Maico Morellini

novembre 10th, 2011 by Moderatore

Giovedì 10 ottobre alle 18,30 Maico Morellini sarà presentato da Giuseppe Lippi al pubblico milanese presso il Wow Spazio Fumetto di viale Campania 12. Sabato 12 ottobre alle 11,00 Maico tornerà in scena a Trieste, presso l’Hotel Continentale, per una nuova presentazione de Il re nero con Lippi.

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A colloquio con il vincitore del premio Urania, tra  fantapolitica, futuro e cinema

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Come ti è nata l’idea del Re nero?L’idea è nata in due momenti successivi. Avevo un’ambientazione, quella di Polis Aemilia, chiarissima e dettagliata nella sua struttura socio-politica, nella storia e nelle relazioni con il mondo esterno. Avevo protagonista ed antagonista, con il loro approccio alla Polis e ai tentativi del Governo di creare uno stato solido in un mondo di caos e disordine. E poi avevo un giallo investigativo, dall’inizio alla fine. Per arrivare alla storia così come l’ho raccontata, ho incastrato questi tre blocchi cercando di sfruttare al meglio l’ambientazione, di inserire antagonista e protagonista all’interno della stessa indagine fino a esaltarne le motivazioni e i dubbi. E’ stato un mix molto prolifico perché mano a mano che pensavo alle interazioni tra le idee messe in campo, queste si sono amalgamate dandomi anche spunti ai quali inizialmente non avevo pensato.

Quali sono gli argomenti che più ti stanno a cuore, tra quelli sviluppati nel romanzo?

Ho cercato di sviluppare nel modo più credibile di cui fossi capace un’evoluzione politica (e non solo) della società italiana. L’idea dell’isolazionismo, del ripescare ideali dal passato cercando di costruire con essi un futuro artificiale ma concreto, la volontà di creare un’isola di salvezza in un mare di caos e violenza che è alla base della nascita di Polis Aemilia sono cose a cui tengo molto. E parallelamente a questo, le reazioni suscitate nei protagonisti del romanzo dal vivere in Polis Aemilia. E’ un’ambientazione estrema e come tale il bianco, il nero e il grigio della nostra vita comune assumono tonalità molto più forti. Descriverle, con tutti i dubbi, le certezze e gli interrogativi che le costituiscono è stato molto importante per me. Le motivazioni dei personaggi racchiudono queste tonalità, racchiudono le stesse risposte che noi proviamo a dare alle difficoltà della vita, la cui intensità è ovviamente elevata a potenza vista l”ambientazione futuristica e, come ho detto, estrema. Ho tentato di inserire una storia nella storia e quindi, insieme al giallo investigativo, qualcosa di più profondo e strutturale. Questa seconda parte, la struttura del bene, del male, della neutralità, mi è molto cara.

A quale progetto stai lavorando attualmente?

Ora mi dedico a qualcosa di decisamente diverso. L’ambientazione del progetto nel quale ho deciso di buttarmi è la Vienna di fine 1700 e il protagonista è l’alchimista, il medico e il filosofo Franz Anton Mesmer, famoso per le sue capacità ipnotiche note come ‘mesmerismo’. Si tratta di un fantasy-storico nella reale ambientazione settecentesca ma che, ovviamente, ha anche molti elementi di pura fantasia.

Cosa pensi dell’attuale cinema di fantascienza?

Credo stia ritrovando un po’, seppure non ancora in modo deciso, una sua identità. La cosa che ho sempre apprezzato del cinema di fantascienza (come anche dell’horror) è la sua capacità di esplorare situazioni del tutto particolari (sia come ambientazione che come interazioni tra i personaggi), grazie proprio all’elemento fantascientifico. Penso a District 9 che prende spunto dalla presenza aliena per sviscerare tematiche tutt’altro che prettamente fantascientifiche. Così come Moon, cattivo e visionario, dipinge un futuro molto crudo e cinico. Ho l’impressione, e i due film citati sono solo degli esempi ma ce ne sono altri, che si stia ricominciando a fare fantascienza intelligente e non solo di intrattenimento (per intenderci, Transformer è puro intrattenimento, film come Skyline nemmeno quello). E questo è un bene. In più il cinema italiano pare essersi riavvicinato al genere. Insomma, adesso molto più che qualche anno fa trovo che stiamo andando verso un ritorno della fantascienza matura.

(a cura di G.L.)

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2 Responses

  1. Giuseppe De santis

    Per caso ho scoperto le edizioni della vigna e sto vedendo che pubblicano autori italiani di fantascienza non come voi che vi limitate solo a un premio e qualcuno cosi,come se la nostra fantascienza non fosse alla pari di quella dei mostri sacri americani espesso molti autori americani non è scrivono cose eccelse anche il premio urania sta facendo autori non tanto belli come romanzi intendo

  2. Dancing Bonbons

    Fanno delle antologie bellissime. Sono quasi tutti autori italiani ma ci buttano anche qualche bomba di caratura internazionale tipo Rudy Rucker, Robert Silverberg e Paul Di Filippo, ho “Pagine di futuro” e le due “Pianeti di parole”, alla fiera del libro ho preso qualla sulla fantascienza matematica che non ho ancora aperto, comunque ci sono quelle coi finalisti di un premio che non ricordo ed anche delle monografie di autori italiani, per dirla alla Faulkner frugano nella polvere ma qualche perla la trovano.
    La questione della fantascienza italiana Vs resto del mondo è vecchia come il cucco, non c’è una grande tradizione come Wells o Verne, non ci sono stati i pulp magazine, e tutte le altre cose che si sanno, certo ci sono delle cose (pochissime) che possono giocarsela alla pari con gli altri ma si sente che per la maggior parte è roba amatoriale perché questo è il livello a cui siamo ancora (Da sostenitore del Do it Yourself non avrei mai pensato di dirlo ma un po’ di professionismo in più può portare il genere ad un altro livello).
    Comunque in generale scrivere fantascienza in Italia è come correre alle olimpiadi con una lavatrice legata alla al torace. Non me la sento di dire che è colpa tua se i risultati sono così così.

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