Il Manuale della Spia/4

giugno 18th, 2012

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IL PROFESSIONISTA PRESENTA: IL MANUALE DELLA SPIA

A cura di Stephen Gunn

Buoni e cattivi

Eroi di una guerra segreta, personaggi senza scrupoli, pedine del Grande Gioco. Definizioni differenti, a volte venate di disprezzo altre di un cinico fatalismo, così potremmo definire quelle che il pubblico si è ormai abituato a definire come “spie”. Di questa professione si potrebbero trovare decine di classificazioni, tutte calzanti e al tempo stesso inadeguate. L’intelligence è un’attività complessa e, a seconda dei punti di vista, chi la esercita può essere considerato un eroe o un vigliacco. Aldrich Ames, una delle più famose “talpe” dei russi all’interno della CIA è considerato dall’opinione pubblica americana un individuo spregevole, colpevole di aver causato la morte di decine di agenti con il suo tradimento. Allo stesso modo Vladimir Petrov, ufficiale del KGB russo che nel 1954 defezionò vendendo un cospicuo numero di segreti all’Occidente, è ritenuto un eroe. Ovviamente “dall’altra parte” i giudizi sono rovesciati. Qual è la verità? La possiamo ricavare una risposta dalle parole dello stesso Ames che rispondeva così a chi gli chiedeva se era cosciente di aver condannato le persone che segnalava al KGB. “Sì, ne ero consapevole, così come ero cosciente che queste persone, con le informazioni che passavano alla CIA, avevano causato la morte di altrettanti agenti sovietici. Era tutto un Grande Gioco.” Certo, la moralità non è la dote principale di una spia, anche se patriottismo e ideologia si sono rivelate ottime armi per reclutare agenti e collaboratori.

Le forze in campo

Spia quindi, nella realtà quanto nella fiction, è un termine di comodo che ci serve per individuare chi lavora nel campo dell’intelligence ma che corrisponde a una varietà di ruoli che esamineremo nei prossimi paragrafi. Dai compiti e dalle qualità di ognuno potrete provare a identificare quale sarebbe il “vostro” ruolo. Come diceva Myamoto Musashi, grande spadaccino autore del Libro dei Cinque Anelli, uno dei massimi testi sulla strategia e sullo spionaggio di tutti i tempi, “Il Carpentiere e il Generale sanno trovare l’impiego più appropriato per ogni parte dell’albero e per ogni uomo.” Il vostro sogno è ricoprire il ruolo dell’ardimentoso sabotatore, sciupafemmine e gaudente, ma vi manca le fisique du role ? Niente paura, potreste scoprire di essere ottimi analisti o di avere un talento per i cifrari o il reclutamento di nuovi informatori. Nelle pagine che seguono avremo anche modo di conoscere alcuni termini in gergo – il “dormiente”, l’“antenna”, per fare due esempi – che ci aiuteranno in seguito a comprendere meglio le sottigliezze del mestiere.

Il Legale

È una delle classificazioni più importanti di questo mestiere che, fondamentalmente, prevede due categorie di operativi, i legali e gli illegali. Al primo gruppo appartengono un gran numero di agenti destinati a vari ruoli ma che, senza eccezione, lavorano alle dipendenze di un grande servizio e dispongono di una copertura ufficiale. Se svolgono il loro impiego nelle centrali del servizio sono qualificati come dipendenti pubblici nel settore amministrativo; se esercitano all’estero, di solito, godono di una copertura diplomatica e sono immuni dagli strali della legge anche se colti sul fatto. In questo caso rischiano al massimo di essere espulsi. Purtroppo essendo accreditati presso le rispettive ambasciate questi personaggi sono ben noti al nemico e tenuti sotto stretta sorveglianza. L’agente in missione che vi fa ricorso può star certo di venire individuato e neutralizzato. Spesso vengono tenuti in attività proprio perché sono noti al nemico, in modo da passare false informazioni o comunque confondere le acque in caso di operazioni clandestine che si svolgono ben al di fuori delle ambasciate e dai consolati. La narrativa di spionaggio è piena di esempi di agenti legali poco propensi ad accordare il loro aiuto agli esperti venuti dall’esterno. Per citare un mio famoso collega, spesso al principe Malko Linge viene raccomandato di non far ricorso alle reti ufficiali perché “bruciate” agli occhi del nemico.

Il capo di stazione

In molti casi questi agenti legali svolgono comunque un buon lavoro di raccolta informazioni e rispondono a un “capo di stazione”o “antenna” che, pur essendo un agente regolarmente inserito nei ranghi del servizio, svolge la sua attività lontano dagli ambienti diplomatici garantendo la logistica e i contatti agli agenti in missione. Se venisse scoperto il residente invocherebbe la copertura diplomatica, ma solo in caso di assoluta necessità. In altre occasioni il residente può lavorare all’ambasciata del suo paese ma con un ruolo secondario e apparentemente defilato. È quello che accadeva al simpatico protagonista del Sarto di Panama di John LeCarré (portato sullo schermo da Pierce Brosnan, per una volta lontano dai panni di James Bond), inviato sul Canale per valutare da una differente prospettiva le informazioni dell’antenna “ufficiale” troppo compromesso per essere credibile. Come è andata a finire? Be’ lo sapete, il nostro eroe s’inventò un’inesistente complotto per spillar soldi all’amministrazione inglese e quasi riuscì a farla franca. E questo dimostra che anche stimati professionisti legali possono costituire un problema… Molto più affidabile, per esempio, John Burke, il residente CIA di SAS Assalto a Istanbul . Nella realtà lo spionaggio russo riuscì, negli anni più duri della Guerra fredda, a svolgere importanti operazioni grazie ad agenti legali muniti di regolare copertura diplomatica, grazie a una reale impenetrabilità tra il personale delle sue ambasciate che rendeva davvero difficile comprendere quali funzionari fossero realmente delle spie. Oleg Gordievsky, per esempio, svolse per anni una convincente attività di diplomatico accreditato a Londra, gestendo decine di “fonti” e “risorse” clandestine per il KGB: ma il termine della Guerra Fredda non ha messo la parola fine alle attività spionistiche, legali o illegali che siano i suoi agenti. Nel 1991 Vadim Bakatin, capo del 1° Direttorato del KGB – che in seguito sarebbe diventato l’SVR- aveva una rete di almeno 50 agenti legali nella sola Londra. Se calcolate che ogni “legale” gestisce una rete di quattro o cinque “illegali” potete immaginare quanto fosse ramificata la sua organizzazione. E il nuovo scacchiere internazionale ha portato alla ribalta nuovi soggetti. L’Iran ha piazzato un gran numero di agenti legali nelle sue ambasciate in tutto il mondo, gli uomini ai quali fanno capo le reti terroristiche e spionistiche illegali in tutto l’Occidente. Nel 1992 tre diplomatici iraniani, facenti parte dell’organizzazione spionistica di Teheran, Ali Falshian, furono espulsi da Londra, sospettati di aver organizzato un attentato contro lo scrittore Salman Rushdie, colpito da una fatwa, un ordine di assassinio internazionale emesso dagli Ayatollah.

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Il Manuale della Spia/3

gennaio 22nd, 2012

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IL PROFESSIONISTA presenta: IL MANUALE DELLA SPIA

A cura di Stephen Gunn

A caccia di talenti

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Ovviamente ci sono molti modi per entrare a far parte di un servizio segreto. I potenziali candidati possono venire dalle normali agenzie di polizia, dai servizi d’informazione dell’esercito o persino fare domanda come per un normale impiego pubblico. Una mia amica di New York è di origine iraniana. La sua famiglia si trasferì negli USA alla fine degli anni Settanta, prima del colpo di stato che spodestò lo Scià. Il padre aveva svolto importanti incarichi diplomatici e riuscì a procurarle un impiego presso gli uffici newyorkesi della Central Intelligence Agency. La mia amica lavora a un basso livello dell’organizzazione ma, durante la guerra del Golfo, fu più volte interpellata dagli esperti di Langley per le sue conoscenze linguistiche. In qualsiasi modo si arrivi alla fase di reclutamento, in qualsiasi servizio del mondo, il vero e proprio inserimento nell’organizzazione è subordinato a un attento scrutinio della propria esistenza, giustificato da motivi di sicurezza. Abitudini sociali, convinzioni politiche, casellario penale, simpatie per ideologie “sospette”, devianze sessuali, uso di stupefacenti o vizio del gioco… il potenziale agente viene passato al setaccio secondo una procedura che forse non sarà ‘politicamente corretta’ ma ha una sua giustificazione. Qualsiasi punto debole che il nemico possa sfruttare viene considerato una nota negativa e può contribuire all’esclusione del candidato. Più alto è il livello che l’agente ricoprirà nell’organizzazione, più il vaglio diventa severo, anche se la storia ha fornito clamorose smentite. Alcuni dei doppiogiochisti più famosi della storia dello spionaggio passarono alla graticola dei controlli delle loro agenzie. Aldrich Ames, il traditore che provocò la morte di almeno dieci dei suoi colleghi tra il 1985 e il 1994, risultava cristallino per la CIA ; invece sir Murice Oldfield fece una brillante carriera a capo dell’MI6 pur manifestando apertamente la sua omosessualità. Come a dire: talento e fedeltà si possono vagliare secondo regole prestabilite, ma saranno le circostanze a provarle.

Da qui nasce una delle prime regole alle quali l’aspirante spia dovrà sempre tenere a mente. L’apparenza inganna. Può sembrare un’affermazione ovvia, ma diffidare sempre di luoghi comuni o troppo evidenti apparenze potrà salvarvi la pelle.

La “proposta”

Quale che sia la sua provenienza, il potenziale agente viene comunque vagliato a lungo, la sua candidatura proposta dall’eventuale “cacciatore di teste” che, ricevuta l’approvazione, creerà le circostanze adatte per la “proposta”, l’offerta di entrare nell’organizzazione. Un buon esempio di questa procedura è visibile nel film Spy game di Tony Scott in cui quella vecchia volpe di Robert Redford, individuato un possibile “talento” nel giovane ufficiale Brad Pitt, crea prima una situazione per ammorbidire le eventuali reticenze del soggetto facendolo destinare a Berlino con un incarico tedioso e a contatto con una burocrazia locale della quale il giovane conosce solo sommariamente la lingua e, in seguito, finge d’incontrarlo per caso, ne guadagna la simpatia e, infine, si rivela come agente della CIA offrendo un impiego che può rappresentare la soluzione ai problemi umani e professionali del giovane. Vi sembra una tela di ragno, inumana e poco corretta? Be’, ragazzi questo è il Grande Gioco delle Ombre e tali sono le sue regole…

Questi rigidi criteri di reclutamento sono riservati, però, solo agli agenti che entreranno a far parte del servizio in linea diretta. Come abbiamo visto si tratta di cittadini che, in qualche modo, ricopriranno una posizione ufficiale (anche se spesso ‘celata’ e nominalmente dipendente dal ministero degli Interni). Vedremo in seguito che la raccolta di informazioni si basa soprattutto su agenti stranieri, convinti con il denaro, la lusinga politica o anche con il ricatto a collaborare. Controlli e prudenza sono d’obbligo anche in questi frangenti ma, necessità impone, i criteri diventano assai meno rigidi.

L’addestramento iniziale

Rimaniamo per ora agli agenti ufficialmente assunti da un grande servizio. Nella prima fase della loro attività queste persone, pur dotate delle qualità di base, sono estranee al mondo dello spionaggio. Nella maggior parte dei casi, anzi, ne hanno un’idea piuttosto vaga e, al di là dell’entusiasmo, devono apprendere numerose tecniche di base e, soprattutto, comprendere quali siano i rischi da affrontare. Come vedremo in seguito non tutti possiedono le stesse qualità e la maggior parte degli agenti ricoprirà ruoli molto diversi uno dall’altro. L’iniziale addestramento intensivo cui vengono sottoposti serve anche a valutare le singole potenzialità per affidare a ciascuno il ruolo che più gli si adatta. Ricordando uno dei romanzi preferiti dal J.F. Kennedy, Dalla Russia con amore, di Ian Fleming, sarebbe stato un grave errore destinare Donovan “Red” Grant, un assassino psicopatico dal valore politico quasi nullo, a compiti di raccolta informazioni quanto affidare l’incarico di sedurre James Bond all’intelligente ma orribile Rosa Klebb , missione condotta con successo invece dall’avvenente Tatiana Romanova, una ragazza dotata di un fisico prorompente ma forse non troppo sveglia. L’addestramento preliminare viene impartito a tutti gli agenti del servizio indipendentemente quindi dal loro futuro impiego. Si tratta, in generale, di un periodo concentrato in cinque o sei settimane in qualche località segreta o presso un centro di addestramento delle truppe speciali. Malko Linge raccontava di essere stato addestrato a Forte Bragg, presso la scuola militare dei Berretti Verdi, Nick Carter “Sterminio” e molti altri colleghi letterari dell’America degli anni Sessanta nella “Fattoria” in Virginia, Sam Durell il “Caimano” nelle paludi della Louisiana( nella tenuta del nonno cajun) e molti loro antagonisti russi nella già citata scuola di spionaggio di Kuchino.

In ogni caso non si tratta di una vacanza al Club Mediterranée. Nelle cinque settimane di addestramento il candidato riceve un severissimo addestramento fisico, impara a sparare con vari tipi di armi da guerra e da difesa, apprende i rudimenti del combattimento ravvicinato, e si impratichisce di codici e procedure di sicurezza. Soprattutto viene messo sotto pressione, apprende basilari tecniche di sopravvivenza psicologica per essere in grado di fronteggiare gli imprevisti del suo lavoro. La maggior parte dei candidati ricorda questo periodo come un incubo e con ragione. Lo scopo è quello di mettere alla prova la determinazione e le qualità che il reclutatore ha intravisto nel soggetto. Nessuno pensa che, senza un continuo addestramento, un agente possa affrontare un combattimento corpo a corpo o una sparatoria con le nozioni apprese in cinque settimane. Per il servizio è sufficiente che l’agente ne abbia una conoscenza generale, in seguito, a seconda della specializzazione, tralascerà alcune materie per specializzarsi in altre. A volte il caso o la necessità potranno imporgli di recuperare in una zona del loro cervello nozioni dimenticate e abilità che ha tralasciato. È il caso di uno degli agenti letterari più convincenti degli ultimi anni, Michael Osborne, nato dalla penna di Daniel Silva e protagonista di due ottime spy-story, October e Il bersaglio. Ritiratosi dal servizio e comunque relegato a servizi organizzativi, Osborne dovrà recuperare in fretta l’abilità di tiratore oltre alla prestanza fisica per poter sopravvivere al suo mortale nemico, il killer conosciuto come October.

Un primo consiglio

Chi, come me e i miei colleghi delle sezioni “speciali” quali 007, OSS117, Nick Carter e molti altri, viene impiegato in missioni in cui spesso alla raccolta d’informazioni segue un intervento diretto, lo sa perfettamente. L’addestramento di base, fisico e tecnico, deve sempre essere mantenuto a livelli di efficienza. Essere in buona forma fisica, ricordarsi le procedure per accudire la propria arma, esercitarsi a sparare e mantenere sempre desta la vigilanza, sono le regole basi per la sopravvivenza. Senza eccedere nella maniacale ripetizione delle nozioni base di sopravvivenza, un buon agente dovrebbe sempre essere pronto all’azione. Anche in momenti di apparente tranquillità, lontano dalle missioni operativi, mantenersi in esercizio sarà utile per conservare la concentrazione e la capacità di reagire indispensabili in missione.

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Il Manuale della Spia/2

ottobre 13th, 2011

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IL PROFESSIONISTA presenta : IL MANUALE DELLA SPIA

A cura di Stephen Gunn

L’AGENTE SEGRETO

Il mestiere della spia

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Non esistono situazioni in cui non sia necessario l’uso delle spie.” Lo diceva Sun Tzu nel suo trattato sull’Arte della guerra duecento anni prima di Cristo e, nei secoli, tale affermazione ha mantenuto la sua validità. In pace e in guerra, nelle attività di controterrorismo, quanto nelle campagne militari o nel campo altrettanto spietato della concorrenza commerciale, la “spia”, l’agente capace di carpire e trasmettere le informazioni più segrete, diventa fondamentale. Il fulcro dell’attività di intelligence è la raccolta di informazioni. Senza una conoscenza diretta delle condizioni operative del nemico (possano essere queste piani segreti, solidità politica o risorse economiche) sarebbe impossibile – e pericoloso – pianificare qualsiasi genere di intervento. Richard Sorge perse la vita in Giappone, nel 1941, per comunicare ai sevizi segreti russi che l’impero del Sol Levante non aveva intenzione di attaccare l’URSS, preferendo concentrare invece i suoi sforzi verso l’oceano Pacifico. Senza questa informazione l’impegno delle truppe sovietiche contro gli invasori tedeschi avrebbe dovuto essere ridotto per consentire una difesa da un eventuale attacco in Siberia. L’Ago, la spia tedesca inventata da Ken Follett in La cruna dell’Ago, era riuscito a scoprire la data e il punto esatto dello sbarco in Normandia, ma fu fermato prima di poter trasmettere l’informazione all’Abwher cambiando così il corso della storia. Oggi la conoscenza di piani e organigrammi è indispensabili sia per la lotta al terrorismo che al narcotraffico. Possiamo quindi affermare che, benché spesso sia necessario un ulteriore intervento, l’attività delle agenzie di intelligence, i servizi segreti, si concentra fondamentalmente nel recupero di informazioni da ogni fonte reperibile.

Sat-Int e Hum-Int

Nei tempi moderni con lo sviluppo dell’elettronica è stata alimentata l’illusione che la macchina possa sostituire l’uomo, soprattutto nel campo della raccolta dati. Una serie di casi clamorosi ha dimostrato che la Sorveglianza Satellitare (in gergo SAT-INT) è solo uno degli aspetti del mestiere della spia e che non si può prescindere dall’impiego delle risorse umane, la cosiddetta HUM-INT o, come diceva Graham Greene, il “fattore umano”. Immagino già qualche patito dell’informatica che storce il naso per manifestare il suo scetticismo. Be’, sentite questa. Nella seconda metà degli anni Ottanta gli Americani cominciarono a sorvegliare i campi di addestramento palestinesi nella valle della Bekaa, in Libano, e in altre regioni desertiche con l’uso dei satelliti che venivano predisposti per passare su una determinata regione e scandagliarla alla ricerca di attività sospetta in diverse ore della giornata. Ovviamente il satellite passava a orari regolari che venivano cambiati di tanto in tanto ma che presentavano uno schema tutto sommato prevedibile. L’attività di spionaggio delle reti terroristiche permise non solo di individuare il pericolo, ma anche di conoscere in anticipo gli orari di passaggio dei satelliti. Risultato: i costosissimi satelliti americani inquadravano quelli che apparivano come normali accampamenti nomadi nel deserto. Non appena la zona usciva dal campo visivo i terroristi tornavano allo scoperto riprendendo le loro attività, vanificando o, quantomeno alterando la strategia antiterroristica. È quanto, nel mondo della fantasia, capita nel film Giochi di Potere (il romanzo originale era Attentato alla corte d’Inghilterra di Tom Clancy) in cui l’agente Jack Ryan/Harrison Ford, assiste al computer a un assalto della Delta Force a un campo di addestramento in Libia nel quale avrebbero dovuto trovarsi i componenti di una cellula dell’IRA. Informazioni sbagliate, operazione fallita. Uno a zero per il nemico. La ricerca dei laboratori per la produzione di armi chimiche di Saddam Hussein, nel ’91, sarebbe stata vana se fosse stata condotta solo via satellite. In realtà furono gli uomini delle SAS inglesi a scovare i bersagli, infiltrandosi oltre le linee irakene e penetrando nei bunker sotterranei del dittatore di Bagdad, invisibili dal cielo. L’elettronica è diventata un’arma indispensabile nella guerra moderna, ma la visione diretta, l’informazione di prima mano fornita da spie in carne e ossa rimane irrinunciabile, quanto l’interpretazione dei dati da parte degli analisti. E meno male, dico io, perché altrimenti noi agenti free-lance rimarremmo disoccupati.

Le qualità di un agente segreto

Non si tratta solo di raccogliere le informazioni, ma anche di interpretarle, farne l’uso più corretto e, spesso diffondere notizie false per indurre il nemico a passi errati o minarne la sicurezza. È ovvio che, per poter operare nella maniera più efficace, all’agente segreto siano richieste due fondamentali qualità che l’addestramento specifico può aiutare a sviluppare ma non creare dal nulla. Come per un atleta velocità e forza possono essere migliorate, ma devono essere già presenti a livello naturale, l’intelligenza e la capacità di passare inosservati sono per la spia qualità naturali, e chi ne è sprovvisto difficilmente potrà procurarsene. Nel campo specifico l’intelligenza è la capacità di adattarsi a situazioni nuove e impreviste, prendere decisioni rapide e valutare correttamente le proprie opzioni in base a un rapido mutamento dell’ambiente. È vero che una precisa informazione sulle circostanze della missione è possibile solo grazie a un briefing dettagliato e che molte tecniche s’imparano, ma la spia “ideale” è un uomo dotato di visioni aperte, spirito di osservazione e capacità di decisioni immediate. Per quanto riguarda il secondo aspetto… be’, bisogna ammettere che nel campo della narrativa di spionaggio rileviamo diverse eccezioni. I Ninja, forse la migliore organizzazione spionistica dell’antichità, praticavano l’arte dell’Invisibilità ( il Ninjitsu). Erano uomini dall’aspetto assolutamente ‘inapparente’, gente normale che si confondeva con l’ambiente circostante. I loro compiti erano fondamentalmente raccogliere informazioni sulle postazioni militari senza dare nell’occhio, ma anche arrivare così vicini ai granai del nemico da poterli bruciare, convincere il signore feudale che la moglie lo tradiva con il suo miglior samurai, in pratica tutte le attività praticate anche dalle spie moderne. Per far questo si addestravano a camminare, parlare e comportarsi come le persone nel gruppo in cui s’infiltravano. Ne studiavano le caratteristiche e vi si adattavano, aderendovi fisicamente. Se qualcuno di voi è mai stato in Giappone può rendersi conto che anche oggi in questo paese si trova la più alta assuefazione dell’individuo al suo gruppo di appartenenza. Caratteristiche fisiche troppo marcate, tratti particolari sono quindi un handicap, al contrario di quanto avviene (per ragioni… artistiche) nel caso di alcuni dei miei colleghi letterari e cinematografici. Per intenderci, avere gli occhi color oro, non è certo una caratteristica che passa inosservata e un agente che ambisse al totale anonimato dovrebbe quantomeno mascherare il suo aspetto… in alcune occasioni, però, il fascino della seduzione diventa fondamentale, se non una vera e propria arma, come accade nel caso di Malko Linge che ha sempre sfruttato la sua singolare caratteristica fisica per far breccia tra le sue avversarie, salvando a questo modo l’esito di una missione. Questo paradosso è solo la dimostrazione della necessità della prima dote di cui abbiamo parlato. Un agente abile come SAS saprà come sfruttare il carisma personale e l’avvenenza fisica per portare a termine il suo incarico distinguendo immediatamente le circostanze e le persone con cui sarà utile impiegarlo, lasciando spazio alla discrezione e alla furtività quando sono richieste.

Il reclutamento

I grandi servizi segreti sono ben consapevoli della necessità di disporre di persone brillanti e, benché il lavoro della spia sia in realtà diviso in settori di specializzazione, per reclutare i propri capi missione o comunque gli agenti che avranno la responsabilità di intere reti o complesse operazioni sul campo si affidano alle università o agli alti ranghi dell’esercito. Di solito il potenziale agente viene studiato e valutato a lungo prima di essere avvicinato da una “persona di fiducia” magari qualcuno che gli è familiare e lavora nel suo ambito svolgendo in maniera insospettabile il compito di talent-scout. La CIA e l’FBI attingono principalmente dalle università più prestigiose d’America, seguendo il principio che siano frequentate da giovani intellettualmente dotati, provenienti da un ambiente sociale con saldi valori patriottici. L’Intelligence Service inglese, invece, predilige scegliere i suoi operativi tra gli ufficiali dei servizi d’informazione della Marina (un esempio eclatante è il celeberrimo “Comandante” Bond che durante la guerra aveva prestato servizio appunto nella Royal Navy). Il KGB russo reclutava i suoi agenti migliori disdegnando i ranghi del partito, preferendo affidarsi alla professionalità e all’abilità degli ufficiali delle truppe speciali addestrati nella base di Kuchino, in Siberia.

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IL PROFESSIONISTA presenta: IL MANUALE DELLA SPIA/1

settembre 20th, 2011

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IL PROFESSIONISTA presenta: IL MANUALE DELLA SPIA

A cura di Stephen Gunn

PRIMA PUNTATA- INTRODUZIONE

Mi chiamo Chance Renard, ma nel mondo della spionaggio mi conoscono come il Professionista. Da molti anni leggete le mie avventure sulle pagine di Segretissimo e molti di voi si saranno chiesti come abbia fatto a portare a casa la pelle con tutti i pericoli che ho dovuto affrontare. Be’, naturalmente potrei ringraziare la Buona Stella degli agenti segreti che per me ha sempre un occhio di riguardo… la verità è che il mio addestramento l’ho ricevuto nella Legione Straniera, una delle più dure scuole di combattimento della storia. Ma il mondo in cui mi sono trovato a operare da agente indipendente si è rivelato molto più difficile e, soprattutto, più infido e confuso di un semplice campo di battaglia. Per portare a termine la missione, salvarsi la vita ( e perché no? conquistare la bella di turno) non è sufficiente saper combattere, anzi. La guerra delle ombre, come piace definirla a noi del “giro”, richiede astuzia, psicologia, capacità di adattamento e la conoscenza di un gran numero di tecniche che, spesso, rendono inutile il ricorso alle armi. In pratica il moderno agente segreto dev’essere un uomo d’azione, ma anche dotato di intuito e conoscenze tecniche e, naturalmente, un po’ di fortuna non guasta. Da qui l’idea di proporvi un vero e proprio manuale che spieghi tutti i trucchi del mestiere dall’addestramento di base, alle tecniche per il reclutamento e i consigli per rompere un pedinamento o per sopravvivere in un ambiente ostile.

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REALTÀ E FINZIONE. UN DETTAGLIO FONDAMENTALE.

Prima di tutto dobbiamo chiarire un punto che vi aiuterà a trarre la massima utilità e divertimento dai miei consigli. Gli agenti segreti della spy-story letteraria e cinematografica vivono in un mondo perfettamente documentato e molto simile al nostro ma che, per esigenze narrative, spesso si concede qualche “libertà narrativa”.

L’agente segreto-investigatore capace di svolgere indagini, risolvere casi complicati ed entrare in azione con l’abilità di un veterano delle truppe speciali, riassume in un unico personaggio le abilità che, nella realtà, vengono sviluppate da “operativi” che ricoprono ruoli differenti. 007, Nick Carter, OSS117, Sam Durell il “Caimano” e tanti dei miei colleghi della fiction operano tutti “fuori quadro”, sono cioè agenti di unità immaginarie all’interno di vere organizzazioni spionistiche. Analista, reclutatore, agente delle truppe speciali, la spia che Segretissimo ci ha fatto conoscere è un po’ tutte queste cose, oltre naturalmente essere sempre schierato dalla parte del Bene. E, in questo manuale, lo considereremo a questo modo, adattando al mondo della fantasia procedure e attrezzature usate nel mondo reale dai veri agenti segreti. Per questa ragione citando particolari tecniche o attrezzature faremo riferimento a personaggi e missioni vere in cui sono state impiegate, ma citeremo anche le avventure di alcuni miei “colleghi” della finzione narrativa… e chissà che questo non vi stimoli ad andare a leggere le loro storie…

IL PRIMO BRIEFING

Un buon agente inizia sempre la sua missione da un nucleo di informazioni precise. Elenchiamo quindi quali saranno le materie del nostro “corso” e, mi raccomando, attenzione a non perdere neppure una lezione, a volte anche un particolare insignificante può salvarvi la vita.

L’AGENTE SEGRETO – Le qualità di un agente segreto. Passare inosservati. I vari tipi di agenti, quelli ufficiali e i NOC, i “Non Official Cover”, il nerbo della spy-story avventurosa e delle operazioni speciali. Stringer, Controllori, Capo missione e Residenti..

IL MESTIERE DI SPIA – Tutto quello che una brava spia apprende durante l’addestramento. Attenzione ai particolari, le tecniche di pedinamento, trucchi per eludere le “code”. Come reclutare fonti e informatori. I codici e le procedure di sicurezza, tutto quanto vi serve sapere per raccogliere informazioni e passarle alla “centrale”. Le operazioni sotto “falsa bandiera”.

CORPO A CORPO – C’è sempre un momento in cui è necessario menare le mani. Consigli per la preparazione fisica e semplici trucchi per uscire vincitori in un combattimento ravvicinato con un “gorilla”. Davvero le arti marziali sono la soluzione indicata per prevalere in un corpo a corpo? Il metodo Faikbanks-Sykes e il Kravmaga.

LE ARMI DELLE SPIE – Nella guerra delle spie non sempre si usano le stesse armi dei soldati sul campo di battaglia. Come scegliere la vostra arma personale. Armi occulte e armi strane: dai veleni alle pistole a ghiaccio. L’ombrello bulgaro. Bastoni animati e aghi nascosti. Quali sono i fucili mitragliatori veramente usati dalle truppe speciali. Pistole e silenziatori. Equipaggiamento elettronico in operazioni speciali. Le armi delle spie letterarie più famose. Coltelli da lancio e da combattimento.

SOPRAVVIVENZA IN AMBIENTI OSTILI – Nel corso di una missione si può sempre finire in una situazione di emergenza. I manuali delle truppe speciali ci aiutano a uscirne. La regola più importante: mantenere la calma. Affrontare la natura: principi fondamentali. Nel deserto. Nel ghiaccio. Nella Foresta. In mare aperto.

IL NEMICO È L’UOMO – Quando si entra in azione contro il nemico. Agguati, fughe e missioni di sabotaggio oltre le linee nemiche. Gli interrogatori. Evasione e cattura.

CHI OSA VINCE” – Le Operazioni Speciali. Truppe speciali di tutto il mondo. Caratteristiche, equipaggiamento, sistemi operativi e di addestramento. GIGN francese, la Legione Straniera, i SEAL e le Delta Force, gli Spetznats russi, le SAS inglesi, le GSG9 tedesche e i Nocs italiani.

– 1 continua…

 

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