Oscar Vault – Ken Liu, “La grazia dei re”
Oscar Vault
a cura di Beppe Roncari
Ken Liu “La grazia dei re”
“Cantami, o Lutho, di Mata Zyndu l’ira funesta che infiniti addusse lutti agli Ano, e di Kuni Garu, l’eroe multiforme che a lungo vagò e molto patì…”
Potrebbe cominciare così “La Grazia dei Re”, primo libro della Dinastia del Dente di Leone di Ken Liu, una versione silkpunk dei poemi epici e delle più importanti vicende storiche dell’antica Cina. Le vicende della saga infatti sono ambientate in un mondo fantastico dominato da sette divinità in lotta fra loro per la supremazia sulle isole di Dara.
L’autore, nato in Cina e naturalizzato statunitense, si è fatto un nome come traduttore di opere fantasy e sci-fi, fra cui quelle di Cixin Liu, ed è stato il primo a vincere in un sol colpo i premi Hugo e Nebula e il World Fantasy Awards con lo stesso racconto, The Paper Managerie.
Il secondo volume della trilogia, “Il Muro di Tempeste”, uscirà in Italia l’anno prossimo, in contemporanea con l’uscita in lingua originale dell’ultimo capitolo della saga, “Il Trono Velato”.
La narrazione epica di Ken Liu ricorda per alcuni tratti le “Vite Parallele” di Plutarco e il “Silmarillion” di Tolkien, con la sua prospettiva di ampio respiro che indugia sui campi lunghi e lunghissimi, per poi piombare a volo d’aquila sui personaggi e sugli episodi più salienti.
La storia ha come protagonisti due uomini, alleati fraterni nella lotta per rovesciare l’imperatore Mapidéré, re di Xana. L’unificatore dei regni di Dara è probabilmente ispirato alla figura storica di Qin Shi Huang Di, primo imperatore della Cina, noto anche al pubblico occidentale per la sontuosa tomba a forma di piramide e per l’esercito dei guerrieri di terracotta che veglia sul suo sonno eterno.
Il duca Mata Zyndu è l’Achille di Ken Liu, ultimo rampollo dei guerrieri del regno di Cocru, cresciuto nel mito della nobiltà e degli ideali cavallereschi. Gigante nell’animo e di statura, ha due pupille per occhio, con cui scruta il mondo con severità inflessibile.
Kuni Garu, l’Odisseo di Ken Liu, è quanto di più lontano da Mata si possa immaginare. Viene da una famiglia borghese ed è un perditempo patentato, un imbroglione e un compagno di bevute, ma anche un politico nato, istintivo, ambizioso e geniale, la cui filosofia di vita è quella di fare sempre la scelta più interessante possibile.
Non mancano grandi personaggi femminili, come la principessa Kinomi di Amu, intrappolata nel tragico ruolo di donna bellissima, destinata a essere presa in considerazione solo come un simbolo; Jia Matiza, abile erborista che legherà il proprio destino a quello di Kuni Garu e sarà costretta a fare scelte difficili per i giochi della politica; Gin Mazoti, un’orfana con un passato da ladra di strada, destinata a diventare una grande stratega.
Oltre ai personaggi umani, prendono parte attiva alla trama anche le divinità patrone dei diversi regni. Leggendo i dialoghi fra gli dei di Dara sembra di essere trasportati a piè pari in scene tratte dai poemi omerici. Ogni divinità ha la propria personalità che influenza quella del proprio stato, sebbene gli dei stessi abbiano il dubbio che sia vero il contrario, e che siano i rispettivi popoli a influire sul loro carattere.
Come ci si può aspettare da un’opera silkpunk, un altro elemento portante della saga è la tecnologia, con trovate geniali come le aeronavi con remi di piume di falco Mingen e i Cruben meccanici, una sorta di sottomarini semoventi a forma di balene gigantesche, che aggiungono un tocco retrofuturistico alla storia.
Traduttore, autore, avvocato e padre di due figli, viene da chiedersi dove Ken Liu abbia trovato il tempo per creare le sue storie. In un’intervista ha dichiarato di aver scritto il secondo volume della saga sul treno, e in un’altra di utilizzare il supporto di una piccola wiki per ricordare tutti i fili della trama di un mondo tanto ricco e complesso. Anche darsi dei ritmi e obiettivi precisi ha aiutato: non a caso “La Grazia dei Re” è nato durante un NaNoWriMo, il contest online in cui gli scrittori si incitano a vicenda a scrivere ogni giorno per un mese.
Nella dedica, l’autore ricorda il suo debito nei confronti della nonna, la persona che lo ha introdotto ai grandi eroi della dinastia Han, facendo breccia nella sua immaginazione: “Ricorderò per sempre i pomeriggi passati insieme, ascoltando i cantastorie pingshu alla radio.”
E voi, siete pronti a farvi rapire dalla ricchezza di un mondo intrigante e costellato di personaggi indimenticabili?
Buona lettura e in bocca al Cruben!
Posted in Fantasy, Grandi Saghe, Oscar Vault
giugno 24th, 2020 at 18:35
Opera che merita una lettura