Intervista a Franco Forte e Stefano Di Marino
Tags: Franco Forte, Segretissimo, Stefano Di Marino
L’11/9 passa, Segretissimo resta
di Lucius Etruscus
Archiviate le commemorazioni per l’evento che ha cambiato il mondo (anche quello letterario), una storica collana da edicola ingrana la marcia per mantenere il suo primato nel panorama letterario italiano.
L’11 settembre è una di quelle date che racchiudono in sé un’intera epoca. Commemorarla non vuol dire solo ricordare le vittime statunitensi dell’attentato alle Torri Gemelle: vuol dire ripensare al giorno in cui è cambiato il mondo. Molte cose sono finite, quel fatidico giorno, fra cui anche un modo di intendere e di scrivere storie di spionaggio. Ci sono nuovi personaggi in campo, mentre schemi già rodati si ritrovano ad aver bisogno di modifiche: in questi dieci anni è nato un modo diverso di scrivere la spy story, ma questo non vuol dire automaticamente che si debba bruciare il passato.
Se da una parte il lettore vuole più “realismo”, dall’altra non vuole rinunciare ad alcuni elementi fondamentali che hanno decretato il successo di questo genere letterario sin dalla sua nascita. L’avventura in terre esotiche non conosce età né bandiere, così come personaggi intriganti che sappiano affascinare il lettore ed anche l’inserimento di un po’ di erotismo: questi sono tutti elementi che appartengono da sempre alla celebre e longeva collana da edicola Segretissimo, a cui la Mondadori sta dedicando una particolare attenzione anche dal punto di vista grafico, con un restyling che probabilmente vedrà la luce già da gennaio 2012.
Come affronta una collana storica il cambiamento del mondo senza però rinunciare ai capisaldi dello spionaggio che generazioni di lettori hanno tanto amato? Lo abbiamo chiesto a Stefano Di Marino (prolifico autore nella collana nonché suo lettore appassionato) e Franco Forte (autore e lettore anche lui ma, da qualche mese, anche editor), che hanno risposto ad un’intervista doppia.
A dieci anni esatti dal fatidico 11/9, quanto è cambiato il mondo dello spionaggio letterario?
SDM — Per chi scrive storie di questo filone i mutamenti sono stati diversi. Una prima fase legata alla guerra al terrore, all’occupazione dell’Afghanistan e la caccia a Osama hanno pesantemente influenzato temi e storie. Una sorta di Crociata con cui non sempre sono d’accordo.
In particolare i romanzi americani hanno troppo facilmente identificato gli islamici come “teste di stracci” con la barbona e l’AK-47, dimenticando le divisioni interne dell’Islam che sono fondamentali per capire la situazione. Con la guerra in Iraq si è aperto uno scenario completamente differente in cui al-Qaeda ha anche perso di importanza. Se ricordi lo stesso Professionista era piuttosto critico verso questa guerra (La vendetta del Marsigliese e Il nemico siamo noi). Fondamentalmente oggi abbiamo uno scenario in cui il settore privato (la Blackwater per esempio) sta sostituendosi con effetti letali ai servizi nazionali. La morte di Osama non ha per nulla risolto la questione e, secondo me, è in atto un repulisti in nord Africa di cui ancora non comprendiamo esattamente i meccanismi né chi in realtà tiri le fila. Di certo una situazione di tutti contro tutti che per chi scrive non può che suggerire una enorme quantità di situazioni senza cadere in moduli narrativi obsoleti.
Il mondo è già cambiato altre volte, e “Segretissimo” ha sempre colto il cambiamento senza mai tradire le proprie linee base. Quale pensi sia il suo segreto?
FF — Il segreto tutto sommato è semplice, e segue una legge d’oro dell’editoria: diamo al pubblico ciò che vuole. Io sono fra quelli che credono che sia inutile (e difficile) guidare le masse, proporre loro cambiamenti o nuove direzioni da seguire. Penso che i lettori sappiano perfettamente ciò che vogliono, e quindi una collana letteraria dovrebbe cercare il più possibile di sfornare i piatti richiesti dal cliente. Come dire che non possiamo dire ai lettori: «ecco, questo è quello che c’è sul menu, prendi qualcosa da qui o vattene»; noi dobbiamo, al contrario, costruire un menu assecondando i gusti del pubblico, perché torni più spesso nel nostro ristorante, sapendo che troverà quello che più gli piace. Naturalmente non è un’impresa da poco, ma ci sono delle linee guida incontrovertibili, che occorre seguire, come per esempio i dati di vendita. Se fra gli autori più apprezzati dal pubblico di Segretissimo ci sono l’inossidabile Gérard De Villiers e Stephen Gunn, allora significa che è quello il genere di spy story e di action book che meglio si sintonizza con i suoi gusti. L’idea è di proseguire nella strada di costruire il menu di Segretissimo, anno dopo anno, insieme ai nostri lettori.
Al di là di tecnologie futuristiche e scenari di guerra aggiornati, i lettori di spionaggio in fondo vogliono solo una bella storia che li sappia intrigare. Che ne pensi?
SDM — Sono assolutamente d’accordo. Di certo un’analisi puntuale della situazione politica e un corretto uso della tecnologia bellica sono elementi importanti. Ma le storie devono avere quello che Columbus in 007 Solo per i tuoi occhi chiamava “Thrasos”, fegato. la storia deve coinvolgerti per i personaggi, i conflitti tra di loro. L’odio, la vendetta, l’amore (perché no?), la volontà di sopravvivere, l’inganno. Sono gli elementi base della narrativa popolare. Tutto sta, nel caso di Segretissimo, nel collocarli in uno scenario spionistico. Eviterei incursioni in altri generi, soprattutto nel fantastico. Come diceva Ian Fleming (che qualcosa di questo genere la sapeva…) «Storie improbabili ma non impossibili».
Le ristampe di SAS (alcune con vari decenni sulle spalle) dimostrano che la spy story classica è molto lontana dall’essere “fuori moda”: c’è un modo per mettere d’accordo gli amanti del classico con gli appassionati della modernità?
FF — Credo che il mondo moderno possa offrire molti scenari validissimi per una spy story anche di costruzione classica. In fondo, se ai tempi della Guerra Fredda c’era solo l’URSS di cui parlare, oggi si può spaziare dalla Cina alla Corea, dalla Moldavia al Sudan, dalla Georgia al Brasile. Insomma, gli intrighi internazionali si susseguono a ritmo continuo, e un buon scrittore di spy story deve saperli inquadrare nel mirino delle sue storie e proporle al lettore. L’importante, secondo me, è che l’impianto di costruzione della storia, il meccanismo narrativo, sia quello che ha contraddistinto la migliore spy story classica, perché nonostante i lampi di modernità, è questo che il lettore di Segretissimo vuole.
Dagli anni Sessanta ad oggi ne sono cambiate di cose… ma neanche tante. Spie, intrighi e giochi di potere sono sempre lì; terroristi ed assassini non sono rimasti disoccupati così come donne fatali e belle avventuriere hanno sempre il loro lavoro. Cosa rispondi a chi dice che certe storie sono troppo “vecchie”?
SDM — L’intreccio, la passione, il tradimento, il buono, la bella e il cattivo funzionano sempre. Si chiama narrativa di evasione per questo. Io credo che la spy story sia figlia dell’hard boiled alla Mike Hammer. Solo che ci si aggiunge un pizzico di esotismo e politica in più. Tenendo conto di come è cambiato il mondo credo che valga la pena di considerare anche delle storie con un po’ di glamour, che portino il lettore in luoghi lontani, con personaggi larger than life. Se il ritmo e l’intreccio funzionano, perché no? E per Azione non intendo solo botti e spari. Guardate SAS, raramente spara ma fa delle cose, vede persone, seduce, carpisce informazioni, ordisce piani. Questo è lo spionaggio. E anche il mio modello che, ovviamente cucino a modo mio.
Con il nuovo millennio si era creato un gruppo affiatato di scrittori italiani: il SFL (Segretissimo Foreign Legion). Ai lettori mancano molto: torneranno alla ribalta?
FF — Be’, sono anch’io un autore della Legione, quindi è naturale che consideri questo progetto, nato da una felice intuizione di Sergio Altieri, che della Foreign Legion è a tutti gli effetti il coach e l’ufficiale di collegamento, una magnifica opportunità per gli autori italiani di inserirsi non solo nella collana Segretissimo, ma nel panorama della spy story nazionale. Ora bisogna vedere come recuperare le migliori sinergie di questo progetto, e le migliori firme, pur continuando a ipotizzare qualcosa di collettivo come era accaduto con il volume Legion (SuperSegretissimo n. 36, luglio 2008), per quanto il pubblico ci abbia confermato già da tempo di non apprezzare molto le antologie e preferire i romanzi. Ma diamo tempo al tempo: la Foreign Legion tornerà a farsi sentire.
Ipotizziamo che Segretissimo proponga ad autori moderni di scrivere un’avventura di un eroe classico (Nick Carter, Matt Helm, Il Tigre, ecc.): tu accetteresti? Se sì, pensi che la scriveresti con uno stile vicino a quello dell’epoca o più aggiornato? Nel secondo caso, pensi che il personaggio ne soffrirebbe?
SDM — Mi fai impazzire con questa domanda. Io vorrei scrivere una storia con Sam Durell il Caimano che era il più avventuroso. Conosco molto bene l’opera di Edward S. Aarons e mi piacerebbe scriverla ambientata negli anni ’60 con il suo mondo che era animato da forti personalità femminili, un eroe umanissimo e duro e cattivi come il reverendo Moquerranna Sinn che mi sono rimasti nella pelle.
Per finire una domanda a tutti e due. Stiamo andando verso l’autunno: con Segretissimo sarà un autunno da piombo caldo o da lama fredda?
FF — Direi entrambe le cose, visto che un buon agente deve saper sparare e combattere all’arma bianca o con le sole mani (e piedi) senza che ci siano problemi di sorta. Titoli interessanti ce ne saranno molti, e altri ancora li stiamo valutando e acquisendo, con la promessa che Segretissimo tornerà a proporre esclusivamente ottima spy story d’annata, rinunciando a certe contaminazioni del genere che avevano sollevato qualche malumore da parte dei lettori. Come dicevo, il menu non lo facciamo noi, bensì il nostro pubblico di riferimento. Ogni tanto è giusto proporre qualche portata nuova, ma se non ottiene gradimento, meglio tornare su quello che sappiamo può piacere agli appassionati.
SDM — L’autunno sarà caldissimo. Nome in Codice Loki vede il Professionista braccato da tutti i servizi segreti del mondo. Dall’Austria, alla Turchia, poi a Osaka, Madrid e la Siberia affiancato da nemici implacabili (mica penserete che Raven sia morto?) vecchi e nuovi. E poi un grande ritorno tra le donne del Prof., e poi in appendice ci sarà Sanguenero in cui Chance chiude definitivamente i conti con il clan corso de la Brise de Mer… e per l’anno prossimo… vedrete…
intervista a cura di lucius etruscus – per gentile concessione di www.thrillermagazine.it
Posted in Interviste | 7 Comments »