George R.R. Martin e Gardner Dozois
Due antologisti moderni
per un omaggio speciale
alla fantasia di Jack Vance
Ecco la seconda parte della grande antologia dedicata alla Terra morente: la prima è uscita nel n. 1567 del febbraio 2011, mentre la terza e ultima apparirà nei primi mesi dell’anno prossimo. Songs of the Dying Earth: Stories in Honour of Jack Vance (uscito in America nel settembre 2009) presenta una tematica che appartiene per più versi alla storia della fantascienza. Gli autori sono cari al pubblico dei classici come a quello moderno, mentre il mondo del futuro immaginato da Jack Vance, e che è all’origine dell’operazione, non ha quasi bisogno di presentazione.
Crepuscolo di un mondo (Tales of the Dying Earth, 1950) è il testo che ha virtualmente fondato la science fantasy moderna e resta un capolavoro. Oggi, a più di sessant’anni di distanza, George R.R.Martin e Gardner Dozois hanno pensato di invitare una serie di eccellenti scrittori contemporanei a infondere nuova linfa in quel concetto cupo e grandoso: un mondo irriconoscibile, collocato centinaia di migliaia d’anni nel futuro, dove il sole ha cominciato la sua parabola verso l’estinzione. La magia è tornata ad essere una forza operante ma gli abitanti della Terra non hanno dimenticato la scienza: piuttosto, quest’ultima si è evoluta in sapienza arcana, culto dell’occulto, dedita com’è a studiare i misteri del macrocosmo e le pieghe nascoste dello spazio-tempo (ciò che la scienza positiva dei nostri tempi non ha avuto ancora il modo di fare). E se a qualcuno sembrerà troppo antrpomorfica una concezione della storia remota della Terra che veda l’umanità ancora presente sulla scena, bisogna ricordare che si tratta, anche qui, di un’umanità trasfigurata, come alcuni degli autori presenti nella raccolta non tarderanno a dimostrare. Trasfigurata e transumanata non solo grazie alle nuove discipline maturate nei secoli – stavamo per dire: alle nuove tecnologie – ma soprattutto grazie all’opera stessa del tempo. Questa razza decrepita e sfuggente deve qualcosa al grandioso scenario della Macchina del tempo wellsiana, nel cui finale la nostra specie scomparirà del tutto ma che nei capitoli precedenti è destinata a conoscere un’ambigua evoluzione. Idee e visioni che potrebbero aver ispirato i moderni cronachisti della scienza fantastica, e che senz’altro li hanno sintonizzati sul mito della morte planetaria.
George R.R. Martin, grande autore di fantascienza e fantasy in prima persona, deve aver sentito profondamente i temi trattati da Jack Vance: di qui il desiderio di continuarli in un nuovo volume. Martin è oggi popolarissimo in Italia grzie alle Cronache del ghiaccio e del fuoco, di cui Il trono di spade è il romanzo capostipite. Nato nel 1948, lo scrittore ha esordito con un serie di racconti e romanzi di fantascienza che hanno vinto i principali premi americani: “Canzone per Lya” (premio Hugo 1975) e Il pianeta dei venti (1981) sono tra i più celebri.
Gardner Dozois, nato nel 1947, è un autore di ottima fantascienza ma il suo nome resta legato soprattutto alla carriera di editor per la “Isaac Asimov’s Science Fiction Magazine”. Nel 2009, insieme a Martin, ha deciso di pubblicare un monumentale tributo all’arte di JackVance, Songs of he Dying Earth. Il volume che avete tra le mani ne costituisce il risultato.
G.L.
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