A Ernesto Vegetti
Oggi, 20 gennaio, si svolgono a Borgomanero (NO) i funerali di Ernesto, presso la chiesa di San Bartolomeo in via Prevosto Felice Piana 51.
L’universo, che altri chiama il Catalogo, si compone di un numero indefinito e forse infinito di voci e rimandi incrociati. In un famoso progetto di riorganizzazione del mondo, Jorge-Luis Borges, un grande dell’immaginario, paragonò il cosmo a una Biblioteca composta “di un numero indefinito, e forse infinito, di gallerie esagonali… Venticinque vasti scaffali, in numero di cinque per lato, coprono tutti i lati meno uno. A ciascuna parete di ciascun esagono corrispondono cinque scaffali; ciascun scaffale contiene trentadue libri di formato uniforme; ciascun libro è di quattrocentodieci pagine; ciascuna pagina, di quaranta righe; ciascuna riga di quaranta lettere nere…” Quando il suo custode sarà morto, non mancheranno mani pietose che ne accompagneranno le spoglie “oltre la ringhiera che dalla biblioteca si spalanca sull’abisso. La sepoltura avverrà nell’aria insondabile; il corpo affonderà lungamente e si corromperà e si dissolverà nel vento generato dalla caduta, che è infinita.”
Per quanto letterarie e magniloquenti (lui era tutt’altro tipo), queste righe si adattano, forse, a ricordare Ernesto Vegetti e la sua opera, il progetto bibliografico concepito in gioventù per uso personale e curato professionalmente per tutta la vita. In questa triste occasione scopro, fra l’altro, che qualcuno ha tentato di quantificare l’inquantificabile: le voci del Catalogo sarebbero centoquindicimila e riguarderebbero ventisettemila volumi di circa quindicimila autori (la fonte è Vittorio Catani in un articolo pubblicato su Fantascienza.com). Con il che si è detto ancora poco, o niente. Il fatto è che in quest’opera labirintica ci siamo tutti noi, le nostre vite e passioni: di ognuno è indicato il luogo, la data, il numero di pagine e battute. Un altro rimando permette di vedere le immagini di quello che siamo o ci sarebbe piaciuto essere, le nostre copertine. Ognuno può diventare un uomo-libro, ha detto Ray Bradbury; se è così, Ernesto Vegetti ci ha letteralmente inventati, inserendoci in un’opera che illustra e compendia la nostra esistenza. Non lo sapeva, o forse fingeva di ignorarlo, ma era un po’ il nostro demiurgo.
Questo caro amico era diventato, da decenni, un eccellente collaboratore di tutte le case editrici impegnate nel settore. Ha aiutato Gianfraco Viviani ai tempi d’oro dell’Editrice Nord, si è prodigato per la Libra-Perseo-Elara di Ugo Malaguti, ha collaborato con enti e fondazioni impegnate nella ricerca bibliografica. E da alcuni anni collaborava volentieri con noi: le minuziose bibliografie di “Urania collezione” devono tutto a lui e hanno permesso alla collana di fare un notevole salto di qualità. Come faremo, adesso? E chi riepilogherà, nel numero del sessantennale che uscirà nell’ottobre 2012, la storia della “corazzata Urania”, come l’aveva battezzata – bontà sua -, nel volume dei cinquant’anni?
Lasciatemi dire che ci sono perdite incolmabili. Oggi, il lavoro della redazione di “Urania” non sarebbe possibile senza il Vegecatalogo. E ogni volta che lo apriremo di nuovo ricorderemo la modestia, quasi l’umiltà del suo attentissimo realizzatore. Credo che Ernesto Vegetti sia stato un uomo eccellente in molti aspetti della vita: come padre e marito, immagino, come amico e lavoratore, ma per noi è stato soprattutto un sognatore capace di non insterilirsi nelle sue fantasie, e invece, come i migliori, farne dono agli altri. Per un lettore non c’è dote più vitale della memoria, ed Ernesto Vegetti ha rappresentato per più di trent’anni questa memoria condivisa.
Sergio Altieri, Marzio Biancolino, io personalmente e tutto lo staff di “Urania” abbiamo perduto un valente amico. Il nostro Premio annuale perde un giurato ineccepibile quanto appassionato, ma da oggi, se vogliamo ricordarlo degnamente, non possiamo che rimboccarci le maniche e cercare di imitare la passione e il rigore di Ernesto.
A patto di esserne capaci.
Giuseppe Lippi
[Nella foto, Ernesto Vegetti con Ian Watson.]
Posted in Dispacci, Fantascienza
gennaio 20th, 2010 at 16:59
Leggendo il bellissimo rinvio all “Biblioteca di Babele” di Borges, ho sentito che la mia mente correva in una delle innumerevoli gallerie esagonali tra gli innumerevoli scaffali per trovare il libro di Ernesto: il “CATALOGO”.
E’ stato trovato e sul libro (se si può chiamare libro questo volume enorme di miglia e miglia e miglia di pagine) è stata scritta l’ultima lettera. Il libro è chiuso ma continuamente viene consultato da altri e poi richiuso e posto nello scaffale.
Questo è il Catalogo di Ernesto.
Forse qualcun altro continuerà l’opera, ma sarà un altro libro e si troverà in un’altra galleria e in un altro scaffale.
gennaio 20th, 2010 at 18:48
Bellissime parole per una persona veramente unica: è vero, ci sono perdite incolmabili. Per la sf italiana Ernesto era insostituibile e fuori di ogni norma. Un aspetto mi sembra non sia stato, forse, sottolineato abbastanza: tutto il suo lavoro veniva messo a disposizione gratuitamente. Ho discusso più volte con Lui di questa cosa e la Sua risposta era disarmante: era giusto così. Insostituibile, veramente.
gennaio 21st, 2010 at 15:21
Leggo solo ora la triste notizia e sono vivamente colpito, anche se non conoscevo direttamente Ernesto. Al di là della comune frequentazione su un newsgroup, ricordo lo scambio di alcune mail, avvenuto due o tre anni fa’, relativi ad alcuni dati del catalogo e mi era sembrato una gran persona. Tale ricordo positivo è confermato dal quel senso di vuoto sentito leggendo la notizia, e poi il suo catalogo è da molti anni punto di riferimento insostituibile
gennaio 21st, 2010 at 16:51
Bellissimo ricordo, Giuseppe. Borges e Bradbury sono i richiami giusti per Ernesto, in questa triste circostanza. Mi spiace solo di non aver avuto occasione di conoscerlo più e meglio.
gennaio 21st, 2010 at 16:54
Siamo d’accordo!
La passione è l’unica cosa che conta.
gennaio 16th, 2011 at 13:55
Un anno fa il 17 gennaio ci lasciava mio fratello Ernesto, lui era la fantascienza, a distanza di un anno va il mio ricordo e immagino che lui sia quì intorno a noi in un nmondo parareale, ci mancherà sempre la sua coerenza politica e fantascentifica.
angelo vegetti