La stoica spia, o Segretissimo ringrazia
Di Giuseppe Lippi
La S.V. è gentilmente invitata ai festeggiamenti per
il 60° compleanno di Hubert Bonisseur de la Bath,
principe nell’olimpo nero delle spie.
Tutto comincia col Sole a 1° 17 in Ariete e la Luna a 12° 41 nella Vergine; è il 22 marzo 1921, nascita di Jean Brochet. Lui è un uomo piacevole che verrà spesso fotografato in pose pubblicitarie davanti ad aerei in partenza o a famosi locali, e nella maturità esibirà un paio di baffetti eleganti che non sarebbero sfigurati sul labbro di un attore del cinema o a un classico ispettore dei whodunit. In effetti, tra i tanti mestieri che tenterà prima di mettersi a scrivere, il poliziotto l’ha fatto davvero: dopo gli studi secondari, ci informa il risvolto di uno dei suoi romanzi, è entrato alla Scuola nazionale di polizia ed ha fatto parte della brigata speciale che oggi si chiama Interpol. Durante la Seconda guerra mondiale Brochet è stato pilota di aerei civili, poi ha partecipato alla resistenza francese contro i nazisti, collaborando con i servizi segreti. Nel dopoguerra è stato attore in una compagnia ambulante, impresario teatrale (ha scritto diverse commedie, una delle quali, A bout portant, di particolare successo), gioielliere, ispettore di polizia alla Sûreté, impiegato in un’agenzia di informazioni, giornalista indipendente e segretario di un maharajah. Ha cominciato a scrivere nel 1949, convinto di poter guadagnare di più: per le popolari edizioni Fleuve Noir di Parigi ha cambiato cognome, trasformando Brochet nell’uomo universalmente ricordato come Jean Bruce. Si calcola che in una carriera durata quattordici anni abbia scritto una novantina di romanzi, la maggior parte dei quali con il personaggio che gli ha dato fama nel mondo: Hubert Bonisseur de la Bath, l’agente americano di origine francese che unisce la tipica simpatia latina al sangue freddo del vero avventuriero. La prima vita di Bruce-Brochet finirà tragicamente, come vedremo più avanti, ma la sua carriera editoriale è stata una delle più folgoranti nel dopoguerra.
Hubert Bonisseur de la Bath, la spia creata nei suoi romanzi, lavora per l’O.S.S., Office of Strategic Services, il predecessore della CIA (dove in seguito sarà impiegato). Più tardi passa a un altro OSS: l’Organizzazione Speciale per la Sicurezza, un’associazione di stampo pacifista formata dalle più potenti madri di famiglia del mondo che si preoccupano per l’escalation dei conflitti nei cinque continenti. Nel 2009 il suo film più recente, OSS 117 : Rio ne répond plus, esce con un buon successo nelle sale francesi ma i distributori italiani l’hanno snobbato, forse perché l’attore Jean Dujardin non è una stella di prima grandezza nel nostro firmamento. Eppure Hubert è stato popolarissimo anche da noi e proprio quest’anno ne festeggiamo i sessant’anni. Il primo caso, Tu parles d’une ingénue, risale infatti al 1949: a quei tempi Hubert non faceva ancora l’agente segreto ma l’investigatore privato e arrivava a Parigi per risolvere il mistero di un furto di documenti riservati. Subito due donne bellissime si piazzavano sulla sua strada: la contessa Marlène Koslof e la minorenne Sonia, figlia dell’elegante bandito Martin. Hubert sfoderava il suo fascino un po’ guascone, tirava fuori i pugni e metteva tutto a posto. A chi gli chiedeva, stupito, come mai non portasse armi, rispondeva soavemente: “Preferisco prenderle ai miei avversari. In questo modo, se sono costretto a usarle, sarà più facile dimostrare la legittima difesa”.
Jean Bruce lavora a un ritmo infaticabile, scrivendo anche un romanzo al mese: a Tu parles d’une ingénue seguono rapidamente Tous des patates (1949) e Une gosse qui charie (1950). A parte Hubert Bonisseur de la Bath, la sua fervida immaginazione mette in campo altri investigatori privati, avventurieri e uomini d’azione. Già in Une gosse qui charie (1950) la trama è spionistica, benché l’agente di turno si chiami Brian Cannon. Quello stesso anno, colpito favorevolmente dalla nuova formula, l’editore chiederà a Bruce di modificare il suo primo eroe, Hubert, in un nuovo e spericolato agente segreto. Bruce, che durante la guerra qualche lavoretto per il servizio informazioni l’ha fatto, si ricorda dei colleghi americani dell’O.S.S. e si chiarisce definitivamente le idee sul principe pirata. Il quale, nella versione aggiornata, discenderà ancora da una nobile stirpe francese, vivrà a New York ma avrà il cuore a Washington e dintorni, negli uffici del controspionaggio. In seguito verrà chiarita persino la leggenda del suo pomposo nome. L’aneddoto, più volte raccontato da Bruce, viene così ricostruito da Stefano Di Marino in un saggio sull’argomento: anticamente, un nobile avo di Hubert si era guadagnato da vivere con mille espedienti, tra le altre cose improvvisandosi testimone nei processi. Interrogato da un giudice che gli chiedeva di declinare le sue generalità, il poveretto, privato del titolo e del nome, rispose Bonisseur de la Bath, che nel linguaggio dell’epoca significava appunto “testimone a favore”.
Il primo caso che Hubert affronterà nella veste di spia è quello di OSS 117 a denti stretti (Romance de la mort, 1950), incluso nel presente volume. Negli anni successivi, i primi racconti verranno rivisti dall’autore e integrati, con nuovi titoli, nella saga dell’agente guascone: Tu parles d’une ingénue diventerà Qui OSS 117 (Ici OSS 117, 1956, incluso in questo volume; prima edizione italiana come OS 117 chiude la partita); Tous des patates verrà adattato in OS 117 vede nero (OSS 117 et Force Noire, 1957), mentre Une gosse qui charie si trasformerà in Fermi tutti! Arriva OS 117 (OSS 117 joue le jeu, 1957. Da osservare che nelle vecchie traduzioni italiane la sigla veniva inspiegabilmente privata di una “S” e diventava OS 117, situazione che sarebbe andata avanti per alcuni decenni).
Dunque, Hubert antedata la creazione di James Bond di qualche anno e si arruola nell’esercito delle ombre molto prima. Il battesimo avviene, come abbiamo visto, in Romance de la mort, quando lo mandano in Jugoslavia per lottare contro un megalomane che ha inventato una sinistra variante del cervello elettronico.
In Italia, il successo e l’abbondanza delle sue imprese convincono l’editore Arnoldo Mondadori a importarle in una collezione parallela ai libri gialli: “Segretissimo”, diretta prima da Alberto Tedeschi e Laura Grimaldi e poi dalla sola Grimaldi, affiancata dopo un decennio da Marco Tropea. Nei primi quattordici numeri, usciti tra l’ottobre 1960 e il novembre 1961, “Segretissimo” è dedicata esclusivamente a OSS 117 e a quel primo eroe deve la sua affermazione. A partire dal n. 3 della seconda serie, altri agenti segreti si affacciano nel mensile mondadoriano e da allora è stato il diluvio. Accanto a Hubert ricordiamo Sam Durell e Matt Helm, Nick Carter e SAS, Olivia e il divertentissimo Boysie Oakes il Liquidatore, anche se Hubert rimane il più popolare fino a metà degli anni Sessanta, quando si affaccia sulla scena SAS Malko Linge (di cui Hubert può essere considerato il diretto anticipatore). Bella performance davvero, che consente all’ agente guascone di entrare nell’olimpo dei grandi personaggi capaci di sopravvivere persino alla morte del loro creatore: come Sherlock Holmes, Dracula, Tarzan e James Bond.
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