Oscar Vault – “La Terra Spezzata” di N. K. Jemisin – prima parte
Oscar Vault
a cura di Beppe Roncari
“La Terra spezzata” – Prima parte
“A tutti coloro che devono combattere per ottenere
quel rispetto che agli altri è garantito.”
Un terremoto. Questo è stata Nora K. Jemisin per l’establishment letterario del fantasy e della fantascienza contemporanei. Aggiudicandosi non uno ma ben tre Premi Hugo di seguito, la Jemisin, donna, di colore, e per di più attivista politica per i diritti della comunità afroamericana, ha messo la parola fine a un mondo dominato dagli scrittori maschi caucasici.
Un terremoto devastante è anche quello che incontriamo nel prologo de “La quinta stagione”, primo volume della trilogia della “Terra spezzata” che Mondadori Oscar Fantastica sta per pubblicare integralmente in Italia. Uscita prevista intorno alla metà di aprile 2019.
Che cos’è una “quinta stagione”? Ce lo spiega la Jemisin stessa: è un inverno innaturalmente prolungato, che dura da un minimo di sei mesi a un massimo di alcuni decenni, causato da sismi apocalittici o da altri cataclismi ambientali di vasta portata. Un inverno talmente lungo e oscuro da far impallidire quelli di George R. R. Martin. Un tema di agghiacciante attualità, dato l’incubo del cambiamento climatico che stiamo vivendo.
Nella “Terra spezzata”, la razza umana ha dovuto prendere decisioni spietate e farsi dura come la pietra per sopravvivere. Nel macrocontinente descritto dalla Jemisin, ironicamente denominato the Stillness (“l’Immoto”), le leggi sono tornate a essere scritte su tavole di pietra (stonelore), unico materiale abbastanza solido e duraturo da resistere alle piogge acide; le istituzioni e le comunità (comm) hanno un valore empirico, commisurato al numero di quinte stagioni a cui sono sopravvissute; tutte le altre tradizioni, per quanto sofisticate o avanzate, sono inutili e destinate a scomparire (deadciv).
La storia stessa è andata perduta, ci ricorda la Jemisin, dimenticata, narrata solo dai superstiti e dai vincitori. La verità nel presente è quella dettata dall’Antico Impero dei Sanze, per il semplice fatto che la loro forma di organizzazione è sopravvissuta a sette quinte stagioni di seguito, inglobando o seppellendo le antiche nazioni.
Lo status quo però sta per essere stravolto. Questo mondo, per quanto abituato a eventi catastrofici, non ha il minimo sospetto che la prova più dura debba ancora arrivare. Una quinta stagione talmente dirompente da mettere fine a tutte le altre. E forse al mondo stesso.
A causare l’avvento della quinta stagione questa volta non sarà il crudele Padre Terra, ma un uomo, o meglio, un orogene, un membro di un gruppo molto speciale di esseri umani, che una mutazione ha reso in grado di controllare i movimenti tellurici.
L’orogenia è uno degli elementi fantasy della storia, ma non il più sconvolgente. Oltre agli orogeni, che restano pur sempre umani, per quanto diversi, nella Terra spezzata si aggirano esseri ancora più misteriosi. Non sono come noi, sebbene possano presentarsi in forma umana. Sono gli stone eaters (“mangiapietra”), una razza aliena, antichissima e intelligente, connessa sia agli inquietanti obelischi che fluttuano in cielo sia ai terremoti sconvolgenti che sconquassano il ventre della terra.
Niente male finora, vero? Eppure, questo non è che lo sfondo della storia. Il cuore della narrativa della Jemisin sono i personaggi, in particolare tre figure femminili: una bambina, un’adolescente e una madre, tutte e tre orogene, anzi rogga, come vengono stigmatizzati coloro che sono colpiti dalla maledizione dell’orogenia. Non è un caso che la parola evochi quella di nigga (“negri”). Come gli schiavi afroamericani, discriminati ma indispensabili per l’economia delle grandi piantagioni, i rogga sono temuti e odiati da tutti, ma allo stesso tempo essenziali alla sopravvivenza della società. Solo i loro poteri, infatti, possono acquietare i continui terremoti della Terra spezzata, ma l’autorità costituita non è certo disposta a lasciarli liberi. Per controllarli è stato creato un ordine guerriero, i Guardiani del Fulcro, che li catturano, addestrano e coercizzano psicologicamente, fino a renderli meri strumenti, spogliati della propria umanità. Almeno fino a quando qualcuno di loro non si ribellerà, scoprendo a proprie spese il prezzo – a volte fin troppo alto – della libertà.
Volete saperne di più? Bene, perché questo è solo il primo di quattro articoli di avvicinamento alla pubblicazione de “La quinta stagione”. Nel prossimo vi racconterò di più sull’orogenia: maledizione o dono per l’umanità? Appuntamento fra un mese su queste pagine. Stay tuned!
Posted in Dispacci, Oscar Vault
dicembre 17th, 2018 at 17:57
Salve,
la storia sembra molto interessante. Aspetto i prossimi articoli e la pubblicazione dei volumi.
Giuseppe.
dicembre 19th, 2018 at 09:55
Ottima notizia la pubblicazione di questo romanzo! Interessante anche presentarlo a puntate in questo modo, complimenti!
dicembre 21st, 2018 at 15:49
Mi sembra un plot decisamente lontano dai miei gusti. Del resto la vincita di premi Hugo non rappresenta più (se mai l’ha rappresentato) una garanzia di qualità vista l’estrema politicizzazione di questa manifestazione. Anzi… Ritengo pertanto che salterò queste uscite
dicembre 21st, 2018 at 18:32
Sono assai contento di poter leggere
questa trilogia. Spero soltanto che non ci sia una doppia pubblicazione e che
gli Urania Jumbo siano dedicati ad altri autori.
Comunque sia, mi sembra che si vada verso un periodo di vacche,se non proprio grasse,almeno cicciottelle.
Continuate cosi’ e buon lavoro.
dicembre 23rd, 2018 at 17:09
Quando esce?
dicembre 23rd, 2018 at 17:46
Ciao @Riccardo, uscita prevista intorno alla metà di aprile 2019. ^_^
gennaio 3rd, 2019 at 10:15
Che strano, ero convinto che la parola fine a un mondo dominato dagli scrittori maschi caucasici l’avessero messa Samuel R. Delany e Anne McCaffrey.
Per non parlare delle Grandi Signore della fantascienza Leigh Brackett e Catherine L. Moore, che Dio le abbia in gloria.
Certo, se il ciclo The Broken Earth fosse all’altezza delle opere delle Grandi Signore sarebbe una gran bella cosa, staremo a vedere.