Il Manuale della Spia/3

gennaio 22nd, 2012 by Alessio Lazzati

IL PROFESSIONISTA presenta: IL MANUALE DELLA SPIA

A cura di Stephen Gunn

A caccia di talenti

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Ovviamente ci sono molti modi per entrare a far parte di un servizio segreto. I potenziali candidati possono venire dalle normali agenzie di polizia, dai servizi d’informazione dell’esercito o persino fare domanda come per un normale impiego pubblico. Una mia amica di New York è di origine iraniana. La sua famiglia si trasferì negli USA alla fine degli anni Settanta, prima del colpo di stato che spodestò lo Scià. Il padre aveva svolto importanti incarichi diplomatici e riuscì a procurarle un impiego presso gli uffici newyorkesi della Central Intelligence Agency. La mia amica lavora a un basso livello dell’organizzazione ma, durante la guerra del Golfo, fu più volte interpellata dagli esperti di Langley per le sue conoscenze linguistiche. In qualsiasi modo si arrivi alla fase di reclutamento, in qualsiasi servizio del mondo, il vero e proprio inserimento nell’organizzazione è subordinato a un attento scrutinio della propria esistenza, giustificato da motivi di sicurezza. Abitudini sociali, convinzioni politiche, casellario penale, simpatie per ideologie “sospette”, devianze sessuali, uso di stupefacenti o vizio del gioco… il potenziale agente viene passato al setaccio secondo una procedura che forse non sarà ‘politicamente corretta’ ma ha una sua giustificazione. Qualsiasi punto debole che il nemico possa sfruttare viene considerato una nota negativa e può contribuire all’esclusione del candidato. Più alto è il livello che l’agente ricoprirà nell’organizzazione, più il vaglio diventa severo, anche se la storia ha fornito clamorose smentite. Alcuni dei doppiogiochisti più famosi della storia dello spionaggio passarono alla graticola dei controlli delle loro agenzie. Aldrich Ames, il traditore che provocò la morte di almeno dieci dei suoi colleghi tra il 1985 e il 1994, risultava cristallino per la CIA ; invece sir Murice Oldfield fece una brillante carriera a capo dell’MI6 pur manifestando apertamente la sua omosessualità. Come a dire: talento e fedeltà si possono vagliare secondo regole prestabilite, ma saranno le circostanze a provarle.

Da qui nasce una delle prime regole alle quali l’aspirante spia dovrà sempre tenere a mente. L’apparenza inganna. Può sembrare un’affermazione ovvia, ma diffidare sempre di luoghi comuni o troppo evidenti apparenze potrà salvarvi la pelle.

La “proposta”

Quale che sia la sua provenienza, il potenziale agente viene comunque vagliato a lungo, la sua candidatura proposta dall’eventuale “cacciatore di teste” che, ricevuta l’approvazione, creerà le circostanze adatte per la “proposta”, l’offerta di entrare nell’organizzazione. Un buon esempio di questa procedura è visibile nel film Spy game di Tony Scott in cui quella vecchia volpe di Robert Redford, individuato un possibile “talento” nel giovane ufficiale Brad Pitt, crea prima una situazione per ammorbidire le eventuali reticenze del soggetto facendolo destinare a Berlino con un incarico tedioso e a contatto con una burocrazia locale della quale il giovane conosce solo sommariamente la lingua e, in seguito, finge d’incontrarlo per caso, ne guadagna la simpatia e, infine, si rivela come agente della CIA offrendo un impiego che può rappresentare la soluzione ai problemi umani e professionali del giovane. Vi sembra una tela di ragno, inumana e poco corretta? Be’, ragazzi questo è il Grande Gioco delle Ombre e tali sono le sue regole…

Questi rigidi criteri di reclutamento sono riservati, però, solo agli agenti che entreranno a far parte del servizio in linea diretta. Come abbiamo visto si tratta di cittadini che, in qualche modo, ricopriranno una posizione ufficiale (anche se spesso ‘celata’ e nominalmente dipendente dal ministero degli Interni). Vedremo in seguito che la raccolta di informazioni si basa soprattutto su agenti stranieri, convinti con il denaro, la lusinga politica o anche con il ricatto a collaborare. Controlli e prudenza sono d’obbligo anche in questi frangenti ma, necessità impone, i criteri diventano assai meno rigidi.

L’addestramento iniziale

Rimaniamo per ora agli agenti ufficialmente assunti da un grande servizio. Nella prima fase della loro attività queste persone, pur dotate delle qualità di base, sono estranee al mondo dello spionaggio. Nella maggior parte dei casi, anzi, ne hanno un’idea piuttosto vaga e, al di là dell’entusiasmo, devono apprendere numerose tecniche di base e, soprattutto, comprendere quali siano i rischi da affrontare. Come vedremo in seguito non tutti possiedono le stesse qualità e la maggior parte degli agenti ricoprirà ruoli molto diversi uno dall’altro. L’iniziale addestramento intensivo cui vengono sottoposti serve anche a valutare le singole potenzialità per affidare a ciascuno il ruolo che più gli si adatta. Ricordando uno dei romanzi preferiti dal J.F. Kennedy, Dalla Russia con amore, di Ian Fleming, sarebbe stato un grave errore destinare Donovan “Red” Grant, un assassino psicopatico dal valore politico quasi nullo, a compiti di raccolta informazioni quanto affidare l’incarico di sedurre James Bond all’intelligente ma orribile Rosa Klebb , missione condotta con successo invece dall’avvenente Tatiana Romanova, una ragazza dotata di un fisico prorompente ma forse non troppo sveglia. L’addestramento preliminare viene impartito a tutti gli agenti del servizio indipendentemente quindi dal loro futuro impiego. Si tratta, in generale, di un periodo concentrato in cinque o sei settimane in qualche località segreta o presso un centro di addestramento delle truppe speciali. Malko Linge raccontava di essere stato addestrato a Forte Bragg, presso la scuola militare dei Berretti Verdi, Nick Carter “Sterminio” e molti altri colleghi letterari dell’America degli anni Sessanta nella “Fattoria” in Virginia, Sam Durell il “Caimano” nelle paludi della Louisiana( nella tenuta del nonno cajun) e molti loro antagonisti russi nella già citata scuola di spionaggio di Kuchino.

In ogni caso non si tratta di una vacanza al Club Mediterranée. Nelle cinque settimane di addestramento il candidato riceve un severissimo addestramento fisico, impara a sparare con vari tipi di armi da guerra e da difesa, apprende i rudimenti del combattimento ravvicinato, e si impratichisce di codici e procedure di sicurezza. Soprattutto viene messo sotto pressione, apprende basilari tecniche di sopravvivenza psicologica per essere in grado di fronteggiare gli imprevisti del suo lavoro. La maggior parte dei candidati ricorda questo periodo come un incubo e con ragione. Lo scopo è quello di mettere alla prova la determinazione e le qualità che il reclutatore ha intravisto nel soggetto. Nessuno pensa che, senza un continuo addestramento, un agente possa affrontare un combattimento corpo a corpo o una sparatoria con le nozioni apprese in cinque settimane. Per il servizio è sufficiente che l’agente ne abbia una conoscenza generale, in seguito, a seconda della specializzazione, tralascerà alcune materie per specializzarsi in altre. A volte il caso o la necessità potranno imporgli di recuperare in una zona del loro cervello nozioni dimenticate e abilità che ha tralasciato. È il caso di uno degli agenti letterari più convincenti degli ultimi anni, Michael Osborne, nato dalla penna di Daniel Silva e protagonista di due ottime spy-story, October e Il bersaglio. Ritiratosi dal servizio e comunque relegato a servizi organizzativi, Osborne dovrà recuperare in fretta l’abilità di tiratore oltre alla prestanza fisica per poter sopravvivere al suo mortale nemico, il killer conosciuto come October.

Un primo consiglio

Chi, come me e i miei colleghi delle sezioni “speciali” quali 007, OSS117, Nick Carter e molti altri, viene impiegato in missioni in cui spesso alla raccolta d’informazioni segue un intervento diretto, lo sa perfettamente. L’addestramento di base, fisico e tecnico, deve sempre essere mantenuto a livelli di efficienza. Essere in buona forma fisica, ricordarsi le procedure per accudire la propria arma, esercitarsi a sparare e mantenere sempre desta la vigilanza, sono le regole basi per la sopravvivenza. Senza eccedere nella maniacale ripetizione delle nozioni base di sopravvivenza, un buon agente dovrebbe sempre essere pronto all’azione. Anche in momenti di apparente tranquillità, lontano dalle missioni operativi, mantenersi in esercizio sarà utile per conservare la concentrazione e la capacità di reagire indispensabili in missione.

– continua

Posted in Il Manuale della spia

13 Responses

  1. kyrss

    Articoli eccezionali. Sluurp!

  2. claudio vergnani

    Un mondo indubbiamente affascinante – almeno visto dal di fuori. Mi ha fatto ridere quel ‘forse non troppo sveglia’ riferito a Tatiana Romanova. Vero. Verissimo anche il sottolineare l’importanza di una ‘tenuta fisica di base’ all’altezza. Nei film si vedono spesso lunghissimi inseguimenti che stroncherebbero un atleta olimpionico (spesso in abiti borghesi e mocassini)portati a termine senza nemmeno un accenno di fiatone dagli attori di turno (vedi il pur buono Green zone, dove un ex ufficiale iracheno -non più giovane e sovrappeso – corre per venti minuti a rotta di collo tra vicoli, scale e ostacoli vari senza cadere fulminato da un infarto). Nella realtà, senza un discreto allenamento, si corre sì e no cinque minuti, prima di collassare.

  3. andrea-tortellino

    3° articolo e 3.za chicca… la lettura è sempre più appassionante.

  4. il professionista

    Mi fa piacereche apprezziate questa riproposta. in arrivo altro materiale. Diciamo che scrivere questo volume(nella sua prima stesura uscì in appendice a Segretissimo) fu un bel lavoro sempre utile in fase di scrittura.

  5. Shinobi

    @Professionista
    A suo tempo li ho letti tutti o quasi tutti in versione appendice. Li ho trovati gradevoli anch’io.

    Piuttosto, ho letto un libro di Don Winslow uscito a inizio 2011 intitolato “Satori”, un bellissimo romanzo di spionaggio, azione e filosofia marziale.
    Incentrato sul personaggio di Nikolai Hel (creato molti anni prima da Travanian).
    Se lo ha letto anche tu, che impressione ti ha fatto?

  6. il professionista

    @Shinobi, Il ritorno delle gru(titolo con cui fu pubblicato negli anni 80 il romanzo di Trevanian) è stato uno dei miei romanzi ispiratori negli anni di ‘ formazione’ letteraria. Ho letto con grandissimo piacere SATORI che mi ha riportato alle atmosfere e anche al modo di narrare la spy story di quegli anni. consigliatissimi entrambi…

  7. Shinobi

    @Professionista
    Davvero? Ad essere più preciso ho acquistato anche SHIBUMI – IL RITORNO DELLE GRU (ristampato sempre su Bompiani) ma lo tengo ancora in attesa di una prima lettura. Ora che mi hai detto che fa parte della tua formazione letteraria di base, penso che inizierò a leggerlo prima di quanto avessi previsto.

  8. andrea-tortellino

    @Shibumi
    io ho letto il libro l’anno scorso, ti suggerisco di immergerti subito nella letura, al tempo mi trasportò in un mondo di amore, odio, filosofia, azione, di spionaggio, un romanzo completo. L’edizione della Bompiani miè molto piaciuta. E non conoscevo l’autore

  9. AgenteD

    Articoli sempre molto belli, il professionista sembra essere un “vero professionista” e non una costruzione letteraria. Se non è “professionismo” questo!
    P.S. Mi scuso per il gioco di parole ma da fan di Chance Renard…mi sembrava giusto farlo notare!

  10. Shinobi

    @andrea-tortellino
    Ma tu non te ne perdi nessuno di questi romanzi! Hai letto anche LE REGOLE DI MOSCA di Daniel Silva?

    P.S. Comunque io mi firmo Shinobi, come il videogame degli anni ’90. Bei tempi, quelli.

  11. andrea-tortellino

    @shinobi
    aivoglia se miperdo libri, io mi devo purtroppo barcamenare tra vari limiti (altro post), comunque quel libro lo vidi tempo fa ed ero tentato subito a prenderlo, poi ho dovuto procrastinare l’acquisto e come ho potuto l’ho preso e letto al volo! Non conosco Daniel Silva, com’è quel libro?

  12. Shinobi

    @tortellino
    E’ stato ristampato in paperback dalla Beat a “soli” 9 euro.
    Comunque l’ho trovato veramente professionale, tecnologico, spionistico…
    Il protagonista è Gabriel Allon, un veterano agente israeliano che ufficialmente è un innoquo restauratore di opere d’arte, e affronta un potente criminale russo e l’intera sua struttura di sicurezza. Dovresti farci un pensierino…

  13. andrea-tortellino

    uhm… mumble mumble…
    facciamo che potrei metterlo nella lista dei libri da cercare…
    grazie Shinobi!
    ciao

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