“Ninja Mission” di Stefano Di Marino

dicembre 5th, 2019

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Kyoto - Santuario di Heian

Kyoto – Santuario di Heian

Ninja Mission

di Stefano di Marino

 

Era da un po’ che volevo scrivere un romanzo sui ninja. OK, lo so, ne ho già scritti e probabilmente altri ne scriverò. Era però una occasione particolare.

Il 50° romanzo della serie regolare del Professionista segnava anche il ritorno di una delle sue avversarie più “odiate”. Shaibat. E quando c’è di mezzo Shaibat la storia richiede un livello superiore di complessità, soprattutto se si interseca con il Progetto Loki e con Vorachek. Sappiate quindi che tutto diventa più complesso.

Oltre a ciò c’era da sistemare Guzman che viene da “Io sono el Gringo” e, non ultima, c’era Skorpia che da un po’ non vedevamo. Però volevo scrivere una storia dove ci sarebbero state sì tutte quelle parafernalia sui guerrieri giapponesi e le arti marziali, ma volevo mettere in scena dei ninja moderni.

Dopotutto erano guerrieri delle truppe speciali nel Giappone feudale, non sarebbe logico che oggi combattessero con spade e frecce. Non solo, almeno. Così il Tengu ryu è diventato a sua volta una specie di agenzia di spionaggio, i cui agenti sono ferratissimi anche nelle tecnologie moderne e negli armamenti all’avanguardia. Ovviamente c’è la sua bella dose di combattimenti marziali ma sia a Roma che nel finale vedrete una guerra moderna, con i droni e ogni altro ritrovato tecnologico attuale.

In qualche modo volevo mantenere l’iconografia classica ma inserire anche degli elementi di novità, inediti e inaspettati. Da qui nasce il personaggio del monsignore, l’ambientazione a Roma che fa da contraltare a Hong Kong che, quando scrissi il libro non era ancora stata sconvolta dalle odierne sollevazioni.

C’era poi il ponte che unisce Hong Kong a Macao e alla Cina continentale che era una occasione troppo ghiotta per non essere sfruttata. Da tempo avevo in mente anche una storia con un attentato alla Diga delle Tre Gole e in qualche modo c’è entrato anche quello.

Nasce così una storia complessa con molta azione ma anche parecchio spy tradecraft perché un’avventura del Professionista è sempre e comunque una spy story. Si trattava di mescolare l’iconografia classica dei ninja che si ritrova soprattutto nell’inizio, nelle sequenze nelle Hawaii e alla fine con elementi più moderni e occidentali. In pratica una di quelle avventure itineranti che costituiscono il nerbo delle storie del Prof.

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Le armi insolite di Molina – di Andrea Franco

novembre 9th, 2019

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pesh-kabz

pesh-kabz

Le armi insolite di Molina

di Andrea Franco

 
Durante la pianificazione dei romanzi della serie El Asesino ci sono alcuni elementi che ricerco sempre con molta attenzione perché mi aiutano a dare un qualcosa di particolare sia al personaggio che alle vicende. Gli elementi principali, che si affiancano alla costruzione della trama vera e propria, sono di solito tre:
 
1) ricerca di luoghi insoliti e affascinanti (è sempre bello presentare al lettore nuovi scenari);
2) valutazione di particolari situazioni geopolitiche dalle quali prendere spunto (come ad esempio la tensione tra Maduro e Guaidó);
3) la scelta di un’arma insolita da mettere nelle mani del protagonista, oltre alle classiche armi da fuoco imprescindibili.
 
Così, in ogni romanzo, Rey Ángel Molina si porta dietro un’arma esotica particolare. In questo romanzo ho scelto il pesh-kabz (la grafia può cambiare molto, questa è quella che ho scelto di usare). Variante del Khanjar, pugnale persico-indiano, il pesh-kabz veniva utilizzato principalmente come sfondagiaco, per penetrare le corazze degli avversari. Era realizzato soprattutto nella città di Bhera (Pakistan) e ancora oggi è un oggetto fondamentale nella cultura afghana (fondamentale, per gli uomini, possederne uno e molto utilizzato durante le guerre anglo-afghane). Come molti altri coltelli di questo tipo, il pesh-kabz deriva dalla jambiya (originaria delle zone arabe pre-Islam).
 
Roy Molina, “El Asesino – Il Codice del Fuhrer”

Rey Molina - El Asesino, Il codice del Führer, Segretissimo extra n. 13, Novembre 2019

Rey Molina – El Asesino, Il codice del Führer, Segretissimo extra n. 13, Novembre 2019

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Stephen Gunn, “Il Professionista: Io sono El Gringo”, Segretissimo 1648

luglio 26th, 2019

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Stephen Gunn, "Il Professionista: Io solo El Gringo"

Stephen Gunn, “Il Professionista: Io solo El Gringo”, Segretissimo 1648, agosto 2019

Stephen Gunn, “Il Professionista: Io sono El Gringo”, Segretissimo n. 1648 – agosto 2019

 

In questa appassionante avventura del Professionista, Chance Renard sparisce per immergersi nei panni di El Gringo, un feroce pistolero, allo scopo di infiltrarsi nella rete del narcotraffico in Messico. E la compagna che lo affiancherà sarà una belva spietata: Donna Giaguaro, regina della malavita femminile messicana.

Una lettura perfetta per un’estate davvero… caliente!

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“Nero & Zagara” Stefano Di Marino intervista Scilla Bonfiglioli

luglio 21st, 2019

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“Nero & Zagara” – Stefano Di Marino intervista Scilla Bonfiglioli

Benvenuta Scilla sulle pagine di Segretissimo e complimenti per la vittoria al Premio Altieri. E ora sotto con le domande! 

1) Prima di tutto presentati ai lettori. Quali sono le tue passioni correlate alla scrittura, quando hai cominciato a scrivere e quando a pubblicare?
Scilla: Ciao, Stefano. Tanto per cominciare, grazie per avermi concesso questo spazio.
Ho sempre scritto, anche cose che è meglio che dai cassetti in cui sono riposte non escano mai. Ma ho cominciato a pubblicare con più o meno costanza da qualche anno, con la casa editrice Delos Digital.
Ho studiato Storia del Teatro e in teatro ho lavorato per diversi anni, sia sul palcoscenico che alla regia. Fin da adolescente studio arti marziali. Questo settembre compirò vent’anni di aikido e da un paio d’anni ho iniziato a praticare karate. Sembrano tutte cose a se stanti, ma sia il teatro sia le discipline marziali mi hanno aiutato moltissimo nella scrittura.

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Come nasce un Professionista? “Matrioska”! Dietro le quinte

luglio 5th, 2019

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Stephen Gunn, "Il Professionista: Matrioska"

Stephen Gunn, “Il Professionista: Matrioska”, Segretissimo 1647, luglio 2019

Come nasce un Professionista? Matrioska! Dietro le quinte

di Stefano di Marino

Arriva l’estate e il Prof vi accompagna dove volete, magari anche se restate a casa. Per questo ho selezionato alcune ambientazioni inedite perché il set è sempre importante. Bengasi, in Libia, è uno scenario attuale e, per dirla tutta, non è stato facilissimo trovare materiale utile per rendere l’atmosfera della città. Lo so che sembra un campo di fuoco molto trattato dai media ma, non esistendo guide (ci credo!) la tv riporta solo scenari di guerra e io invece cercavo un altro contesto dove l’azione spionistica fosse un po’ più rilassata, insomma dove si potesse sparare (certo!) ma non con i carri armati.

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Stephen Gunn, “Il Professionista: Matrioska”, Segretissimo 1647

giugno 26th, 2019

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Stephen Gunn, "Il Professionista: Matrioska"

Stephen Gunn, “Il Professionista: Matrioska”, Segretissimo 1647, luglio 2019

Stephen Gunn, “Il Professionista: Matrioska”, Segretissimo n. 1647 – luglio 2019

 

Non c’è niente di meglio di un buon inedito per cominciare al meglio l’estate e la nuova avventura di Chance Renard, alias Il Professionista, è proprio quello che ci vuole per scaldare i motori.

In “Matrioska” il Prof dovrà fare i conti con l’eredità criminale di un vecchio nemico, il criminale di guerra Ruslan Nicovic, scomparso in circostanza misteriose nel 2019. Per farlo dovrà riassemblare la sua vecchia squadra e coinvolgere una nuova affascinante alleata, l’avventuriera Elisha Young.

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I luoghi di Segretissimo – Cayos Cochinos

maggio 10th, 2019

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Arcipelago Cayos Cochinos

L’Arcipelago Cayos Cochinos (Honduras)

L’Arcipelago Cayos Cochinos (Honduras)

 

Scrivere i romanzi della serie El Asesino è un lungo percorso di scoperta. Già, non si tratta solo di mettere una dopo l’altra scene adrenaliniche, ma di trovate l’ambientazione giusta, affascinante, unica. E così, mentre studiavo per il terzo romanzo della serie – “La collina dei trafficanti” – mi sono imbattuto in un vero paradiso terrestre e ne sono stato attratto irresistibilmente. L’Arcipelago Cayos Cochinos (Honduras) è costituito da quasi venti isole e le due maggiori, Cayo Cochino Mayor, Cayo Cochino Menor sono entrate quindi nel romanzo, scenario perfetto per la terza parte dell’avventura. E con loro, nel romanzo finiscono quei termini non comuni che mi piace condividere con il lettore (in questo caso la “popolazione garifuna”) e, perché no, anche un po’ di “cronaca” locale, perché il territorio delle isole è da sempre oggetto di accese controversie, tra chi cerca di preservarne le meraviglie e allo stesso tempo di trasformarle in una vetrina per il turismo. Davvero i due aspetti, in un vero e proprio paradiso terrestre, possono convivere. E sono proprio gli abitanti garifuna dell’isola i primi a contestare lo sfruttamento del territorio. Poi, a volte capita che in un romanzo arrivino pure manipoli di soldati con bombe e mitra e scopriamo che al peggio non c’è mai fine. Per fortuna, le vicende narrate ne “La collina dei trafficanti” sono pura invenzione, altrimenti sarebbero stati guai seri. Ma non è un’invenzione la ricchezza di flora e fauna che le isole Cochinos possono offrire, quindi tra una lettura e l’altra andate pure a curiosare, non ve ne pentirete! Perché leggere è anche il miglior viaggio che possiamo fare seduti comodamente in poltrona. E il fascino della scoperta si cela dietro ogni pagina. Io, da scrittore, ho scoperto queste splendide isole. Spero che il “viaggio” risulti affascinante anche per tutti i lettori. Al netto di sparatorie, inseguimenti ed esplosioni!

 

Rey Molina, La collina dei trafficanti

Rey Molina El Asesino, La collina dei trafficanti, Novembre 2018, Segretissimo extra n. 9

(Ricerche per la stesura del romanzo “La collina dei trafficanti”, Rey Molina, Novembre 2018)

 

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Segretissimo 1646 – François Torrent, “Agente Nightshade – Effetto Brexit”

aprile 25th, 2019

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François Torrent, "Agente Nightshade - Effetto Brexit"

François Torrent, “Agente Nightshade – Effetto Brexit”, Segretissimo n. 1646 – maggio 2019

François Torrent, “Agente Nightshade – Effetto Brexit”, Segretissimo n. 1646 – maggio 2019

Mercedes Contreras, nome in codice Nightshade, è abituata ad agire fuori dagli schemi. Alla testa della Sezione D, Mercy combatte una guerra che non conosce regole. Siamo ben oltre la “licenza di uccidere” di 007: il terrorismo internazionale non si pone alcun limite, e quindi nemmeno lei.

 

Continuate a leggere: contiene un intervento dell’autore che ci spiega i retroscena della scrittura del libro “in tempo reale”! 

 

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S. Gunn – Il Professionista: Black Sand

novembre 24th, 2018

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Stephen Gunn – Il Professionista: Black Sand

Stephen Gunn - Il Professionista, Black Sand

Stephen Gunn – Il Professionista, “Black Sand”, Segretissimo n. 1644,
Dicembre 2018

In occasione dell’uscita questo dicembre di un nuovo inedito del Professionista, abbiamo incontrato Stefano Di Marino, alias Stephen Gunn, e gli abbiamo posto alcune domande. Buona lettura!

Nelle tue risposte ai commenti su “Dossier Phoenix” avevi scritto che i due romanzi “sono stati scritti uno in fila all’altro” e che quel romanzo presenta “una vicenda autoconclusiva, ma che ha un filo con la successiva”. Puoi anticiparci qualcosa sul fil rouge che lega “Dark Phoenix” a “Black Sand”?

SG. In Black Sand troverà risposta il mistero sul codice Phoenix al centro dell’episodio precedente. La vicenda, però, parte da un differente punto d’indagine e coinvolge la società di Contractor Black Sand che i lettori hanno già incontrato più volte. Oltre a ciò ritroveremo L’Inglese, antico e amatissimo nemico di Chance, che è un omaggio a un mito della Spy Story.

 

A un certo punto, tutti i grandi autori di romanzi seriali sono tentati di “fare fuori” il proprio personaggio. A te è mai successo con “il Prof”?

SG. Più volte ma si sa… gli eroi non muoiono mai. Il caso più celebre è stato il finale di “Nome in codice Loki”… con un pronto ritorno all’azione nel successivo “Il Professionista non è morto”. Anche in “Asso di picche” Chance se l’è vista brutta…

 

Puoi dirci qualcosa sulle ambientazioni di “Black Sand”?

SG. È una vicenda complessa che si sviluppa in vari luoghi ma i principali sono Giacarta e l’Indonesia che ho ricostruito sui miei ricordi di viaggio e diventano il palcoscenico esotico per la fase più action della missione. Poi ci trasferiamo a Londra e la trama, pur conservando il ritmo tipico della serie, propone un delicato intreccio di spionaggio classico con tutte le astuzie e le atmosfere del “tradecraft” del filone. Spero che gli amanti dei vari generi di Spy Story trovino soddisfazione ai loro interessi.

 

EBOOK DISPONIBILE

 

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Intervista a Ken McClure

ottobre 22nd, 2011

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– Salve Ken e benvenuto sul blog di Segretissimo Mondadori. “Terrore Invisibile” (White Death) è il tuo primo libro ad essere pubblicato in Italia. Che ne dici di presentarti velocemente ai lettori italiani?

Grazie Alessio, sono davvero felice di essere pubblicato da un editore italiano (finalmente!). Sono stato pubblicato in 25 lingue in tutto il mondo ma ero sempre consapevole che mancava l’italiano (e lo spagnolo). In sostanza, sono un ricercatore medico in genetica dei microrganismi che scrive thriller ambientati nel mondo della scienza e della medicina (scrivi di ciò che conosci!). Fino ad oggi, ho scritto 23 libri, tutti thriller in ambito medico.

– Il protagonista di “Terrore Invisibile” è il Dottor Steven Dunbar (ex medico da campo delle forze speciali, ora membro dell’ispettorato Sci-Med, una sorta di ente terzo che si occupa di investigare su eventi criminali e illeciti nell’ambito della ricerca e dell’industria farmaceutica e del terrorismo biologico). La serie di Dunbar è composta da nove volumi se non erro. Come hai deciso di creare una serie con lo stesso protagonista?

Sì, la serie Dunbar è composta da nove libri e devo farti una confessione. Ho cominciato a impiegare lo stesso personaggio semplicemente perché qualcuno mi disse che ciò avrebbe reso i miei romanzi più appetibili per le emittenti televisive. A quanto pare prediligono le serie. Ciò si è rivelato un’arma a doppio taglio. Ora la gente mi considera il tizio che scrive i romanzi di Steven Dunbar e ignora gli altri miei libri. Per contro, ho riscosso molto interesse dalla TV.

– Preferisci scrivere romanzi indipendenti o serie?

 Mi piacciono entrambi.

– Puoi fornirci un po’ di background su Steven Dunbar, dal punto di vista dell’autore? dust.jpg

La mia descrizione preferita di Dunbar, fatta da un recensore fu “James Bond più intelligente”. Anche se si è laureato in medicina, non ha mai avuto voglia di seguire una carriera medica tradizionale e si è arruolato nell’esercito, dove è diventato un esperto di medicina da campo e ha prestato servizio nelle forze speciali.. Questo fatto gli attribuisce un elemento di ambivalenza: è addestrato a salvare la vita, ma anche a toglierla. Nella vita, cerca sempre di fare la cosa giusta, che è molto più difficile di quanto la gente immagini. La “cosa giusta” spesso non coincide con ciò che è legale o accettabile e spesso è una strada difficile da percorrere.

– Come classificheresti il genere di “Terrore Invisibile”?

È un thriller medico, ma su una scala più ampia di quello che la gente si immagina leggendo questa definizione. Ho sempre paura che la gente possa pensare che i miei libri parlino di dottori e infermiere negli ospedali: decisamente non è così.

– In effetti io credo che non sia “solo” un thriller medico ma anche una storia di spionaggio: voglio dire, abbiamo un agente biologico sconosciuto, giochi di potere politico, organizzazioni criminali settori deviati del governo, spionaggio industriale e un sacco d’azione tra inseguimenti in auto e sparatorie, esatto? death.jpg

Certo è assolutamente così.

– Credo che la domanda alla base di “White Death” sia: quanti rischi siamo disposti a correre per prevenire un male più grande, come un attacco biologico? E anche: è giusto farlo? È una domanda che dopo l’11 Settembre è diventata preminente nel campo della sicurezza in generale: siamo disponibili a sacrificare i diritti umani, la privacy e così via per la sicurezza? Qual è la tua opinione a riguardo?

Temo di avere ben poca considerazione per le cosiddette misure di sicurezza che ci rendono la vita impossibile. Gli aeroporti sono divenuti un incubo. Le misure che implementano sembrano ideate per prevenire qualcosa che è già accaduto, chiudere la stalla quando i buoi sono già scappati, come si dice. Dopo l’11 Settembre chiudono le porte d’accesso alla cabina di pilotaggio. Ti fanno togliere le scarpe dopo che è apparso un attentatore con una bomba nelle scarpe. Quello di cui abbiamo bisogno è gente con immaginazione che lavori su ciò che i terroristi potrebbero fare in futuro! Speriamo di averne.

– Dopo aver letto il tuo libro, rimane una domanda in sospeso: cosa possiamo fare noi? Qual è il comportamento corretto?

Temo ci sia poco che possiamo fare come singoli cittadini a parte fare pressione sui nostri politici perché spingano verso lo sviluppo di nuovi vaccini. L’unica difesa affidabile che vedo contro gli agenti biologici è la vaccinazione ma quando la produzione di vaccini è fatta di fretta è sempre un rischio per cui non bisogna fare le cose all’ultimo minuto.

– Un operativo dell’antiterrorismo israeliano ha sostenuto che la conoscenza diffusa dei segni e dei segnali di un attacco terroristico e di comportamenti sospetti è la chiave per proteggerci. Credi che ci sia davvero qualcosa che il cittadino comune può fare al riguardo.

 

No, io ritengo che dobbiamo fare affidamento sui nostri servizi di intelligence.

– Negli ultimi anni siamo stati sottoposti a periodiche ondate di panico: influenza suina, aviaria, mucca pazza. Che ne pensi, è giustificato o un’esagerazione dei media?

Non credo si sia trattato di un’esagerazione, anche se di certo i mass media preferiscono dare le brutte notizie e più sono brutte, tanto meglio. Credo che gli esperti medici e scientifici se interpellati debbano sempre sempre difendere le proprie posizioni descrivendo il peggior scenario possibile, non il più piacevole.

– Come riesci a bilanciare dettagli tecnico e finzione narrativa? Mi pare che i tuoi romanzi riescano a raggiungere l’obiettivo di essere accurati senza sovraccaricare il lettore.

È un equilibrio difficile. Accetto il fatto che la maggior parte delle persone non sono interessate alla scienza per cui non dico più del necessario ma spero (da uomo di scienza) che alla fine di un libro di McClure ne sappiano un po’ di più di quanto ne sapevano all’inizio. Detto questo, per me la storia ha la priorità. Il mio scopo è raccontare un avventura eccitante.

– Una domanda più personale: come trascorri il tuo tempo libero, cosa ti piace leggere per esempio? Qualche scrittore nuovo da suggerire ai lettori?

Mi piace giocare a tennis (male) e camminare tra le colline vicino a casa (lentamente). Temo di non avere moto tempo per leggere. Tendo ad evitare di leggere libri appartenenti al genere che scrivo ma a parte questo spazio tra generi diversi, dalla poesia a Stephen King. Temo che sia passato parecchio da quando ho letto qualcosa di uno scrittore nuovo, per cui non posso essere d’aiuto.

– Una domanda che faccio spesso ultimamente: che ne pensi degli E-Book e del loro mercato in ascesa?

Visto che ora tutti e 23 i miei libri sono disponibili in formato elettronico per Kindle, sono entusiasta dell’avvento dell’E-Book. Semplicemente è bello sapere che il mio lavoro è disponibile notte e giorno nel più grande negozio di libri del mondo ed è un bel cambiamento rispetto a dover dire ai lettori che il libro che cercano è fuori stampa o dover implorare un editore per ristamparlo. È anche un campo di gioco più livellato per gli scrittori, in cui i grandi editori non possono più comprare e occupare per i loro titoli gli spazi maggioritari nelle catene di librerie.

– Ultima domanda: su cosa sei al lavoro adesso? Hai future uscite in programma?

Ho passato l’ultimo anno a preparare il mio catalogo per la pubblicazione per il Kindle di Amazon, per cui sono un po’ indietro col nuovo libro. Sto anche lavorando a una serie TV per cui il tempo è limitato… anche se ho una nuova idea.

– Qualcosa che vorresti dire ai lettori italiani?

Sono molto felice che il mio libro sia pubblicato in italiano. Spero che vi piaccia e che magari… non sia l’ultimo? Ciao.

 

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