Alberto Cola vince il premio Urania 2009
Il comunicato ufficiale della redazione sul vincitore dell’edizione 2009 del premio Urania.
La direzione di “Urania”, riunitasi a Segrate il 3 maggio 2010, ha esaminato i romanzi finalisti all’edizione 2009 del premio e scremati (su una settantina di partecipanti in totale) da una pregiuria composta da: Silvia Castoldi, Marco Passarello, Cecilia Scerbanenco, Marzio Tosello, Riccardo Valla e Sebastiana Rita Vilia.
Sono risultati finalisti:
– Lukha Kremo Baroncinij, Trans-Human Express
– Alberto Cola, Lazarus
– Alessandro Scalzo, Marstenheim
– Claudio M. Vastano, Micelio
Pur apprezzando vivamente le qualità analitiche di Trans-Human Express, quelle visionarie di Marstenheim e il solido impianto narativo di Micelio, la direzione di “Urania” – rappresentata dal curatore Giuseppe Lippi e dall’editor Sergio Altieri – ha deciso di conferire il primo premio a
LAZARUS di Alberto Cola
per le superiori qualità stilistiche, l’eccellente inventiva e il tratteggio di una civiltà tecnologica in cui il ritorno dei morti è la premessa per una problematica indagine sul futuro.
Il romanzo sarà pubblicato nel numero di dicembre 2010.
A tutti i finalisti e partecipanti vanno, come sempre, i più sentiti ringraziamenti di “Urania”.
[Nella foto di Selene Verri, scattata a Fiuggi nel 2007, Alberto Cola impegnato con Vittorio Curtoni in una concitata sessione del Vortex – improvvisazione di racconti di fantascienza a orologeria.]
Posted in Urania Collana
maggio 12th, 2010 at 10:06
Compliments ad Alberto e a tutti i finalisti, a cui faccio un in bocca al lupo per il futuro…
maggio 12th, 2010 at 10:47
Complimenti a tutti i finalisti. Alberto era ora che si desse una mossa!
Lanfranco
maggio 12th, 2010 at 10:58
Evviva! Complimentoni al Tonno! Finalmente!
maggio 12th, 2010 at 11:25
Complimenti, Alberto, sinceri!!
maggio 12th, 2010 at 11:30
Complimenti al Tonno, e complimenti per la scelta della foto :-p
Ma sono diventata la fotografa ufficiale del blog di Urania a mia insaputa?
maggio 12th, 2010 at 12:12
Bravo Alberto!
Era ora!
maggio 12th, 2010 at 12:37
Grazie a tutti. Direi che in un unico mese vedere l’uscita di “Ultima pelle” con Kipple e poi questo… C’è di che avere il sorriso pieno.
maggio 12th, 2010 at 15:43
ERA ORA!!!
Alberto è uno dei nostri autori migliori in assoluto.
maggio 12th, 2010 at 16:37
Complimentissimi ad Alberto.
Una domanda: ma per partecipare al premio Urania i romanzi devono essere totalmente inediti?
Perchè Marstenheim è di libero download sul web:
http://angra-planet0.blogspot.com/2009/12/finito.html
Per sapere se alle prossime edizioni si può partecipare con testi già apparsi online
maggio 12th, 2010 at 16:43
Congratulazioni a Cola.Dopo i racconti antipaso su Robot, non vedo l’ora di leggere qualcosa di più corposo.
maggio 12th, 2010 at 16:45
volevo dire antipasto.Maledetti gremlin del P.c!
maggio 12th, 2010 at 17:20
Caro Nick, nell’attesa puoi rifarti
http://www.delosstore.it/librinuovi/scheda.php?id=35805
maggio 12th, 2010 at 18:07
Stavolta ci andrò mooooolto cauto! Leggerò bene la trama, sfoglierò il romanzo in edicola… Negli ultimi anni il premio urania è stato per me, lettore, una grossa delusione… ed è un puro eufemismo!
Se dovessi aver sentore del solito polpettone cyber-noir all’italiana degli ultimi anni, bè, scappo via dall’edicola a gambe levate!
Spero non sia così, intanto faccio i complimenti in ogni caso ad Alberto, sperando finalmente in qualcosa di buono da un vincitore del Premio Urania!
maggio 12th, 2010 at 18:21
Spero di non deluderti. In caso contrario sarò il primo a rammaricarmene. garantito.
maggio 12th, 2010 at 21:07
Complimenti anche da parte mia Alberto! Passo la mano convinto che il tuo sarà un ottimo romanzo. Ho apprezzato molto “Ultima Pelle” per cui aspetto di leggerti a dicembre.
maggio 12th, 2010 at 21:36
Una volta tanto a vicere il premio urania è un italiano! Al di là della battuta affettuosa, mi piacerebbe molto che il premio urania diventasse internazionale. In realtà, almeno al livello formale, ci vorrebbe molto poco. Lo so, sono un sognatore, ma se non ci fossero i sognatori, chi comprerebbe gli urania?!
Complimenti al vincitore!
maggio 12th, 2010 at 22:00
I miei più affettuosi complimenti ad Alberto, senza se e senza ma
E congratulazioni a tutti i finalisti!
maggio 13th, 2010 at 05:31
sono d’accordo con Luigi anche a me piacerebbe vedere il premio internazionalizzato …
Ottimi tutti, onore al vincitore!
maggio 13th, 2010 at 12:29
Mi unisco al coro dei complimenti, attenderò natale per leggere il libro!
Andrea
maggio 13th, 2010 at 15:26
Complimenti vivissimi,
Francesco
maggio 13th, 2010 at 15:44
Quanto all’internazionalizzazione del premio, la cosa mi incuriosisce. Cioè, per anni il lamento comune e costante riguardava il non-spazio che Urania dava agli italiani, e oggi che quello spazio (rispetto al passato) c’è lo si vuole internazionalizzare? A beneficio di chi poi? Di autori che provengono da paesi con spazi (fantascientifici) e possibilità di mercato molto più grandi di nostri? A me sembra che gli “altri” non abbiano proprio bisogno di queste piste agevolate, anzi, siamo noi che con tre (se non ho fatto male i conti) premi in totale abbiamo bisogno di essere considerati specie protetta e in via di estinzione. Sarei curioso se anche in Gran Bretagna, Francia, Germania o nell’Europa dell’Est si pongono certe problematiche filantropiche nei nostri confronti.
maggio 13th, 2010 at 18:11
Alco parla di “piste agevolate”. In che senso? In che senso tali piste (il premio Urania) agevolano. Nel senso che sottraggono gli autori italiani da una possibile competizione da cui risulterebbero sconfitti? Io non credo alle politiche delle quote rosa in generale. Penso che siano a lungo andare dannose. Gli scrittori si adeguano a standard qualitativi non competitivi (lo so perché è inevitabilmente così). Sarebbe ottimo invece che Urania diventasse un punto di riferimento anche per autori emergenti di altri paesi, venendosi così a creare un interscambio promettente. La competizione non va rifiutata a priori, anzi, andrebbe cercata in tutti i modi possibili. Domandiamoci: internazionalizzare un premio implica maggiore o minore competitività. Se la risposta è: maggiore competitività, allora quella è la strada da percorrere. Non si tratta di filantropia, ma di fare gli interessi della letteratura in generale, e indirettamente della letteratura italiana in particolare.
maggio 13th, 2010 at 18:39
Mi sembra di riscontrare una certa voglia di strafare, che comporta l’ampio superamento della soglia di sospensione dell’incredulità.
Domandiamoci: quanti giurati bisognerebbe reclutare per consentire una consona lettura a ogni partecipante (senza penalizzare il ragazzo del Burkina Faso o la massaia vietnamita aspirante scrittrice)? E già che ci siamo, domandiamoci pure: quanti scrittori del Botswana sono a conoscenza di “Urania”?
Perdonatemi se insisto, ma che io sappia ogni editoria nazionale ha da curare un vivaio. Le collane/riviste americane crescono i giovani scrittori americani, le collane/riviste francesi crescono i giovani scrittori americani, le collane/riviste italiane crescono i giovani scrittori italiani.
Il sistema di competizione/concorrenza con gli stranieri si fonda sul meccanismo di presentazione dell’opera nella stessa collana: il vincitore del premio Urania non esce in una collana dedicata, ma viene pubblicato nella collana madre tra due colleghi solitamente provenienti dall’estero e mediamente di fama superiore alla sua. E un’altra differenza tra l’opera italiana e quella inglese pubblicata il mese prima o il mese dopo è che il romanzo italiano che esce su “Urania” è un inedito, mentre il romanzo inglese ha già avuto modo di percorrere una certa strada editoriale sulle sue gambe. E anche questo non gioca esattamente a favore degli italiani, che quindi sono ben lungi dall’essere una specie protetta in un’improbabile (quanto inesistente) riserva naturale.
maggio 13th, 2010 at 19:56
“quanti giurati bisognerebbe reclutare per consentire una consona lettura a ogni partecipante…”
Ragioni di questo genere, al fine di conservare l’esistente, qualunque sia l’esistente, ci sono sempre, e se non ci sono, si trovano, e se non si trovano s’inventano, anche al di là di ogni “soglia di sospensione dell’incredulità”. Io poi non ho parlato di “riserve naturali” per gli scrittori italiani. Alco invece ha parlato di “piste agevolate”, che forse è dire lo stesso. Il punto che a me sembra nodale è il seguente: se a noi sta a cuore la salute della letteratura italiana (non la salute degli scrittori italiani, a me sta a cuore anche questa, ma non in quanto lettore), allora non si può non riconoscere che la ricerca della competitività (anche con gli stranieri) debba essere perseguita. Ora, se l’internalizzazione del premio urania (con tutte le difficoltà che comporta, ma anche con tutte le possibilità che comporta) va nella direzione della competitività, allora, perché mettere aprioristici paletti?
tu obietti inoltre che urania non è conosciuta all’estero e che non sarebbe in grado di attirare scrittori d’oltralpe o d’oltreoceano. Intanto si può provare. Certamente, il modo migliore per far conoscere il premio urania all’estero non è relegarlo agli italiani.
maggio 13th, 2010 at 20:05
Non lo so come mi è uscita, comunque la parola “internalizzazione” va ovviamente sostituita con “internazionalizzazione”.
maggio 13th, 2010 at 22:27
Per prima cosa faccio i complimenti ad Alberto Cola. In seconda battuta ricordo che il senso del Premio Urania è quello di far emergere il meglio della produzione inedita italiana di un anno. Se andate a rileggervi il regolamento, vedrete che al Premio possono partecipare solo opere in lingua italiana, esattamente come al Premio Tedeschi per il Giallo. Chiedere che il Premio Urania diventi un’altra cosa è come fidanzarsi con una (o con uno) e poi cercare di cambiarla: non si fa, piuttosto si cambia ragazza. Tecnicamente, il Premio è aperto a chiunque, basta che scriva in italiano. Non vi piace? E perché? Pensate forse che, per partecipare a una selezione all’estero, non sia obbligatorio scrivere in inglese? Credetemi, ragazzi, sui parametri di competizione giochiamo alla pari…
maggio 13th, 2010 at 23:01
Modificare o sostituire il premio, è solo una questione terminologica. Ho una zia che fa il pesto senza i pinoli, senza pecorino e senza parmigiano, continuando a chiamarlo pesto, anche se forse sarebbe bene chiamarlo diversamente (non sto scherzando). Mentre, se togliessimo solo il pecorino (come faccio io), non troveremmo poi così disdicevole chiamarlo ancora pesto o pesto modificato, al massimo. Quando il pesto cessa di essere pesto? Questa è una domanda metafisica estremamente interessante. Il punto è che il premio è percepito dagli stessi autori come qualcosa che protegge, agevola etc. Lo stesso Alco dice che gli autori italiani hanno “bisogno di essere considerati specie protetta e in via di estinzione”. Mica ho parlato io del premio Urania come “pista agevolata”! Se questa percezione è condivisa sia dai lettori che dagli autori, allora bisognerebbe chiedersi se le cose non stiano davvero così come la percezione ce le presenta.
maggio 13th, 2010 at 23:07
Nel dibattito che si è venuto a creare la mia posizione è quella di lasciare il premio Urania alle opere in lingua italiana.Questo non per creare una riserva indiana ma per fornire una palestra ed una possibilità in più per la fantascienza nel nostro paese.Con tutti i suoi difetti(personalmente non ho ancora digerito E-DOLL) il premio Urania è stato comunque un fattore di sviluppo.Credetemi:è dalla metà degli anni 70 che non circolano così tanta opere di scrittori nostrani.Diverso sarebbe pubblicare racconti o romanzi inediti scritti appositamente per il nostro mercato da autori stranieri ma anche lì ci sarebbero delle difficoltà.Forse lo farebbero Sterling o Banks(e del resto lo hanno già fatto per Robot in passato)ma gli altri?..
Quindi lasciamo che QUESTO premio rimanga così.Lo so che non tutti i romanzi vincitori sono poi piaciuti,questo però lo possiamo vedere volta per volta.Personalmente in questo caso dò fiducia a Cola…
maggio 14th, 2010 at 00:27
Caspita, qui si passa dalle domande metafisiche alla realtà come percezione (questa idea era di Berkeley)… Scherzi a parte, Alco parlava di piste agevolate a proposito degli stranieri (nel senso che non c’è bisogno di fornirgliene altre) e degli italiani che avrebbero (loro sì) necessità di essere considerati specie protetta, nel senso che non lo sono affatto.
maggio 14th, 2010 at 01:16
Se la posta del premio Urania è la pubblicazione nella collana e la visibilità relativa, allora 10-11 romanzi stranieri all’anno questo premio lo vincono. Per cui la competizione con gli stranieri c’è già. Il romanzo vincitore è ritenuto dalla commissione degno di apparire in una collana che pubblica materiale scritto da professionisti. Potrebbe essere carina l’idea di un sondaggio tra i lettori per decidere il miglior romanzo dell’anno tra quelli pubblicati, al quale parteciperebbe anche il romanzo italiano premiato ovviamente. Ma i premi più prestigiosi di ogni paese mirano intanto a premiare le produzioni locali, è un dato di fatto, riservando categorie alle opere “straniere”. In letteratura come nel cinema. Il premio urania nasce con altri scopi.
maggio 14th, 2010 at 05:53
Una battuta per sdrammatizzare: beh, ma il Premio Urania e’ gia’ internazionalizzato… io sono notoriamente austriaco …(!)
Scherzi a parte, complimenti a Cola e una domanda: sbaglio o eri anche tu tra i finalisti del 2006, con Aresi, me (+ Bonera) e Giovanni – che poi vinse?
Ciao a tutti.
Paolo Frusca
maggio 14th, 2010 at 08:29
La discussione sull’internazionalità mi pare piuttosto fuori luogo. Meno male che c’è almeno il Premio Urania per dare spazio agli italiani, diamine.
Come è stato giustamente osservato, la collana ospita già molti stranieri. Mi auguro che sempre più titoli italiani meritino la pubblicazione, e il Premio rimane una legittima e doverosa corsia preferenziale che consente di tentare di arginare l’esterofilia.
maggio 14th, 2010 at 08:31
Sì Paolo, ero tra i finalisti.
E’ il romanzo appena uscito per Kipple.
maggio 14th, 2010 at 09:02
Direi che c’è ben poco da aggiungere a quanto detto da Antonino, Giovanni ed Emanuele. Il mio pensiero era talmente semplice che non credevo suscitasse interpretazioni di un certo tipo. E di sicuro trovo fastiodioso che mi si possa mettere in bocca il concetto che il Premio Urania lo considero come una pista agevolata e destinato a proteggere gli autori nostrani. Tra un po’ verrà fuori che ci arrivano i raccomandati e che è sponsorizzato da un noto imprenditore romano. Gli autori nostrani, caro Luigi, lo percepiscono come una splendida opportunità, a fronte di un mercato di lettori scarso, e di editori ridotti all’osso. Gli “stranieri” vivono in realtà nelle quali le ossa, a differenza di noi, se le possono fare in tutte le salse col numero di riviste, di editori e di premi che hanno (sono cresciuto ascoltando continuamente il principio che “noi” non avevamo le palestre dove farci le ossa, e allora piacerebbe anche a me non essere privilegiato, ma almeno avere le stesse possibilità dato che gli “stranieri” quando arrivano da noi sembrano tanti, grossi e muscolosi a differenza di piccoli microbi, che ci piaccia o no). Fino a ieri su Urania veniva pubblicato un italiano all’anno, e quindi che qualcuno possa pensare che noi autori la vediamo come un’isola felice nella quale sentirci protetti fa solo sorridere. Stesso discorso che possa esserci una sorta di ostracismo corporativo e ingiusto nei confronti degli “stranieri”… Pensa te, con la Delos m’è toccato perfino pubblicare un romanzo sotto pseudonimo “straniero”… Comunque, quando all’estero saranno ben felici di accogliere manoscritti italiani e le porte delle loro riviste, dei premi e degli editori saranno aperte anche a noi, per favore, fatemi un fischio.
maggio 14th, 2010 at 10:21
Continuo a pensare che il premio Urania favorisca la letteratura italiana dal punto di vista quantitativo. Nel senso che c’è almeno un romanzo italiano pubblicato nella collana, un romanzo che può essere presentato come vincitore di un premio, il che ne fa un oggetto di discussione su cui è possibile suscitare l’attenzione (nel bene o nel male, l’importante è parlarne).
Chiediamoci invece: il premio Urania ha migliorato qualitativamente la letteratura italiana? Ma su questo punto non possiamo sentire i pareri degli stessi scrittori o simili. Occorre una voce indipendente.
Io avanzo solo l’ipotesi (la quale può essere smentita dalla voce indipendente di cui sopra) che il Premio Urania non migliori la qualità degli scritti, creando un’isola infelice in cui gli standard qualitativi non sono competitivi.
maggio 14th, 2010 at 12:18
Cosa si intende per letteratura italiana ? Quella dove generalmente si inseriscono i nomi di Dante, Manzoni e Calvino ? Se è così mi viene da pensare: il premio Hugo come ha favorito la letteratura americana ?
Sto ragionando. Non ci sono polemiche.
maggio 14th, 2010 at 12:50
@GianniT
la tua domanda è interessante, perché da essa emerge un sentire più o meno diffuso, e cioè che da un lato c’è la letteratura (quella fatta da Manzoni, Dante e Calvino), dall’altra la fantascienza. Se il sentire comune e diffuso è questo, non stupisce poi che gli scrittori che aspirano alla immortalità letteraria non si occupino di fantascienza. Credo che succeda proprio questo, grosso modo.
maggio 14th, 2010 at 14:17
Io penso che il gusto e il concetto di “qualità” in certi campi sia soggettivo, pertanto sia pragmatico dire che è sbagliato considerare oggettivamente valido qualcosa sulla base del proprio gusto.
Nei vent’anni di Urania si sono succeduti romanzi di vario tipo, e alcuni non mi sono piaciuti e altri li ho adorati. In tutta franchezza ritengo anche il materiale che non mi è piaciuto fosse confrontabile con molto del materiale straniero. Sempre secondo un gusto soggettivo.
Credo che in questi anni sia mediamente aumentata la solidità della struttura narrativa dei premi Urania, anche se poi ogni media è fatta di picchi verso il basso e verso l’alto. Ma così in tutta la letteratura italiana e/o mondiale. Più in generale si scrivono romanzi formalmente meglio costruiti. Per spiegarmi meglio. Le varie certificazioni di qualità per la produzione sono solo un indizio sulla metodologia usata. Ma non un giudizio sulla bontà di un prodotto. Nel caso della letteratura poi, il giudizio è soggettivo. Altri odieranno quello che io ho adorato e viceversa.
maggio 14th, 2010 at 18:25
Prima dell’immortalità penso che gli scrittori aspirino ad un linguaggio ed in questo senso sono proprio loro (incosapevolmente) ad alimentare nei lettori quel “sentire comune e diffuso” che esiste una differenza tra letteratura di genere e letteratura “alta”.
Ma questa scelta da parte dell’autore è assolutamente lecita. Quello che non è lecito, per il lettore, è valutare il libro secondo criteri che non gli appartengono. “Il sole nudo” va valutato come libro di fantascienza e non come libro giallo poichè nel primo genere Asimov lo ha collocato.
maggio 14th, 2010 at 21:16
GianniT
mi pare ci sia una confusione di fondo. Infatti, è vero che un racconto giallo non va valutato con i criteri coi quali valutiamo di solito un racconto di fantascienza. Non sono cretino fino a questo punto. Ma la letteratura non è un genere! E cioè, non ha senso dire, poniamo, che uno scritto di Calvino va valutato con i criteri della letteratura, quello di alessandro Cola con i criteri della fantascienza. I criteri di valutazione letterari sono trasversali. Da un racconto di fantascienza un lettore deve chiedere anche letteratura. In ogni caso, è chiaro che il mio discorso sulla efficacia del premio Urania a promuovere, qualitativamente, la letteratura italiana si riferiva alla letteratura italiana fantascientifica. Mi pare che oggi un giovane autore italiano che voglia pubblicare su Urania si ponga l’obiettivo di vincere il premio Urania, proiettandosi in un orizzonte che non esige standard qualitativi molto elevati, o comunque nella media delle pubblicazioni Urania.
Inoltre, Cola sembra accusarmi di attribuirgli cose che lui non ha dette, trovando questo mio atteggiamento fastidioso. Tuttavia, espressioni come “via privilegiata”, “corsia preferenziale” etc sono state proferite in riferimento al premio Urania, e certamente non sono state proferite per asserire che il Prenio Urania non è una via privilegiata, non è una corsia preferenziale. Comunque, se le mie attribuzioni sono sbagliate, chedo scusa. Però nell’arte di far dire alle persone ciò che si vuole io non mi sento di essere secondo a Cola, che mi attribuisce l’idea che il Premio Urania andrebbe internazionalizzato perché allo stato attuale discriminerebbe gli autori stranieri. Infatti, l’internazionlizzazione del premio andrebbe, qualore fosse tecnivcamente possibile, perseguita non già per fare un favore agli autori stranieri, che non penso affatto che siano discriminati, ma per fare un favore agli autori italiani. Plaudo infine alla proposta di Emanuele Manco di promuevere una votazione del miglior romanzo dell’anno.
maggio 14th, 2010 at 22:46
Luigi, direi che hai provveduto ad ammazzare da solo la discussione che ti sei tanto prodigato ad accendere. Alberto è stato chiarissimo nel rispondere alle tue provocazioni: qualora restassero dubbi sull’attribuzione di significati, le “piste agevolate” di cui parlava mi pare abbastanza evidente che fossero riferite all’ulteriore spazio che un’iniziativa come quella che tu auspichi (ammesso e non concesso che fosse perseguibile sul piano della realizzabilità tecnica) avrebbe potenzialmente dischiuso agli autori stranieri, che già possono contare su 10 uscite di “Urania” all’anno.
Inoltre permettimi di farti notare che questa tua frase:
“Mi pare che oggi un giovane autore italiano che voglia pubblicare su Urania si ponga l’obiettivo di vincere il premio Urania, proiettandosi in un orizzonte che non esige standard qualitativi molto elevati, o comunque nella media delle pubblicazioni Urania […]”
esprime da sè il pregiudizio che mi sembra abbia segnato molti dei tuoi interventi, fin dall’inizio di questa discussione e da ancora prima.
Gli scrittori italiani non sono all’altezza di quelli inglesi o americani? Va bene, hai espresso la tua opinione con forza e insistenza. Vuoi porli in competizione con autori di altre nazionalità per stimolarne la competitività? Va altrettanto bene: organizzati il tuo premio, trova autori interessati a concorrere e una giuria capace di garantire la totale copertura ai partecipanti e tienici informati sugli sviluppi. Il blog di Urania, da adesso in avanti, accetterà i tuoi commenti solo nel caso riescano a dimostrare qualcosa di più di una sterile vena provocatoria.
maggio 15th, 2010 at 11:52
Mi dispiace Luigi ma, con molta serenità e amicizia, credo che la confusione la stia facendo tu. Non ho detto che la letteratura sia un genere. Ma ha i suoi generi. La fantascienza è uno di questi. La scelta di un autore di aderire ad un genere è collegata al significato che gli vuole attribuire. Un genere non si sceglie a caso ed implica aspetti anche di natura estetica. Ci sono autori che riescono persino a rimanere nell’ambito di un ambiguo equilibrio tra i generi: “L’invenzione di Morel” di Casares è fantascienza ? “La corte delle streghe di Carr è solo un giallo ?
Insomma, se mi metto a valutare Asimov esattamente come valuto Faulkner mi tocca buttare a maggior parte delle opere del grande Isaac.
Poi, posso chiederti una cosa? Ma se il libro di Cola deve ancora uscire, e se non ti va (giustamente) di spegnere il tuo cervello, come fai a dire che è qualitativamente scarso (anche ammesso, e non concesso, che i precedenti premi Urania lo siano stati) ?
maggio 16th, 2010 at 16:29
Intervengo brevissimamente solo per dire che per questa interessante è tanto bella quanto futile. Un po’ come girare i sassi al fiume o fare la barba ai cocchi.
Io credo che gli autori italiani vadano ASSOLUTAMENTE stimolati, e l’indirizzo della collana lo condivido al 110%.
Il principio liberista secondo cui competizione=stimolo a mio avviso non si può applicare alle forme artistiche. Per una buona volta smettiamo di prediligere l’esotico al nostrano.
Infine, sto leggendo il penultimo millemondi (un impero per l’inferno) e lo trovo assolutamente godibile, così come ho trovato godibili tanti altri romanzi di autori italiani.
Spero in un impegno qualitativo e in una fantascienza targata Italia più positiva.