“La Terra Spezzata” di N. K. Jemisin – terza parte
Oscar Vault
a cura di Beppe Roncari
“La Terra spezzata” – Terza parte
“Sono cresciuta in biblioteca” racconta di sé Nora K. Jemisin, autrice della trilogia della Terra Spezzata, che Mondadori Oscar Fantastica porta in libreria da fine aprile 2019.
Quando aveva degli impegni, infatti, invece di affidarla a una baby sitter la madre, psicologa, la lasciava nella biblioteca locale. Le estati la piccola Nora le ha passate a New York con il padre, pittore e scultore, che le ha fatto conoscere e amare Star Trek e The Twilight Zone, e con suo cugino, il futuro comico W. Kamau Bell.
Scrive da quando ha nove anni, anche se all’epoca voleva fare la fumettista, e durante l’adolescenza ha divorato libri su libri di mitologia e ha sviluppato la passione per i giochi di ruolo.
All’università ha studiato psicologia, come la madre, specializzandosi sulle popolazioni “a rischio”: gruppi emarginati, immigrati e persone soggette a crisi di mezza età. Crisi che ha affrontato lei stessa in età precoce, a trent’anni (2002), quando si è fatto sentire imperioso il bisogno di dedicarsi anima e corpo alla scrittura. La Jemisin ha chiesto aiuto al padre e si è iscritta al Viable Paradise, un prestigioso corso per scrittori in Massachussets, dove per la prima volta ha ricevuto pareri positivi sulle sue doti di scrittrice.
Dopo quella esperienza, non ha più smesso di frequentare altri gruppi di scrittura, come i Brawlers, The Secret Cabal e Altered Fluid, di cui fa parte tutt’ora.
Soffocata dai debiti universitari, a un certo punto si è chiesta se e come mettere a frutto la passione della scrittura e ha iniziato a pubblicare numerosi racconti, il primo del 2004. Una curiosità: uno dei suoi racconti, “Stone Hunger”, pubblicato nel 2014 su ClarkesWorld Magazine, due anni prima della pubblicazione de La Quinta Stagione, è ambientato nello stesso universo della Terra Spezzata.
Nora K. Jemisin è nota anche come blogger e attivista politica. I temi che tratta spaziano dalla questione della disparità dei generi al razzismo, dall’impegno politico alla scrittura.
È proprio grazie a questa attività che viene invitata dalla NASA a Launchpad, un workshop dedicato agli influencer, da lei citato nei ringraziamenti alla fine de La Quinta Stagione come un ambiente fertile in cui hanno preso vita molte delle idee “astronomiche” impiegate nella creazione della Terra Spezzata.
Dopo essersi divisa per anni fra il lavoro “diurno” di psicologa e counselor e quello “serale” da scrittrice, dopo il successo e tre premi Hugo (2016-2018), finalmente può dedicarsi a tempo pieno alla scrittura. Inoltre, da gennaio 2016 tiene una rubrica dedicata alla fantascienza sul New York Times, “Otherwordly”.
La Jemisin vive a New York, nel quartiere di Brooklyn, da sola. Per fortuna, sostiene, perché, se avesse dei figli, non saprebbe dove trovare il tempo da dedicargli. Anche ora che la sua vita professionale va a gonfie vele, continua a impegnarsi nelle attività politiche a favore dei meno fortunati, perché anche lei ritiene, come già sostenuto dalla scrittrice Ursula K. Le Guin, che non si possa essere del tutto felici finché qualcun altro continua a soffrire. “Il mio lavoro è aiutare il mondo” ha dichiarato a GQ, “è questo il lavoro di un’artista, nei limiti delle sue possibilità”.
La Jemisin parla per esperienza personale, quando descrive personaggi oppressi per il colore della pelle o per il semplice fatto di essere diversi, come i rogga della Terra Spezzata. Il suo primo romanzo, The Killing Moon, fu inizialmente respinto dagli editori, per il pregiudizio secondo cui soltanto i lettori afroamericani avrebbero voluto leggere una storia scritta da una donna di colore.
Nonostante il grande successo, spesso i suoi romanzi vengono tutt’ora esposti nella sezione “fiction afroamericana”. Lei però si è sempre opposta alle richieste di “whitewashing” a cui sono state costrette altre autrici di colore, come accadde a Octavia Butler, una delle sue scrittrici preferite.
Come autrice e come persona, la Jemisin continua tutt’oggi a battersi perché tutti si possano esprimere liberamente, al di là di colore, sesso e credo politico o religioso.
a cura di Beppe Roncari
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