Coming soon: Millemondi… distopici!
T E N E T E V I F O R T I . . .
… perché a LUGLIO è in arrivo uno scoppiettante MILLEMONDI tutto italiano!
Protagonista assoluto del volume sarà il tema della DISTOPIA, raccontato da un agguerrito plotone di autori e autrici di primissimo livello.
Ecco in anteprima le penne che hanno dato vita a questa antologia esplosiva, e i titoli delle loro opere.
– INTRODUZIONE
di Franco Forte
– “HECTOR”
di Paolo Aresi
– “COGITO ERGO SUM”
di Valeria Barbera
– “NINFE SBRANATE”
di Francesca Cavallero
– “YAMAPURI”
di Alberto Cola
– “IL DISTILLATORE”
di Milena Debenedetti
– “AL SERVIZIO DI UN OSCURO POTERE”
di Giovanni De Matteo
– “NEGLI OCCHI DI CHI COMANDA”
di Linda De Santi
– “LA FREDDA GUERRA DEI MONDI”
di Valerio Evangelisti
– “FACCIAMO VENERDÌ?”
di M. Caterina Mortillaro
– “A SCRIVERE DISTOPIE”
di Simonetta Olivo
– “LILIA (UN’ESTATE)”
di Giampietro Stocco
– “TRANNE LA PELLE”
di Nicoletta Vallorani
– “SEOCRAZIA”
di Andrea Viscusi
E infine, come POSTFAZIONE, “Mappe della distopia: il fascino del peggiore dei mondi possibili”
di Carmine Treanni
Appuntamento con tutti in edicola a luglio!
Posted in Fantascienza, Millemondi
giugno 13th, 2020 at 07:37
Grandissimo!
giugno 13th, 2020 at 08:07
Bellissimo!!!???
giugno 13th, 2020 at 14:00
Tutto splendido in questo prossimo MilleMondi a cominciare dall’immagine di copertina e su come si è arrivata a sceglierla.
Gli autori dei racconti sono una sicurezza, la Fantascienza italica gode di ottima salute.
Non c’è due senza tre, già penso a quale sarà l’argomento di base del MM del 2021
giugno 13th, 2020 at 20:24
Devo dire che Franco Forte mi sta sorprendendo. Dopo la scomparsa di G.Lippi ero molto triste e pessimista. Mi sto ricredendo. Urania sta dimostrando grande vitalità attraverso ottime scelte editoriali. Solo, mi chiedo, come mai Forte non assuma ufficialmente la funzione di curatore della testata. Sarebbe secondo me un gesto…forte 😉
giugno 14th, 2020 at 11:59
@Luigi Mingione: caro Luigi, approfitto della tua domanda suo mio ruolo in Urania per rispondere ai tanti che, su questo blog o nei vari social online, ne discutono spesso, lanciandosi in affermazioni a volte campate un po’ per aria, visto che dimostrano di conoscere poco le dinamiche interne di una casa editrice. Vediamo se riesco a fare un po’ di chiarezza su questo.
Presso gli editori i curatori delle collane sono gli EDITOR, cioè coloro che compiono le scelte editoriali su ciò che deve essere pubblicato. Agli editor fanno riferimento anche i curatori, che sono consulenti esterni preposti a suggerire agli editor testi da pubblicare. Testi che devono sempre passare il vaglio dell’editor, che in ultima analisi è colui che firma le acquisizioni delle opere. Come dire, insomma, che l’editor è il direttore editoriale di una collana, mentre il curatore è un consulente esterno a cui l’editor si appoggia per avere suggerimenti sulle opere da proporre ai lettori. Nel momento in cui l’editor compie in autonomia le scelte su cosa pubblicare, senza avvalersi di curatori esterni di appoggio, è egli stesso curatore, ma mantiene lo status di editor che, nella gerarchia delle case editrici, è a un livello superiore rispetto a quello del curatore esterno (i curatori, per esempio non possono acquistare presso le agenzie nazionali o internazionali i romanzi che si decide di pubblicare, né pagare i traduttori o i collaboratori). Tutto questo per spiegare che io sono l’editor di Urania (così come dei Gialli Mondadori e di Segretissimo, ma anche di alcune collane da libreria, come gli Oscar Draghi Urania o Oscar Historica), e dunque, adesso che non ci appoggiamo più a un curatore esterno, ne sono anche implicitamente il curatore. Ma la dizione con cui compaio, oltre a quella di direttore responsabile (che ha una valenza sono amministrativa), è quella dell’editor, perché questa è la mia funzione ufficiale.
Oltre a questo c’è da dire che Urania era rimasta l’unica collana in tutta Mondadori a riportare internamente la dicitura “a cura di” riferita al curatore della collana. Questo è accaduto per un motivo ben preciso: quando Fruttero & Lucentini vennero chiamati a selezionare i titoli per Urania, imposero per il loro ruolo questa definizione, perché non erano dei veri e propri editor della casa editrice (operavano su più fronti, anche con altri editori) ma dei consulenti esterni che si occupavano, come dicevano loro, della “cura” della collana. Per tradizione, dunque, seppure obsoleta e, come detto, unica eccezione in tutta Mondadori, anche dopo Fruttero & Lucentini (per quanto loro agissero come dei veri e propri editor, visto che avevano anche il potere di “firma” sulle acquisizioni) è stata mantenuta la dizione “a cura di”, prima con Gianni Montanari, e poi con Giuseppe Lippi, che a loro volta non erano editor Mondadori, ma consulenti esterni che si occupavano di recuperare titoli per la collana, facendo riferimento ai vari editor che si sono succeduti nel tempo. Io ho sempre operato come editor, e dunque ecco spiegato perché non compaio come curatore, anche se il termine editor comprende a tutti gli effetti questa definizione.
I soli momenti in cui questo accade è quando mi occupo di selezionare racconti per qualche antologia (come questo “Distòpia”), per cui compaio anche con la dizione “a cura di”, seppure non in riferimento alla collana ma alla singola opera.
Spero di essere stato chiaro, anche se mi rendo conto che queste differenze fra i vari ruoli interni ed esterni a una casa editrice sono più per gli addetti ai lavori che per il pubblico, e forse in definitiva confondono e basta.
giugno 14th, 2020 at 15:43
@Franco Forte:grazie per la spiegazione anche storica tra Editor e Curatore.
giugno 15th, 2020 at 11:06
@Franco Forte: Grazie per la spiegazione, anche se come lei scrive, sono sottigliezze più per addetti ai lavori, credo che faccia piacere a tutti avere queste delucidazioni, anche solo per curiosità personale.
giugno 15th, 2020 at 11:40
Grazie per questa spiegazione. Faccio anche io i complimenti per le scelte editoriali, tutte di buon livello. Non sto più saltando un numero.
giugno 15th, 2020 at 21:40
Franco Forte, grazie.
Adesso tutto è molto più chiaro.
giugno 16th, 2020 at 22:28
Amo le antologie tematiche.
L’argomento è fra i miei preferiti.
Gli autori sono fra quelli che mi hanno fatto leggere la migliore fantascienza dell’ultimo periodo (ma anche letteratura in generale, Valerio Evangeliati con i suoi romanzi storici ha cambiato categoria). La famosa inferiorità della fantascienza italiana rispetto a quella americana ormai non esiste più, anzi a livello speculativo certi italiani sono più avanti rispetto a molta fantascienza soprattutto americana che mi sembra ultimamente la più povera di idee ed anche stilisticamente.
Io penso che tutti gli sforzi di Urania, dei piccoli editori di genere e di manifestazioni come “Strani mondi” stiano dando i loro frutti.
giugno 17th, 2020 at 17:28
Dopo tanto entusiasmo (anche sciovinistico) esprimo il mio scetticismo: io “Strani Mondi” l’ho abbandonato senza neanche finire il primo racconto, che di fantascienza italiana mi è sembrato un pessimo campione.
@Bibliotecario dice e non dice: come si è arrivati a scegliere l’immagine di copertina?
giugno 18th, 2020 at 00:30
Con tutto il rispetto per il sacrosanto diritto pennacchiano del lettore di abbandonare un libro dove e quando vuole ma @Simone come può giudicare un’antologia senza neppure aver letto il primo racconto? E’ come scagliare “Ubik” dalla finestra perché il primo capitolo fa schifo!
giugno 18th, 2020 at 20:26
@ophiucus75, il mio commento non contiene (e non vuole sottintendere) un giudizio su un’antologia che non ho letto. Anzi, spiega che non l’ho letta perché la cattiva opinione che mi sono fatto del primo racconto (anche senza finirlo) mi ha fatto decidere di dedicare il mio tempo ad altre letture.
Fra tanti osanna a commento di questo post, ho solo voluto far presente che c’è anche chi accoglie tiepidamente la pubblicazione di queste antologie.
Poi si può sempre cambiare idea. Intanto scendo in cortile a recuperare la copia di “Ubik” che ho scagliato dalla finestra…
giugno 19th, 2020 at 11:19
Ciao @Simone, un racconto puo piacere o non piacere, come a me in una antologia come il millemondi INFINITI UNIVERSI nonapprezzo tutti i racconti, ma mi sento di incoraggiarti a leggere anche altri racconti, e onestamente sono rimasto cosi favorevolmente colpito da STRANIMONDI lo scorso anno che non vedo l’ora di avere DISTO’PIA tra le mani.
giugno 19th, 2020 at 20:41
Simone, ma il primo racconto cui fai riferimento è quello che entra a gamba tesa, e a sproposito, su certe scelte elettorali- politiche:-)? Perchè se è quello, ti assicuro che gli altri racconti, non tutti ma alcuni senz’altro, sono di buon livello.
giugno 19th, 2020 at 22:35
Sì, @luigi mingione, bravo! Mi sembrava inopportuno, ma ora sarò più esplicito.
Per me la lettura è evasione. Se fantascienza italiana vuol dire dialettalismi e riflessi del dibattito politico nazionale, non mi interessa.
Purtroppo il “primo” racconto di un’antologia, per definizione e suo malgrado, è responsabile della “prima” impressione. Cercherò di vincerla… (prendo nota anche del tuo incoraggiamento, @FabioDV!)
giugno 22nd, 2020 at 11:20
La fantascienza è bella perché è varia, ma il nocciolo duro -quello che mi interessa di più- è pura evasione.
Quando voglio salire di livello, mi bastano i classici.
giugno 22nd, 2020 at 13:15
Secondo me il problema non è l’evasione o l’impegno, anzi è facilissimo fare un libro o un film orrendo con temi di attualità soprattutto se si maneggiano in maniera maldestra o semplicistica. Spesso è il come si racconta a nobilitare cosa si racconta. È più una questione di… boh… consapevolezza del mezzo… non è neanche necessario essere così originali e quando c’è un minimo di originalità è usata esclusivamente per il world building. La voglia di leggere un libro mi passa quando trovo le solite dinamiche narrative: il protagonista abita in un mondo con certe caratteristiche ma lui non è come gli altri, solo lui può fare una roba perché si ricorda delle cose o ha un patrimonio genetico è il numero uno a fare qualcosa o lo cercano perché solo lui ha quello che serve per fare qualcosa di orribile che non vuole. Ma che noia. Perché il protagonista deve per forza essere un’eccezione rispetto al mondo che lo circonda? Perchè deve per forza essere il più figo in qualcosa? Perché deve per forza chiamarsi Pgrabrick e appartenere al popolo degli Angkamxij e non Piero?
Io preferisco che lo straniamento mi arrivi da quello che i personaggi dicono e fanno, dalla logica che regola la loro società, dalle cose a cui l’autore riesce ad alludere (possibilmente senza spiegoni). Un po’ di sbattito nella costruzione dei personaggi e magari un po’ di buon gusto nel mettere le parole una dopo l’ altra se ci sono non guastano.
Quando mollo i classici voglio che la fantascienza che leggo non sia povera.
giugno 23rd, 2020 at 11:29
“Gli scrittori di fantascienza cercano di risolvere intuitivamente dei problemi fondamentali per la nostra esistenza. Quando, invece, penso ad autori come Saul Bellow che racconta le crisi esistenziali di un uomo di mezz’età che non riesce a decidere se tornare dalla madre, dall’amante o dall’amichetto…cosa me ne puo’ importare di leggerlo?”
Ray Bradbury, intervistato da Achab(1991)
Non venitemi a dire che la fs è evasione. La fs, quella buona, non è mai evasione. Volete letteratura d’evasione? Leggete i premi Strega o Camilleri.:-)
giugno 23rd, 2020 at 12:59
@luigi mingione
Sottoscrivo in pieno, la Fantascienza NON è evasione, o quantomeno quella alta, quella che leggo io.
Non mi si venga a dire che L’uomo nell’alto castello di Dick o Bradbury o un qualunque di Heinlein o Herbert o anche Ian McDonald (la trilogia Luna, una meraviglia) o tanti altri siano evasione. Tutt’altro. In modi diversissimi sono tutti esempi di LETTERATURA di livello, e non certo di evasione.
giugno 23rd, 2020 at 21:10
Mi sembra che alcuni di voi abbiano equivocato: concepire la lettura come evasione non significa fruire di sola letteratura d’evasione!
Non sono un lettore pregiudizialmente ostile a temi profondi e attuali. Si tratta di evasione dalla “forma”, non dalla “sostanza”, della quotidianità.
@Silver Apple scrive: “Quando mollo i classici voglio che la fantascienza che leggo non sia povera”.
Io quando mollo i classici voglio che la fantascienza che leggo non mi riproponga le stesse cose che sento al telegiornale o al mercato.
giugno 25th, 2020 at 16:57
una raccolta da acquistare per conoscere tanti italiani
giugno 30th, 2020 at 20:09
Grandi!!!