In ricordo di Andrea G. Pinketts
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Giovedì 20 dicembre 2018 è scomparso, all’età di 57 anni, lo scrittore Andrea G. Pinketts, autore della serie di libri noir con protagonista Lazzaro Santandrea, fra cui i romanzi “Lazzaro vieni fuori” (suo romanzo d’esordio, da cui quest’anno è stato realizzato l’audiobook interpretato da lui stesso), “Il vizio dell’agnello” e “Il senso della frase”. Proponiamo alcuni brevi ricordi dello scrittore – e dell’uomo – da parte di chi ha avuto il piacere, e l’onore, di conoscerlo bene.
ADDIO SCERIFFO
di Franco Forte
Ieri ci ha lasciati un grande scrittore e un grande uomo, una “vecchia canaglia” che aveva il dono di sapersi fare amare da tutti, anche da coloro che apostrofava con il suo vocione scorbutico o quelli a cui toglieva la parola durante una presentazione o un convegno, per attirare l’attenzione del pubblico su di sé. Andrea G. Pinketts ha trascorso gran parte della sua vita insieme a una birra, a un sigaro e ai tanti amici che riusciva a calamitare a sé grazie al suo carisma e a quell’aspetto da “sceriffo” capace di intervenire nelle questioni più spinose per redimerle con intelligenza e con la parola giusta. Perché Pinketts aveva un dono, quello della parola o, per dirla a modo suo, del “senso della frase”, il che lo rendeva un partner interessante per qualsiasi discussione, ma anche un anfitrione speciale per le tante presentazioni che organizzava nei bar e nei locali che erano il suo secondo ufficio, e in cui si poteva sempre ottenere la sua attenzione.
Personalmente ho un carissimo ricordo degli incontri-scontri avuti con Andrea durante le riunioni della supergiuria del Gran Giallo di Cattolica, di cui lui era nume tutelare, e in cui ci divertivamo come bambini nell’accapigliarci per un racconto piuttosto che per un altro, nel vano tentativo (da parte mia) di tenere a freno l’esuberanza di Pinketts che propendeva sempre per la storia più bizzarra o fuori dagli schemi, anche a prescindere dalla qualità stessa dell’opera (se poi l’autrice era una bella donna… allora meritava almeno il Premio Speciale Pinketts). Perché Andrea stesso era un personaggio fuori dagli schemi, che sembrava uscito da uno dei suoi romanzi. E forse era proprio così, visto che raramente mi è capitato di conoscere qualcuno che fosse allo stesso tempo scrittore, personaggio e lettore in modo così unico e intenso.
Addio, sceriffo del giallo italiano. Andremo a cercarti nei tuoi romanzi, dove non smetterai mai di essere protagonista.
LA VERITÀ SUL CASO PINKETTS
di Andrea Carlo Cappi
In un suo libro scrisse che odiava le domeniche. E odiava il Natale, una superdomenica. Forse è per questo che Andrea G. Pinketts se n’è andato il 20 di dicembre, sfuggendo alle feste e al terzo assalto della malattia. Buona parte del pubblico italiano lo ha conosciuto in televisione: al Maurizio Costanzo Show negli anni ’90, a Mistero in tempi più recenti, e in molti altri programmi in cui veniva chiamato a parlare, anche se odiava il termine “opinionista”. Molti per fortuna lo conoscono per i suoi libri. La verità però è che Pinketts è nato sul Giallo Mondadori negli anni Ottanta. Lettore onnivoro, profondo conoscitore della letteratura di genere, alternava racconti surreali e atipici, premiati al Gran Giallo di Cattolica, ad articoli in appendice su autori e personaggi celebri della collana. Di certo nel suo stile e nello spirito era molto vicino al commissario Sanantonio di Frédéric Dard, uscito in una collana mondadoriana a sé stante. I romanzi di Pinketts erano ancora un po’ troppo fuori dagli schemi, per uscire con un marchio così classico come quello del Giallo. La sua visione del mystery era improntata alla ribellione, ma proprio per questo ogni suo giallo (o noir, se si preferisce) con protagonista Lazzaro Santandrea sconfinava in un genere parallelo, disobbediente alle regole di Van Dine ma più coerente di un capolavoro di Raymond Chandler, irriverente nei confronti di Agatha Christie ma ironico e amaro come James Crumley. Non a caso Pinketts sarebbe approdato in collana nel 2001, con la riedizione de “Il conto dell’Ultima Cena” (ora da poco tornato in libreria come Oscar Giallo), un romanzo da cui Claude Chabrol, suo ammiratore, avrebbe tratto volentieri un film. Ma prima ancora Pinketts aveva avuto un cameo come personaggio nella Hollywood anni ’40 raccontata da Stuart M. Kaminsky, nei panni di un poco affidabile detective, al fianco dell’antieroe Toby Peters in “Toby, Eva e i vecchi serpenti”. A mia volta, lo coinvolsi come personaggio di contorno in alcuni racconti del Cacciatore di libri, nato anche lui sulle pagine del Giallo. Del resto la prima volta che incontrai Pinketts, senza ancora sapere chi fosse e molto prima di cominciare un sodalizio e un’amicizia durati circa venticinque anni, fu a una festa di carnevale in cui lui si era travestito da… Andrea G. Pinketts. Il personaggio letterario rifletteva il personaggio che l’autore, mescolando i detective del noir francese e americano con un pizzico di Tex Willer, interpretava nel mondo reale. Il vero Pinketts era ancora più complesso e, senza di lui, non sarebbero esistiti il Pinketts-personaggio o Lazzaro Santandrea. Non conosceremo mai tutta la verità. Ma per fortuna Pinketts ha lasciato una serie di indizi, sotto forma di libri. Perché i suoi delitti diventano perfetti solo se l’autore viene scoperto.
SENZA RETORICA
di Stefano Di Marino
Niente retoriche. Andrea G. non avrebbe voluto. Solo serate, brindisi, sigari e brindisi. Con amici, amiche, scrittori famosi e altri che avrebbero voluto esserlo. Decine, centinaia forse di serate e festival. Molti discorsi sul giallo, tra amici, anche quando il giudizio era severo, sempre con una battuta. Ricordo in particolare le serate al Sud, ma anche all’Admiral, quei viaggi in treno per raggiungere un festival, rigorosamente nel vagone bar perché “il Pink” seduto e fermo proprio non riuscivamo a tenerlo. Una volta lo sfidammo, Lui che si vantava di essere il “Re di Cuori” a dimostrarci che era così. E in quell’espressione che era un po’ Belmondo e un po’ Buscaglione fece capolino quel sorriso un po’ infantile, accattivante, che era il suo segreto. Si avvicinò al bar e, nel giro di cinque minuti, una ragazza bellissima gli si avvicinò e chiese: “Ma lei è Pinketts, quello di Misteri?” E così via, per tutto il viaggio fu con noi una piacevolissima compagnia femminile. Di tanto in tanto Andrea guardava me e Cappi strizzando l’occhio. Come per dire: “Avete visto?” Era così. Spavaldo. Senza retorica. E lo è stato sino alla fine.
Se volete, lasciate anche voi il vostro ricordo di Andrea G. Pinketts nei commenti.
Il funerale si terrà il 22 dicembre 2018 alle 14:45 nella Basilica di Sant’Eustorgio a Milano.
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