I funerali di Lino Aldani
Nel racconto di Giuseppe Lippi.
Lunedì 2 febbraio in tutta la Lombardia c’è neve; non ce la sentiamo di partire in macchina e alle 12,05 prendiamo un treno in Centrale. Alle 12,33 siamo a Pavia, dove ci raccoglie il genero di Lino, dottor Angelo Corsico. Essendo medico, ci fornisce alcune informazioni sulla patologia: Lino Aldani è stato bene fino all’estate 2008, ma in settembre ha cominciato ad accusare disturbi alla prostata. Fattosi esaminare, ne è uscito con una diagnosi tranquillizzante per quanto riguarda il problema specifico, ma con la scoperta (casuale, a quanto sembra) di un piccolo tumore al polmone. Nonostante le dimensioni ridotte, si tratta di una forma particolarmente aggressiva: adeno-carcinoma. Non è uno dei tumori che attaccano preferibilmente i fumatori, ma di quelli che possono colpire chiunque; il fatto paradossale è che Lino Aldani non aveva alcun disturbo respiratorio.
Arrivati all’Istituto per le Malattie del lavoro, saliamo al terzo piano; qui ha sede una fondazione che assiste i malati terminali. Ancora fino a Natale, raccontano il dottor Corsico e sua moglie Elettra, figlia unica di Aldani, lo scrittore era riuscito a partecipare alla vita di famiglia, sia pure sempre più inappetente e con difficoltà motorie. Per spostarsi da una stanza all’altra usava la poltroncina a rotelle dello studio: questo perché il tumore aveva cominciato a diffondersi nelle ossa. La situazione è precipitata dopo Capodanno e l’8 gennaio, in seguito allo spezzarsi del femore, è stato necessario trasportarlo all’ospedale. Qui Aldani è rimasto poco più di tre settimane: prima presente a se stesso e impaziente di essere dimesso (“Sto morendo”, diceva ad Elettra, “fatemi tornare a casa mia”), poi gradualmente più stanco e, negli ultimi giorni, meno lucido. Non c’è stato niente da fare e si è spento la notte tra venerdì 30 e sabato 31 gennaio. Avrebbe compiuto 83 anni il 29 marzo.
Nella camera ardente arriviamo poco prima della chiusura della bara. In qualche minuto è tutto finito e il convoglio delle macchine prende la strada di San Cipriano Po, il paese di Aldani a una ventina di chilometri.
Qui, alle 14,00, si svolge una breve cerimonia civile nella sala comunale, alla presenza del sindaco Pietro Faravelli, dei parenti stretti e alcuni amici: gli editori Ugo Malauti e Armando Corridore, vari affezionati lettori. Diamo un breve addio allo scrittore di “Buonanotte Sofia”, “37° centigradi”, Quando le radici ed Eclissi 2000. Ugo Malaguti parla della sua fantascienza realistica e impegnata, io stesso ricordo l’apertura dei tempi in cui Aldani cominciò a scrivere, il breve periodo del boom negli anni Sessanta. E’ strano parlare di fantascienza davanti a una cara persona morta: penso che sia la prima volta che mi capita e, spero, l’ultima. Molti hanno le lacrime agli occhi; Mirella, moglie di Aldani, è stretta tra le cognate. La fantascienza sarebbe davvero fuori posto, se non fosse anche ciò che ha rappresentato l’arte di Aldani. E per un uomo che scrive, vita e creazione sono una cosa sola.
Del resto, molti dimenticano che “fantascienza” è un’etichetta di comodo, una gabola quasi, ma è il fantastico che sta al cuore dell’operazione e Lino Aldani è stato un grande del fantastico, definizione che non credo respingerebbe. Fantasia lucida e avvertita, si è detto, per capire la realtà invece che sfuggirla. E che da oggi vivrà nel ricordo e nei suoi libri.
La mattina di martedì 3 febbraio, Aldani è stato cremato e l’urna inumata nel cimitero di San Cipriano Po.
G.L.
Posted in Antigravità
febbraio 4th, 2009 at 05:22
Non ho potuto esserci. Grazie infinte per queste parole.
febbraio 4th, 2009 at 11:42
Grazie, Giuseppe, per questo semplice resoconto, senza enfasi e senza retorica. Nel ricordo mi rimarrà la bella festa per gli ottant’anni di Lino, nel 2006, al Ponte della Becca e poi a casa sua, a San Cipriano Po.
febbraio 4th, 2009 at 19:58
Grazie anche da parte mia. Hai detto molto, hai detto tutto, nel modo sobrio che era così suo.
febbraio 8th, 2009 at 16:28
Ma avanti, non disperate! Come tutti gli scrittori, Lino grazie alle sue meravigliose opere vivrà per sempre… Ha lasciato la sua traccia indelebile e, accidenti, non è da tutti! Grazie, Lino