Un capolavoro ritrovato

gennaio 9th, 2010 by Admin Urania

Giuseppe Lippi ci parla della riedizione di questo classico immortale di Walter M. Miller, Jr, in uscita tra qualche giorno in tutta Italia con il numero 84 di “Urania Collezione”.

Un cantico per Leibowitz costituisce uno dei migliori esempi della fantascienza americana moderna, aggettivo che usiamo volentieri perché da allora (1960) non ha perduto un grammo della sua potenza e originalità. È anche uno dei pochi romanzi di SF che si farebbero leggere a chiunque, per il suo intrinseco piacere letterario: non un’opera di genere ma trans-genere, come tutti i capolavori cui calzi la definizione. Averlo ritrovato non è un merito, vista la sua fama da cinque decenni: il merito, semmai, consisterebbe nel conservarlo, dandogli di nuovo la dignità di un’edizione libraria come all’epoca della prima apparizione nello Science Fiction Book Club. Leggendolo si assiste alla nascita di una nuova forma d’espressione che fiorisce sì nelle riviste di settore (in questo caso, “Fantasy and Science Fiction” diretta da Anthony Boucher) ma va ben al di là dello scopo di queste ultime: è la speculative fiction americana che, a partire dagli anni Sessanta, comincia a produrre capolavori maturi come da sempre accadeva in quella inglese, dai tempi di H.G. Wells ad Aldous Huxley, da Olaf Stapledon a George Orwell. È allora, quando il genere cessa di essere semplicemente “un genere” e l’immaginazione si allea alla capacità di scrittura e all’originalità del pensiero, che il risultato può essere un quadro del mondo come quello contenuto nel Leibowitz, apocalittico ma non desolato, avveniristico ma mai scontato. E nel futuro di cui parla Miller si avvertono gli echi di un passato nient’affatto sepolto, un passato come quello custodito nell’abbazia di Montecassino che, bombardata dagli alleati alla fine della Seconda guerra mondiale, resiste persino alle esplosioni aeree, alla furia della guerra tecnologica, preservando il suo alone di simbolica sapienza. Walter Miller partecipò al bombardamento, vi assisté: e l’operazione destruens gliene ispirò una construens, Un cantico per Leibowitz appunto. L’opera di una vita, cui stava per dare un seguito quando morì nel 1996. Poco dopo un altro romanziere, Terry Bisson, avrebbe dato alle stampe una propria versione del romanzo che Miller non era riuscito a completare, ma che aveva già abbozzato e a cui mancava la parte finale: si tratta di Saint Leibowitz and the Wild Horse Woman, lunghissimo seguito del capolavoro originale. In Italia, vista la sua mole debordante e la natura sempre un po’ spuria di certe operazioni editoriali, è parso impubblicabile; ma il lettore può consolarsi andando a leggere i racconti del nostro geniale autore, una selezione dei quali è apparsa nel n. 150 dei “Classici Urania” con il titolo Visioni dal futuro.

G.L.

[L’illustrazione che accompagna questa scheda è di John Picacio, pluripremiato artista americano che ha realizzato questa copertina per l’edizione HarperCollins di A canticle for Leibowitz. La bibliografia italiana di Walter M. Miller, Jr è reperibile sul Catalogo SF, Fantasy e Horror a cura di Ernesto Vegetti.]

Posted in Fantascienza, Profili

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