Cari lettori de “Il Giallo Mondadori”, questo mese vogliamo regalarvi il resoconto della chiacchierata che abbiamo avuto con Stefano Di Marino, uno dei più grandi scrittori italiani e il più prolifico di sempre. Questo mese, Stefano ci ha regalato una perla “rara” del suo repertorio artistico, andando a confezionare un tipico THRILLING italiano anni ’70.
Non perdetelo per nessuna ragione e correte in edicola. Il volume sarà disponibile per tutto il mese di Febbraio in edicola e in formato EBOOK sul nostro sito inmondadori.it
Buona lettura!
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DPMG Il tuo amore per il thriller italiano anni ‘70 e gli sceneggiati Rai di quel periodo sono stati la leva principale che ti ha spinto a scrivere questo romanzo?
SDM Come ho già scritto in diverse occasioni, oltre all’anima avventurosa e spy, ne ho coltivata una legata al “thrilling italiano”. L’origine è, logicamente, quella che citi, la produzione cinematografica e televisiva degli anni ’70 che ritengo un periodo irripetibile della nostra produzione. Con gli anni ho integrato la mia passione per queste storie con altre suggestioni, in particolare con il mystery alla John Dickson Carr e imparentato con le atmosfere gotiche. Sempre, però, restando nel campo della realtà quando si tratta di identificare i colpevoli.
DPMG Quali sono i tuoi registi preferiti di quegli anni ? Quali ti hanno maggiormente influenzato?
SDM Prima di tutto ho un debito con Biagio Proietti in qualità di sceneggiatore, amico e maestro. Lo conosco da anni e mi sono studiato tutti i suoi lavori, oltre che averne discusso a lungo di persona. Se pensiamo al cinema, oltre all’ovvio riferimento ad Argento, i miei registi preferiti erano Martino, Lenzi e Aldo Lado del quale mi piace ricordare due film che sono rimasti nella mia memoria: “Chi l’ha vista morire’” e “La corta notte delle bambole di vetro”. Poi naturalmente c’è Avati con “La casa dalle finestre che ridono” che è un punto di riferimento ineludibile e Armando crispino, soprattutto con “L’Etrusco uccide ancora”.
DPMG I lettori ricorderanno il tuo meraviglioso ciclo di “Montecristo ‘ per il Giallo Mondadori Presenta.
Che emozione provi però ad essere pubblicato nella collana madre del Giallo Italiano?
SDM “Montecristo” fu concepito per IGMP. È un’opera a cui tengo ancora moltissimo, ma ha uno spirito diverso da quello richiesto nel Giallo che è la testata storica del Mystery in Italia. “Montecristo” è un thriller politico, pieno d’azione, attuale. “Il palazzo dalle cinque porte”, invece, gioca le sue carte sull’atmosfera, sull’intreccio, la ricerca del colpevole. Mi ero ripromesso di non far sparare al protagonista neanche un colpo di pistola. E così è stato.
DPMG Quali sono a tuo avviso le maggiori differenze tra scrivere per una collana e per la libreria ?
SDM le collane economiche Mondadori sono una grandissima scuola di scrittura. Ti insegnano a restare nel format preciso della testata, nel numero di pagine richiesto. L’atmosfera, le sfaccettature psicologiche, i particolari devono essere studiati con molta attenzione. Non sono ammesse ridondanze o ripetizioni. In pratica non si può … allungare il brodo per scrivere ‘la bella pagina’ come a volte succede nei ‘romanzoni’. Questo non significa usare un linguaggio sciatto o tirato via. Non è facile.
DPMG Se dovessero proporti una trasposizione cinematografica per il tuo romanzo , chi vorresti alla regia e chi proporresti per i ruoli chiave?
SDM. Qui arrivano le dolenti note. Purtroppo(opinione personale e forse non condivisibile) ritengo che cinema e fiction italiani attualmente siano lontanissimi da me. Per “Il Palazzo dalle cinque porte” mi piacerebbe Michele Soavi alla regia, l’unico che credo ancora capace di evocare atmosfere. Bas Salieri, il protagonista, fisicamente è ispirato a un personaggio a fumetti visto oltralpe, non riesco a vedere un interprete particolare. Di sicuro Zemanian è Adolfo Celi come lo ricordiamo e Martina Suzie Kendall dei tempi di “L’uccello dalle piume di cristallo”, “Spasmo” e “I corpi presentano tracce di violenza carnale” che, come sai, è uno dei miei preferiti del genere. Il mio immaginario, in questo senso, lo ammetto, è un po’ retrò.
Stefano Di Marino si occupa della narrativa d’intrattenimento in tutte le sue forme da oltre vent’anni. Con lo pseudonimo Stephen Gunn firma per Segretissimo la serie Il Professionista dal 1995. Ha pubblicato il saggio C’era una volta il thrillingnell’antologia Il mio vizio è una stanza chiusa (Supergiallo Mondadori, 2009) da lui stesso curata, e Paura sul piccolo schermo in Cripte e incubi (Bloodbuster, 2012). Nel Giallo Mondadori ha pubblicato la trilogia hard-boiled Montecristo e, nella stessa collana, il racconto Donna con viso di pantera in Giallo24. Il mistero è in onda. Dal 2009 scrive romanzi e racconti thriller per la rivista “Confidenze” (Io sono la tua ombra, Sortilegio, Appuntamento a Madrid, Maschere e pugnali, La finestra sul lago,Il mare degli inganni e La casa con i muri rosa).
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