Oscar Vault – Un Atlante per le Nuvole
Oscar Vault
a cura di Beppe Roncari
Un Atlante per le Nuvole
Sono passati vent’anni dalla pubblicazione (2004–2024) del capolavoro di David Mitchell, “Cloud Atlas – L’Atlante delle nuvole”, portato nei cinema dalle sorelle Wachowski nel 2012 con un cast stellare e ora riproposto sugli Oscar Cult.
Nella postfazione dell’autore, scritta a Hiroshima in occasione di questo importante anniversario, Mitchell ci spiega la storia del titolo del romanzo, nata con il ritrovamento di un CD di musica giapponese per pianoforte. Uno dei brani si chiamava “Cloud Atlas parti 1–111” di Toshi Ichiyanagi…
L’associazione mi si è imposta. “Atlante delle nuvole”? Non ha senso. Gli atlanti sono permanenti. Le nuvole effimere. Le nuvole non stanno nei libri, come l’inchiostro non è in cielo. C’era qualcosa però in quel paradosso di due parole. Un sentimento simile a quelle rare volte in cui incontro una persona per la prima volta e sento l’illogica certezza che la conosco da sempre. Non sai come. Lo sai e basta.
Lo stesso sentimento e lo stesso paradosso sono – per espressa ammissione dell’autore – il cuore del romanzo, che è composto da sei storie. Sei piani temporali differenti ma misteriosamente intrecciati e interdipendenti tra loro, un po’ come nel “Castello dei destini incrociati” di Calvino. Il che non è un caso.
Io volevo davvero un romanzo di Calvino con questa struttura: A1, B1, C1, D1, E1, F, E2, D2, C2, B2, A2. Come un nido di matrioske. Qualcuno aveva scritto un libro del genere? Io non ne conoscevo […]. Un romanzo-matrioska poteva funzionare? […] Non lo sapevo. Ma avevo messo a fuoco l’idea. Un giorno avrei provato.
E così ha fatto.
La struttura a matrioska dell’“Atlante delle nuvole” era una scommessa, ma oggi, a vent’anni dalla pubblicazione, possiamo dire con certezza che l’azzardo di David Mitchell ha pagato eccome. È stato pubblicato in più di trenta lingue, ed è diventato oggetto di studio nei corsi universitari. Anche l’adattamento cinematografico, considerato difficilissimo persino dall’autore stesso, continua a essere popolare.
Tutto inizia e finisce con Il diario dal Pacifico di Adam Ewing (A1 e A2), giovane notaio statunitense dei XIX secolo alla scoperta delle popolazioni indigene delle isole dell’oceano.
La seconda parte è costituita dalle Lettere da Zedelghem (B1 e B2), romanzo epistolare in cui un giovane musicista inglese degli anni Trenta del Novecento, Robert Frobisher, racconta le proprie avventure all’amico Rufus Sixsmith, incluso il ritrovamento del diario di Ewing.
Iniziate a vedere le interconnessioni tra queste vicende?
Segue Mezze vite: Il primo caso di Luisa Rey (C1 e C2), thriller ambientato in una cittadina fittizia della California nel 1975. Rufus Sixsmith, l’amico di Frobisher, diventato un un fisico nucleare, rappresenta il trait-d’union con la parte precedente.
Le connessioni continuano con la quarta storia, La tremenda ordalia di Timothy Cavendish (D1 e D2), romanzo autobiografico e autoironico. Cavendish è un uomo di 65 anni, un editore in crisi e in fuga da dei gangster, e accenna al fatto di stare leggendo la prima parte del thriller di Luisa Rey.
La parte successiva fa un salto in avanti nella Terra del futuro, e per l’esattezza nella città di Nea So Copros, costruita sopra l’antica Seul, e s’intitola Il Verbo di Sonmi-451 (E1 e E2). La protagonista fa la serviente in uno dei tanti fast food di Papa Song, una figura a metà strada tra guru religioso e grande imprenditore, e come tutte le altre colleghe artificiali vive seguendo alla lettera il suo catechismo, tenendosi stretta il sogno di raccogliere abbastanza stelle di gradimento per vivere per sempre felice e contenta alle Hawaii. In questo contesto, la storia di Cavendish è diventata un film.
Al centro della matrioska di trame c’è il fulcro dell’intero romanzo, ovvero la sesta e ultima vicenda, Sloosha Crossing e tutto il resto (F). In uno scenario postapocalittico di ritorno alle società primitive, dopo la Caduta degli Antichi, il giovane Zachry vive sulla Grande Isola, nelle Hawaii, e viene visitato da Meronyma, una donna della società altamente sviluppata dei “Prescienti”, sopravvissuta all’olocausto nuclareare, che gli mostra il video in cui Sonmi-451 lancia il suo manifesto di protesta e di liberazione…
Quindi, tutto ricomincia con la chiusura delle vicende precedenti, a ritroso, in una serie di rivelazioni e colpi di scena da brivido.
E magari chissà, avete mai notato sulla vostra pelle o su quella di qualche conoscente una strana voglia a forma di cometa? Forse siete anche voi già parte dell’Atlante delle Nuvole, e qualcuno in questo momento sta leggendo la vostra storia…
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