L’apprendista stregone
Fra gli autori di fantascienza che hanno cominciato a farsi un nome negli anni Settanta, rinnovandone completamente il bagaglio culturale e il modo di scrivere, John Varley è uno dei pochi che siano riusciti a imporsi all’attenzione di pubblico e critica con un relativamente piccolo numero di opere.
Nato a Austin, nel Texas, nel 1947, ha frequentato la Michigan State University prima di sposarsi e di mettere al mondo tre figli; fino al 1973 ha lavorato come scrittore freelance prima di dedicarsi all’arte di scrivere a tempo pieno. Ha pubblicato sia romanzi che numerose raccolte di racconti.
Dotato di un’esuberante inventiva, ricco d’idee e di trovate originali, Varley si è soprattutto imposto per merito della sua narrativa breve, quella in cui s’avverte subito la presenza del vero scrittore di fantascienza.
Il nostro genere è infatti eminentemente basato sulle idee più che sui personaggi, gli scavi introspettivi o le descrizioni liriche. E se tutto questo rimane appannaggio del romanzo mainstream, è altrettanto vero che quello fantascientico offre altre possibilità ai suoi autori, prima fra tutte quella di dispiegare la propria arte al servizio dell’invenzione.
Gran merito del fatto che alcuni romanzi di sf resistano più di altri alle ingiurie del tempo e al mutare dei gusti dei lettori deriva dal fatto, come nel particolare caso di Varley, che ci si trova di fronte a uno scrittore di razza, fornito di quella particolare dote, non a tutti elargita, che fa sì che i suoi libri non vivano di una sola idea ma ne contengano, come un gioco di scatole cinesi, altre che prolificano libere e ricche di stimoli, guidando il lettore in una selva di sentieri.
Nel campo della narrativa breve Varley ha vinto il premio Hugo con il racconto “The Pusher”; nello stesso anno il Locus Award è stato assegnato al romanzo breve Blue champagne, mentre nel 1984 s’è aggiudicato Hugo, Nebula e Locus per un altro romanzo breve, Press Enter, che attualmente sta allargando alle dimensioni di romanzo vero e proprio.
Uno dei punti di forza della sfolgorante affermazione di Varley sta, oltre che nella ricchezza inventiva, anche nella particolare attenzione che rivolge alle nuove frontiere aperte sia dall’esplorazione dello spazio sia dalle scoperte della fisica e della medicina. Nei suoi lavori è facile imbattersi in esseri che sono il frutto di miracoli prodigiosi dell’ingegneria genetica e vivono in habitat spaziali in cui si sente l’influsso della idee di Gerard K. O’Neill, un autore ampiamente citato anche in Titano. Le sue forme di vita aliene tengono conto dei suggerimenti di Carl Sagan e delle possibili, infinite ricombinazioni del DNA secondo parametri fin qui sconosciuti.
Ma il racconto breve, che pure gli ha dato tante soddisfazioni, a un certo punto ha cominciato ad andargli stretto. Varley ha sentito il bisogno di allargare i propri orizzonti, di spiegare meglio i concetti già espressi ma non affrontati in profondità. Bioingegneria, economia planetaria, ambiente chiuso e artificiale sono i temi di “Addio, Robinson Crusoe”, un racconto del 1975 le cui idee tornano nella serie di Cirocco Jones inaugurata con questo Titano.
Il primo romanzo di Varley, Linea calda Ophiucus, è del 1977, e riprende il tema degli Invasori già trattato in “Picnic su Lunachiara” (1974) di cui estende i confini. Se nel racconto l’attenzione era focalizzata su un singolo episodio, nel romanzo abbraccia il vasto problema di un’umanità scacciata dal suo pianeta. Quanto veniva accennato in “Picnic su Lunachiara”, in Linea calda Ophiucus viene ripreso e ampiamente spiegato. Varley dimostra di essere un autore generoso, uno che non s’accontenta di un solo tema attorno al quale ricamare complessi ghirigori, ma che accumula idee e proposte per arricchire il più possibile la propria narrativa. In Linea calda Ophiucus l’umanità non solo ha sviluppato la manipolazione genetica degli uomini oltre che dei vegetali, ma anche la possibilità di trasferire la memoria da un individuo a un nuovo corpo, di fatto sconfiggendo la morte, che diviene così un concetto astratto. Il tutto calato in un’avventura sfaccettata in cui coesistono, con mirabile equilibrio, invenzioni sociali, magie tecnologiche e avventure spaziali.
Varley non può essere certo considerato uno stilista, ma ha un modo immediato di affrontare i problemi, il che fa sì che i suoi romanzi si leggano d’un fiato, perché la fantasia viene continuamente stimolata, anche quando gli argomenti trattati non sembrano originali, come nel caso di Titano, alla cui base c’è l’eterno tema della narrativa statunitense, il viaggio come conoscenza, ricerca e presa di coscienza.
La serie di Cirocco Jones, che s’inizia con Titano per proseguire con Nel segno di Titano e Demon, è in linea con tutta la produzione di Varley: la Terra è sempre vista come qualcosa di remoto, una culla che ci si è lasciata alle spalle, come la giovinezza e le prime esperienze, per vivere la propria vita “altrove”. Un altrove che per Varley è rappresentato soprattutto da mondi chiusi su se stessi, come quelli che s’incontrano nella maggior parte dei suoi racconti e soprattutto in quest’ultima trilogia. Varley sembra avere il bisogno di sentire intorno a sé – e quindi lo costruisce in torno ai suoi personaggi – un mondo che, per quanto vasto, sia protettivo come un ventre materno, le cui insidie siano tutte controllabili o dalle capacità innate del protagonista o da quelle infuse, come accade a Cirocco nelle ultime pagine di Titano. Per quanto sballottati dagli eventi, i suoi eroi hanno sempre la possibilità-capacità di assumerne il controllo, di tenere comunque la posizione di centro in qualsiasi evenienza.
Lo scrittore Ian Watson ha scritto di lui: “Varley è un po’ come un alchimista: muta costantemente il piombo in oro, anche se il piombo spesso è sul punto di tornare ad essere quel che era… e a volte ci riesce”.
Marzio Tosello
Bibliografia Italiana di John [Herbert] VARLEY
A cura di Andrea Vaccaro
(I titoli dei racconti sono in tondo, fra virgolette, quelli dei romanzi e delle antologie in corsivo. Le opere sono
indicate in ordine alfabetico di titolo italiano, senza tener conto dell’articolo)
“Addio, Robinson Crusoe” (“Good-Bye, Robinson Crusoe”, Isaac Asimov’s SF Magazine, pri. 1977)
La Rivista di Isaac Asimov n. 1, Mondadori, 1978
“La banca della memoria” (“Overdrawn at the Memory Bank”, Galaxy, mag. 1976)
Robot n. 30, Armenia Editore, 1978
Raccolta Robot n. 16, Armenia Editore, 1979
“Beatnik bayou” (“Beatnik Bayou”, New Voices in SF # 3, 1980)
Grandi Opere Nord n. [13], Editrice Nord, 1987
“Blue Champagne” (“Blue Champagne”, New Voices in SF # 4, 1981)
Urania n. 1102, Mondadori, 1989
Bolle d’infinito (Blue Champagne, Dark Harvest, 1986)
Urania n. 1102, Mondadori, 1989
Demon [I parte] (Demon, Putnam, 1984)
Urania n. 1128, Mondadori, 1990
Demon [II parte] (Demon, Putnam, 1984)
Urania n. 1129, Mondadori, 1990
“Devo cantare, devo ballare” (“Gotta Sing, Gotta Dance”, Galaxy, giu. 1976)
Grandi Opere Nord n. [7], Editrice Nord, 1981
“Estate retrograda” (“Retrograde Summer”, Fantasy & Science Fiction, feb. 1975)
Grandi Opere Nord n. [7], Editrice Nord, 1981
“Il fantasma del Kansas” (“The Phantom of Kansas”, Galaxy, feb. 1976)
Grandi Opere Nord n. [31], Editrice Nord, 1997
“In rosso alla banca della memoria” (“Overdrawn at the Memory Bank”, Galaxy, mag. 1976)
in L’ottavo giorno della creazione, Sonzogno, 1994
Linea calda Ophiucus (The Ophiuchi Hotline, The Dial Press/James Wade, 1977)
Fantascienza n. 6, Sonzogno, 1978
Biblioteca di Fantascienza n. VI, Fanucci Editore, 1994
Millennium (Millennium, Berkley, 1983)
Cosmo. Collana di Fantascienza n. 165, Editrice Nord, 1986
Tascabili Fantascienza 25.68, Editrice Nord, 1994
“Nel catino” (“In the Bowl”, Fantasy & Science Fiction, dic. 1975)
Robot n. 28/29, Armenia Editore, 1978
Raccolta Robot n. 13, Armenia Editore, 1979
Nel segno di Titano (Wizard, Berkley/Putnam, 1980)
Altri Mondi n. [8], Mondadori, 1987
Classici Urania n. 168, Mondadori, 1991
“Nella sala dei re marziani” (“In the Hall of the Martian Kings”, Fantasy & Science Fiction, feb. 1977)
Robot n. 37, Armenia Editore, 1979
“Opzioni” (“Options”, Universe # 9, 1979)
Grandi Opere Nord n. [13], Editrice Nord, 1987
“La persistenza della visione” (“The Persistence of Vision”, Fantasy & Science Fiction, mar. 1978)
Grandi Opere Nord n. [9], Editrice Nord, 1983
“Picnic su Lunachiara” (“Picnic on Nearside”, Fantasy & Science Fiction, ago. 1974)
Millemondi n. [29], Mondadori, 1986
“Premi ‘Enter'” (“Press Enter []”, Isaac Asimov’s SF Magazine, mag. 1984)
Urania n. 1102, Mondadori, 1989
“Premi Enter” (“Press Enter []”, Isaac Asimov’s SF Magazine, mag. 1984)
Grandi Opere Nord n. [20], Editrice Nord, 1991
“Press Enter” (“Press Enter []”, Isaac Asimov’s SF Magazine, mag. 1984)
in Il meglio della Fantascienza 1985, SIAD Edizioni, 1986
“Proprio un’altra bella giornata” (“Just Another Perfect Day”, The Twilight Zone Magazine, giu. 1989)
in Stelle di neutroni, Mondadori, 1992
Millemondi n. [5], Mondadori, 1995
“La ragazza Venerdì” (“Her Girl Friday”, Isaac Asimov’s SF Magazine, ago. 1992)
Isaac Asimov Science Fiction Magazine n. 3, Telemaco, 1993
“Razzia aerea” (“Air Raid”, Isaac Asimov’s SF Magazine, pri. 1977) [pseud. Herb Boehm]
La Rivista di Isaac Asimov n. 1, Mondadori, 1978
“Soli offuscati, lune morenti” (“In Fading Suns and Dying Moons”, Stars: Original Stories Based on the Songs of Janis Ian, DAW Books, 2003)
Millemondi n. 44, Mondadori, 2007
“Lo spacciatore” (“The Pusher”, Fantasy & Science Fiction, ott. 1981)
Grandi Opere Nord n. [10], Editrice Nord, 1984
in I Premi Hugo 1976-1983, Euroclub, 1985
Tascabili Super Omnibus n. 2.12, Editrice Nord, 1991
La spiaggia d’acciaio (Steel Beach, Ace/Putnam, 1992)
Cosmo. Collana di Fantascienza n. 250, Editrice Nord, 1994
“Tango Charlie e Foxtrot Romeo” (“Tango Charlie and Foxtrot Romeo”, Blue Champagne, 1986)
Urania n. 1102, Mondadori, 1989
Titano (Titan, Analog, gen-apr. 1979)
Urania n. 839, Mondadori, 1980
Classici Urania n. 125, Mondadori, 1987
“Il viaggio di Quester” (“The Funhouse Effect”, Fantasy & Science Fiction, dic. 1976)
Millemondi n. [38], Mondadori, 1990
“Le vittime” (“The Barbie Murders”, Isaac Asimov’s SF Magazine, gen/feb. 1978)
La Rivista di Isaac Asimov n. 4, Mondadori, 1978
Sito ufficiale dedicato a John Varley:
http://www.varley.net
Riferimenti bibliografici:
Bibliografia italiana: http://www.fantascienza.com/catalogo/autore.php?id=2538
Bibliografia in lingua originale: http://www.fantascienza.com/catalogo/autore.php?id=2538
Posted in Profili
dicembre 12th, 2011 at 02:13
Ciao. Il fantasma del kansas, per me, contiene la piu’ bella e limpida disamina-bignami sulla questione ” copia artificiale-immortale di una coscienza naturale-mortale “, tema trattato X es. da sawyer,egan,reynolds etc…