Urania 1559: Nova Swing
L’atteso ritorno di M. John Harrison, con il romanzo vincitore nel 2007 dell’Arthur C. Clarke Award e del Philip K. Dick Award. Dopo Luce dell’universo, “Urania” è lieta di presentare ai suoi lettori una nuova immaginifica incursione nell’universo enigmatico del Fascio Kefahuchi.
Su Saudade, “la città che sorge a 10.000 anni luce da casa”, è caduto un frammento della colossale perturbazione galattica nota come Fascio Kefahuchi. A causa delle proprietà di Kefahuchi, che travalicano la fisica ordinaria, Saudade è diventato un luogo dalla realtà fluttuante e ambigua, come nel paradosso del gatto di Schrödinger. Le persone compaiono e scompaiono, le vite cambiano senza preavviso, ma Vic Serotonin ha pensato di sfruttare la situazione guidando gli spericolati nel cuore della singolarità. Naturalmente è illegale: Lens Aschemann, l’instancabile segugio della polizia, gli sta alle calcagna giorno e notte. Ma nessuno può prevedere quello che avverrà domani (se ci sarà un domani) nel centro dell’anomalia…
Nato in Inghilterra il 26 luglio 1945, M. John Harrison ha pubblicato il primo romanzo, The Pastel City, nel 1971: “Urania” lo ha tradotto nel n. 809 con il titolo La città del lontanissimo futuro. Luce dell’universo (Light, 2002, apparso sul n. 26 dei supplementi di “Urania”) ha vinto i premi James Tiptree e Arthur C. Clarke. Nova Swing non è un seguito ma un romanzo che si accompagna idealmente a Light ed è apparso nel 2006.
Il volume contiene il racconto “Mille notti più una” di Mina Argento.
Urania n. 1559 – Giugno 2010
Titolo originale: Nova Swing
M. John Harrison, 2006
Traduzione di Flora Staglianò
283 pagine, € 4,20
Indice
pag. 9 Nova Swing di M. John Harrison
pag. 265 Mille notti più una di Mina Argento
[Visualizza la copertina integrale.]
Posted in Urania Collana
giugno 1st, 2010 at 13:05
Straattesissimo. Questo è un altro mese da favola per Mondadori edicola, tra Harrison, Clement, l’antologia fanta noir del Supergiallo, il Supersegretissimo dedicato al Professionista, il Segretissimo di un altro autore italiano…si spera di reggere la quantità, ma davvero una favola
giugno 1st, 2010 at 16:21
Da prendere senz’altro, se non ricordo male il ritardo era dovuto a un impedimento di Vittorio Curtoni, il fatto che esca il libro lo interpreto come un segnale che tutto ormai sia alle spalle. Ottimo.
Commento editato dal Blogmaster alle 10.19 del 2-6-2010.
giugno 1st, 2010 at 17:36
mi blocca un po’ il fatto che è una specie di sequel di un altro romanzo, Light. Per la precisione, parrebbe essere “ambientato nel medesimo universo” e ricorrerebbero alcuni protagonisti di Luce dell’universo pubblicato in Urania con il numero 1507bis.
In questi casi sono sempre molto indeciso; pur trovandolo interessante (anche se i feedback del primo capitolo sono piuttosto eterogenei) alla fine so che se lo compro poi non lo leggo perché avrei la paranoia di leggere un libro di cui mi manca la base.
Insomma, sarà leggibile a prescindere da Luce dell’universo?
giugno 1st, 2010 at 18:15
“Nova Swing non è un seguito ma un romanzo che si accompagna idealmente a Light ed è apparso nel 2006″. Dalla 4° di copertina…
giugno 2nd, 2010 at 17:41
Sono assolutamente d’accordo con Rick, un mese veramente da favola…
giugno 3rd, 2010 at 10:56
😀
giugno 3rd, 2010 at 14:19
Comprato stamattina. Per ora mi sono gustato solo la pseudobiografia di “Mina Argento”, misteriosa esordiente, qui con un racconto: trovare citati nella stessa frase Primo Levi, Cesare Pavese e Licia Troisi non capita tutti i giorni
Chissà chi si nasconde sotto lo pseudonimo…
giugno 3rd, 2010 at 19:12
Incuriosito di scoprire i riferimenti al “paradosso del gatto di Schrodinger”, questa mattina ho acquistato Nova Swing.
giugno 3rd, 2010 at 23:57
L’ho preso anch’io. Il racconto della misteriosa fanciulla è decisamente godibile (una sorta di parodia postmoderna della situazione narrativa che fa da sfondo alle novelle delle Mille e una notte). Sul romanzo non ho dubbi, ma devo ancora cominciarlo.
giugno 5th, 2010 at 18:41
lo so che la fantascienza è fatta di atmosfere ricorrenti e rivisitazioni di temi classici ma ricorda solo a me fortemente “Picnic sul ciglio della strada” dei fratelli Strugackij nonché “Stalker”?
giugno 24th, 2010 at 09:45
Tranquillizzatevi, NON E’ un seguito!
giugno 25th, 2010 at 12:47
mi spiace ma non è proprio il genere di sf che apprezzo… personalmente l’ho trovato noioso…
ho invece adorato stella doppia 61 cygni…
giugno 27th, 2010 at 23:44
Concordo in parte con Berserker, nel senso che non sono riuscito ad apprezzare il romanzo più di tanto… forse perchè il mio incontro con Harrison risale alla lettura di “La città del lontanissimo futuro”, di impianto assolutamente diverso se non per un senso di tristezza che permeava la storia e che ho avvertito anche in Nova Swing.
Sicuramente una storia particolare e originale rispetto al panorama usuale della SF.
Ma la struttura è (almeno per me) sconclusionata, caotica, i personaggi si comportano in maniera assurda, i dialoghi per quanto ben scritti sono pari ai personaggi che li pronunciano.
C’è tantissima tecnologia avanzatissima (in fondo siamo nel 2444) e capisco che l’infodump è sempre un errore, ma qua non c’è proprio nulla di nulla.
Operatori ombra, tuffonavi, pistole chambers, reperti, corredi sartoriali.
Tutte cose dove è l’intuito personale che ti guida e ti fa credere di capire cosa sta succedendo e perché.
Nonostante tutte queste cose devo dire che alla fine il libro mi è comunque piaciuto, forse proprio per il suo caos intrinseco, per essere l’esempio “vivente” del paradosso del gatto di Schrodinger.
Di sicuro non può passare inosservato.
Andrea “hawksmoor” Scatena
giugno 28th, 2010 at 13:56
@ Andrea “Hawksmore” Scatena: è un libro singolare, non posso che concordare. La maestria di Harrison con la penna è indiscutibile, riesce a creare con un giro di frase un intero mondo e a fartene sentire parte. Questo almeno è quello che è successo con me, che già aveva apprezzato moltissimo Luce dell’Universo (che in parte si svolgeva proprio nei mondi dell’Alone). E’ interessante quello che affermi sull’infodump: in effetti, fatta eccezione per una paginetta verso i 2/3 del romanzo (se non sbaglio), non ce n’è praticamente traccia. E anche di questo va reso atto all’autore, per una scelta di grande coraggio (e lo dice uno che ha il pallino per le digressioni).
Forse per contestualizzare meglio i personaggi (e soprattutto metterne a fuoco la funzione nella storia di Harrison), può valere la pena buttare un occhio a questa intervista rilasciata all’uscita di Nova Swing.
giugno 28th, 2010 at 20:47
Intervengo, a una trentina di pagine dalla fine, per confermare che questo romanzo (come dice Lippi nel post sull’autore) è al tempo stesso SF e mainstream. Non a caso, il racconto scelto per il numero è quello di Mina Argento (piccola digressione: avete notato a quale livello sono arrivati i racconti di Urania? Si potrebbe forse raccoglierli in volume). Struttura caotica e personaggi assurdi? Beh, la struttura è volutamente caotica, perché cerca di rendere la sensazione di una situazione il cui senso sfugge ai personaggi che vi sono coinvolti (l’infodump sarebbe stato fuori luogo). Questi personaggi sono mossi da spinte inconsce che non padroneggiano, per questo si comportano in maniera apparentemente assurda. Le loro motivazioni sono profonde, non assenti. In qualche modo, mi ricordano i personaggi di Ballard. Il riferimento agli Strugatskij è esplicito, ma io ci vedo anche un pizzico di Gibson…
giugno 28th, 2010 at 22:57
Sono d’accordo con il fatto che la struttura sia volutamente caotica e che la penna di Harrison sia un vero pennello, e infatti nonostante tutto sono arrivato alla fine del romanzo che mi è anche piaciuto molto.
Concordo anche nel voluto riferimento ai fratelli russi, ma rispetto a Stalker è ben altra cosa.
Ciò non toglie che per me la storia sia scritta su un substrato (neanche tanto sub) di assurdità o di “weirdness”, termine che vedo usare spesso ultimamente.
Pulsioni inconsce o meno i personaggi hanno comportamenti spesso illogici e assurdi (lo so che mi sto ripetendo ma non riesco a trovare altre parole) cosa che si riflette anche nei dialoghi.
La parte che mi è piaciuta di più? Verso il finale la descrizione di ciò che è dentro il sito. Migliore descrizione della fisica quantistica non ve ne è.
giugno 29th, 2010 at 21:08
@Andrea – Stabilito che il romanzo ti è piaciuto (perché il gusto è una cosa individuale su cui non c’è da discutere) mi permetto di proseguire il discorso sulla (io dico apparente) mancanza di logica di dialoghi e personaggi in Nova Swing. Da una parte è un artificio stilistico, secondo me, vale a dire un modo per riprodurre le persone e i dialoghi del mondo reale, che sono spesso slegati e assurdi. A parte questo, l’assurdità del “substrato” (per usare il tuo termine, che trovo azzeccato) deriva presumibilmente dal fatto che i personaggi principali (Vic Serotonin, Lens Aschemann, Elizabeth Kielar) sono attratti dal Sito in un modo che non sono in grado di comprendere, in quanto l’essenza del Sito (la sua fenomenologia) è basata sul fatto di risultare incomprensibile (dunque non può che apparire illogica). Vorrei dirne di più, ma rischierei lo spoiler…
giugno 29th, 2010 at 21:38
@ Antonino: sono d’accordo sugli spoiler 😀
e sono d’accordo sull’instabilità intrinseca del sito, dove le proprietà quantistiche del fascio di Kefauchi rendono indeterminata e indeterminabile la realtà stessa. Non so se hai mai visto il documentario “L’Universo Elegante” di Brian Greene… il “Quantum Bar”… una bella analogia per il Sito (ovviamente portata agli estremi).
giugno 29th, 2010 at 22:37
@Andrea: No, non ho visto il documentario che citi, ma trovo curiose analogie tra il “Quantum Bar” (se Bar sta per Caffè) e l’ambientazione di Nova Swing, quasi interamente legata a vari locali: Black Cat White Cat, Café Surf, Club Semiramide…
luglio 1st, 2010 at 23:12
@Antonino: puoi trovare il documentario qui:
http://www.pbs.org/wgbh/nova/elegant/
buona visione
luglio 2nd, 2010 at 22:27
@Andrea
Grazie, lo guarderò senz’altro.
novembre 3rd, 2010 at 23:22
Etereo e parecchio allucinato. Di lettura non super “fluent” ma interessante.
Non lo porterei tra i dieci che possono sopravvivere con me su un’isola deserta…