John W. Campbell

ottobre 21st, 2013

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John W. Campbell, garanzia di fantascienza

Ogni volta che i nostri lettori dicono di voler leggere “sf e solo sf”, senza contaminazioni fantasy, al riparo da impiastri horror et similia, essi non lo sanno, ma dovrebbero correre al più vicino ufficio della SIAE e versare le competenze dovute a John W. Campbell jr. Era l’unico uomo al mondo che fosse in grado da vivo (e lo è tuttora in spirito) di garantire solidità nell’approccio al futuro, naturalezza nell’ingresso in un mondo che non ci appartiene ma che erediteremo un giorno, riservatezza nel trattamento dei dati. Senza Campbell e la sua rivista “Astounding Stories” – poi ribattezzata “Astounding Science Fiction” e infine “Analog” – non avremmo avuto la prima età d’oro della science fiction americana, quella che in Italia fu definita “fantascienza tecnologica”. In realtà, la sf pubblicata su “Astounding” dagli scrittori della scuderia Campbell era anche un genere sociale, proiettato all’utopia e al suo contrario, la dystopia popolare, ma in seguito questo fatto venne messo tra parentesi perché negli anni Cinquanta un’altra testata, “Galaxy”, si sarebbe specializzata così bene nei temi della social sf da far sottovalutare il precedente apporto campbelliano.

John Campbell assunse la direzione di “Astounding”, il mensile pubblicato a New York dalla Street & Smith, nel 1937. Succedeva al fondatore della testata Harry Bates, un uomo d’azienda buono per tutti i generi del pulp nonché abile scrittore in proprio, e a F. Orlin Tremaine, artigiano del giornalismo popolare che aveva aiutato “Astounding” ad emergere dall difficili acque del fallimento Clayton, il suo primo editore. Nonostante una curiosa idiosincrasia personale (sembra che Tremaine comprasse ottimi racconti senza leggerli, e in seguito permetteva ai suoi redattori di condensarli prima della pubblicazione: è capitato alle Montagne della follia e a L’ombra calata dal tempo di Lovecraft), intorno al 1937 fu nominato direttore editoriale della Street & Smith. Questa promozione lasciò vacante il suo posto che venne ricoperto dal giovane Campbell, un’altra scoperta tremainiana. Nato nel 1910 a Newark, New Jersey, Campbell avrebbe voluto studiare al MIT perché le scienze erano sempre state la sua passione, ma la prestigiosa scuola di tecnologia del Massachusetts lo bocciò per non aver superato l’esame di tedesco.  (Come occuparsi di fisica e non conoscere la lingua di Hermann Oberth?) Lo studente respinto provò a lenire la cocente delusione mettendosi a scrivere fantascienza e indirizzandola un po’ a tutte le riviste, compresa “Astounding”. Anzi, fu proprio su quella pubblicazione – per lui fatale, ormai – che diede il meglio di sé, producendo fra l’altro tre dei racconti proposti in questo volume: “Twilight” (“Crepuscolo” o, nella nostra edizione, “Sette milioni di anni”: novembre 1934); “Night” (“Notte” ovvero “Alla fine del tempo”: ottobre 1935) e “Who Goes There?” (“Chi va là” o anche “La cosa da un altro mondo”: agosto 1938).

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La terra al tramonto (1590)

dicembre 30th, 2012

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Avremmo potuto intitolare questo numero di “Urania” Storie dal crepuscolo di un mondo / 3, in omaggio alle due precedenti raccolte uscite nei numeri 1567 e 1580. Ma il nuovo volume è così speciale da meritare un posto e un titolo a sé. Gli abitanti della Terra morente sono atterriti e hanno convocato i massimi specialisti per svelare il destino finale del loro mondo. Sette nuovi visionari e avventurieri della narrativa trasversale – tra cui George R.R. Martin, Neil Gaiman, Dan Simmons e Tanith Lee – svolgeranno altrettante inchieste sul più enigmatico dei pianeti. I titoli di alcuni “casi” sono “Evillo il Candido”, “Cappel di Rana” e “Il naso-bussola di Ulfänt Banderoz”. Nomi, luoghi e situazioni che ci riportano il sapore dei racconti di Jack Vance? Naturalmente.

GEORGE R.R. MARTIN (1948) e GARDNER DOZOIS (1947) hanno deciso di pubblicare un monumentale tributo all’arte di Jack Vance, Songs of the Dying Earth (2009), di cui il volume che avete tra le mani costituisce l’ultima parte. Martin è diventato l’autore di fantascienza e fantasy storica più apprezzato in Italia, dove sono notissime le sue Cronache del ghiaccio e del fuoco (Il trono di spade e seguiti). Dozois, dal canto suo, è stato il celebre editor della “Isaac Asimov’s Science Fiction Magazine” e di un’importante serie di antologie

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Storie dal crepuscolo di un mondo/2

marzo 5th, 2012

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Sotto un sole morente, gli ultimi rappresentanti della razza umana vivono esistenze di mistero e avventura. Come sopravviveranno i guerrieri, i sacerdoti e i semplici profittatori di questa Terra morente, nel buio e nel gelo che sembrano l’unica promessa? Nei racconti di una grande raccolta moderna – di cui pubblichiamo qui il secondo gruppo – rivive uno dei pianeti “alieni” più affascinanti di sempre, la Dying Earth del maestro Jack Vance, raccontata da Kage Baker, Elizabeth Moon, Lucius Shepard e altri grandi autori.

a cura di GEORGE R.R. martin e GARDNER DOZOIS

Sono nati rispettivamente nel 1948 e nel 1947. Martin è diventato l’autore di fantasy storica più apprezzato in Italia, dove sono notissime le sue Cronache del ghiaccio e del fuoco. Dozois è stato il celebre editor della “Isaac Asimov’s Science Fiction Magazine”. Nel 2009, insieme a George R.R. Martin, ha deciso di pubblicare un monumentale tributo all’arte di Jack Vance.

all’interno, il racconto “il segreto di wernher” di paolo aresi

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Déja vu con sorpresa

aprile 1st, 2011

Pubblichiamo qui l’editoriale di Giuseppe Lippi uscito finora solo in versione cartacea (numero di marzo). Speriamo così di accontentare i lettori del blog che non lo avevano ancora letto e si erano incuriositi sentendo parlare di nuove anticipazioni. 

Un articolo che sembrerebbe scontato ma con un asso nella manica.

A giugno…

Riassunto delle puntate precedenti

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Qualche mese fa scrivevo sulle pagine del nostro blog: “Periodicamente gli amici di Urania sollecitano una mia apparizione in veste di anticipatore (richiesta più che legittima trattandosi di una collana di fantascienza). Vogliono che anticipi i titoli di prossima uscita e confermi quelli già annunciati; ma il mio imbarazzo e relativa latitanza dipendono, come ho già spiegato più volte, dal fatto che il calendario uranico è un gran ballerino. In altre parole le profezie, pur se fatte di anno in anno o di semestre in semestre, rischiano di essere continuamente modificate da tutta una serie di Cause di Forza Maggiore: cause che fanno capo alla direzione editoriale, ma non solo. Ci sono di mezzo gli uffici amministrativi e marketing, i traduttori più o meno puntuali, gli agenti letterari italiani e quelli stranieri; infine c’è lo storico intasamento dei nostri forzieri, che dopo il passaggio alla periodicità mensile e la chiusura più recente di Epix, si è trovato a dover smaltire un’imponente quantità di volumi acquistati nel passato. Troppo imponente per una collana sola. Ecco il perché di lunghe o lunghissime attese nell’apparizione di alcuni titoli rispetto alla loro annunciazione su queste colonne”.

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Urania 1567: STORIE DAL CREPUSCOLO DI UN MONDO/1

febbraio 3rd, 2011

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Centinaia di migliaia d’anni nel futuro, quando il sole avrà cominciato la sua parabola verso l’estinzione, gli ultimi rappresentanti della razza umana vivranno esistenze decrepite, furtive ma inspiegabilmente avventurose. Cosa faranno quando la crisi solare avrà raggiunto il culmine? Nei ventitré racconti di questa raccolta inedita, di cui appaiono qui i primi otto, torna uno dei pianeti “alieni” più affascinanti di sempre, la Terra morente del maestro Jack Vance.

a cura di GEORGE R.R. MARTIN e GARDNER DOZOIS Sono nati rispettivamente nel 1948 e nel 1947. Martin è diventato l’autore di fantasy storica più apprezzato in Italia, dove sono notissime le sue Cronache del ghiaccio e del fuoco (Il trono di spade e seguiti). Dozois è stato il celebre editor della “Isaac Asimov’s Science Fiction Magazine” ed è anche narratore in proprio.

(vai alla visualizzazione completa del volume)

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Buon 2011 a tutti i lettori!

dicembre 29th, 2010

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Periodicamente gli amici di questo blog sollecitano una mia apparizione in veste di anticipatore (richiesta più che legittima trattandosi di una collana di fantascienza). Vogliono che “anticipi” i titoli di prossima uscita e confermi quelli già annunciati; ma il mio imbarazzo e relativa latitanza dipendono, come ho già spiegato più volte, dal fatto che il calendario uranico è un gran ballerino. In altre parole le profezie, pur se fatte di anno in anno o di semestre in semestre, rischiano di essere continuamente modificate da tutta una serie di Cause di Forza Maggiore: cause che fanno capo alla direzione editoriale, ma non solo. Ci sono di mezzo gli uffici amministrativi e marketing, i traduttori più o meno puntuali, gli agenti letterari italiani e quelli stranieri; infine c’è lo storico intasamento dei nostri forzieri, che dopo il passaggio alla periodicità mensile e la chiusura più recente di “Epix”, si è trovato a dover smaltire un’imponente quantità di volumi acquistati nel passato. Troppo imponente per una collana sola. Ecco il perché di lunghe o lunghissime attese nell’apparizione di alcuni titoli rispetto alla loro annunciazione su queste colonne; ed ecco perché, da quando un  libro viene approvato e scelto dal sempervoster, prima che appaia in edicola può passare un tempo che all’appassionato sembra interminabile. E meno male che dei titoli abortiti – cioè, da noi caldeggiati ma finiti per sempre nelle sabbie mobili dell’inaccessibilità – voi non saprete mai nulla…!

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Robert Silverberg

dicembre 22nd, 2010

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Nato nel 1935 da genitori ebrei, Robert Silverberg rappresenta un caso unico nella letteratura USA di fantascienza: il caso, cioè, di uno scrittore che ha cominciato a pubblicare senza alcuna apparente ambizione negli anni Cinquanta (legandosi ai mercati più umili e tradizionali) e che ha ripreso a scrivere negli anni Sessanta trasformandosi, nel giro di un decennio, in un artista maturo e personale, nonché uno dei profondi innovatori del genere. Attivo ancora negli anni Ottanta e Novanta, anche se non più col ritmo febbrile dei decenni precedenti, si calcola che abbia pubblicato oltre cento libri di science fiction e una sessantina al di fuori della narrativa.

Si distinguono, perciò, tre fasi nella sua carriera. Il primo Silverberg esordisce con un racconto del 1954, “Gorgon Planet”, e con un romanzo del 1955, Revolt on Alpha C (in italiano La pattuglia dello spazio, AMZ Editrice, 1960). E’ uno scrittore di avventura come tanti, si destreggia fra space-opera e storie d’azione o di mistero, nascondendosi volentieri dietro gli pseudonimi collettivi delle case editrici di pulp magazine, ma nel 1956 gli viene attribuito un tempestivo premio Hugo quale nuovo autore più promettente. Di quel periodo si ricordano i romanzi Master of Life and Death, 1957 (Padrone della vita, padrone della morte, tr. it. in “Galassia” n. 128, La Tribuna 1970), Aliens from Space firmato con lo pseudonimo di David Osborne (Stranieri dallo spazio, in “Galassia” n. 12, La Tribuna 1961), Invaders from Earth, 1958 (Invasori terrestri, Editrice Nord 1983) e Recalled to Life, 1962 (Anonima Resurrezioni, in “I romanzi del cosmo” n. 181, Ponzoni 1965). Su “Urania” appare Collision Course (1961) col fantasioso titolo de Il sogno del tecnarca.

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Il grande planetario di Jack Vance

luglio 11th, 2008

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Un profilo biobibliografico del grande Jack Vance, a cura di Giuseppe Lippi.

Jack Vance (ma il suo nome completo è John Holbrook Vance, nato nel 1916 e laureato all’Università di California) ha scritto gialli, fantasy e SF, ma anche all’interno del genere che qui ci interessa da vicino ha toccato una gamma straordinariamente ricca di sfumature, conservando sempre una forte personalità e piegandosi di rado alle pure e semplici esigenze di mercato. La sua fortuna è anche una questione generazionale: fino alla metà degli anni Settanta la fantascienza non rappresentava un big business, ma alimentava un settore relativamente prospero  dell’editoria popolare americana. Per questa ragione gli editori e i loro curatori lasciavano all’autore carta bianca o quasi, scoraggiandone al tempo stesso l’autoindulgenza (che comunque sarebbe stata inconcepibile). I principali tabù consistevano nel numero di pagine, che il buon gusto voleva non superassero le duecento, in ovvie restrizioni sui temi sessuali – che tuttavia venivano brillantemente aggirate, vedi per tutti il caso Farmer – e in altre faccende minori legate ai codici di un’industria artigianale, ma non per questo meno organizzata. Leggi tutto »

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