otto Fischer, Fritz scrive il racconto “Il gioiello nella foresta”, noto anche come “Due in cerca di avventure”: la prima avventura ambientata nell’immaginario mondo di Nehwon che diventerà la sua creazione fantastica più duratura. Il mondo di Nehwon (parola che rappresenta il rovescio di No When, “in nessun tempo”) è un universo magico dotato di una coerente geografia ed economia. La tecnologia è ferma a prima dell’invenzione delle armi da fuoco e nella corrotta capitale Lankhmar si muovono personaggi coraggiosi e pieni di curiosità, barbari e uomini civili, bellissime donne e poco raccomandabili negromanti. I protagonisti della serie – nota anche come ciclo delle Spade – sono due: il barbaro Fafhrd, venuto dal nord, e l’Acchiappatopi Grigio che è il suo scudiero, amico e aiutante. Veri e propri moschettieri senza moschetto, ma con spade affidabili e personalizzate, i due amici amano, combattono e soffrono come due autentici eroi della mitologia, mentre i maghi loro protettori e gli stregoni loro nemici si adoperano a tuffarli nelle avventure più impossibili, costringendoli a rischiare continuamente la pelle. Il modello su cui è basata la figura di Fafhrd è probabilmente Conan, il gigantesco cimmero creato da Robert E. Howard; ma si cercherebbe invano un equivalente dell’Acchiappatopi Grigio nella saga del barbaro howardiano: questo personaggio piccolino, mingherlino, incappucciato di grigio e abilissimo con il fioretto, è più vicino a certi saggi e disillusi eroi del romanzo picaresco che a qualsiasi personaggio della narrativa d’azione. Perché la fantasy di Leiber non è un genere soltanto avventuroso, e proprio l’Acchiappatopi serve a introdurre l’elemento beffardo o di riflessione che caratterizzerà, d’ora in poi, le loro incessanti peripezie. Al genere cui appartengono i romanzi e i racconti delle Spade, Fritz Leiber attribuisce un’etichetta di sua invenzione: si tratta, dirà giocando con le parole, di sword & sorcery, spada e magia, un po’ come si dice “cappa e spada” per indicare i romanzi di Alexandre Dumas. (Più tardi, sull’onda del grande successo popolare di Tolkien, a sword & sorcery si preferirà la nuova locuzione heroic fantasy, entrata anche nell’uso italiano come “fantasia eroica”.) Come vedremo fra poco, dopo un promettente inizio alla fine degli anni Trenta l’attenzione di Leiber verrà distratta dal genere fantasy per alcuni decenni; ma a partire dagli anni Sessanta vi tornerà con sempre più vigore, completando l’ultimo romanzo del ciclo delle Spade pochi anni prima della morte, avvenuta nel 1992: e sarà un piccolo gioiello come Il cavaliere e il fante di spade.

Nonostante il tenace attaccamento al mondo di Nehwon, il primo romanzo scritto e pubblicato da Leiber non appartiene a quell’affascinante universo (i tempi non erano ancora maturi), bensì a un filone più in voga come il thriller soprannaturale. Il titolo del romanzo, pubblicato nel 1939, è Conjure Wife e significa più o meno “La moglie strega”, ma in Italia è uscito come Ombre del male. Fritz e Jonquil sono appena sposati: sul giovane scrittore, ex-casto, il matrimonio ha l’effetto di scatenare fantasie archetipali e Ombre del male è la storia di un professore universitario del New England il quale scopre che la moglie è dedita alla magia, anzi, che tutte le donne lo sono, all’insaputa dei maschi. La battaglia per il potere che esse conducono è pericolosissima, ma necessaria: molto spesso agiscono a fin di bene per proteggere o difendere i mariti. E’ un’idea scioccante, degna di essere sviluppata e messa a fuoco anche nei romanzi successivi. L’alba delle tenebre (Gather, Darkness!,1943 ) è una storia di lotta per il potere altrettanto visionaria. Si tratta del primo libro di fantascienza di Leiber, e racconta di una civiltà opprimente del futuro in cui le redini della politica sono nelle mani di una strana chiesa; streghe e stregoni rappresentano l’alternativa all’ordine costituito. Si vede subito che Leiber ha tutte le carte in regola per alimentare il nascente filone della science fiction “sociologica”; oltretutto, il mercato del fantastico va gradualmente restringendosi e il nostro decide di rivolgersi alle riviste di fantascienza. Tra la fine degli anni Trenta e la fine del decennio successivo Fritz tenta varie attività: insegnante in un piccolo college dell’Est (su cui modellerà l’università di Hempnell in Ombre del male), predicatore, redattore. Dopo la Seconda guerra mondiale, per lunghi anni lavorerà nella redazione del periodico “Science Digest” e scriverà nel tempo lasciatogli libero dall’ufficio e da un paio di gravi crisi personali segnate da problemi di alcoolismo (esasperate dalla morte della bellissima Jonquil). Nonostante tutte le difficoltà, porterà a termine molti importanti romanzi di science fiction: I tre tempi del destino (Destiny Times Three, una complessa storia di viaggi nel tempo), Il verde millennio (The Green Millennium, una storia di visitatori dal futuro) e Le argentee teste d’uovo (The Silver Eggheads), bellissima parodia dell’industria editoriale e della produzione letteraria in serie che si legge ancor oggi con gusto.

Questi romanzi, apparsi perlopiù negli anni Cinquanta, sarebbero bastati a chiunque per costruirsi una solida reputazione. In realtà, altri autentici gioielli del periodo sono i numerosi e originalissimi racconti brevi usciti su riviste come “Galaxy”, il “Magazine of Fantasy and Science Fiction”, “Amazing” e “Fantastic”. Sono queste storie macabre, raffinate, moderne a stabilire in tutto il mondo la fama di Fritz Leiber, facendone uno dei grandi innovatori del dopoguerra insieme a Sturgeon, Dick, Ballard.  Né l’interesse per il fantastico puro viene meno: un romanzo come Scacco al tempo (The Sinful Ones) si rivela un thriller memorabile in cui un uomo e una donna scoprono di essere le sole creature “vive” in un mondo di marionette manovrate da un diabolico burattinaio. Qui il terrore raggiunge livelli quasi astratti e l’avventura ha un ritmo incalzante, ricco di suspense.

Ma, come dicevamo, molte delle sorprese migliori vengono dagli ottimi racconti brevi. In “Brutta giornata per le vendite”, per esempio, assistiamo al dramma concentrato in poche pagine di un robot che è l’unico superstite dell’attacco atomico scatenato sull’America. In “Un secchio d’aria” la fine del mondo è vista attraverso gli occhi di una famiglia asserragliata in un rifugio dove l’aria congelata viene resa respirabile da un processo di liquefazione, dopo che la Terra è uscita dall’orbita e si è perduta nel buio e nelle bassissime temperature del vuoto esterno. In “Prossimamente”, un’altra crudele storia americana, un lottatore di catch sfoga la propria frustrazione picchiando e torturando una ragazza che gli resta vicina proprio per permettergli di farlo. E non sono che alcuni esempi fra i tanti. Intanto, verso la metà degli anni Sessanta Fritz Leiber abbandona il giornalismo per dedicarsi a tempo pieno all’attività di scrittore. In questo periodo pubblica romanzi fondamentali come Il grande tempo (The Big Time, premio Hugo nel 1960) e più tardi Novilunio (The Wanderer, 1964), che lo consacrano fra i maestri del genere. Il grande tempo riprende e amplia un’idea che Leiber aveva già lanciato in una serie di racconti: quella della Guerra dei Cambiamenti, una partita mortale giocata fuori del tempo normale dalle due misteriose fazioni dei Ragni e dei Serpenti. Chi siano questi signori eternamente in conflitto non è dato saperlo: ma poiché lo scopo della guerra è proprio quello di modificare gli avvenimenti nel tempo normale, i soldati vengono reclutati fra le genti di tutti i pianeti e tutte le epoche storiche. Lo svolgimento della serie – che comprende, oltre a Il grande tempo, i racconti de La guerra e i labirinti – non concede molto al racconto d’azione fine a se stesso, anzi denota una notevole complessità di idee e una finezza stilistica che in alcuni episodi raggiunge il capolavoro. Il romanzo Il grande tempo, in particolare, sembra un lavoro teatrale: è tutto ambientato in un bar fuori dell’universo in cui gli ufficiali delle varie fazioni (e delle varie epoche) vanno a riposarsi nelle pause della Guerra dei Cambiamenti, un conflitto che uccide i ricordi e la storia prima ancora che la vita spirituale e materiale di miliardi di combattenti.

Dopo l’esperimento di Novilunio, altro romanzo vincitore del premio Hugo (1964) il cui pretesto è offerto dall’avvicinarsi alla Terra di un misterioso corpo celeste, ma che è in realtà un affresco della società americana nel decennio di più radicale trasformazione del dopoguerra, Leiber si concede una pausa. Tornerà alla fantascienza cinque anni più tardi, con la sua ultima opera lunga in questo campo, Il fantasma del Texas (A Specter Is Haunting Texas, 1969), una satira della rivalità fra Mex e Tex, cioè i messicani e i loro vicini texani che si risolve in una vera e propria scorribanda nell’umorismo nero.

Da questo momento in poi Fritz Leiber si concentra sulla narrativa fantastica: i racconti del soprannaturale che escono per tutti gli anni Sessanta su “Fantastic” e sul “Magazine of Fantasy and Science Fiction”, le nuove avventure del ciclo di Nehwon (fra cui il romanzo Le spade di Lankhmar, 1961-1968) e il romanzo del mistero Nostra Signora delle Tenebre (1975). Nei racconti del soprannaturale Leiber dipinge uno straordinario ritratto dell’America moderna: come Lovecraft aveva fatto per il New England dei primi del secolo, che è spesso il vero protagonista delle sue fantasmagorie, così Fritz Leiber disegna un panorama sensibile, evocativo e misteriosamente attraversato da presenze “estranee” della Chicago anni Cinquanta, delle spiagge californiane e di San Francisco, la città in cui finirà per trasferirsi. Così, in “La ragazza dagli occhi famelici” un nuovo tipo di vampiro ipnotizza le sue vittime da immensi cartelloni pubblicitari; in “Fantasma di fumo” lo smog e i residui tossici dell’industria materializzano uno spettro tipicamente moderno; nei racconti californiani “Il gondoliere nero” e “Un frammento del mondo delle tenebre” Leiber affronta un problema fondamentale della narrativa fantastica (e che sarà largamente ignorato nei decenni successivi a base di thriller irrazionali): come si possa rendere credibile un racconto soprannaturale oggi. Il mondo radiografato in storie memorabili quali “Ai raggi X”, “L’uomo che diventò amico dell’elettricità” e “Mezzanotte sull’orologio di Morphy” è il nostro mondo e, allo stesso tempo, un universo misterioso e imprevedibile che Leiber esamina fino nelle pieghe più nascoste. Ed è grazie a quest’analisi attentissima, mai superficiale che il lettore scopre, insieme all’autore, il volto segreto e non ufficiale della realtà. In un universo di meraviglie e paura com’è quello leiberiano, nessuno è veramente al sicuro ma a tutti è dato giocare una leale partita con l’Ombra, o se preferite con la Metà oscura: ne “I sogni di Albert Moreland” un uomo solo gioca, notte dopo notte, una partita a scacchi contro un avversario fantomatico che vede solo in sogno; dall’esito della partita dipenderà la sorte del mondo reale. Un’idea folgorante che si svolge in una dimensione onirica, del tutto al di là del banale tessuto quotidiano, eppure ricca di pathos; una dimensione notturna e pericolosa dove la tensione nasce dalla disperata solitudine del giocatore. Il genere di Leiber non è mai “l’orrore nel quotidiano” che verrà divulgato e banalizzato fino all’inverosimile nei decenni successivi, in particolar modo dal cinema; è invece un orrore aristocratico, elegante come un film in bianco e nero, capace di forti astrazioni. Infatti, la realtà accettata passivamente è priva di senso, un velo mediocre; solo squarciandolo, con un’operazione che sembra quasi un rito magico, si arriva a cogliere la realtà intima delle cose, il ponte gettato fra noi e l’abisso su cui camminano le entità paramentali e le creature fameliche dell’Altrove.

La stessa visione torna nei volumi del ciclo delle Spade, o nel romanzo dark Nostra Signora delle Tenebre, in cui uno scrittore di San Francisco dovrà affrontare un’antica maledizione letteraria e un mostro nato dalla sua devozione per i libri. Dalle minacce future della fantascienza ai mondi della fantasy, fino alle nere distese dell’horror cosmico: un autore completo come Fritz Leiber sembra fatto apposta per ricordarci che la vena di Poe e Lovecraft non si è affatto inaridita nella seconda metà del XX secolo, ma ha dato anzi gemme preziose e oscure che vale la pena dissotterrare.

Giuseppe Lippi

La bibliografia italiana completa è sul Catalogo SF, Fantasy e Horror a cura di Ernesto Vegetti.

Posted in Profili

4 Responses

  1. Antonio F

    Complimenti a Giuseppe per l’articolo. Davvero completo ed esauriente.
    La prima cosa che ho letto di Leiber è stata “Un secchio d’aria”: un racconto memorabile!
    Ciao.
    AF

  2. marco milani

    Concordo. Articolo stilato in modo eccelso. D’altronde… :)

  3. Giuseppe Lippi

    Grazie, grazie. Per quanto riguarda “Un secchio d’aria”, lo considero uno dei più bei testi brevi del fantastico americano.

  4. Paolo Deghenghi

    A distanza di quattro anni, purtroppo, il Nostro sembra essere diventato un fantasma editoriale, reperibile per fortuna nei remainders come qualsiasi altro esule della spietata macchina del commercio librario.
    Non amo particolarmente né la sf né il genere fantasy, ma in entrambi i casi ho scoperto autori di cui sono diventato devoto lettore. Leiber è uno di questi. Il ciclo di Newhon è imperdibile. In particolar modo voglio citare il racconto “Tempi magri a Lankhmar”: perfetto nello stile e arguto nella costruzione, un gioiello da tramandare ai posteri.

Leave a Comment

Please note: Comment moderation is enabled and may delay your comment. There is no need to resubmit your comment.

Spam protection by WP Captcha-Free