Urania 1546: Seeker
Arriva in edicola Seeker, il romanzo di Jack McDevitt insignito del Premio Nebula 2006 per il miglior romanzo di fantascienza.
Due astronavi, la Seeker e la Breverhaven, lasciano la Terra per fondare una libera colonia nello spazio e… scompaiono nel nulla. Con il passare degli anni il mito di Margolia, la colonia perduta, acquista un fascino sempre più potente, finché l’antiquario Alex Benedict ritiene di aver trovato un indizio più che sufficiente della sua reale esistenza. A mettersi alla ricerca di Margolia e dei suoi enigmi è la più fidata collaboratrice di Benedict: Chase Kolpaht, pilota dello spazio dotata di più che un sesto senso. E una caccia lunga novemila anni si avvicina alla fine.
Jack McDevitt, americano, è nato nel 1935. Su “Urania” ha già pubblicato Il sonno degli dei (n. 1340), testo che è all’origine dei suoi numerosi romanzi di “archeologia spaziale”. Con Seeker (2005) McDevitt ha vinto il premio Nebula per il miglior romanzo.
[Visualizza la quarta di copertina.]
Posted in Urania Collana
maggio 2nd, 2009 at 21:27
Una bella cover piena di colori fantasmagorici!
maggio 3rd, 2009 at 14:10
Non per essere venale… ma come mai avete aumentato il prezzo? E’ una cosa “passeggera” o permanenete? Cavolo a saperlo mi abbonavo!
maggio 3rd, 2009 at 15:06
Alessio, l’aumento di prezzo non viene deciso a livello di redazione bensì di divisione commerciale, e infatti interessa anche le altre collane da edicola Mondadori.
Il prezzo bloccato è appunto uno dei vantaggi dell’abbonamento. L’ultimo aumento, per dovere di cronaca, si era avuto nel gennaio 2004 con il passaggio da 3,55 € ai 3,60 € del numero 1484. Un ritocco minimo. Per un aumento consistente bisogna risalire ancora più indietro, ai tempi della lira, con il n. 1388 che passò da 5.900 a 6.900 lire 9 anni fa esatti.
Se qualcuno ha informazioni più esatte mi corregga pure.
maggio 3rd, 2009 at 15:27
Brambilla si sta superando…copertina grandissima per un romanzo molto atteso dal sottoscritto. L’aumento di prezzo andrebbe quantomeno spiegato…4.20 non sono niente oggi per un libro ma quei 20 cents in più da sborsare faranno aumentare la selettività di più di un lettore secondo me. Quindi o romanzi super come questo o resi in gran quantità. Ve la siete cercata! 😀
maggio 3rd, 2009 at 19:21
Scusa Giovanni, ma quello che segnali tu non può che essere il PENULTIMO aumento, sennò a 3,90 come c’era arrivato?
maggio 3rd, 2009 at 20:40
Con il 1430 il prezzo si ridusse a 6.874 Lire ovvero 3,55 €.
Con il 1482 è passato a 3,60 €.
Con il 1520 (marzo 2007) 3,90 €.
maggio 3rd, 2009 at 21:26
Giusto, mi ero perso uno scatto
maggio 4th, 2009 at 10:55
Come mai avete iniziato il ciclo di Alex Benedict con il terzo libro e non con il primo A Talent for War (1989)?
Sarà perché tutti i romanzi si possono leggere indipendentemente…
Scusate la “cattiveria”
maggio 4th, 2009 at 14:19
Confesso che aspettavo da un pò l’uscita di questo romanzo e sono contento che finalmente esce. Volevo anche chiedere due cose, se è prevista a breve l’uscita di Rollback di Robert Sawyer, so che era in traduzione, e la curiosità di sapere che romanzo di Michael Swanwick è stato scelto per la futura pubblicazione?
maggio 4th, 2009 at 15:05
Per Antonio M.
Se leggi l’inglese fai a prima a leggertelo nella madre lingua. Lo ho letto la settimana scorsa e devo dire che è molto bello (anche se personalmente il finale mi ha lasciato un pò deluso). Mi sembra che si possa fare lo stesso ragionamento per i libri mai pubblicati di saghe (o presunte tali).
maggio 5th, 2009 at 07:09
Di Michael Swanwick pubblicheremo quanto prima il capolavoro fantastico “The Dragons of Babel” con il suo seguito “The Iron Dragon’s Daughter”: occhio alla collana Epix, che parte a giugno, perché i due romanzi dovrebbero apparire là. Attualmente ho in lettura “Jack Faust” che è molto bello ma ha un unico problema: la mole.
Per quanto riguarda McDevitt: nessuna cattiveria, la risposta Kronos se l’è data da sola. E Urania non può impegnarsi a pubblicare cicli troppo lunghi. Con McDevitt, inoltre, il problema della foliazione è assillante perché si tratta di romanzi davvero lunghi.
Infine il prezzo: ohè, scherziamo? Abbiamo il prezzo di copertina più basso di qualunque collana libraria in Italia e vi lamentate? Quanto alla minaccia di essere più selettivi (fra i lettori) se aumentiamo di trenta centesimi, credo che lo faranno solo i più biliosi, non i più bisognosi. Se Urania volesse davvero risolvere una parte dei suoi problemi di costi e foliazione, oggi dovrebbe costare dai 5 euro in su, che sono pari a cinquemila delle vecchie lire. Non fate gli ingenui, è da tempo che l’equiparazione 1 euro = 1000 lire è in atto, alla faccia del cambio del 2002. Ergo, Urania è diminuita di prezzo, non aumentata! Da sette anni…
maggio 5th, 2009 at 09:40
E’ stata creata anche la pagina in italiano su wiki per l’autore: http://it.wikipedia.org/wiki/Jack_McDevitt
maggio 5th, 2009 at 16:37
@ Giuseppe Lippi
Per quanto riguarda il prezzo di copertina delle collane della Mondadori c’è poco da aggiungere a quanto già detto. La proporzione tra qualità/prezzo non ha eguali nel panorama editoriale italiano.
Se si vuol trovare una pecca sul attuale aumento non bisogna concentrarsi sul prezzo stesso ma sulla tempistica dell’aumento.
In un periodo di crisi e di prezzi e tariffe generalmente fermi la Mondadori sgeglie di aumentare il prezzo di copertina delle sue pubblicazioni.
A onor del vero si deve aggiungere che per almeno quanto riguarda le “nostre” collane, visto la qualità complessiva delle proposte raggiunta negli ultimi tempi c’è poco da lamentarsi.
Per quanto riguarda il problema della lunghezza di alcuni romanzi che assilla la redazione e quello delle saghe di ampio respiro che assilla i lettori più attenti, non si potrebbe mettere in atto operazioni tipo quella messa in campo per il bellissimo ciclo “L’alba della notte” di Peter F. Hamilton?
In quella occasione si raggiunse la quadratura del cerchio che lasciò tutti soddisfatti o sbaglio?
Inoltre se ogni tanto la nostra collana Urania pubblicasse comunque numeri anche con il doppio delle attuali pagine adeguandone il prezzo di copertina alla mole chi se nè lamenterebbe?
Ritorno sempre, come esempio, a Hamilton, “Il dio nudo”, urania 1489.
Se non sbaglio quando si passò dai due numeri al mese ad uno si giustifico l’operazione tra le altre cose anche per poter pubblicare romanzi piu lunghi della media.
Buone letture a tutti.
maggio 5th, 2009 at 20:22
Rispondo a G.L. E’ vero che i cinque euro valgono meno delle cinque mila lire di una volta. Peccato che invece stipendi e paghe siano state perfettamente tradotte in euro.
Sulle bancarelle comunque si trova ottima fantascienza ad un euro.
Spendere 5,50 euro per un Collezione
da poco stampato su Urania non vale proprio la pena a meno di non essere collezionisti. Non avendo più posto nelle librerie di casa, e avendo una coda di lettura di centinaia di volumi, sono costretto a selezionare gli acquisti anche per questioni di spazio.
Ferdinando
maggio 5th, 2009 at 21:34
@ Giuseppe Lippi
mi associo alla sua constatazione anche se le vorrei ricordare che non tutti i salari hanno seguito le sue regole di cambio…
per quel che concerne Urania,se come dice lei non si può impegnare in cicli troppo lunghi,perchè in passato è stato fatto?
perchè allora non evitare di iniziarli o di proporre parti centrali di questi così a caso?perchè non finire quelli in corso come ad esempio quelli di gerrold??devo rassegnarmi a non sapere come finiranno?
grazie per l’attenzione.
fabiano.
maggio 5th, 2009 at 21:39
comunque non volevo lamentarmi…la qualità di urania è sempre al top e purtroppo questo costa.ringraziando il cielo certe cose me le posso ancora permettere…
maggio 5th, 2009 at 23:41
allora, io non intervengo spesso nei vari blog/forum che dir si voglia ma, santo cielo, che mi rappresenta una discussione su un aumento di Urania di qualche centesimo; se non ve ne siete accorti Nord e Fannucci non pubblicano più sf, i volumi Elara (e non ditemi che pubblica capolavori) viaggiano intorno ai 30 euri!, Delos pubblica romanzi brevi (o racconti lunghi) al doppio del prezzo di Urania…come diceva DeCurtis \"ma mi faccia il piacere !!\"
maggio 5th, 2009 at 23:45
p.s. per Lippi o chi per esso:
ma i cicli di Simmons in UC o negli Oscar no ?
(Alla fiera del libro di Torino mi sono ripromesso di comprare l’Erebus, ma non so se la paghetta mi basta )
maggio 6th, 2009 at 07:14
Con le dovute eccezioni (Principi Demoni, Dumarest, Vorkosigan, Legione dello Spazio) certi cicli è meglio rimanere nel dubbio su come vadano a finire. Non è molto rilevante.
Ed anche alcuni seguiti, da anni bramati (e difficili da reperire in inglese) hanno profondamente deluso (il seguito di Ragnarok ad esempio).
Ci sono cicli che sono concepiti come romanzi di migliaia di pagine, altri consentono letture isolate. Sono storie che iniziano e finiscono.
Abbiamo letto Avventura nell’iperspazio prima de I figli di Mu e siamo sopravvissuti. Anzi, ci siamo divertiti a prescindere. Non si vede perché si debba pubblicare un seguito deludente per mania di completezza. Il livello di Urania decadrebbe inesorabilmente. Ed anche se fosse bi-settimanale non basterebbe a pubblicare tutte le serie infinite che magari si sono iniziate perché la storia meritava (ma i seguiti, no). Esistono ottimi libri “singoli” o che si possono leggere come tali. Godiamoceli.
La maggioranza dei lettori le bufale non le compra (non compra nemmeno Simmons se per questo: il ciclo di Olympos ha rischiato, immeritatamente, di non essere completato). Per far fronte alle esigenze dei ciclisti Urania aveva lanciato le Grandi Saghe. Evidentemente ci sono più autisti che ciclisti, visto che dell’iniziativa non si parla più (e probabilmente l’avventura terminerà dopo aver forse completato l’oramai soporifero ciclo di Martin – e si che me lo sono letto in inglese perché le traduzioni tardavano ad arrivare. L’ultimo è lì e penso che non terminerò la lettura se non per caso.)
maggio 6th, 2009 at 11:41
@bibliotecario
Inoltre se ogni tanto la nostra collana Urania pubblicasse comunque numeri anche con il doppio delle attuali pagine adeguandone il prezzo di copertina alla mole chi se nè lamenterebbe?
Sei certo? Ci sarebbe sempre qualcuno a lamentarsi. A prescindere dal numero delle pagine.
maggio 6th, 2009 at 14:58
@Ernesto
Sei certo? Ci sarebbe sempre qualcuno a lamentarsi. A prescindere dal numero delle pagine.
Un tentativo te non lo faresti comunque?
Con le dovute eccezioni (Principi Demoni, Dumarest, Vorkosigan, Legione dello Spazio) certi cicli è meglio rimanere nel dubbio su come vadano a finire. Non è molto rilevante.
Almeno qualche altro,forza: il ciclo degli Heechee di Pohl, Orion di Bova, l’alba della notte di Hamilton, Eymerich di Evangelisti, La compagnia del tempo della Baker, Esmay Suiza della Moon….
…..figurati, come sai, io vorrei sapere pure come finisce il prequel di Dune ( i gusti son gusti )
Ciao.
maggio 6th, 2009 at 16:28
@biblio
> Un tentativo te non lo faresti comunque?
Io non faccio testo. Ma quando compro un libro (non fantastico) controllo prezzo, pagine e densità di stampa.
Stan venendo di moda librettini da meno di cento pagine, con caratteri per ipovedenti ma che costano sui 10 €.
Tanto per rendere un’idea è come se un Urania costasse 50 €.
> Almeno qualche altro
La mia era una esemplificazione, ma sono rari i cicli che dopo il quinto o sesto volume, reggono. I libri di Eymerich si possono leggere isolatamente senza alcun problema.
Per la Baker posso concordare anche se un poco ha ceduto… Ma qui hai la promessa di Lippi. Sempreché riesca ad ottenere il contratto.
Per la Moon, due sottocicli sono completi. Il sottociclo di mezzo (il più antico però), potrebbe meritare una pubblicazione. È presto per lamentarsi però. E come numero di pagine potrebbero stare in Urania normale.
>io vorrei sapere pure come finisce il prequel di Dune
Coi gusti non si discute, ma i precedenti (prequel per gli ialangli) sono oramai dodici ed il duo maledetto ha già fatto sei seguiti (sequel). Ripassati l’inglese
maggio 6th, 2009 at 18:02
@Ernesto
“…..sono oramai dodici ed il duo maledetto ha già fatto sei seguiti (sequel). Ripassati l’inglese”
>Io non faccio testo. Ma quando compro un libro (non fantastico) controllo prezzo, pagine e densità di stampa.
Stan venendo di moda librettini da meno di cento pagine, con caratteri per ipovedenti ma che costano sui 10 €.
Tanto per rendere un’idea è come se un Urania costasse 50 €.
Esatto, tra l’altro lì compro anchio, bella veste, discreti se pur brevi i contenuti ma quando penso al prezzo rabbrividisco.
Il punto è che ormai c’è poco da scegliere, ed è per questo che penso che a parte l’aumento generico delle collane Mondadori, si potrebbe tentare diciamo un aumento selettivo su numeri particolari o per mole o per importanza e che di conseguenza hanno un costo maggiore per i diritti.
basterebbe un pò di comunicazione preventiva, magari sul blog, un pò di pubblicità per l’evento, tipo:
“il mese prossimo su Urania in prima ed. italiana il famoso ….. di ….., sarà un numero speciale, doppio per numero di pagine, purtroppo per riuscire ad accaparrarselo abbiamo duvuto ritoccare il prezzo del volume ma vi assicuro che nè valeva la pena!”
Io correrei a comprarlo….ok è vero, io corro sempre e a comunque
maggio 7th, 2009 at 14:58
SEEKER comprato!! fantastico, il prossimo URANIA sarà il terzo volume del ciclo dei Neanderthal!!
maggio 7th, 2009 at 19:16
Per Alessandro P.
Dove l’hai comprato? In quale città?
maggio 7th, 2009 at 20:57
@Simone & Curatore Maximo
Grazie rispettivamente all’uno per il rinvio a Wikipedia ( ce ne vorrebbero di più…), ed all’altro per l’interessante profilo critico.
Ciò è proprio quello che mi aspetto dal blog di URANIA, personalmente prima non sapevo proprio nulla di Jack McDevitt. 😀
maggio 8th, 2009 at 08:51
@ Giuseppe P.
l’ho preso a Bologna
Si può dire che non vedo l’ora di comprare Urania solo per sapere quale sarà il numero successivo 😀
maggio 9th, 2009 at 12:53
Tra l’altro, ci sono articoli per Urania e Altri Mondi (scritti da me) sulla versione inglese. Così la nostra amata collana può essere conosciuta in tutto il mondo
en.wikipedia.org/wiki/Urania (magazine)
maggio 9th, 2009 at 19:20
Seeker è veramente un bel romanzo. Se regge fino alla fine potrò scrivere che è eccezionale.
Camminare su e giù per le montagne non è il modo ideale di leggere, ma sfruttando opportunamente le soste mi sono portato avanti nella lettura. Di solito incontro un libro veramente buono una volta all’anno. Se questo fosse il caso sarei un po’ sfigato per il resto dell’anno. Pazienza.
A meno che questo non sia un anno eccezionale… Speriamo.
maggio 10th, 2009 at 08:13
Finito. È bello come l’inizio prometteva.
maggio 10th, 2009 at 15:55
@Ernesto
dicesti “…potrò scrivere che è eccezionale.”
ma poi scrivesti uno scarno “… bello …”
vuol dire che non lo compro ? ci son dubbi ?
maggio 10th, 2009 at 17:45
@castle_rock
In un anno esce un libro eccezionale, ne escono tre belli e una decina di sufficienti.
È mancato poco, per mia fortuna. Posso ben sperare per il futuro. In realtà ho iniziato il libro per caso, senza i dovuti preliminari e solo alla fine ho realizzato che la traduzione era di Staffilano. E siccome Gaetano è un traduttore magico ho pensato che parte del merito della bontà del libro fosse sua. Questa mi indotto a ridurre la valutazione. Se leggi solo libri eccezionali, questo libro non fa per te. Se ti accontenti dei belli, accomodati. Ma forse Staffilano potrebbe essere stato neutro… Anche rimanendo neutri si può fare una grande traduzione. Se il libro vale. Diciamo che questo vale.
maggio 11th, 2009 at 12:48
“… è da tempo che l’equiparazione 1 euro = 1000 lire è in atto, alla faccia del cambio del 2002. Ergo, Urania è diminuita di prezzo, non aumentata!”
L’aumento è comprensibile e contenuto, ma trovo tra il fastidioso e il surreale questa affermazione… un po’ da massaia al mercato rionale. Comunque stipendio / urania = aumento.
maggio 12th, 2009 at 22:39
Comprato ieri… smalitisco un po’ di letture programmate, poi mi tuffo nello spazio!!
maggio 13th, 2009 at 19:50
@Alessandra Beni.
Già, bisognerebbe far leggere a qualcuno che sappia leggere bene…
maggio 13th, 2009 at 21:35
@Alessandra Beni
E perché uno dovrebbe lavorare gratis? Tu lavori gratis?
… Massì dai: letture gratis, traduzioni gratis, revisioni delle traduzioni gratis, correzioni di bozza gratis, impaginazioni gratis, editing del testo gratis, progetto grafico gratis, disegno di copertina gratis. E, ovviamente, guai se ci sono errori. TUTTO GRATIS, tranne ovviamente il libro che bisogna acquistare (come mai quello non è gratis?). Ma chi sei, uno degli azionisti o dei manager della Mondadori?
Ma non è che ti viene in mente, a te, che quella del redattore è una professionalità che va retribuita in maniera DIGNITOSA? Cribbio, in questo schifo di paese viene pagato meglio uno che pulisce i cessi o una donna delle pulizie che un lavoratore dell’industria culturale… e poi ti arriva questa qua, fresca fresca, che propone di pagare i correttori di bozze a libri!!! Ma a te il tuo lavoro te lo pagano con i soldi o con i cavolfiori?
maggio 13th, 2009 at 23:15
Ragazzi, per favore, moderiamo i toni. Grazie.
maggio 14th, 2009 at 07:52
@Alessandra Beni
Sono rimasto così coinvolto dalla storia, che ho notato un solo errore di ortografia. Per il resto non ho rilevato le nefandezze grammaticali e sintattiche ed una distribuzione casuale della punteggiatura che tu hai rilevato. Purtroppo ci si fida troppo dei controllori ortografici ed a volte comunque, qualche “ignora” sfugge.
I testi vengono impaginati direttamente dagli archivi forniti o dall’autore o dal traduttore o dal revisore. Solo in alcuni casi i testi vengono rinviati agli autori per ulteriori verifiche (non è il caso di Urania).
Comunque prendi carta e penna, annota gli inconvenienti rilevati (pagina, riga, errore riscontrato, correzione proposta – magari in grassetto quest’ultima) e manda il tutto a Lippi. La redazione prenderà opportuna nota per le prossime edizioni.
Per quanto riguarda l’inglese bistrattato, benché dubiti della fondatezza del rilievo, conosco Staffilano da mezza vita, non ho sottomano il testo originale e quindi potresti avere ragione.
L’indirizzo di posta elettronica di Staffilano non è pubblico, ma se mi fai avere le tue osservazioni, ovvero testo inglese, testo tradotto, traduzione proposta, gliele inoltro.
Il mio IDPE lo trovi sulla pagina principale del Catalogo o del sito.
maggio 14th, 2009 at 10:48
Come dico spesso a molti dei miei colleghi (soprattutto a tutti coloro che stanno iniziando la professione del redattore), il problema più grande è che chi non è nel mestiere dell’editoria ha delle idee completamente distorte e fantasiose su cosa sia il lavoro di “fare” i libri, in particolare su cosa facciano i redattori, non avendo la minima idea di tutto quello che succede tra il momento in cui l’autore consegna il suo lavoro e il momento in cui il libro esce dalla tipografia. Bè, succedono un sacco di cose. Estremizzando, mi viene da pensare che i più pensino che fare l’editor voglia dire essere una specie di inventore pazzo oppure di genio stravagante della letteratura che “scopre” nuovi scrittori allo stesso modo in cui, secondo la stupida aneddotica, Archimede o Newton avrebbero “scoperto” e poi formulato quei teoremi scientifici che tutti noi poi conosciamo (mela che cade in testa, e scemenze simili). E mi viene da pensare che i più ritengano che il procedimento per pubblicare un libro consista nella consegna da parte dell’autore di un dischetto, il quale viene poi magicamente risputato in forma di volume cartaceo da una tipografia.
Il fatto poi che la signora di cui sopra sostenga che basti una licenza elementare “seria” (ma “seria” in che senso?) per fare il correttore di bozze e che venga poi a dire che le sue considerazioni sono una “critica rispettosa” mi fa pensare che, purtroppo, le mie battute di cui sopra non sono né battute, né paradossi e neppure estremizzazioni, ma verità nude e crude.
Se poi vuole davvero capire cosa vuol dire fare questo mestiere e in quali condizioni lo si fa, allora vada qui: http://www.rerepre.org/ e si legga un po’ di storie che vi vengono raccontate.
maggio 14th, 2009 at 11:52
salve!
Riguardo ai problemi forse non proprio di sintassi ma di forma generale ne rilevo anche io parecchi nell’ambito della fantascienza (le collane storiche).
Urania è sopra la media per quanto riguarda la qualità, però.
Questo romanzo in particolare?
La prima metà contiene più errori della seconda che mi pare migliore… ma forse ormai ero preso dalla storia e non ci facevo più caso (mea culpa). Una volta stampato un romanzo però mi pare una perdita di tempo per un lettore segnalare refusi ed errori… mica ristamperanno, no? Sapendo questo magari prenderò carta e penna per le prossime … io non sono abbonato , magari sarà una cosa saltuaria, ma se serve, perché no?
Un errore in inglese-italiano grosso ve lo posso segnalare ora, anche senza aver letto l’originale: c’è un “presi una doccia” che ovviamente in inglese sarà stato un to-take-a-shower che si *deve* tradurre “fare una doccia”, a meno che uno non prenda sotto braccio i sanitari per trasportarli altrove
Confermo anche io che mancano dei punti di domanda e la cosa mi ha colpito parecchio … ma io non tornerò a leggere tutto , forse la signora lo farà. Serve?
Una cosa che devo rilevare al sig.Stefano è dare per scontato che chi commenta non conosca l’ambiente. Io non lo conosco, lo dico chiaramente, il suo commento sembra partire da quell’assunto.
Riguardo alla critica (un po’ aspretta, a mio avviso) della signora, posso rilevare che la critica è stata indicata come “rispettosa anche del lavoro dello scrittore” e immagino si intenda di Jack McDevitt (se non era in generale)… se intende dire che una traduzione su cui questi non ha potere lo penalizza, allora ha ragione.
Una seconda cosa su cui devo concordare (sempre che io abbia compreso) sono le “elementari serie”. Non so chi di voi abbia figli, ma le scuole elementari di oggi non sempre forniscono quella preparazione di base che ci aspetteremmo, di sicuro non quella attorno alla nostra lingua. Alcuni non sanno nemmeno leggere … non come io intendo che si debba saper leggere.
Tornando al romanzo: mi sta piacendo molto, non ho ancora finito, mi manca poco. Grazie a tutti, continuate così, oppure meglio, ma non mollate!
maggio 14th, 2009 at 12:04
PS
io non li ho i figli!! ^___^ Ma frequento amici che ne hanno un … branco! he he… buon lavoro!!
maggio 14th, 2009 at 12:20
@ Stefano: tu scrivi: Come dico spesso a molti dei miei colleghi (soprattutto a tutti coloro che stanno iniziando la professione del redattore), il problema più grande è che chi non è nel mestiere dell’editoria ha delle idee completamente distorte e fantasiose su cosa sia il lavoro di “fare” i libri, in particolare su cosa facciano i redattori, non avendo la minima idea di tutto quello che succede tra il momento in cui l’autore consegna il suo lavoro e il momento in cui il libro esce dalla tipografia.
Visto che tu sei un esperto, ci spieghi perché a noi poveri lettori perché i libri sono così pieni di errori? perché sono trattati così male?
Oppure ancora meglio, perché, visto che sei del mestiere, invece di incazzarti con una lettrice che segnala un’errore e propone – non sia mai! – una possibile soluzione, non ci dici, tu che sai, come fare a migliorare il prodotto finito?
Grazie.
maggio 14th, 2009 at 13:09
@iguana jo
Fammi capire: allora secondo te e la signora sprofessionalizzando e sottopagando si ottiene un prodotto migliore?
Come puoi pensare di avere un buon prodotto se le politiche aziendali consistono principalmente in uno spietato abbattimento dei costi (e questo succede in tutti i settori, non solo in editoria)?
L’ho già scritto sopra, se volete farvi un’idea di quello che sta succedendo andate al link che ho menzionato.
maggio 14th, 2009 at 14:16
@ Stefano
Scrivi: “secondo te e la signora sprofessionalizzando e sottopagando si ottiene un prodotto migliore?”
E io dove l’avrei scritta una cosa del genere?
Forse dovresti presumere un po’ meno dalle tue competenze e abbassarti a livello dei comuni lettori per provare magari a spiegare invece che pontificare su ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.
Ma forse ritieni che la possibilità di avere un prodotto più curato sia semplicemente impossibile.
Però questo non spiega il tuo livore nei confronti delle parole di Alessandra.
(se la situazione è così frustrante forse è ora di cambiare mestiere…)
btw lasciami anche dire che non so se noi qui fuori ci accorgeremmo di una qualche differenza, se domani tutti gli operatori culturali italiani venissero improvvisamente messi alla porta.
Visto lo stato della cultura italiana forse sarebbe addirittura un passo avanti.
(Detto con il massimo rispetto e stima per tutti coloro che si fanno un mazzo tanto per resistere e produrre e far conoscere e distribuire arte e scienza, che combattono quotidianamente contro i culti dell’ignoranza e che lo fanno perché ci credono, non solo perché sono pagati per farlo.)
maggio 14th, 2009 at 19:29
@Giulio F.: ho cominciato il libro da poco e “presi una doccia” non l’ho ancora incontrato, ma è davvero dilettantesco. Anch’io comunque (in una 30ina di pagine) ho trovato diversi esempi di cattiva traduzione dello stesso tipo, anche se meno gravi.
Per 2 volte l’azienda del protagionista viene definita “un’operazione”, traducendo letteralmente “operation”. Ma “operazione” per “azienda, impresa economica” mi sembra improprio. Così come mi sembra improprio tradurre “substantial” con “sostanziale”, dovento indicare “un numero considerevole”. Mi sembrano imprecisioni dovute alla pigrizia o alla fretta. Spero migliori, perchè questo “ameritaliano” stride parecchio.
maggio 15th, 2009 at 13:12
Così mi piace il Blog di Urania ragazzi. Forza forza, che così tutto migliora e noi abbiamo (ne abbiamo?:) piu voce in capitolo!! Forzaaa 😀
maggio 16th, 2009 at 00:32
Noto che la mia traduzione di Seeker è stata criticata in maniera, direi, alquanto bizzarra: nessuno ha avuto il buon gusto di riportare l’originale E la traduzione per l’opportuno confronto. Chi legge i termini “operazione” e “sostanziale” può dire senza ombra di dubbio che in originale fossero “operation” e “substantial”? Mi pare il gioco dei “falsi amici” fatto al contrario!
Solo uno è stato preciso: «Un errore in inglese-italiano grosso ve lo posso segnalare ora, anche senza aver letto l’originale: c’è un “presi una doccia” che ovviamente in inglese sarà stato un to-take-a-shower che si *deve* tradurre “fare una doccia”, a meno che uno non prenda sotto braccio i sanitari per trasportarli altrove.»
Il Devoto-Oli alla voce “prendere” dice tra l’altro: «Al contr. il ‘ricevere’ può associarsi all’idea di ‘assunzione’ materializzata fino alla funzione concreta (p. un bagno) ecc.»
Vi consiglio allora di controllare chi è il traduttore e di non comprare libri tradotti da me. Saremo felici in due.
maggio 16th, 2009 at 06:35
@G.L. Staffilano
Te la prendi in modo eccessivo.
Nel parlare normale oramai fare e prendere sono diventati sinonimi.
Non dico che si sia arrivati all’estremo di farsi un tram, ma oramai la gente si fa un caffè come ridere.
@Tina Marlun
>E invece si vede chiaramente che quando uno fa una critica, timidamente spuntano fuori quelli che pensano > “ah, ma allora non sono l’unica!”.
Già. Poi poi si scatenano tutti.
I traduttori dilettanti di solito sono irritanti. L’«errore» può capitare a tutti (ma quelli imputati a G.L. non sono errori) e tutti possono scoprirlo. Poi la massa interviene per sentito dire.
Un consiglio a tutti: G.L. è un ottimo traduttore. Non statelo ad ascoltare.
maggio 16th, 2009 at 06:53
@Tina Marlun
>Volevo segnalare che mancano dei punti di domanda e la cosa mi aveva colpito… ma lo hanno già fatto altri.
Io non mi sono accorto. Starò invecchiando. Mi diresti dove mancherebbero i punti di domanda?
Le segnalazioni servono sempre, se sono circonstanziate…
maggio 16th, 2009 at 08:02
Onestamente nel corso della mia vita avevo sentito dire più volte ed in occasioni diverse che “il cliente ha sempre ragione”.
Certe risposte che tra l’altro mi hanno lasciato stupito, su questo Blog, mi hanno fatto ricredere.
Tanto da pormi porvi questa domanda:
Perchè è stato aperto questo Blog?
Per mera pubblicità dei volumi in uscita? per auto compiacimento? per avere idea di cosa nè pensa il cliente del prodotto che si mette in vendita?
Se è per pubblicità non c’e bisogno di postare alcunche, non permettetelo.
Se è per auto compiacimento permettete di postare solamente a chi prtecipa al lavoro che porta un volume in edicola.
Se è per farsi una idea di come il cliente percepisce il prodotto cerchiamo per favore di trattarlo con un poco di rispetto in più, altrimenti quest’ultimo non scriverà più e il fine ultimo di questo blog andrà perso.
Sarebbe un peccato.
maggio 16th, 2009 at 08:55
Scusate, è vero, mel mio messaggio non avevo riportato i presunti “false friends”. Lo faccio ora:
– “…it’s made Rainbow Enterprises a highly profitable operation” — “ha reso la Rainbow Enterprises un’operazione molto redditizia”
– “…you have the formula for a profitable operation” — “…ottieni la formula per un’operazione redditizia”
-“…reclamation of substantial pieces” — “recupero di sostanziali pezzi”
Io non posso credere che il sig. Staffilano, che ha una lunga esperienza di traduzione di fior di scrittori nel carniere, ritenga che la resa di quei termini sia la migliore possibile. Sarà mancato un passaggio di revisione, non lo so. Ma il risultato, ripeto, a tratti suona artificioso, pur considerando che il solido McDevitt ha una scrittura piuttosto spartana e assolutamente funzionale.
maggio 16th, 2009 at 10:14
@ Quiller
Sia gentile, mi tolga una curiosità: perché, potendo apprezzare a fondo Seeker in lingua originale, si autoinfligge il tormento di leggerlo in ameritaliano?
maggio 16th, 2009 at 11:04
Onestamente sono perplesso. Non ho ancora letto il libro e non so quando lo leggerò, ma l’aspetto che mi rende perplesso è quello comunicativo. Chi fa un lavoro rivolto al pubblico – e quelli dello scrittore, dell’editore e del traduttore lo sono tutti, seppure in modo diverso – è esposto in modo ovvio e naturale alle critiche di quello stesso pubblico. Alcune saranno corrette e circostanziate, altre no; ed è bene imparare a distinguere le une dalle altre e fare di ciascuna l’uso corretto. Tuttavia se l’atteggiamento è quello di rifiutare a priori tali critiche, allora c’è qualcosa che non va: perché si sta rifiutando in linea di principio il pubblico, ovvero l’utilizzatore del proprio lavoro: la critica finale di quell’utilizzatore è il non acquisto, vorrei ricordare. Se insomma questo utilizzatore finale comincia a rendersi conto può reagire di conseguenza e decidere di non essere più un utilizzatore; che è quanto mi pare suggerisca Staffilano, il quale ovviamente sarebbe pronto in tal caso a riconvertirsi e reinventarsi un altro lavoro? Certo, i numeri di un blog sono numeri minimi sul totale dei lettori, ma in genere chi scrive su un blog dedicato – chi perde gratis il proprio tempo a farlo e fornire le proprie valutazioni di fruitore oltre che appassionato – è una persona più attenta e più sensibile del grosso dei lettori; però potrebbe esserlo solo per poco tempo ancora, più avanti degli altri, ed essere presto raggiunto dagli altri lettori. Sono considerazioni che tra una stizza e l’altra è sempre opportuno fare: per propria convenienza, se non per rispetto di chi gratis perde tempo eccetera.
Per quel che vale una testimonianza, qualche anno addietro smisi di acquistare i volumi di altro editore (che non cito, visto che è in attività, anche se oggi di sf ne pubblica davvero pochina ormai, e questa non è casa sua) proprio per il livello tutt’altro che eccelso delle traduzioni. Chissà, forse non ero il solo scontento del livello delle traduzioni.
V.
maggio 16th, 2009 at 11:23
Ma il sig.Ernesto non può proprio fare a meno di usare termini irritanti come massa e simili?Lui di cosa crede di fare parte?
Cos’è questa concezione classista e anacronistica del mondo?
Devo ancora notare un uso scorretto del linguaggio e una risibile pretesa gerarchica in Ella.
maggio 16th, 2009 at 11:55
“@ Quiller
Sia gentile, mi tolga una curiosità: perché, potendo apprezzare a fondo Seeker in lingua originale, si autoinfligge il tormento di leggerlo in ameritaliano?”
Sig. Staffilano si rende conto di cosa sta scrivendo oppure no?
Lei sta insultando per mezzo di Quiller tutti coloro che leggono Urania e questo Blog.
Io almeno mi sento maltrattato.
Chi scrive qui ama la collane FS della Mondadori e se critica lo fà per spronare quest’ultima a migliorare se possibile il prodotto che acquista, non per sentirsi dire da un traduttore di non comprare i volumi di Urania da lui tradotti.
Nel caso dovremmo essere noi lettori a chiedere a chi di dovere di non far più tradurre da lei i testi che acquistiamo con Urania.
Siamo noi che paghiamo ed abbiamo il diritto di lamentarci o sbaglio?
maggio 16th, 2009 at 12:05
Stefano
Nessuno m’aveva mai dato dell’Ella.
Notavo solo che la massa tende ad accodarsi.
Poi io potrei perfino parlare bene di Lolinhozzo ed ho l’impressione che avrebbe comunque da ridire.
Contrariamente a lei, documento le cose che dico.
Quando non parlo per esperienza diretta o di fatti che dovrebbero essere notori, cito sempre le fonti.
maggio 16th, 2009 at 14:28
Beh, Staffilano finora è sembrato un eccellente traduttore. I suoi lavori mi sono sempre piaciuti. “Prendere una doccia” mi sembra italiano un po’ ottocentesco, ma formalmente è OK. Quello che non sopporterei sono i classici strafalcioni tipo “silicon” tradotto “silicon”, “nitrogen” nitrogeno e via dicendo (orrido in tal senso il Zuddas di “Marte in fuga” che sto leggendo or ora). Mi sembra, dalla sua risposta, che Staffilano consulti il dizionario invece di tradurre a occhio, quindi niente da dire. Comunque la sua risposta è stata davvero un po’ altezzosa e sgarbata.
maggio 16th, 2009 at 15:26
Sentite, se uno viene a pranzo da voi e vi dice: “Hai tenuto in pentola gli spaghetti mezzo minuto di troppo, l’arrosto andava cotto a 180° e non a 170°, nelle fragole non dovevi metterci il limone normale ma il limone ecologico” cosa fate?
Non lo invitate più, immagino. Ecco.
maggio 16th, 2009 at 16:33
G.L. Staffilano
Bene: sugli spaghetti non transigo, ma, siccome ci tengo alla tua ospitalità farei finta di nulla.
maggio 16th, 2009 at 16:46
Buonasera, penso sia capitato a tutti, nel proprio lavoro, di commettere errori o di avere cali di rendimento fisiologici.
L’importante è rendersi conto serenamente degli sbagli commessi e impegnarsi a migliorare.
Nella discussione in corso penso cha la ragione sia del Bibliotecario, Staffilano rimane sempre e comunque un ottimo traduttore a cui va a tutta la mia stima.
maggio 16th, 2009 at 20:45
Nota bene: il primo e il secondo intervento firmati Stefano sono miei (così come questo, beninteso), il precedente indirizzato a Ernesto NO.
Detto questo, passo al dunque. Mi ero ripromesso in un primo tempo di non rispondere ulteriormente perché non credo sia questa la sede per fare interventi lunghi e puntuali (gente, questi sono commenti a un Blog…)…
Comunque, visto che oltre che il redattore (e come redattore mi è capitato anche di fare revisioni di traduzioni) ho fatto anche il traduttore, vi dico la mia esperienza.
Sarebbe buona norma far fare (o internamente o esternamente alla redazione) una revisione della traduzione consegnata dal traduttore, oltre che, ovviamente, almeno un paio di “giri di bozze”, vale a dire che almeno due persone diverse si leggono almeno una volta le bozze a caccia di errori – di qualunque tipo: di sintassi, di ortografia, di contenuto, di mancata uniformazione o di inosservanza delle norme editoriali del testo. Perché è buona cosa che ci siano più “giri di bozze” fatte da persone diverse? La persona che mi ha insegnato il mestiere del correttore mi diceva “un buon correttore di bozze vede il 98% degli errori: un margine del 2% è fisiologico”. Chiaramente, il 2% che non vede una persona difficilmente è il medesimo 2% che non vede un’altra persona, pertanto più giri di bozze vengono fatti e più la probabilità che il numero di errori residui nel testo si avvicini a zero aumenta.
Per quanto riguarda la revisione della traduzione bisogna pensare al mestiere del traduttore come a qualcosa di vicino o analogo a quello di un autore: pertanto, così come un autore ha bisogno di un redattore che legga il suo testo per emendarlo da eventuali errori (di stile, di grammatica eccetera) o incongruenze, allo stesso modo una traduzione avrebbe sempre bisogno di un altro “occhio” per eventuali limature o aggiustature che dir si voglia, se non altro per scorgere i luoghi in cui la resa linguistica non è perfetta.
Detto ciò, capita sempre più spesso che tutti questi passaggi editoriali vengano saltati o fatti fare alla medesima persona (il traduttore, addirittura), perché la costante tendenza è quella di tagliare i costi. Tagliare i costi significa non solo far fare “meno cose”, ma anche pagarle meno e chiedere tempi di consegna del lavoro eseguito più rapidi. Con la conseguenza che il lavoro si precarizza sempre di più, i compensi diminuiscono (in proporzione sia alla quantità di lavoro svolto che al tempo richiesto per svolgerlo: dovete considerare che sia per la correzione delle bozze che per la traduzione il compenso è a cartella, non a tempo), e la professionalità dei lavoratori si abbassa.
Tutto questo, mi direte voi, è un film già visto, che accade quotidianamente in tanti altri settori lavorativi: non siamo i soli, purtroppo.
maggio 17th, 2009 at 06:39
@Stefano
>Nota bene: il primo e il secondo intervento firmati Stefano sono miei
Uno dei due dovrebbe cambiare nome. O identificarsi con un sito, come fa il Biblio. A questo punto se anche l’altro Stefano usasse il medesimo sito di riferimento, sarebbe sanzionabile da parte dell’amministratore. Se poi usasse il medesimo IDPE sarebbe ancora più grave. Avresti problemi di sicurezza. È ben vero che l’altro Stefano non conosce le regole della punteggiatura, ma nella fretta anche i redattori possono assopirsi.
Il discorso di questo Stefano è ineccepibile.
maggio 17th, 2009 at 09:22
Ho finito ora il romanzo e confermo che mi e’ piaciuto. Certo il fatto che sia una caccia al tesoro rende divertente la trama e aumenta la voglia di svelare il mistero della colonia perduta.
Prevenuto sulla grammatica di questa traduzione, a causa dei post qui sopra, ho dedicato attenzione anche alla caccia all’errore e devo dire che ne ho trovati.
Pero’ nella mia semplicita’, mi sono accontentato di gustarmi la trama e non a cassare il romanzo a causa dei vari errori su le migliaia di battute.
Sarebbe come vedere un orologio al polso di Russel Crowe ne Il gladiatore.
Se anche fosse successo, rimane che il film e’ un gran bel film e l’errore non cambia la trama.
Per la redazione. Se valuterete la possibilita’ di portare su Urania anche i capitoli precedenti quali A Talent for War e Polaris, penso che farete cosa gradita a tutti i vostri lettori.
Buone letture.
Gundam70
maggio 17th, 2009 at 18:07
Prendersela per il tono stizzito di G.L. (la cui competenza è nota tra gli addetti ai lavori) mi sembra un modo molto elegante di svicolare…
Ernesto ha già chiesto dove mancano i punti di domanda (questione che non pertiene peraltro alla traduzione, e neanche all’italiano, trattandosi di semplici refusi). Quiller ha correttamente fornito qualche esempio. Tuttavia, in che modo “un’operazione redditizia” non rende bene “a profitable operation”? Forse si preferiva “vantaggiosa”, ma non mi sembra molto diverso. Quanto a “substantial pieces”, l’aggettivo può avere valore letterale (sostanzioso, solido)o metaforico (sostanziale, importante). Il traduttore ha optato per il metaforico. Dov’è l’errore? O forse il dubbio è su “reclamation”? Tradurre “recupero” sembra corretto, a meno che il contesto non suggerisse “rivendicazione” o “richiesta”. Davvero, vorrei capire.
maggio 17th, 2009 at 20:43
@Antonio F: provo a spiegarmi meglio. Nei libri in inglese che leggo, spesso si trova questo uso di “operation” per indicare un’azienda, una ditta, etc. In italiano una “operazione”, in senso aziendale, è usualmente invece una singola manovra di un’azienda (es. una joint-venture, una acquisizione, una OPA, etc.) Ad esempio, l’allenaza FIAT-Chrysler è un’operazione, la FIAT o la Chrysler non sono operazioni. Invece nella traduzione col termine operazione si indica la Rainbow Enterprises nel suo complesso, e secondo me non ci può stare. Quanto a substantial, in inglese quasi sempre ha un significato quantitativo (una parte sostanziosa di un insieme numerabile) mentre invece sostanziale ha per noi un significato qualitativo (la parte fondamentale di un tutto unico) e anche lì mi è parso forzato. Detto questo: 1) mi è spiaciuto far arrabbiare il sig. Staffilano, che sulla traduzione mette nome e cognome mentre io solo un nomignolo sul forum; 2) il modesto fastidio provato da me nel leggere le forzature di cui sopra (di cui sono però convinto, sia ben chiaro) sono sproporzionate ai toni infiammati assunti dai commenti a questo post; 3) la traduzione migliora nettamente col trascorrere delle pagine (la famosa “doccia” fra l’altro non l’ho ancora incontrata): il buon giorno non si è visto pertanto dal mattino.
maggio 17th, 2009 at 21:24
@ Stefano: mi trovo costretto ancora una volta a invitarti a moderare i toni.
Rassicuro Ernesto che non sussistono problemi di sicurezza.
Quanto alla diatriba che si sta snodando da oltre 70 commenti, non posso fare a meno di notare di come sia partita da un rilievo un po’ pretestuoso, non a caso subito degenerato in una discussione sul lavoro di redazione, etc. Non posso quindi biasimare Staffilano per la sua reazione, ritenendo comprensibile che si sia sentito tirato in ballo esclusivamente come capro espiatorio in un tentativo di polemica più generale.
Degli esempi concreti che sono venuti fuori, il caso di “to take a shower” è emblematico: ormai è entrata nell’uso comune l’espressione “prendere una doccia” (probabilmente modellata sugli analoghi dei cugini anglofoni e francofoni), ma c’è ancora gente che reagisce scandalizzata a qualsiasi variazione del canone linguistico. Su substantial/sostanziale non so esprimermi, ma quanto alle “operazioni redditizie” chiunque può confermare che, sebbene non di uso frequente, capita di imbattersi in un utilizzo esteso e generalizzante della parola iniziativa in riferimento a società, compagnia o impresa. La scelta da parte del traduttore di usare “operazione” – che, come Quiller rimarca giustamente, in italiano viene sovente riferita a una manovra aziendale – può però portare un elemento aggiuntivo di esotismo non del tutto fuori luogo in un testo di questo tipo. Magari si tratta di una scelta compensativa, volta a bilanciare la “semplificazione” di qualche altro passo del romanzo. Senza il testo originale sotto mano nessuno può dirlo. E per questo prima di puntare il dito sarebbe opportuno interrogarsi sempre sulle intenzioni del traduttore, come ogni traduttore è obbligato a interrogarsi sulle intenzioni dell’autore con cui si trova a lavorare.
Voglio rassicurare tutti gli utenti che i commenti costruttivi postati su questo blog vengono tenuti nella massima considerazione da parte del Curatore e della redazione. Il blog esiste per questo. I commenti astiosi, inconcludenti, o semplicemente arroganti, anche quando sopravvivono al mio filtro, vengono semplicemente ignorati.
maggio 17th, 2009 at 23:50
@Antonio F
“Prendersela per il tono stizzito di G.L…….”
Nel caso ti riferissi tra gli altri anche a me, se ti interessa provo a spiegarmi, la prendo larga:
Non ho scritto nessun commento sulla traduzione del signor Staffilano, non ho la necessaria competenza culturale nè in italiano nè tanto meno in inglese.
Leggendo il libro ( un gran bel libro ) ho notato solo “operazione per azienda” e “prendere per fare” la famosa doccia.
Non vi ho dato molto peso, non credevo fosse neanche un “presunto errore” del traduttore ma una svista, magari tipografica o altro.
Inoltre e chi lavora lo sà bene, tutti si sbaglia, mai avrei pensato di scriverci su un commento sul blog.
Evidentemente qualcuno lo ha fatto e il signor Staffilano ha deciso di intervenire nella discussione, cosa che ho apprezzato moltissimo, è molto bello per un appassionato poter dialogare con chi opera affinche l’oggetto della sua passione sia disponibile.
Ma il modo, a mio modesto parere, è stato decisamente fuori dalle righe.
Che la traduzione fosse giusta oppure no non centra, il fatto è che non è piaciuta ( mi riferisco alle frasi incriminate non al lavoro complessivo ).
Davanti a tale evidenza era più elegante e simpatico dire “Si ragazzi, ho sbagliato ma cosa sono due sbagli davanti al resto?” oppure “Carissimi la traduzione è corretta però mi dispiace che non vi sia piaciuta”.
Se non altro sarebbe servito a chiudere la polemica.
Invece scrivere su un blog della Mondadori, ai suoi lettori, di non acquistare i libri pubblicati dalla stessa Modadori da parte da chi riceve un compenso da quest’ultima per tradurli, personalmente l’ho trovato offensivo e di questo ero e sono convinto, lo ribadisco.
A torto o a ragione bisogna essere precisi e rispettosi nei confronti di chi legge, ciò vale ancor più per chi è del “mestiere”.
Sul valore di Staffilano nel suo lavoro fà fede ciò che dice Ernesto, sul valore della sua affabilità mi permetto cortesemente di dubitare.
Spero di essere stato esaustivo.
Salute a tutti.
maggio 18th, 2009 at 00:03
Bibliotecario, non credo che la Mondadori abbia bisogno di avvocati. Come non credo che i lettori smetteranno di acquistare “Urania” per un invito provocatorio di Staffilano, che resta uno dei traduttori migliori in attività, in risposta a una serie di attacchi rivolti deliberatamente alla sua opera e poi rivelatisi quasi del tutto inconsistenti.
maggio 18th, 2009 at 00:07
@Quiller
Adesso è più chiaro. Per “substanzial”, in effetti, il traduttore sembra aver scelto un uso metaforico, laddove tu pensi che l’originale richiedesse l’uso letterale (quantitativo). Come nota X, occorrerebbe aver sottomano il contesto. Per “operation”, è vero che “operazione” indica in italiano una manovra, piuttosto che un’impresa. Anche qui occorrerebbe aver chiaro il contesto, ma mi viene il dubbio che, pur riferito a una ditta, il termine “operation” possa qui assumere una valenza metonimica, indicando un’impresa che diventa redditizia a causa di una circostanza, un evento (una formula, nel secondo esempio) che è (essa sì) un’operazione. Spero di non essere stato troppo oscuro…
maggio 18th, 2009 at 00:27
@Giovanni De Matteo
Lungi da me fare l’avvocato della Mondadori, non volevo dare questa impressione.
Io i libri della mondadori li compro e nel caso in essi vi sia qualcosa che non mi piace, mi sento in diritto, visto che me nè è stato dato lo strumento di dirlo.
E mi piacerebbe ricevere, nel caso, delle risposte dal tono diverso da quelle ricevute negli interventi del signor Staffilano, indipendentemente dalla bravura di chi li scrive.
E’ una questione di cortesia.
maggio 18th, 2009 at 08:24
@X
Il problema di sicurezza non è ovviamente del sito.
Visto che due utenti utilizzano il medesimo nome suggerivo ad uno di essi di identificarsi dando un collegamento ad un sito, per problemi di chiarezza. Evidentemente il mio troll personale potrebbe fare lo stesso. In questo caso l’amministratore potrebbe verificare l’indirizzo di posta elettronica e se gli indirizzi fossero uguali i casi potrebbero essere:
-gli utenti sono gli stessi
-l’utente normale ha un indirizzo notorio
-l’utente normale ha un indirizzo riservato (in quest’ultimo caso ha lui un problema di sicurezza).
Non conosco la struttura tecnica di questo dil, ma certamente l’indirizzo IP, il nome e l’indirizzo di posta da qualche parte devono essere registrati e quindi dovrebbe essere facile, sia verificare l’esistenza di un utente che mantiene un comportamento birichino, sia distinguerlo dall’utente del quale usurpa il nome.
Ovviamente ci dovrebbero essere delle regole per inibire ai troll sistematici di intervenire in questa sede. Ma il problema è vostro.
maggio 18th, 2009 at 08:53
Ci sono vari punti da chiarire. Del prezzo abbiamo parlato. Sui cicli lunghi: Hamilton lo abbiamo pubblicato quando eravamo ancora quattordicinali, il che voleva dire poter stampare tranquillamente un romanzo all’anno suddiviso in quattro numeri di “Urania”. Anche così, per completare la prima trilogia ci sono voluti tre anni e dodici volumi della nostra collana. Ora che siamo mensili, i tempi raddoppierebbero… Nonostante questo, siate tranquilli: un nuovo Peter F. Hamilton è in arrivo per il 2010-2011 e probabilmente ce la caveremo con una suddivisione in due soli volumi (max 3).
Infine, per la questione traduzioni. E’ vero, ci sono dei problemi. Non tutto è oro quel che luce e non tutto è italiano quel che si stampa. Sono convinto che debbano migliorare non solo le prove date dai traduttori in prima battuta, ma anche quelle dei revisori che vengono pagati per riguardare i testi prima di mandarli in stampa. E’ logico che un traduttore, per quanto bravo ed esperto, possa prendere una topica o effettuare, nella febbre del lavoro, una scelta poco felice. E’ meno comprensibile, invece, che un revisore professionista lasci correre come se nulla fosse. A parziale “discolpa” posso solo dire che la lavorazione dei nostri libri avviene a ritmi frenetici, da cardiopalma. Tuttavia, a garanzia dei lettori mi impegno personalmente perché prevalga sempre più un elementare principio: la traduzione NON E’ un passaggio dall’inglese all’angloitaliano, ma dall’inglese (che pensa, costruisce, allude in modi completamente diversi dai nostri) alla grammatica e soprattutto alla sintassi della dolce, insuperabile lingua del sì.
maggio 18th, 2009 at 11:56
Lettore, piacere di conoscerti. Parlare con te mi fa sentire un po’ come Italo Calvino. Credo tu debba sapere che io sono solo l’amministratore di questo blog per conto di “Urania”, e così le presentazioni sono fatte.
Anche a beneficio di Stefano, ti ribadisco che quello che tu, Lettore, additi come motivo di sconcerto è un atto di trasparenza nei vostri confronti. Ovviamente sarebbe stato un po’ improbabile che tutti i commenti venissero presi in considerazione, incluse le frecciatine personali e le piccole e grandi insoddisfazioni che vengono espresse in questa sede per i motivi più vari, che spesso esulano dalle scelte editoriali (si veda la vicenda dell’aumento di prezzo). I commenti costruttivi, invece, le proposte, gli stimoli a fare meglio, sono la linfa di questo spazio e la presenza costante di Giuseppe Lippi dimostra l’interesse per le reazioni dei lettori.
Non mi dilungo nel ribattere colpo su colpo alle varie critiche mosse al mio commento sulla faccenda della traduzione, perché dovrei ripetere quanto già detto. Quindi rimando a qualche commento più in alto.
Voglio infine rassicurare Ernesto ancora una volta: ho la visibilità di e-mail e IP e i due utenti che si firmano Stefano ritengo siano persone diverse (la certezza non posso averla in quanto uno potrebbe usare due indirizzi e due provider diversi, e risultare per questo non individuabile). Benché, come facevi notare giustamente tu, la differenza di toni e di modi sia palese, continuo a non capire quale convenienza abbiano nell’usare la stessa firma.
Giovanni De Matteo
maggio 18th, 2009 at 13:04
@X
Uno è un evidente troll e quindi sono chiare le motivazioni. L’altro invece probabilmente ci tiene molto al proprio nome. Decisamente legittimo.
Spero che tu abbia verificato la validità dell’IDPE fornito dal troll. Se non sai come fare te lo posso spiegare (ovviamente senza scrivergli) in privato. Se l’indirizzo fosse fasullo sarebbe un ottimo motivo per impedirgli l’accesso.
Per quanto riguarda l’IP ci sono molti modi per mascherare quello vero. I troll di una volta avevano competenze tecniche elevate; così ad occhio in questo caso, non direi.
maggio 18th, 2009 at 13:12
La questione dei punti di domanda.
Diversi han notato la mancanza dei punti di domanda. Io, a parte dove i punti di domanda non devono esserci, no.
Qualcuno sarebbe così cortese da dirmi dove?
L’unico posto dove qualcuno potrebbe ritenere necessari i punti di domanda è in quella conversazione dove le affermazioni di Tizio, sono rafforzate dalle risposte di Caio.
Ma i punti di domanda, giustamente non ci sono.
La traduzione è veramente buona…
maggio 18th, 2009 at 19:04
A proposito del prezzo di Urania e “sorelle” ho notato che tenendo conto del numero delle pagine, della grafica e di altre cose e confrontando il tutto con altri volumi, editi da altre case editrici (è sufficiente andare in libreria, navigare in Internet e sfogliare cataloghi) si arriva alla seguente conclusione: Abbiamo i prezzi più bassi per la “nostre” riviste!!!
maggio 18th, 2009 at 19:48
Ringrazio il direttore per l’intervento, al solito franco ed equilibrato. Mi fa piacere che si ammetta che qualche problema sulle traduzioni c’e’, e ancora di più il suo personale impegno per migliorare la situazione.
maggio 18th, 2009 at 22:21
Il libro lo sto or ora leggendo e mi sembra veramente molto bello, come penso anche gli altri dello stesso autore, “troppo voluminosi” per Urania. Pe risolvere il problema non si potrebbe realizzarli in versione E-BOOK? Sì, so già le critiche dei collezionisti, anche a me piace “l’oggetto” libro, ma…dato che la tecnologia c’è, si potrebbe approfittarne…Non sarebbe fantascienza…E questo potrebbe valere anche per la collana normale, i Gialli, Segretissimo…qui parla un lettore con seri problemi di spazio…
maggio 19th, 2009 at 12:07
Sono appena intervenuto sulla tavola dei commenti facendo un po’ di pulizia. Purtroppo ho avuto solo adesso il tempo di compiere qualche verifica, e ho potuto constatare come la signora o presunta tale che si è firmata Alessandra Beni prima e Tina Marlun poi (commenti ricevuti dal medesimo IP) avesse dichiarato indirizzi e-mail palesemente falsi. Questi elementi, combinati alla veemenza dei toni usati, mi spingono a valutare un esplicito intento di provocazione e una poco trasparente volontà di inquinare il clima.
Siccome i suoi commenti contenevano attacchi espliciti e non documentati al lavoro della redazione e di G.L. Staffilano, ho ritenuto quindi opportuno procedere con la rimozione dei suoi commenti. Mi dispiace se la lettura della sequenza potrà ora risultare lievemente sfalsata, con repliche a interventi cancellati, ma d’ora in avanti la prassi sarà questa: ogni sospetto di flame verrà trattato opportunamente, a discrezione della redazione web.
Non sono necessarie repliche a questa comunicazione. Certo della vostra comprensione, ringrazio tutti per la collaborazione.
maggio 20th, 2009 at 08:57
Proviamo a riassumere, perché sono convinto che non tutti sappiano cos’è un troll e nemmeno un IP. Insomma, pare che ci siano pervenuti alcuni interventi di lettori-lettrici “fantasma”, mascherati dietro indirizzi email falsi e identità di comodo per sparare a zero su Urania, le sue traduzioni, ecc. Abbiamo sempre detto che siamo aperti a tutti i suggerimenti e le critiche, purché fatti con onestà e spirito costruttivo. Bene ha fatto Giovanni De Matteo, nostro blogmaster, a cancellare i messaggi inquinati e in malafede (tanto palese malafede da servirsi di indirizzi fasulli). Purtroppo, c’è ancora della gente che vive dei suoi periodici attacchi di bile. Facciano pure, ma a noi non interessa e andiamo avanti.
maggio 24th, 2009 at 08:08
@x e @Giuseppe Lippi
Avrei invece letto con “piacere” i post incriminati. Sarà che sono contrario alla censura preventiva o posteriore che sia, ma ritengo che anche ciò che non approvo una volta letta da qualcuno sia poi letta da tutti. Approvo invece meccanismi per aumentare la sicurezza.
maggio 24th, 2009 at 09:09
@LupodeiCieli
Non è un problema di censura. Ovviamente tutti possono scrivere spiacevolezze. Se lo fanno mettendoci la faccia (ovvero non nascondendosi dietro indirizzi fasulli) si potrebbe pensare che quella sia una opinione. Ma spesso è insulto puro.
Inoltre, temi non attinenti, dovrebbero essere espunti, a prescindere dai toni.
L’alternativa alla cancellazione delle imbucature “improprie” è l’approvazione preventiva da parte del gestore. Ciò provocherebbe ritardi nella pubblicazione dei commenti, visto che non penso che Mondadori voglia stipendiare 5 o 6 gestori per gestire il dil 24 ore su 24.
Gli interventi sono rimasti sul sito fin troppo (più di una settimana). Non erano di alcun interesse, erano insultanti per qualcuno. Gli utenti assidui li hanno letti.
Io non sono né X, né Lippi, ma essendo stato parte in causa sono estremamente irritato che qualcuno venga qui per la curiosità di vedere cosa dice un troll e non trovandolo si lamenti della censura.
Sprecherei la mia indignazione per cause migliori.
Mi verrebbero in mente delle considerazioni più pesanti, ma siccome sei un amico, se sei interessato, scrivimi pure. Vedrò di soddisfare la tua curiosità.
maggio 24th, 2009 at 15:40
Seeker, comprato e letto. Molto, molto carino!
maggio 31st, 2009 at 10:56
@Ernesto
Ovviamente non ero venuto spinto dalla curiosità per un troll. Ma se in una discussione che va avanti da qualche tempo, e continua ad essere presente, trovo mancanti alcuni post a cui altri fanno riferimento son punto dal desiderio di conoscere di cosa si parli. Ciò giusto per chiarezza. Ora passiamo a cose più serie e ovviamente in argomento. Ho quasi terminato Seeker e sono d’accordo con Te e con molti altri. E’ molto piacevole, una bella storia ben raccontata. Francamente i presunti errori di traduzione non mi hanno affatto disturbato. Spero in altri numeri d’ Urania così.
maggio 31st, 2009 at 11:24
@LupodeiCieli
Scusa Lupo se sono stato un poco brusco sull’argomento troll.
Sono lieto che tu abbia apprezzato Seeker, non ne dubitavo Abbiamo gusti simili.
I presunti errori sono inezie. Ci sono certo, ma molti non li avrebbero immaginati se qualcuno non glieli avesse fatti presenti.
Una riprova è la presentazione di Epix. Io ho reclamato in privato, ma evidentemente la mia protesta non è stata presa sul serio. Hanno corretto solo le lettere apostrofate in lettere accentate ed un evidente errore di battitura, ma la punteggiatura, le parole saltate e gli americanismi, no.
Abbiamo letto dotte disquisizioni, ad esempio, su come andava tradotto operation (la scelta di Gielle mi ha disturbato un poco, ma purtroppo la sua scelta è entrata nell’uso comune) e nessuno ha eccepito su “direzione”. Speravo in un troll buono, in un Biblio, in un Quiller, in un Gundam70 che segnalasse l’americanismo. Ma evidentemente il troll buono non esiste e gli altri vedono le cose solo se qualcuno gliele indica
maggio 31st, 2009 at 16:18
Ah, ma io sugli articoli dei blog sono infinitamente più tollerante…:-)
In particolare, in questo tipo di annunci scansiono velocissimamente il tutto alla ricerca di autori, opere e date di pubblicazione…il resto potrebbe anche essere sostituito da numeri, come nell’aneddoto cifrato!
Seeker l’ho ovviamente terminato, il giudizio finale è positivo, anche se fino a metà circa l’ho trovato piuttosto noioso. E’ come se l’autore abbia tenuto il freno a mano tirato fino a un certo punto, volutamente evitando conflitti e situazioni di tensione (e anzi ridicolizzandoli, sotto forma di quei “film” che la narratrice visiona nel corso della prima parte, pieni di effettacci e trovate sensazionalistiche). Ma alla fine anche McDevitt deve pagar pegno alla necessità di un conflitto e di un briciolo di thriller, ed ecco che anche qua (come in un qualsiasi hardboiled) a un certo punto entra dalla porta un uomo con la pistola (o dal portello un uomo con un laser): finalmente! I clichè diventano tali perchè funzionano, evidentemente.
Aspetto negativo l’assenza di qualsiasi estrapolazione socio-politico-storica su questa società del futuro, in tutto e per tutto uguale agli USA contemporanei (ci sono persino i talk show) se non per l’assenza (ancora!) di conflitti, povertà e crimine.
In sintesi, voto 6.
giugno 3rd, 2009 at 19:38
Finito di leggere in questi 4 giorni di festa. Mi è piaciuto molto.
Sposo in pieno il commento di Lippi pubblicato sul libro: “Credibile e quasi documentaria, la fantascienza di McDevitt non è mai barocca. Uno stile asciutto e realistico imprime un tocco di realismo anche alle vicende ambientate nel più lontano futuro e la scienza non è mai puramente immaginaria. La sua passione per i misteri di antiche e remote civiltà aggiunge un tocco di suggestione a vicende ben articolate e caratterizzate. ”
Aggiungerei anche un tocco di humor grazie alla protagonista femminile Chase Kolpaht, che inviterei volentieri per una cena leggera accompagnata da un buon vino …
Voto finale 9
giugno 7th, 2009 at 22:17
Bello, interessante premessa ben sviluppata, qualche vago accenno Asimoviano. Sopratutto bel finale.
giugno 16th, 2009 at 17:30
Ho visto che altri lo hanno già fatto notare ma io ho iniziato a leggere Seeker qualche giorno fa. Troppi errori di traduzione e pure di italiano!
Il romanzo in sé mi avvince e non sono arrivato che ad un terzo ma mi infastidiscono frasi senza senso o errori marchiani della lingua italiana!
Tra l’altro il traduttore, che non conosco, non mi sembra un dilettante.
Però, Alan e Giuseppe, trattandosi di romanzi premio Nebula, assegnato dai colleghi scrittori, quindi validi anche da un punto di vista letterario nella lingua originale, per favore, assegnateli a Piero Anselmi o qualche altro veterano (anche se non me ne vengono in mente di migliori)!!!!
Speriamo bene
ciao
anjel
giugno 16th, 2009 at 21:06
Anjel, per cortesia, recaci qualche esempio, corredato da numero di pagina, così che si possa verificare anche da noi stessi.
Staffilano è un veterano sulla cui bravura è impossibile eccepire, e la tua richiesta mi sembra onestamente un po’ stravagante…
giugno 17th, 2009 at 19:30
Giovanni, visto che lo chiedi, e ribadendo che a) sto ancora leggendo il romanzo; b) ho iniziato a tenere traccia degli errori (secondo me dovuti semplicemente alla mancata revisione del testo prima del “visto si stampi”) soltanto da quando mi hanno infastidito molto:
pag. 97, terza riga: “Impiegai quasi TUTTORA la giornata…;
pagina 109, settimo capoverso: “SI nuovo in ufficio al mattino.”;
della doccia “presa” a pag. 148 hanno già detto altri e non aggiungo nulla.
pag. 150, nel corso del dialogo: “- M’interessa una ultraluce che la Fondazione acquistò dalla Survey nel 1392.
Inarcò (?) le sopracciglia – Nel 1932?”
(non ho l’originale ma credo che l’inversione della data sia proprio un errore).
Mi fermo, per quanto sia convinto che mi sia sfuggito qualcosa, perché sono arrivato a pagina 156, e ripeto che il romanzo mi piace.
Sciocchezze, sciocchezzuole, quisquilie, pinzellacchere che in passato si sono già incontrate e taciute ma non per questo non degne di segnalazione.
Non ho messo in discussione la bravura del traduttore tant’è che non mi sono addentrato – come altri, e non senza ragione – nei meandri della traduzione di parole od espressioni non possedendo io, come ho detto, l’originale, né ritenendomi competente (ho tradotto soltanto due racconti pubblicati in un Millemondi negli anni ’80 quando il curatore era Gianni Montanari e che mi aiutò non poco).
Credo tuttavia che una revisione fosse doverosa e, per intendersi, da parte di chiunque ne avesse la responsabilità, traduttore o redazione.
Dov’è la stravaganza nel richiedere, da acquirente e fruitore di un prodotto letterario, maggiore serietà nel lavoro, che si tratti di traduzione, di revisione, di editing…?
ciao
giugno 17th, 2009 at 19:47
La stravaganza a cui mi riferivo io era nella richiesta sulla traduzione. Quelli che mi segnali tu – e ti ringrazio per la tua onestà – sono in tutta evidenza dei refusi. Che sia mancato un passaggio di revisione mi pare che lo abbia ammesso Lippi in persona. In quel senso, la tua richiesta è sacrosanta. Una svista può occorrere anche a uno dei migliori traduttori in circolazione.
giugno 18th, 2009 at 10:52
E’ mia opinione che sulla bravura del traduttore da me “caldeggiato”, in maniera che tu definisci stravagante, sia altrettanto “impossibile eccepire” ma non è mia intenzione, né mio compito, stilare classifiche dei traduttori.
buon lavoro
gennaio 20th, 2010 at 12:03
Buongiorno mi chiamo Michela, non riesco a trovare Seeker di Jack McDevitt.
Vi chiedo come e dove posso ordinarlo?
Grazie e buona giornata a tutti.
marzo 6th, 2010 at 01:46
Premetto che oggi e’ la prima volta che incontro questo blog, e mi hanno stupito sia la competenza di certi lettori (invidia ) sia la presenza del traduttore e di figure ufficiali della collana Urania.
Veniamo ora al dunque: sono abbonato ad Urania da anni ormai, e non so piu’ dove mettere tutti quei volumi ormai consunti (letti e riletti con somma disperazione di mia moglie) che occupano sempre piu’ spazio nella mia piccola biblioteca che si rivela sempre troppo piccola.
Capita anche a me di trovare, a volte, quelle che a mia vista sembrano “inesattezze” nelle traduzioni o semplici errori di ortografia (refusi?), ma che in definitiva nulla tolgono alla validita’ di un racconto e che certo non disturbano il piacere della sua lettura.
Concordo sul fatto che, avendo uno strumento per porre questi problemi all’attenzione di chi ne e’ responsabile, sia giusto e doveroso farlo; ma non vedo come l’ottima qualita’ della collana possa venire messa in discussione partendo da questi fatti.
Conscio della mia ignoranza in materia di editoria, comunque, solitamente parto dal presupposto che la traduzione di un qualsivoglia racconto o romanzo debba sempre fare i conti con le intenzioni dell’autore: cosi’ come leggendo un racconto la mia fantasia trasforma in immagini cio’ che e’scritto, lo stesso credo valga anche per il traduttore.
Dando quindi per scontato che ciascuno di noi “veda” in modo diverso cio’ che legge, ritengo che spesso cio’ che a me sembrano inesattezze possano essere invece semplicemente un tentativo del traduttore di rendere nel modo piu’ fedele possibile cio’ che l’autore intende.
Ovvio che quindi lettori diversi possano trovarsi in disaccordo su alcuni aspetti della traduzione.
Tuttavia, come gia’ detto, non credo che questo basti a guastare il piacere della lettura di quel racconto.
Fatti salvi alcuni (pochissimi) evidenti errori, ritengo che la traduzione perfetta non possa e non debba esistere, poiche’ comporterebbe la perdita di quella visione fantastica che deriva dalla lettura di un buon racconto.
Scusandomi per la mia prolissita’, rinnovo i complimenti a chi concede ai lettori come la possibilita’ di rilassarmi leggendo un buon racconto, senza preoccuparmi di null’altro se non di finire la lettura troppo presto.